martedì 28 ottobre 2014

Svimez: nel 2013 più morti che nati al Sud, mai così pochi dalla Grande Guerra

Svimez: nel 2013 più morti che nati al Sud, mai così pochi dalla Grande Guerra

Secondo il rapporto sull'economia del Mezzogiorno le nascite sono state 177mila, il numero più basso dal 1861: "Nei prossimi anni si prevede da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili". L'industria registra -53% di investimenti in cinque anni di crisi, i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in 5 anni. Gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977

Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013) e a non fare figli, infatti nel 2013 continuano a esserci più morti che nati. Un Sud dove la popolazione continua a impoverirsi, con un aumento del 40% di famiglie povere nell'ultimo anno, perché manca il lavoro, tanto che al Sud l'80% dei posti di lavoro nazionali è stato tra il primo trimestre del 2013 e del 2014. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato oggi al Tempio di Adriano a Roma.

Più morti che nati. 
Nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite, confermando il trend già in atto dall'anno precedente. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale: "Nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177mila, il valore più basso mai registrato dal 1861". "Il Sud - sottolinea lo Svimez - sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell'attuale 34,3%".

Calabria la Regione più povera. La Calabria si conferma la Regione più povera d'Italia con un Pil pro capite che nel 2013 si è fermato a 15.989 euro, meno della metà delle Regioni più ricche come Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Lombardia. Nel Mezzogiorno la Regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.845 euro). Seguono il Molise (19.374 euro), la Sardegna (18.620), la Basilicata (17.006 euro), la Puglia (16.512 euro), la Campania (16.291 euro), la Sicilia (16.152 euro) e la Calabria (15.989 euro). In generale, in termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2013 è sceso al 56,6% del valore del Centro Nord, tornando ai livelli del 2003, con un Pil pro capite pari a 16.888 euro. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.457 euro, risultante dalla media tra i 29.837 euro del Centro-Nord e i 16.888 euro del Mezzogiorno.

Lavora una giovane donna su cinque. Appena il 21,6% delle donne sotto i 34 anni è occupata contro il 43,0% del centro nord e una media nazionale del 34,7%. Il confronto con la media dell'unione europea è impietoso. Nell'europa a 27 le donne sotto il 34 anni che lavorano sono il 50,9%. Le donne che rientrano, o entrano per la prima volta, nel mercato del lavoro, vanno a ricoprire posizioni poco qualificate. Dal 2008 al 2013 le professioni qualificate femminili sono scese dell'11,7%, mentre sono aumentati del 15% i posti di lavoro nelle professioni poco qualificate.

Pil a -0,4%, settimo anno di recessione. Il Pil si attesterà a -0,4% nel 2014, come "risultato tra la stazionarietà del Centro-Nord (0%) e la flessione del Sud (-1,5)". Per il Sud è il settimo anno di recessione. Forbice ancora divaricata nel 2015: il Pil nazionale, secondo le stime Svimez, è previsto a +0,8%, quale risultato tra il +1,3% del Centro-Nord e il -0,7% del Sud.

Crollo degli investimenti. Nel 2013 il Pil è crollato nel Mezzogiorno del 3,5%, peggiorando la flessione dell'anno precedente (-3,2%), con un calo superiore di quasi due punti percentuali rispetto al Centro-Nord (-1,4%). Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2013 è dovuto soprattutto a una più sfavorevole dinamica della domanda interna con i consumi in calo  del 2,4% e gli investimenti crollati del 5,2%. Da segnalare l'ulteriore perdita di posti di lavoro scesi sempre nel Mezzogiorno del 3,8%. In un panorama fortemente negativo, le esportazioni l'anno scorso hanno segnato -0,6% al Sud. Tra il 2008 e il 2013 i redditi al Sud sono crollati del 15% e i posti di lavoro sono diminuiti di circa 800mila persone.

Le famiglie più povere, + 40%. Al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo, da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), cioè il 40% in più solo nell'ultimo anno. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato questa mattina al Tempio di Adriano. Secondo il rapporto, in Italia, dal 2008 al 2012, sono aumentate del 7% le famiglie in stato di 'deprivazione materiale severa', cioè che non riescono, ad esempio, a pagare l'affitto o il mutuo, fare una vacanza di una settimana una volta l'anno fuori casa, pagare il riscaldamento, fronteggiare spese inaspettate, e che magari non hanno l'automobile, la lavatrice, il telefono, la TV, e fanno fatica a fare un pasto di carne o pesce ogni due giorni. In Italia oltre due milioni di famiglie si trovavano nel 2013 al di sotto della soglia di povertà  assoluta, equamente divise tra Centro-Nord e Sud (1 milione e 14mila famiglie per ripartizione), con un aumento di 1 milione 150mila famiglie rispetto al 2007.

2008-2013, persi oltre mezzo milione di posti. Tra il 2008 e il 2013 delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. Nel solo 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. La nuova flessione riporta il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati. Nel primo trimestre 2014 il Sud ha perso 170mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente, contro -41mila nel Centro-Nord. A fronte di una quota di occupati pari a circa un quarto dell'occupazione complessiva, tra il primo trimestre del 2013 e il primo trimestre del 2014 l'80% delle perdite di posti di lavoro in Italia si è concentrata al Sud.

FONTE: repubblica.it

sabato 25 ottobre 2014

Poliziotto si uccide nel suo ufficio a Piombino. Era originario di Roma


​Un agente di polizia originario di Roma, 52 anni, sovrintendente al commissariato di Piombino (Livorno), si è suicidato stamani nel suo ufficio con la pistola di ordinanza. L'uomo, che i colleghi ricordano come «un eccellente poliziotto», si è sparato un colpo alla tempia. All'origine del gesto sembra ci fossero problemi personali. Sul posto, a esprimere cordoglio e sostenere i colleghi, è subito andato anche il questore di Livorno Marcello Cardona.

FONTE: ilmessaggero.it

martedì 21 ottobre 2014

Scoperta evasione fiscale miliardaria, perquisizioni e sequestri in tutta Italia


Nell’ indagine, diretta dalla Procura di Roma, sono indagate 62 persone

Un danno per l’erario dello Stato che ammonta ad un miliardo e 700 milioni, un giro di fatture false da 400 milioni, una contabilità parallela che serviva per pagare mazzette a funzionari pubblici, 62 indagati che a vario titolo dovranno rispondere di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari: dopo due anni di indagini, gli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, coordinati dalla procura di Roma, hanno chiuso un’inchiesta che ha consentito di portare alla luce una mega evasione fiscale. 

L’operazione è scattata all’alba, con una settantina di finanzieri che hanno eseguito decine di perquisizioni in tutta Italia e il sequestro preventivo di un centinaio di milioni di beni tra i quali uffici, abitazioni, aziende, mandati fiduciari e oltre 100 rapporti bancari. Il gip del tribunale di Roma Valerio Savio non ha invece accolto le richieste di misure cautelari chieste dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dai sostituti Paola Filippi e Mario Danivola, riguardanti una ventina di indagati, ritenendo che non sussistano i motivi per l’applicazione di misure restrittive. 

Al centro dell’indagine il gruppo “Gesconet” - un Consorzio che si occupa di trasporto, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata e che ha ottenuto appalti anche con la Camera dei Deputati - il suo titolare di fatto, Pierino Tulli e l’ex braccio di quest’ultimo Maurizio Ladaga. Secondo l’accusa, l’organizzazione era specializzata in una «sistematica» evasione dei debiti tributari e per metterla in pratica utilizzava 250 tra società e cooperative. La truffa andava avanti almeno da 13 anni: le società degli indagati affidavano in subappalto a cooperative appositamente costituite, gli appalti che si aggiudicavano, sia da enti pubblici che da società private. A loro volta le cooperative, attraverso l’emissione di fatture false, giravano il denaro ricevuto ad altre cooperative, cosiddette `finali´, i cui conti venivano progressivamente svuotati attraverso dei prelievi in contante, che non erano giustificati da nessuna logica commerciale. Una volta private di tutti i beni, queste cooperative venivano messe in liquidazione e sostituite con altre. Con questo sistema, sostengono investigatori ed inquirenti, sia Tulli sia Ladaga si sono appropriati di 160 milioni che, invece, sarebbero dovuti finire nelle casse dello Stato in quanto soldi destinati alle imposte dovute dalle loro imprese. 

Nel corso delle indagini, la Finanza ha accertato che sono state emesse dal 2001 fatture false per operazioni inesistenti per un totale di circa 400 milioni. Una volta prelevato dai conti delle cooperative finali, il denaro veniva spostato su conti correnti intestati a società di San Marino e del Lussemburgo per essere poi utilizzato per l’acquisto di immobili. Ma non solo: i finanzieri hanno scoperto anche una «contabilità parallela e riservata», soldi prelevati sempre dalle cooperative che servivano per pagare funzionari pubblici e ottenere così gli appalti. Le mazzette sarebbero state pagate tra il 2010 e il 2012 e sono ancora in corso le indagini per accertare se e chi sia stato corrotto. C’è in sostanza un ulteriore filone d’indagine, stralciato dall’inchiesta principale e affidato al sostituto Paolo Ielo, che riguarda una serie di tangenti che sarebbero state erogate a personaggi delle istituzioni per ottenere gli appalti. 

FONTE: lastampa.it

sabato 4 ottobre 2014

Ucraina, tentano di spostare una granata inesplosa: morti due bambini

Ucraina, tentano di spostare una granata inesplosa: morti due bambini
Erano compagni di scuola, altri cinque sono rimasti feriti a Zugres, 30 chilomentri a est di Donetsk, dove, intorno all'aeroporto sono ripresi i combattimenti. il premier filorusso dell'autoproclamata repubblica, Alexandre Zakhartchenko, ha affermato che i ribelli controllano il 95 per cento dello scalo. Gli scontri degli ultimi giorni hanno causato 11 vittime tra i civili

Erano sette compagni di scuola. In due bambini sono morti sul colpo, gli altri cinque sono rimasti feriti quando hanno tentato di spostare una granata inesplosa nell'est dell'Ucraina controllata dai ribelli filorussi. L'incidente è avvenuto ieri sera a Zugres, circa 30 chilometri a est di Donetsk, la più grande città controllata dai separatisti.

"Sette alunni hanno trovato una granata inesplosa. Quando hanno provato a spostarla è esplosa", ha affermato l'amministrazione regionale pro-kiev di Donetsk. Zugres si trova nell'autodichiarata repubblica del popolo di Donetsk, dove i combattimenti tra le forze ribelli e l'esercito di Kiev hanno provocato circa 3.300 morti da aprile.

Intorno all'aeroporto di Donetsk intanto sono ripresi i combattimenti. All'indomani di una giornata di attacchi e contrattacchi, i ribelli filorussi sostengono di avere il controllo dello scalo. "La notte è stata calma. Si è ripreso a combattere questa mattina", ha detto un combattente ribelle a un posto di controllo situato a circa due chilometri dallo scalo. "Il suono dei colpi arriva da più lontano", ha aggiunto, indicando le forze lealiste, intervenute a sostegno dei militari ancora presenti ma costrette a ritirarsi verso il villaggio di Avdiivka, a una decina di chilometri a nord.

Ieri il premier filorusso dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Alexandre Zakhartchenko, ha affermato che i ribelli controllano il 95 per cento dell'aeroporto. Gli scontri degli ultimi giorni hanno causato 11 morti tra i civili. 

Nonostante la fragilissima tregua, la situazione in tutta l'Ucraina rimane gravissima. Nell'area dove le truppe dei separatisti si scontrano con i governativi, sono stati chiusi 32 ospedali, altri 17 sono danneggiati ma continuano almeno ad erogare cure di base. Secondo l'Oms, il 70% del personale sanitario ha lasciato le zone di combattimento di Donetsk e Lugansk. Mancano acqua e corrente elettrica in molte strutture e l'arrivo dell'inverno aggraverà ulteriormente le condizioni. "Lavoriamo - racconta Damiano Rizzi, presidente dell'ong Soleterre - in due ospedali pubblici di Kiev, che da anni sosteniamo economicamente perché già prima della guerra il sistema sanitario ucraino era fragile e inadeguato. Oggi al reparto di neurochirurgia sono ricoverati bambini dell'est colpiti dalle bombe che hanno distrutto le loro case. Vista dal nostro ospedale, la guerra è sempre sbagliata".

FONTE: repubblica.it