sabato 20 agosto 2016

Nessuna tregua in Siria, missili russi dal Mediterraneo

La nave russa Kalibr da cui partono missili contro la Siria © EPA

Aleppo ancora sotto le bombe e Assad attacca anche i curdi

Il giorno dopo essersi detta disponibile a negoziare un cessate il fuoco di 48 ore ad Aleppo, la Russia aumenta la sua potenza di fuoco lanciando missili da crociera dalle sue navi nel Mediterraneo che colpiscono anche la città nel nord della Siria. Un'ulteriore escalation dopo i raid compiuti per tre giorni consecutivi dai bombardieri a lungo raggio decollati da una base iraniana. Il complicato mosaico del conflitto civile vede nel frattempo l'apertura a sorpresa di un nuovo fronte, con l'allargarsi degli scontri nella regione nord-orientale di Hasaka tra milizie siriane lealiste e quelle curde dell'Ypg che negli ultimi mesi, con l'appoggio aereo della Coalizione internazionale a guida Usa, hanno riportato i più importanti successi sul terreno contro l'Isis. Per il secondo giorno consecutivo fonti curde hanno denunciato bombardamenti compiuti dai governativi sulla città e nei dintorni. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) parla di 16 civili uccisi, mentre molti altri stanno fuggendo dal centro abitato. Ma il sito curdo-iracheno Rudaw fornisce un bilancio di "15 uccisi tra civili e miliziani dell'Ypg".            Mosca intanto risponde all'ondata emotiva scatenata nel mondo dalle immagini del piccolo Omran, di 5 anni, appena estratto dalle macerie dopo un bombardamento, affermando che i suoi aerei non hanno colpito il quartiere residenziale di Qaterji, ad Aleppo, dove secondo gli attivisti dell'opposizione è stato girato il video. "Abbiamo giù più volte sottolineato - ha dichiarato il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa di Mosca - che gli aerei militari russi impiegati nell'operazione in Siria non attaccano mai bersagli che si trovano in zone abitate dai civili. Ciò riguarda in particolar modo la zona di al Qaterji di Aleppo menzionata dai mass media occidentali".
Per quanto riguarda i bombardamenti di oggi, Mosca afferma che le sue navi hanno lanciato tre missili da crociera Kalibr contro obiettivi nella provincia di Aleppo del Fronte Al Nusra, l'organizzazione ex qaedista che recentemente ha cambiato il proprio nome in Fronte Fatah Al Sham. "I missili - sottolinea il ministero della Difesa russo - hanno percorso il tragitto su aree deserte per assicurare la sicurezza dei civili". Mosca aveva già colpito obiettivi in Siria con missili lanciati dalle sue navi a partire dall'autunno scorso: prima con vettori partiti dalla flotta nel Mar Caspio e poi da un sottomarino nel Mediterraneo. Bombardamenti sono intanto segnalati dall'Ondus oggi in varie località del Paese controllate dagli insorti, dalla città di Idlib, nel nord-ovest, fino a Daraya, alle porte di Damasco.
Ma i raid degli ultimi due giorni contro le forze curde a Hasaka aprono diversi interrogativi su un possibile cambio di strategia di Damasco, che negli oltre cinque anni del conflitto aveva evitato di prendere di mira direttamente le milizie dell'Ypg. Queste ultime, a loro volta, si sono finora astenute dallo sfidare l'autorità del governo centrale, limitandosi a difendere le regioni nel nord e nel nord-est del Paese, in particolare contro l'Isis. La settimana scorsa avevano anche strappato allo Stato islamico dopo una offensiva di dieci settimane la città di Manbij. L'Ypg, considerato un alleato dei curdi separatisti turchi del Pkk, è visto da Ankara come il nemico più pericoloso alle proprie frontiere e diversi osservatori si chiedono se l'attacco dei governativi siriani sia una conseguenza diretta del riavvicinamento messo in atto nelle ultime settimane dalla diplomazia turca alla Russia e all'Iran, principali alleati del regime siriano.
FONTE: ansa.it

venerdì 12 agosto 2016

Crimea, la Russia schiera i micidiali missili antiaerei S-400

Crimea, la Russia schiera i micidiali missili antiaerei S-400
Per le tensioni alla frontiera con la penisola scambi di accuse continui tra il Cremlino e Kiev continuati nella riunione di ieri all'Onu. Il premier russo Medvedev: "Senza soluzioni, romperemo relazioni". In due anni e mezzo la guerra tra Ucraina e separatisti filo-russi ha fatto oltre 9000 morti

La Russia ha posizionato in Crimea batterie dei nuovi missili S-400 'Triumf'. Lo ha riferito il ministero della Difesa. Si tratta di un sistema moderno e avanzato rispetto agli S-300, il cui spiegamento era già stato annunciato a metà di luglio scorso dal capo di Stato maggiore Evgenij Oleynikov e rappresentano la punta più alta dei sistemi di difesa terra-aria russi. Gli S-400 sono nati per proteggere aree di importanza strategica. Ogni batteria può attaccare più di una mezza dozzina di obiettivi simultaneamente: secondo Mosca, questi missili possono intercettare ed abbattere i migliori bombardieri strategici e i caccia occidentali oltre ai velivoli stealth.

Lo spiegamento coincide con l'aumento del livello di tensione tra Kiev e Mosca sulla questione ancora aperta della penisola di Crimea annessa dalla Russia dopo il controverso referendum del 16 marzo 2014, che potrebbe portare il Cremlino, riferisce il sito Sputnik citando il quotidiano Izvestia, a chiudere la propria rappresentanza diplomatica in Ucraina e richiamare in patria lo staff.

La Russia, infatti, ha oggi fatto sapere che potrebbe rompere le relazioni diplomatiche con l'Ucraina in seguito alle crescenti tensioni sulla frontiera della Crimea. "Se non c'è altro modo per cambiare la situazione, il presidente Vladimir Putin potrebbe fare questo passo", ha detto il primo ministro Dmitry Medvedev parlando a Sochi (Mar Nero), dove sta partecipando alla riunione dei capi di governo dell'Unione economica eurasia.

Il nuovo strappo nelle già complesse relazioni tra Mosca e Kiev, si è avuto lo scorso 10 agosto, quando i servizi segreti russi Fsb hanno rivelato di aver sventato "attentati terroristici" organizzati dall'Ucraina allo scopo di "destabilizzare" la penisola in vista delle elezioni di settembre. Autore compiere degli attentati doveva essere Ridvan Sulemanov, l'uomo arrestato lo scorso 30 luglio mentre stava scattando fotografie all'aeroporto di Simferopoli. Secondo le autorità russe Sulemanov, reclutato dal servizio di intelligence del ministero della Difesa ucraino, ha detto che aveva scelto la stazione degli autobus e l'aeroporto della capitale della Crimea come i luoghi dove posizionare "quattro ordigni esplosivi". Il video della presunta confessione è stato diffuso dai servizi russi. Lo riporta l'agenzia Tass.

Ieri al palazzo di vetro delle Nazioni Unite si è tenuta una riunione urgente del Consiglio di sicurezza, che si è occupato della tensione crescente ai confini tre le due ex repubbliche dell'Unione sovietica. Ed è continuato, anche in quella sede, lo scambio di accuse tra Ucraina e Russia. Kiev teme un'offensiva di Mosca, che starebbe ammassando nuove truppe in Crimea. Per il Cremlino è invece l'Ucraina che tenta di destabilizzare la penisola sul Mar nero alla vigilia delle elezioni per la duma in calendario a settembre.

Il duello alle Nazioni unite segue quello a distanza tra i due presidenti Petro Poroshenko e Vladimir Putin, dopo che in Crimea all'inizio della settimana sarebbe stata sventata un'incursione da parte di sabotatori di Kiev, smentita da parte Ucraina. Il Cremlino ha addossato a Kiev la responsabilità di essere passata al "terrorismo", la Bankova - la presidenza ucraina - ha parlato di  accuse "ciniche e insensate".

L'ambasciatore ucraino alle Nazioni unite Volodimir Yelchenko ha sostenuto che la Russia ha ammassato oltre 40.000 soldati in Crimea e sarebbe pronta a un'invasione. "Questi numeri rispecchiano cattive intenzioni, è l'ultima cosa che vogliamo", ha detto Yelchenko. Il rappresentante russo Vitaly Churkin gli ha risposto che Kiev, "piuttosto che contare le nostre truppe", dovrebbe occuparsi di mettere fine alle provocazioni nel Donbass e rispettare gli accordi di Minsk. Per Churkin la seduta del Consiglio di sicurezza è stata "utile" ed è servita per chiarire la situazione che minaccia di degenerare dopo che l'Ucraina ha messo in allerta le truppe lungo il confine con la Crimea e la linea del fronte con le repubbliche separatiste e la Russia ha iniziato nuove esercitazioni militari sul Mar nero.

"Negli ultimi giorni non vediamo alcun aumento significativo dei combattimenti", ha replicato Oleksandr Motuzyanyk, portavoce dell'esercito di Kiev in un intervento televisivo. "Purtroppo il cessate il fuoco non è stato osservato da parte dei gruppi armati separatisti, ma il numero medio di bombardamenti è praticamente allo stesso livello".

Non è la prima volta che il conflitto ucraino si infiamma dopo il cambio di governo a Kiev e l'annessione della Crimea da parte russa. Da due anni e mezzo la guerra tra Ucraina e separatisti filo-russi va avanti a corrente alternata e il conto dei morti è arrivato a oltre 9000, gli ultimi proprio questa settimana tra la Crimea e il Donbass. Ad aumentare la tensione c'è stato anche l'episodio dell'autobomba che qualche giorno fa ha fatto quasi saltare in aria Igor Plotnitsky, leader filorusso della repubblica di Lugansk, ferendolo solo lievemente. Anche in questo caso reciproche accuse e speculazioni si sono scatenate a cavallo tra i due Paesi.

Oltre alla retorica e alla propaganda su entrambi i fronti ci sono però anche i tentativi per evitare che la polveriera esploda e sia da Mosca che da Kiev si punta sulla mediazione internazionale. Dal Cremlino si è avanzata l'ipotesi che il cosiddetto Quartetto normanno, con Putin, Poroshenko, Angela Merkel e Francois Hollande, possa riunirsi già a margine del prossimo G20 programmato all'inizio di settembre in Cina. Dalla Bankova, Poroshenko tenta inoltre di coinvolgere direttamente anche gli Stati Uniti, dopo che negli ultimi mesi il sostegno di Germania e Francia è apparso meno consistente.

L'ambasciatore americano a Kiev Geoffrey Pyatt, sulle accuse di incursioni ucraine in Crimea si è schierato subito dalla parte di Poroshenko, dicendo che "la Russia ha spesso accusato falsamente l'Ucraina per distogliere l'attenzione dalle proprie azioni illegali", ma è vero che nei mesi scorsi gruppi nazionalisti ucraini hanno preso di mira le infrastrutture delle Crimea con attacchi di stile terrorista.

Anche per quanto riguarda gli accordi di Minsk, le colpe della mancata implementazione sono da addebitare non solo agli 
indipendentisti filorussi, ma anche al governo Ucraino che non è riuscito ancora a risolvere il nodo del decentramento e delle riforme costituzionali. Il dialogo con i separatisti per lo svolgimento di elezioni secondo meccanismi condivisi nelle regioni occupate è sempre in stallo.




FONTE: repubblica.it