mercoledì 23 settembre 2015

Quasi cinque miliardi dall’Ue per i migranti. Bruxelles incalza Roma: chiarezza sui flussi


Più fondi dalla Commissione europea per facilitare l’accoglienza fuori dall’Unione (Turchia, Libano e Giordania). Sul summit l’incognita di come si muoverà l’Ungheria

Tutti vogliono che sia il vertice della concordia, dell’armonia almeno di facciata, perché litigare sulla tragedia non conviene a nessun politico. Poco dopo le sei di questo pomeriggio i leader dell’Unione hanno ripreso il confronto sul dramma delle migrazioni, e sull’azione per cercare di essere davvero solidali e responsabili. Ieri c’è stata l’intesa sulla redistribuzione di 120 mila rifugiati chiusa coi quattro “no” di Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria. Ora si intende far passare il messaggio che si guarda avanti e si lavora per arrestare i flussi, agendo sulla politica estera e aiutando i paesi di prima accoglienza, in testa Turchia, Libano e Giordania. 

«Ci sono milioni di persone che possono arrivare nel nostro continente», avverte il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. La paginetta e mezza di conclusioni che i suoi servizi hanno distribuito nel primo pomeriggio continente tutti i titoli degli interventi ritenuti necessari «per arrivare a soluzioni di lungo termine e durature». In attesa delle future e attese riforme delle regole del gioco, il testo chiede di difendere e applicare i Trattati di Schengen e quello di Dublino, che invece l’Italia giudica superato dalla realtà della riallocazione.  

Al summit viene proposto di stanziare almeno un miliardo per aiutare le agenzie non governative come il Pam a gestire i migranti sul territorio e propone un Fondo Madad mirato ai profughi siriani. Si invita poi ad adottare e elaborare le proposte dell’agenda sull’Immigrazione della Commissione Ue, il che vuol dire protezione delle frontiere, Attuazione dei rimpatri, rafforzamento delle agenzie. Sono principi su cui pare facile trovare un consenso. Poi l’esito del summit può dipendere da quanto tesa sarà la gamba con cui entreranno l’ungherese Orban e gli altro sconfitti dell’est. Il maggiore ha prima accusato la Germania di essere la causa di tutti i mali, poi ha detto che «i tedeschi sono in difficoltà e vanno aiutati». 

Il suggerimento tecnico  
La Commissione Ue stanzia più fondi e lancia nuove iniziative per fermare l’esodo migratorio dai paesi e auspica che siano stanziati ulteriori 4,7 miliardi per facilitare l’accoglienza fuori dall’Unione, in Turchia come in Libano e Giordania. Allo stesso tempo, avverte che solo 5 paesi su ventotto hanno recepito correttamente le norme comunitarie per l’asilo e invia altre 40 comunicazioni di infrazione alle capitali di quasi tutti gli stati per chiedere di fare in fretta e mettere l’apparato legislativo in sintonia con i dettami comuni europei. A Roma, è stata indirizzata a fine agosto una lettera amministrativa per reclamare informazioni sui flussi che le nostre autorità non controllano: si contestava la differenza fra i 92 mila accolti e i circa 30 mila effettivamente registrati. Roma ha risposto che i numeri sono sbagliati, e che in realtà ne controlliamo due su tre. Bruxelles non è convinta. Vuole più ragguagli, altrimenti rischiamo una nuova procedura di infrazione. L’undici settembre una lettera analoga sull’applicazione della direttiva rimpatri.  

Gli auspici  
L’ambizione ufficiale che si raccoglie al Consiglio, cioè nella casa europea dei ventotto leader, è che si riesca stasera a mandare un segnale di unità e responsabilità sulla crisi dei migranti. Dopo le tensioni e il voto a maggioranza sui 120 mila profughi da ridistribuire, oggi si prova ad andare avanti: innescare davvero il volano della politica estera, assistere i paesi terzi dove passano i migranti, investire perché non arrivino, aiutare chi li può accogliere, è la formula che si vuole far passare. Ovvero, studiare come si possa affrontare la crisi alla radice, rafforzare le frontiere esterne, alimentare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani e gli Stati più colpiti dal conflitto siriano, come Turchia, Giordania, Libano e i Balcani occidentali.  

La sfida  
Come già si diceva ieri sera, il premier ungherese Orban ha fatto sapere di voler mettere alla prova l’intesa sui 120 mila. Vuole un chiarimento, mentre i cechi sono pronti a dire che porteranno l’intesa alla Corte di Giustizia e gli Slovacchi rifiutano di applicarla. Effetto polveriera possibile. Se dovessero essere insistenti, gli risponderanno per le rime. Ipotesi possibile.  

L’azione  
Il sostegno europeo ai centri di accoglienza nuovo format (gli Hotspot) comincerà dalla fine di questa settimana, dice il commissario Avramopoulos, responsabile per l’immigrazione. Rafforzare i controlli alle frontiere è cruciale per garantire Schengen. «Presenteremo nuove proposte per rafforzare i controlli». Ci sarà anche una proposta per una guardia costiera comune e iniziative congiunte di sorveglianza alle frontiere.  

I fondi  
La Commissione vuole fornire oltre un miliardo di euro in aiuti per i rifugiati siriani e un altro miliardo per la Turchia che ospita quasi due milioni di profughi. «Vorrei sottolineare che la Turchia è un partner chiave nella gestione dei flussi e nell’accoglienza dei profughi – ha ribadito l’Alto Rappresentante per la Politica estera Ue, Federica Mogherini - nessuno deve dimenticare che ospita nel suo territorio due milioni di rifugiati».  

I dettagli finanziari  
Il presidente Juncker chiederà al vertice dei leader, stasera, di aumentare i fondi di emergenza per gli stati più colpiti per 100 milioni nel 2015 e di 600 nel 2016. Auspicherà anche l’assunzione di 120 funzionari per le agenzie come Frontex. Duecento milioni dovrebbero quindi andare al sostegno diretto dei rifugiati, altri 300 nuovi milioni per l’aiuto dei profughi. Il bilancio Ue dovrebbe mettere 500 milioni del Trust Fund per Turchia, al quale dovrebbero contribuire anche gli stati membri. 

FONTE: Marco Zatterin (lastampa.it)

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