Guai col fisco per l'imprenditrice romana Angiola Armellini, figlia del noto costruttore romano Renato Armellini rapito dalla ‘ndrangheta, che è risultata essere proprietaria di 1243 immobili, prevalentemente nella capitale, non denunciati.
Nell'ambito delle indagini dirette dalla procura di Roma e frutto dell'operazione 'Alla Blacks' sono stati contestati alla donna oltre 2 miliardi di euro di violazioni al monitoraggio fiscale e 190 milioni di evasione fiscale. Da quanto emerso dalle indagini, l'imprenditrice, che risiede di fatto in un lussuoso appartamento (attico e superattico) nella centralissima Roma medievale che non era classificato come civile abitazione, ha utilizzato diversi luoghi per nascondersi al fisco: principato di Monaco, Lussemburgo, Svizzera, Nuova Zelanda, Jersey e Bahamas. LA DENUNCIA L'imprenditrice, sul piano penale, è stata denunciata alla procura, insieme ad altre 11 persone, tra i quali spiccano alcuni consulenti, italiani ed esteri, incaricati della gestione contabile e fiscale ed effettivi artefici della creazione del fraudolento gruppo societario estero. A questi ultimi è stata ascritta, insieme all'imprenditrice, anche la fattispecie di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale, essendo emersi compiti, funzioni, direttive specifiche attribuite dall'organizzazione.
Nell'ambito delle indagini dirette dalla procura di Roma e frutto dell'operazione 'Alla Blacks' sono stati contestati alla donna oltre 2 miliardi di euro di violazioni al monitoraggio fiscale e 190 milioni di evasione fiscale. Da quanto emerso dalle indagini, l'imprenditrice, che risiede di fatto in un lussuoso appartamento (attico e superattico) nella centralissima Roma medievale che non era classificato come civile abitazione, ha utilizzato diversi luoghi per nascondersi al fisco: principato di Monaco, Lussemburgo, Svizzera, Nuova Zelanda, Jersey e Bahamas. LA DENUNCIA L'imprenditrice, sul piano penale, è stata denunciata alla procura, insieme ad altre 11 persone, tra i quali spiccano alcuni consulenti, italiani ed esteri, incaricati della gestione contabile e fiscale ed effettivi artefici della creazione del fraudolento gruppo societario estero. A questi ultimi è stata ascritta, insieme all'imprenditrice, anche la fattispecie di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale, essendo emersi compiti, funzioni, direttive specifiche attribuite dall'organizzazione.
GLI IMMOBILI Alla stessa imprenditrice, ad oggi, sono
di fatto riconducibili, ancorché siano stati intestati (sino ad alcune
settimane orsono) a vari soggetti giuridici di diritto estero, ben 1.243
unità immobiliari, tra cui tre alberghi nonché appartamenti e relative
pertinenze, quasi tutti nella Capitale. Dalle indagini, è emerso come
sia sempre stata 'l'amministratore di fatto' di un'articolata struttura
societaria, formalmente riferibile a teste di legno o a una società
fiduciaria in Lussemburgo, ideata negli anni '90 per schermare
l'effettiva disponibilità di ingenti capitali detenuti all'estero, anche
in paesi a fiscalità privilegiata. A tal fine, aveva spostato, solo
formalmente, la propria residenza nel principato di Monaco nel 1999, risultando cittadina monegasca sino al giugno 2010.
LE INDAGINI Le attività investigative sviluppatesi
anche tramite numerose perquisizioni presso le abitazioni di otto
persone fisiche indagate, cinque sedi societarie e tre studi
commercialistici (dando corso, tra l'altro, all'apertura di cassette di
sicurezza presso banche ed all'audizione di numerosi soggetti ritenuti
di interesse ai fini delle indagini), hanno preso in esame le annualità dal
2003 al 2012. È stata dimostrata l'effettiva e costante residenza nella
Capitale dell'imprenditrice. I finanzieri del nucleo di polizia
tributaria hanno inoltre proceduto al disconoscimento degli effetti
scriminanti di 10 scudi fiscali presentati nel 2009, con riferimento al
patrimonio estero posseduto dall'indagata.
EVASIONE FISCALE Al fisco italiano, l'imprenditrice
risultava dichiarare solo i compensi corrisposti in suo favore da alcune
delle società, anch'esse coinvolte nelle indagini, nei confronti delle
quali figurava prestare mere collaborazioni. Conseguentemente, sotto
l'aspetto fiscale, le è stata contestata la mancata dichiarazione di
disponibilità estere in Lussemburgo, nel principato di Monaco ed in
Svizzera, in violazione alle disposizioni sul monitoraggio fiscale, per
un valore complessivo, considerando la somma di tutte le annualità
accertate (dal 2003), per oltre 2 miliardi e 100 milioni di euro. Sono
state eseguite, inoltre, verifiche fiscali sia nei confronti
dell'imprenditrice, quale persona fisica, che di tre holding
lussemburghesi alla medesima riconducibili, constatando,
complessivamente, ai fini delle imposte dirette l'omessa dichiarazione
di ricavi, al lordo dei costi sostenuti, per circa 190 milioni di euro,
oltre ad un'imposta di registro evasa per circa 230 mila euro. Le
attività hanno anche permesso di riscontrare il sistematico, mancato
versamento di Ici e Imu per alcuni milioni di euro, connessi a gran
parte del vasto patrimonio immobiliare, favorito dalla
complessa e poco trasparente struttura societaria cui gli stessi
risultavano formalmente riconducibili. I finanzieri hanno registrato,
nelle ultime settimane, dopo la conclusione delle attività ispettive,
l'avvenuto, spontaneo rimpatrio di 15 società lussemburghesi, a cura
della stessa imprenditrice, tramite i propri consulenti.
FONTE: leggo.it