giovedì 28 marzo 2013

Bollette, da aprile giù luce e gas: "Risparmi fino a 60 euro l'anno"

Bollette, da aprile giù luce e gas: "Risparmi fino a 60 euro l'anno"


Le nuove tariffe scenderanno dell'1% per l'elettricità, del 4,2% per fornelli e riscaldamenti. Per quanto riguarda il metano si tratta del primo calo da tre anni


Dal primo aprile le tariffe del gas scenderanno del 4,2% (primo calo da tre anni) e quelle della luce dell'1%, per un risparmio complessivo di circa 60 euro su base annua per una famiglia media. Lo ha deciso l'Autorità per l'Energia, che ha così inaugurato il nuovo metodo di calcolo per il gas. Le tariffe valgono per il periodo aprile-giugno. Il risparmio di 60 euro su base annua si scompone in 5 euro di minor costo per l'energia elettrica e di 55 euro per il metano. In diminuzione, da aprile, anche il prezzo del gpl, che registra un calo dello 0,5%.

Particolarmente appariscente è la forte riduzione della tariffa del gas, in crescita ininterrotta da tre anni a questa parte. Come ha spiegato il presidente dell'Autorità Guido Bortoni, il calo si deve alla riforma del metodo di calcolo, con il maggior peso dato ai prezzi spot, che oggi sono più favorevoli rispetto ai prezzi dei contratti pluriennali. Di fatti, nel calcolo della componente materia prima, l'incidenza dei prezzi spot è stata aumentata dal 5 al 20%, portando così le proporzioni fra prezzi di lungo termine e spot rispettivamente all'80% e al 20%, a fronte dei precedenti 95% e 5%. Questo intervento ha consentito, nonostante le elevate quotazioni del petrolio, un calo del 7,2% della componente materia prima, che rappresenta il 40% della bolletta, traducendosi quindi in una riduzione del 3,5% della spesa finale; un'ulteriore riduzione dello 0,7% della spesa totale deriva dalla diminuzione della componente relativa al servizio di stoccaggio.

Nel dettaglio, dal primo aprile, i prezzi di riferimento del gas saranno di 88,93 centesimi al metro cubo: per un cliente tipo, si tratta di una spesa di circa 1.245 euro su base annua, di cui 491 per la materia prima, 425 per le imposte, 59 euro per trasporto e stoccaggio, 171 euro per la distribuzione e 99 per vendita al dettaglio e commercializzazione.

Per quanto riguarda invece l'energia elettrica, la riduzione dell'1% segue quella dell'1,4% ed è determinata principalmente dal calo (-3,7%) della componente riferita alla produzione e alla commercializzazione dell'energia elettrica che ha contribuito con una variazione del -2,2% alla riduzione della spesa finale. Questa diminuzione è stata in parte controbilanciata dall'aumento degli oneri generali (+5,9%), che hanno determinato un incremento complessivo della spesa dell'1,2%. Tra gli oneri generali, ha ricordato Bortoni, ci sono anche i costi sostenuti per le rinnovabili, al cui aumento, che mostrava "un trend preoccupante", lo scorso anno "il governo è riuscito a porre rimedio". In particolare, il fabbisogno totale 2013 relativo al conto A3 è stimato in oltre 13 miliardi per far fronte agli incentivi e al piano di rientro del deficit accumulato negli anni precedenti per promuovere proprio le fonti rinnovabili e assimilate.

Nel dettaglio, dal primo aprile, il prezzo di riferimento dell'energia elettrica sarà di 18,936 centesimi per kilowattora e la spesa media annua sarà di circa 511 euro, di cui 270 per i costi di approvvigionamento dell'energia e la commercializzazione, 75 per i servizi a rete, 98 per gli oneri generali di sistema e 68 per le imposte.


FONTE: repubblica.it


martedì 26 marzo 2013

Marò, Terzi annuncia le dimissioni «Ero contrario a rimandarli in India»


Il titolare degli Esteri: «Ma la mia voce inascoltata. Solidale con loro». Di Paola (Difesa):«Facile ora lasciare la poltrona»

«Ero contrario a rimandare in India i marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata». Alla Camera, al termine dell'audizione urgente riguardante il caso dei marò, il ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia le dimissioni. Un gesto che spiega prospettando anche una pesante divergenza d'opinioni all'interno del Governo: «Mi dimetto perchè per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l'onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perchè solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie».
DI PAOLA: «FACILE ORA ABBANDONARE» La decisione squassa il governo Monti ancora in carica. Conclusa l'audizione di Terzi, alle Camere parla il ministro alla Difesa Di Paola che al collega dimissionario indirizza queste parole: «Sarebbe facile oggi lasciare la poltrona, ma non sarebbe giusto e non lo farò». Frase che viene accolta dall'applauso corale dell'aula di Montecitorio. Terzi non applaude. «Non abbandonderò la nave in difficoltà con Massimiliano e Salvatore a bordo fino all'ultimo giorno di governo, verrei meno al senso del dovere delle istituzioni che ho sempre servito e alle scelte del governo che ho condiviso», dice ancora Di Paola.

FONTE: corriere.it

lunedì 25 marzo 2013

Azzurre oro nel fioretto a squadre


Il trio Errigo-Volpi-Durando batte la Russia 45-35. Bronzo alla Francia

Le azzurre ci hanno preso gusto a battere la Russia. Il quarto sigillo stagionale di squadra in Coppa del Mondo di fioretto femminile arriva per la terza volta consecutiva contro la squadra allenata dal precedente commissario tecnico italiano Stefano Cerioni. Arianna Errigo, Alice Volpi e Benedetta Durando hanno fatto la voce grossa in finale, imponendosi per 45-35. Con loro sul podio anche Carolina Erba, che era salita in pedana nei turni di qualificazione. 

«Rispetto alla squadra che ha vinto l’Olimpiade cambiavano tre elementi su quattro, ma abbiamo vinto lo stesso - ha commentato soddisfatto il presidente della Federscherma Giorgio Scarso -. È la dimostrazione che il nostro vivaio è sconfinato e che dietro alle campionesse più conclamate, ci sono altre ottime atlete». Già perché questa volta non sembrava facile senza tre calibri come Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca e Ilaria Salvatori.  

Invece, il fine settimana torinese ha definitivamente consacrato Arianna Errigo, che è tornata a casa con due medaglie d’oro. La ventiquattrenne brianzola, che da quest’anno si allena a Frascati, sembra non risentire affatto dell’assenza di un maestro dopo l’addio polemico con Giovanni Bortolaso, anche se ammette di provare emozioni contrastanti quando se lo ritrova davanti: «Mentre sono in pedana in un assalto con le atlete russe, sento una voce familiare che incita la mia avversaria e mi fa un po’ effetto, rendendomi più nervosa del solito. Al momento però, preferisco restare senza nessuna guida. È difficile trovare una persona di fiducia a cui affidarsi ed ancora non mi sento pronta dal punto di vista umano, per cui ho deciso di prendere questa decisione con molta calma perché è un fattore molto importante per me». Intanto però, grazie ai suoi due successi (Danzica e Torino) e agli altrettanti terzi posti (Budapest e Tauber), la Errigo è saldamente al comando della classifica individuale di Coppa del Mondo, con tutta l’intenzione di fare tris dopo le due affermazioni del 2009 e del 2012. 

La simpatica fiorettista di Monza, rivela poi un curioso retroscena, canticchiando le parole del buffo balletto inscenato assieme alle tre compagne prima della finale con la Russia: «Le avversarie tremano, twist twist, gli apparecchi suonano, plin plin, queste sono lacrime, lacrime per voi!». Insomma quest’Italia oltre a saper vincere, sa anche far sorridere. 

FONTE: Alberto Dolfin (lastampa.it)

venerdì 22 marzo 2013

Marò arrivati in India: siamo militari andiamo avanti. Severino: garanzie di giusto processo



Severino: garanzie di giusto processo. L'India: «No arresto o pena di morte»


«Siamo militari, noi andiamo avanti e andremo avanti». Lo hanno detto i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone secondo quando riferito a Radio 24 dal sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura che li ha accompagnati. I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono arrivati in India a bordo di un velivolo militare decollato da Brindisi. È stato Palazzo Chigi a determinare il cambio di rotta, con l'approvazione del Quirinale. New Delhi ha garantito che non sarà applicata ai marò la pena di morte.

I due militari risiederanno in ambasciata e lavoreranno presso l'ufficio dell'addetto militare, ha assicurato all'Ansa l'ambasciatore italiano in India Daniele Mancini. Latorre e Girone «riprenderanno la loro routine che avevano prima del permesso e vivranno presso la residenza dell'ambasciata», ha precisato. In particolare, i due fucilieri avranno il compito di «militari in assistenza» al contrammiraglio Franco Favre, l'addetto militare italiano a New Delhi. Ovviamente «potranno uscire dall'ambasciata e ricevere visite dall'esterno». 

«Vogliamo giustizia e chiarezza», ha detto il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura in una conferenza stampa a Nuova Delhi. De Mistura ha chiesto che sia «attivata al più presto la corte speciale» che dovrà decidere della giurisdizione del caso e che «i procedimenti siano veloci». «Siamo ancora convinti che i due marò debbano essere processati in Italia», ha aggiunto, sottolineando che i soldati impegnati in missioni all'estero «devono essere giudicati nei paesi di origine». «È stata evitata una potenziale crisi diplomatica», ha detto De Mistura, spiegando ai giornalisti indiani che per l'Italia il rischio di una condanna a morte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è stato un elemento «cruciale». Ma su questa questione è poi giunta «l'assicurazione scritta del governo indiano» che non vi sarebbe stata la richiesta di pena capitale.

L'Italia ha accettato di disporre il ritorno dei marò dopo «le nostre assicurazioni» che essi «non correvano alcun rischio di arresto» e che il «loro processo in India non rientrava nei rarissimi casi in cui è prevista l'applicazione della pena di morte», ha detto il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid in parlamento.

Severino. «Come ministro della Giustizia ho un solo compito, quello di ottenere che ai nostri Marò sia riconosciuto un livello di garanzia tale da assicurare loro un giusto processo», è intervenuta il Guardasigilli Paola Severino.

«Le due condizioni - ha ricordato il ministro, a margine del forum giuridico Italia-Russia - sempre rimaste fisse in questa vicenda sono che i nostri Marò potessero essere processati da un tribunale che si schierasse ai principi della normativa internazionale e che si avesse la garanzia che neppure da un punto di vista ipotetico potessero essere assoggettati alla pena di morte». 

Il problema della giurisdizione, ha proseguito Severino, «deve essere risolto secondo la normativa internazionale. Questo è il quadro entro cui dal punto di vista del ministro della Giustizia e del diritto si è sempre svolta la vicenda, ma il modo con il quale ottenere questi risultati non è certo nelle funzioni del ministro della Giustizia». IL Guardasigilli ha comunque espresso ottimismo. «Le ultime notizie - ha spiegato - sono di apertura e di dialogo diplomatico forte che offre la prospettiva di una soluzione garantita della vicenda». Quanto ai possibili danni d'immagine dell'Italia, ha concluso, «contano i risultati».

Intanto Palazzo Chigi e lo stesso Terzi respingono le accuse e le richieste di dimissioni al ministro degli Esteri italiano. «Sono polemiche stampa senza alcun senso, visto che tutte le decisioni sulla questione dei marò e sui rapporti con l'India sono state prese dal governo collegialmente», ha detto il ministro, riferendosi alla ricostruzione de Il Messaggero secondo cui fu il premier Mario Monti a decidere di non rimandare in India i due marò, scavalcando lo stesso Terzi.

L'ira del sindaco di Bari. «Qualcuno in maniera inqualificabile, parlo del governo italiano, ha detto a Girone che poteva non rispettare l'impegno preso con l'India; gli ha detto che poteva restare a casa e che tutto era stato risolto dal governo che così ha avuto momenti di visibilità a cavallo delle elezioni» ha detto il sindaco di Bari, Michele Emiliano.

Emiliano ha brevemente parlato con i giornalisti all'uscita da casadi Girone quando il fuciliere è andato via per ripartire per l'India. «Oggi, alla scadenza dell'ultimatum - ha spiegato - Girone è stato convocato a Roma e gli hanno comunicato che l'onore dell'Italia, e forse gli interessi, erano stati devastati dall'incapacità di coloro, ministri e capo del governo, che si sono occupati della vicenda». 

Michele, il figlio di Girone: «Sono orgoglioso di avere un papà come lui» ha detto ieri sera prima che il padre partisse.

Massimiliano Latorre, prima di partire ha fatto una breve visita alla sua famiglia. 

I pescatori del Kerala hanno accolto con esultanza la notizia del ritorno dei marò che rappresenta «una vittoria della loro battaglia» per il rispetto della giustizia. È quanto hanno riferito ai giornalisti i responsabili delle associazioni di categoria dello stato indiano meridionale. Anche il partito dell'Opposizione indu-nazionalista del Bjp, che aveva duramente criticato il governo in Parlamento, si è complimentato con la decisione. «Il modo con il quale il governo ha condotto la sua azione diplomatica ha funzionato - ha detto il portavoce Rajiv Pratap Rudy - così come è stato efficace anche il duro giudizio della Corte Suprema».

FONTE: ilmessaggero.it

domenica 17 marzo 2013

Lo Stato pagherà alle imprese solo 3 milioni su 70 miliardi



I veti incrociati tra governo, banche e Consip. Il tavolo tra l'Abi e le società e i ritardi delle procedure

ROMA - «Se ne occuperà il prossimo governo». Ormai anche il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, getta la spugna sul pagamento dei 70 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese fornitrici della pubblica amministrazione (senza dire che i debiti delle amministrazioni locali sono prossimi ai 140 miliardi). Proprio il ministro che un anno fa, al convegno Ambrosetti di Cernobbio, di fronte al pressing della Confindustria e di artigiani e commercianti, annunciò un intervento risolutivo del governo Monti, quello che poi si tradusse nel meccanismo della certificazione dei crediti. 
Al gennaio scorso il bilancio di quella operazione parla chiaro: 1.227 amministrazioni abilitate all'utilizzo della piattaforma di certificazione (oltre 900 sono Comuni del Centro Nord, solo 70 sono enti del servizio sanitario); 71 certificazioni rilasciate per circa 3 milioni di euro su 467 istanze presentate dalle imprese, per circa 45 milioni di euro.

DECRETI E RITARDI - «Una goccia nel mare dei 70 miliardi» ammette lo stesso Passera. Che però non ci sta a portare da solo la croce del fallimento dell'operazione, essendo stato peraltro a lungo sostenitore di un'altra modalità di pagamento dei debiti, quella attraverso l'emissione di titoli di Stato, bocciata dal ministero dell'Economia. Ed è sempre il Mef, a ben guardare, che ha predisposto la parte più importante della macchina per la certificazione dei crediti: i decreti. «Saranno pronti entro pochi giorni» diceva il ministro Vittorio Grilli il 13 maggio scorso. Ma è il 2 luglio quando vengono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale numero 152. Le norme illustrano le modalità di certificazione del credito da parte delle imprese e la compensazione dei crediti «certi, liquidi ed esigibili» con i debiti di natura fiscale iscritti a ruolo. Nel frattempo l'Abi (l'associazione delle banche) si è seduta a un tavolo con le imprese e le cooperative dando finalmente disponibilità a mettere a disposizione 10 miliardi di euro per consentire alle imprese di avere un anticipo immediato sui crediti.
CERTIFICAZIONI - Ma purtroppo non basta neanche questo a sbloccare la situazione: a ottobre scorso infatti mancava ancora il regolamento del Fondo di garanzia. Quanto alla piattaforma, che doveva essere predisposta dalla Consip, è il 20 ottobre quando viene resa disponibile per l'accreditamento delle pubbliche amministrazioni e il 28 novembre, quando le imprese possono fare altrettanto. E manca sempre l'interfaccia tra la piattaforma e le banche...
Intervistato dal Corriere domenica scorsa il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, ha lanciato accuse precise circa le lungaggini dell'operazione-certificazione dei crediti. «I ritardi della messa in opera del meccanismo hanno un nome e cognome - ha detto -: è la Consip che ha fornito solo adesso le modalità per la certificazione. Per non parlare delle banche che fanno molte difficoltà a anticipare il pagamento se il debito non è tracciabile».

UN ANNO DI ATTESA - Ma l'Abi non ci sta e accusa la Consip di aver inviato solo il 20 febbraio al consorzio Cbi, che lavora per le banche all'interfaccia, «le informazioni essenziali» per portare a termine il necessario collegamento. La Consip respinge a sua volta l'addebito: «Non può esserci imputato alcun ritardo dal momento che il collegamento tra la piattaforma per la certificazione e il sistema Cbi è stato collaudato a partire dal 29 novembre, in base alla tempistica concordata con il ministero dell'Economia». Quanto al passaggio dalla fase di collaudo all'operatività della connessione piattaforma, «è avvenuto il 2 febbraio 2013, in quanto il certificato digitale di sicurezza necessario per il collegamento, richiesto da Consip il 23 novembre, è stato rilasciato dalla Cbi il 23 gennaio». Insomma per Consip è il consorzio che lavora per le banche che deve ancora chiudere il cerchio «portando a termine le azioni necessarie» per avviare la piattaforma. Nel frattempo è passato un anno, e quelle 71 aziende che a gennaio hanno ottenuto la certificazione dei crediti stanno ancora aspettando...

martedì 12 marzo 2013

Papaya, il dolce frutto che combatte le malattie

 
Il frutto esotico è stato trovato possedere numerose proprietà benefiche nel promuovere la salute e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, cardiache, diabete... e molto di più

La papaya a quanto pare non è solo un frutto delizioso da gustare, ma possiede spiccate proprietà benefiche per la salute. E’ quanto suggerito da uno studio del BS, Agriculture and Agribusiness Department dell’Università di Karachi, in Pakistan.

Lo studio, condotto principalmente da KU - Mariam Naseem e Muhammad Kamran Nasir, si è focalizzato sui semi di papaya che sono considerati ricchi di flavonoidi e polifenoli – note sostanze antiossidanti – che, tra l’altro, proteggono dalle infezioni batteriche.

Le sostanze contenute nella papaya, spiegano gli autori al Pakistan Daily Times, prevengono le disfunzioni renali e possono liberare l’intestino dai germi. Per esempio, i ricercatori, riportano come in Nigeria sia stato possibile liberare il 76,7 per cento dei bambini da vermi e batteri nocivi intestinali.

I semi di papaya, e le loro proprietà, sono conosciuti da tempo in Giappone, dove si ritiene che l’assunzione di un cucchiaino di questi aiuti a proteggere il fegato dalle malattie.

Oltre a ciò, dichiara Naseem, i semi possono essere utilizzati con il latte per evitare malattie come il tifo e curare le emorroidi. In più, sempre secondo Naseem, i semi di papaya contengono anche una speciale mescola che riduce la formazione dei tumori.

Ma la papaya non contiene soltanto flavonoidi, è infatti ricca di vitamina C, magnesio, potassio, ferro e tiamina, fa notare Muhammad Kamran Nasir, coautore dello studio.

La “papaina”, un enzima della papaya è utile nei problemi digestivi e dell’apparato gastrico in genere. La combinazione di tutte queste sostanze benefiche, secondo gli autori, sono la miscela perfetta per perdere peso, controllare o trattare malattie come il diabete, il cancro, l’ipertensione. Ma anche ridurre il rischio di malattie cardiache, ridurre i problemi oculari e migliorare la vista. E poi ancora, migliorare la fertilità maschile e femminile, trattare l’acne e i problemi di circolazione venosa, ridurre nausea e costipazione intestinale e perfino proteggere dall’enfisema polmonare i fumatori… Insomma, l’elenco delle proprietà della papaya pare non finire mai.

Se contenere tutti questi elementi benefici per il benessere dell’organismo sia di fatto un vantaggio per questo frutto, va comunque ricordato che la panacea per tutti i mali non esiste e che in ogni buon frutto vi sono sostanze benefiche che possono aiutare a promuovere la salute.

Senza osannare né denigrarne alcuno, una dieta corretta che includa buone quantità di alimenti ricchi di antiossidanti, vitamine e minerali non può che far bene.

FONTE: lastampa.it

lunedì 11 marzo 2013

Terzi: “I due marò restano in Italia”



I due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non torneranno in India alla scadenza del permesso che era stato loro concesso per ritornare in Italia a votare. È quanto annuncia la Farnesia citando l’ambasciatore italiano a Nuova Delhi Daniele Mancini. La decisione, si aggiunge nel comunicato, è stata assunta d’intesa con i ministeri della difesa e della giustizia e in coordinamento con la presidenza del consiglio dei ministri. I due sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani durante un’operazione anti-pirateria e avevano già beneficiato di una licenza di due settimane per tornare in Italia in occasione delle feste natalizie. 

La comunicazione effettuata alle autorità di Nuova Delhi sottolinea una serie di punti: «All’indomani della sentenza del 18 gennaio 2013 della Corte Suprema indiana l’Italia ha proposto formalmente al Governo di New Delhi l’avvio di un dialogo bilaterale per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso, come suggerito dalla stessa Corte, là dove richiamava l’ipotesi di una cooperazione tra Stati nella lotta alla pirateria, secondo quanto prevede la citata Convenzione Unclos. Alla luce della mancata risposta dell’India alla richiesta italiana di attivare tali forme di cooperazione - prosegue la comunicazione - il Governo italiano ritiene che sussista una controversia con l’India avente ad oggetto le regole contenute nella predetta Convenzione e i principi generali di diritto internazionale applicabili alla vicenda».

Per questi motivi «l’Italia ha ribadito formalmente al Governo indiano, con la nota verbale consegnata oggi dall’Ambasciatore Mancini, la propria disponibilità di giungere ad un accordo per una soluzione della controversia, anche attraverso un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria, chiedendo all’India di attivare le consultazioni previste dalla Convenzione Unclos». E’ in quest’ambito che l’Italia ha informato il Governo di Nuova Delhi che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, «i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso. La decisione - conclude il comunicato - che è stata notificata anche all’Ambasciata indiana a Roma e su cui sono previsti contatti tra i due Ministri degli Esteri, è stata assunta d’intesa con i Ministeri della Difesa e della Giustizia e in coordinamento con la Presidenza del Consiglio dei Ministri». 
Accusati di aver ucciso due pescatori durante un’operazione anti-pirateria erano tornati in Italia per le elezioni, ma non ripartiranno. La Farnesina: l’India viola i trattati internazionali.
I due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non torneranno in India alla scadenza del permesso che era stato loro concesso per ritornare in Italia a votare. È quanto annuncia la Farnesia citando l’ambasciatore italiano a Nuova Delhi Daniele Mancini. La decisione, si aggiunge nel comunicato, è stata assunta d’intesa con i ministeri della difesa e della giustizia e in coordinamento con la presidenza del consiglio dei ministri. I due sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani durante un’operazione anti-pirateria e avevano già beneficiato di una licenza di due settimane per tornare in Italia in occasione delle feste natalizie. 

La comunicazione effettuata alle autorità di Nuova Delhi sottolinea una serie di punti: «All’indomani della sentenza del 18 gennaio 2013 della Corte Suprema indiana l’Italia ha proposto formalmente al Governo di New Delhi l’avvio di un dialogo bilaterale per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso, come suggerito dalla stessa Corte, là dove richiamava l’ipotesi di una cooperazione tra Stati nella lotta alla pirateria, secondo quanto prevede la citata Convenzione Unclos. Alla luce della mancata risposta dell’India alla richiesta italiana di attivare tali forme di cooperazione - prosegue la comunicazione - il Governo italiano ritiene che sussista una controversia con l’India avente ad oggetto le regole contenute nella predetta Convenzione e i principi generali di diritto internazionale applicabili alla vicenda».  

Per questi motivi «l’Italia ha ribadito formalmente al Governo indiano, con la nota verbale consegnata oggi dall’Ambasciatore Mancini, la propria disponibilità di giungere ad un accordo per una soluzione della controversia, anche attraverso un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria, chiedendo all’India di attivare le consultazioni previste dalla Convenzione Unclos». E’ in quest’ambito che l’Italia ha informato il Governo di Nuova Delhi che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, «i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso. La decisione - conclude il comunicato - che è stata notificata anche all’Ambasciata indiana a Roma e su cui sono previsti contatti tra i due Ministri degli Esteri, è stata assunta d’intesa con i Ministeri della Difesa e della Giustizia e in coordinamento con la Presidenza del Consiglio dei Ministri». 

FONTE: lastampa.it