sabato 29 dicembre 2012

Monti: «Sarò il capo della coalizione» Il professore vuole il codice etico


Accordo tra il premier e i centristi. Federazione alla Camera, lista unica al Senato

Mario Monti comincia a masticare di politica. L’ha dimostrato quando, in conferenza stampa, ha voluto mascherare l’unico punto su cui è finito in minoranza nel lungo vertice celebrato nel conventodelle suore di Sion sulle pendici del Gianicolo. 


«Mi è stata proposta una lista unica anche per la Camera...», ha detto il premier. Invece non è andata esattamente così. Sono stati Pier Ferdinando Casini e i rappresentanti di Italia Futura, Carlo Calenda e Andrea Romano (Montezemolo è negli Usa) a convincere il professore che la formula della coalizione fosse «la più appropriata». Monti, comunque, ha giocato la partita con garbo e diplomazia, evitando il muro contro muro. Ha introdotto l’argomento lasciando aperte le due possibilità. Poi ha fatto partire un giro di tavolo. Casini, con altrettanto garbo e diplomazia, ha alzato la bandiera identitaria: «Il mio partito ha una sua storia, ha resistito per anni in solitudine a un bipolarismo brutale e ora che questo bipolarismo collassa, ora che siamo protagonisti del cambiamento, non possiamo cancellare l’Udc. Tanto più che ci sono migliaia di amministratori pronti a collaborare per l’affermazione dell’agenda Monti e che il simbolo dello Scudocrociato ha un suo peso che non può essere trascurato».



DIVERSIFICARE L’OFFERTA
Sulla stessa linea, ma sull’altro lato del fronte, Calenda e Romano. I plenipotenziari di Montezemolo hanno fatto presente che «è meglio diversificare l’offerta». Che il modo migliore per contrastare il vento dell’antipolitica «è non mischiare la società civile con i politici». Il vecchio con il nuovo. Ancora più chiaro: chi è disposto a votare per una lista civica espressione della società civile, non voterebbe una lista con dentro i politici. Insomma: si andrebbe incontro a una perdita secca, «senza riuscire a conquistare astenuti e indecisi».



Non sono mancati interventi a favore della lista unica. In primis, quello di Corrado Passera. Le parole: «Sarebbe assurdo andare uniti al Senato e divisi alla Camera, scatterebbe una lotta fratricida. I nostri elettori non capirebbero. E poi con la lista unica si crea una massa critica capace di conquistare il voto utile, quello di chi vota solo per il partito vincente». Ma poi è saltato fuori anche l’argomento della par condicio: con più liste si moltiplicano gli spazi in tv. E quello della «capillarità»: con più candidati «il territorio potrà essere battuto palmo a palmo».



A questo punto Monti ha tirato le somme: «Beh, mi sembra doveroso constatare che si va verso un’aggregazione tra più soggetti». E a questo punto Passera ha annunciato il suo passo indietro: «A queste condizioni io non mi candido». C’è chi ha provato a far cambiare idea al ministro per lo Sviluppo. Ma è andato a sbattere contro un no granitico. Almeno per ora. Nella saletta del convento delle suore di Sion in via Garibaldi (la location iniziale erano i locali della comunità di Sant’Egidio, ma visto che la notizia era filtrata all’ultimo momento è stata chiesta ospitalità alle suore) si è parlato di sondaggi: «Siamo tra il 20 e il 28%, siamo il secondo partito». E si è parlato soprattutto di «liste pulite». «Vigilerò su ogni candidatura», ha avvertito Monti, «non si potrà candidare chi è condannato, chi ha conflitti di interesse e chi è stato in Parlamento già per 15 anni». E ha ottenuto carta bianca. Così come sulle «regole di coabitazione». Tant’è, che Monti è già a lavoro su un codice etico e sullo statuto. Nelle quattro ore di vertice non è stato fatto invece alcun accenno a Silvio Berlusconi. Non si è parlato di Pier Luigi Bersani. Ma si è parlato del Pd. L’ha fatto Pietro Ichino: «Dal mio ex partito altri verranno. Ci sono anche alcuni deputati e senatori vicini a Matteo Renzi che potrebbero arrivare...». Monti l’ha stoppato: «Le nostre porte sono aperte per chi vuole le riforme, ma non dobbiamo lanciarci in operazioni ostili». 



LA STRATEGIA DEL PREMIER
Poi, il professore ha delineato la sua strategia: «Non c’è tempo per fondare un partito, dobbiamo lavorare con il respiro breve delle elezioni guardando al futuro». E in quel futuro Monti ha descritto un Partito popolare di stampo europeo, in grado di soppiantare il Pdl. Ancora: «Non voglio fare un partito personale, i partiti non si improvvisano. Per questo il riferimento deve essere alla mia agenda, non a me». Da qui la conferma che il nome della coalizione sarà «Agenda Monti per l’Italia». Infine, l’indicazione strategica: «Il nostro obiettivo non è strappare voti al Pdl o al Pd, dobbiamo intercettare il consenso di quel 40% di italiani che non vanno più alle urne». Il partito dell’astensione, il fronte dell’antipolitica.



Oggi si fa il bis. Nuovo vertice tecnico alle 13 per decidere del simbolo e la nascita di una fondazione (con presidente, tesoriere, ecc.) su cui incardinare la coalizione.

FONTE: Alberto Gentili (ilmessaggero.it)

sabato 22 dicembre 2012

Caso Marò, il rientro di Latorre e Girone: "Finalmente respiriamo l'aria di casa"



Dopo 10 mesi i due sottufficiali del Reggimento San Marco sono tornati in Italia, accolti all'aeroporto di Ciampino dal Capo di Stato Maggiore della Marina, e dai parenti. Nel pomeriggio al Colle da Napolitano. Terzi: "Importante che sulla loro vicenda non ci siano strumentalizzazioni in chiave interna. Ma non ci spero"


Il volo verso casa è finito a mezzogiorno e quarantotto. Quando l'Airbus A319 con a bordo i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è atterrato in Italia poco dopo l'orario previsto. Ripartiranno fra due settimane, dopo la licenza per le vacanze di Nataleconcessa dall'India sotto cauzione. Quindici giorni di pausa prima di tornare a Kochi, dove si trovano da dieci mesi e dove li attende un processo di fronte all'Alta Corte del Kerala per omicidio. 

"Sono molto emozionato faccio fatica a rendermi conto", ha detto Latorre parlando lentamente (VIDEO) appena sceso dall'aereo. Le sue sono state parole di ringraziamento per le istituzioni, per il presidente della Repubblica. Frasi pensate a lungo, sperate. "Il capo dello Stato ha accolto le nostre famiglie per dar loro forza e coraggio. La stessa forza e coraggio che è stata trasmessa a noi per andare avanti", ha detto, poi si è scusato ripetutamente. "Finalmente respiriamo l'aria di casa. Faccio fatica a rendermene conto.. Grazie, scusate..", ha concluso troppo emozionato per continuare. 

Salvatore Girone è stato più veloce, diretto, entusiasta. "Grazie a tutti quelli che ci hanno permesso di tornare. Grazie agli italiani, che ci sono stati vicini", ha dichiarato con un tono di voce sicuro, rapido. "L'abbiamo sempre detto, siamo fiduciosi, lo siamo stati e lo siamo ancora oggi e possiamo dire di avere una grande gioia perché l'Italia, il governo e le istituzioni e anche quelle indiane, ci hanno dato il permesso e la fiducia per passare il Natale in Italia con i nostri cari. Il governo ci è sempre stato vicino, ringraziamo il presidente della Repubblica e il popolo italiano. Grazie a tutti", ha concluso scendendodal piccolo palco allestito nello scalo romano.

I due sottufficiali del Reggimento San Marco sono stati accolti all'aeroporto di Ciampino dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Luigi Binelli, dal ministro degli Esteri Giulio Terzi, e della Difesa Giampaolo Di Paola. I parenti sono saliti sull'aereo prima di tutti per abbracciarli. Il premier dimissionario Mario Monti ha telefonato e ribadito l'impegno del governo per una definitiva soluzione del caso. Ora i due marò sono attesi nel primo pomeriggio al Colle dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Torneranno in Puglia solo questa sera, con un altro volo. Il loro natale inizierà dopo gli incontri ufficiali, dopo le dichiarazioni, le strette di mano, gli auguri, dopo le domande.

L'Italia ha aspettato "con ansia" il loro ritorno. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si è impegnato "personalmente" per riportarli a casa ma ha anche dovuto dare "garanzie" a Delhi per rispettare le decisioni delle autorità. "Ho preso un impegno personale per riportarli a casa per le feste natlizie - ha detto Terzi - ma anche per rispettare le decisioni delle autorità con una lettera di garanzie che ho inviato al collega indiano Salman Khurshid". Terzi ha definito tutto l'episodio dei due lagunari trattenuti da 10 mesi in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori - "paradossale dall'inizio alla fine". "I marò - ha detto - sono caduti in una trappola e non è spiegabile che siano stati catturati con la forza". "Non si ha idea - ha proseguito - delle difficoltà che abbiamo incontrato nonostante ci sia stata una mobilitazione internazionale con interventi diplomatici diretti dell'Unione europea e dei paesi che hanno influenza in India. E' importante - ha concluso Terzi - che adesso su questa vicenda non ci siano le consuete strumentalizzazioni in chiave interna. Ma non ci spero".

"Ringraziamo il popolo italiano che ci è stato vicino", ha detto la signora Franca Latorre, sorella del primo maresciallo Massimiliano. "Vogliamo condividere con l'Italia questo sospirato momento di felicità che possiamo vivere grazie alle istituzioni italiane e indiane". "Abbiamo il cuore in festa, un grandissimo grazie alle istituzioni al governo italiano e indiano che ci hanno dato la possibilità di incontrarci in festa bella come il natale", ha aggiunto il padre di Salvatore Girone, Michele.

Ma in Kerala, India, sono preoccupati. Prima della loro partenza all'aeroporto di Kochi ci sono state proteste (VIDEO). I manifestanti hanno lanciato slogan ostili ai marò "responsabili" di aver ucciso due pescatori indiani e mostrato bandiere nere. E oggi le prime pagine dei giornali locali segnalano le voci di dissenso di sindacati e movimenti, contrari all'autorizzazione di licenza concessa dall'Alta Corte. The Hindu, che dedica ai marò una spalla della prima, segnala all'interno che due dei principali sindacati del Kerala, il Citu e l'Aituc, hanno pesantemente criticato il governo locale, che non si sarebbe opposto in modo sufficientemente vigoroso all'autorizzazione all'espatrio, rinunciando perfino a fare ricorso all'ordinanza della Corte.

The Indian Express, che ha in prima una fotonotizia con l'immagine di Latorre e Girone, all'interno riferisce di due differenti iniziative di protesta da parte degli attivisti della Federazione democratica della gioventù dell'India (Dyfi) a Kollam davanti al tribunale, oltre che all'aeroporto di Kochi. Alcuni degli attivisti, conclude il giornale, sono stati arrestati per essersi rifiutati di allontanarsi nel quartiere di Kalamassery a Kochi. Il 'chief minister' dello Stato indiano del Kerala, Oommen Chandy, ha sostenuto oggi che "spetta al governo centrale di New Delhi" garantire il ritorno di Latorre e Girone. "Quando la richiesta di una licenza per Natale per i due è stata presentata - ha sostenuto - ci siamo subito espressi in modo fortemente contrario. Ora spetta al governo centrale fare in modo che i due ritornino. Prendo atto che il governo italiano si è impegnato in questo senso".

FONTE: repubblica.it

martedì 18 dicembre 2012

Matrimoni, il rito civile sorpassa quello religioso

I dati dell'annuario dell'Istat: le nozze in chiesa restano più diffuse (60,2% nel 2011) ma nelle regioni settentrionali si scende al 48,3%

Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa.Secondo l'annuario dell'Istat, in Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso.

Intanto nel 2012 la situazione economica delle famiglie è sensibilmente peggiorata rispetto al 2011. Lo rileva sempre l'Annuario statistico dell'Istat, secondo il quale il dato negativo coinvolge tutti gli ambiti territoriali dell'Italia: il Nord passa dal 41,2% al 53,6, il Centro dal 43,4% al 56,2 e il Mezzogiorno dal 47,6% al 58,8. Il giudizio delle famiglie sul livello di adeguatezza delle loro risorse economiche, osserva l'Istituto di via Balbo, «è speculare a quello dell'andamento della situazione economica». Nell'anno che sta per chiudersi infatti, la percentuale di famiglie che affermano di disporre di 'risorse ottime o adeguatè è diminuito dal 56,8% al 52,5, mentre le famiglie che le ritengono scarse passano dal 37% al 40,3 e insufficienti dal 5,7% al 6,8. I giudizi migliori sulle risorse economiche, sottolinea l'Istat, sono state registrate al Nord (il 58,5% le ritiene ottime o adeguate), mentre nel Mezzogiorno questa quota scende.

Per il quarto anno consecutivo scende il numero dei matrimoni: nel 2011 ne sono stati celebrati 208.702, quasi novemila in meno dell'anno precedente; di conseguenza, il tasso di nuzialità passa da 3,6 a 3,4 per mille. Pur se in calo (da 4,4 a 4,1 per mille), il tasso di nuzialità del Mezzogiorno supera comunque la media nazionale.

Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all'ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a 83 mila nel 2011. E' soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 76,3%, contro il 48,8% del Nord e il 50,1% del Centro.

Secondo le stime relative al 2011, la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4) che per le donne (84,5), grazie all'influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età. Nel contesto internazionale l'Italia si conferma uno dei paesi più longevi: nel 2010, all'interno dell'Unione europea, soltanto la Svezia continua a mantenere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre in Francia e in Spagna le femmine fanno registrare la vita media più elevata (85,3 anni).

FONTE: ilmessaggero.it

domenica 9 dicembre 2012

L’annuncio di Roberto Maroni: “Alleanza con Giulio Tremonti in Lombardia e alle politiche”. La strana coppia scende in campo aspettando Silvio



Giulio Tremonti candidato premier (anche se è prematuro dirlo) con l’appoggio di Roberto Maroni. Roberto Maroni candidato al Pirellone con l’appoggio di Giulio Tremonti (questo si può dire). L’accordo tra i due è siglato in vista delle politiche. Lo annuncia l’ex ministro dell’Interno nel corso di una conferenza stampa a Milano: “Abbiamo discusso la possibilità di definire un accordo su un tema comune, per usare un eufemismo, siamo molto critici del governo Monti”.
Ed è proprio l’antimontismo il terreno d’incontro della strana coppia, anzi della coppia di ex nemici ai tempi della Lega di Bossi: “Con Roberto Maroni – dice Tremonti in conferenza stampa – abbiamo in comune una grande sfiducia per questo governo Monti”. Lui, Giulio, ha scritto un manifesto programmatico dall’impostazione no-global contro banche, capitalismo finanziario e poteri forti, contro l’agenda straniera che sta affamando il paese. L’altro, Bobo lo ha sottoscritto. L’accordo prevede un’alleanza alle politiche tra la Lega e la lista 3L di Tremonti, con l’obiettivo di superare lo sbarramento dell’otto per cento: “Giulio Tremonti e il suo movimento politico – ha affermato Maroni – hanno l’ambizione di raccogliere consenso in tutte le regioni italiane. Il consenso sarà ampio soprattutto al di fuori delle regioni del Nord. I sindaci rimpiangono Giulio Tremonti”.
Alleanza due per ora. Magari, ha spiegato Maroni, con partiti autonomisti minori come la Lega federalista del Lazio – il governatore del Veneto Tosi verrà nei prossimi giorni – e col movimento di Oscar Giannino. In attesa che Silvio Berlusconi dica qualcosa di definitivo sulla sua candidatura. Anzi, proprio l’annuncio di Maroni alla vigilia di quello che si annuncia come il vertice decisivo a palazzo Grazioli appare come una ulteriore sollecitazione affinché il Cavaliere sciolga la riserva. Proponendosi come interlocutore che non vuole rimanere isolato: “Il Pdl – dice Maroni – adesso è uno, nessuno e centomila. Un’intesa può esserci soltanto sul mio programma che prevede la creazione dell’euroregione del nord e che il 75% delle tasse restino sul territorio”.
Intesa possibile, dunque. E non è un caso che negli ultimi termini Berlusconi ha parlato di Giulio Tremonti come di un “alleato”. Lo ha fatto sin dall’intervista all’HuffPost del 25 settembre. Ecco che Maroni oggi ha incalzato il Pdl sulla linea anti-montiana condivisa dall’ex premier, e si è detto pronto in vista di quell’election day su cui Berlusconi sta sfidando non solo Monti ma anche i vertici del suo partito: “Le elezioni in Lombardia si terranno probabilmente il 10 febbraio; domani si riunisce il consiglio dei Ministri, ma mi dicono che quella sarà la data”. E se quella sarà la data della Lombardia, è il ragionamento, coincide con la data per le politiche.
Per ora il candidato premier è l’ex ministro dell’Economia. Anche se Maroni non lo ha detto, giocando a creare un po’ di suspense: “Tremonti premier? – dice – Ne parliamo…”. La verità è che tutto dipende dalla ri-discesa in campo di Berlusconi. E dalle condizioni con cui verrà rinegoziata un’alleanza. Per ora il paletto fermo riguarda la Lombardia. Dove Maroni ha già iniziato la sua campagna elettorale.
Articolo di Alessandro de Angelis

sabato 8 dicembre 2012

Movimento 3L: torna in campo alla grande Giulio Tremonti

Un itinerario politico è spesso un cammino personale, frutto di un confronto tra sé e la propria identità ed i propri valori e gl'altri, le sitituzioni, insomma la polis. E, s'era capito, specie per chi aveva seguito non tanto l'agone politico, ma, ad esempio la diretta dei dibattiti condotti da Michele Santoro, con la fulmineità del botta e risposta, con l'immediatezza dell'espressione, che già dai tempi di "Annozero", ancora più dagl'ultimi di "Servizio Pubblico", le posizioni di Giulio Tremonti, già quand'ancora era Ministro della Repubblica con il governo Berlusconi, fossero invero poco compatibili con quelle berlusconiane e meno che mai con quelle leghiste.


Proprio in uno degli ultimi dibattiti da Santoro la posizione dell'ex Ministro è diventata quanto mai esplicita: "Bisogna scorporare le banche Casinò dalle banche e garantire la trasparenza ed il controllo delle transazioni finanziarie, altrimenti continueremo a trovarci come in quei videogame dove sconfitto un terribile mostro ne compare subito uno nuovo più terribile ancora e dalla crisi non si riuscirà ad uscire mai." È, espressa con grande capacità di sintesi, di semplificazione e con grande impatto concettuale laposizione che in proposito era sempre stata sostenuta anche dal sottoscritto: si vedano i miei articoli su Dodd Frank act e Basilea 3. Si tratta sostanzialmente di quanto si è tentato negli USA con la Volker Rule, ovvero il ritorno a quanto statuito dallo Glass Steagall act.
È ciò per cui si impegnano ad es. "Occupy Wall Street" e "Viola People". Personalmente rimasi stupito a fronte di questa presa di posizione e lo rimase la maggior parte del pubblico di Michele Santoro. Che queste posizioni non fossero conciliabili con quelle di Berlusconi, più vicine a quelle di Jamie Dimmon, è chiarissimo. Che non fossero compatibili con quelle della Lega era così chiaro allo stesso Tremonti da essere ormai già allora passato al Gruppo Misto. Del resto la citazione - sempre da Santoro - da parte dell'ex Ministro di realtà tratte da una sua recente lettura erano sinonimo di un suo confronto oltre che economico anche intellettuale e politico, ma soprattutto culturale con altri orizzonti: "Non so se o quanti di voi hanno letto "Impero"... ". Si tratta di un ottimo volume di analisi politico-economica, forse il migliore scritto di recente, il cui autore è Antonio Negri.
Se e nella misura in cui il movimento 3L porterà avanti le cose dichiarate da Santoro, avrà anche il mio più pieno sostegno.
FONTE: agoravox.it