venerdì 27 febbraio 2015

Riconoscimento Palestina, Camera approva due mozioni contrastanti. Israele plaude

Riconoscimento Palestina, Camera approva due mozioni contrastanti. Israele plaude

Proposte differenti, l'aula le vota entrambe. Una, più esplicita, è del Pd. L'altra è di Ap-Ncd più Sc che subordina la questione all'intesa politica tra Al-Fatah e Hamas. Governo dice sì a tutte e due, sinistra dem si arrabbia

Alla fine l'aula di Montecitorio dice sì a entrambe ma scatena il caos politico. Sul riconoscimento della Palestina, la Camera dei deputati è riuscita ad approvare sia la mozione del Pd sia quella dei centristi di Area popolare più Scelta civica. Due proposte su cui anche il governo si è espresso indistintamente a favore ma che hanno scatenato la reazione della minoranza dem con Stefano Fassina che ha definito "ridicolo" il placet fornito a due documenti "in contrapposizione" (il partito, peraltro, è già sconquassato dallo scontro finale interno sulla riunione convocata dal premier al Nazareno).

I numeri, però, parlano chiaro: 300 voti favorevoli e 45 contrari al testo presentato dal Pd per il riconoscimento della Palestina. Approvato, con 237 voti favorevoli e 84 contrari, anche quello stilato da Ncd. Un esito che farà esultare l'ambasciata israeliana a Roma che subito dirama la nota: "Accogliamo positivamente la scelta del parlamento italiano di non riconoscere lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele e i palestinesi, sulla base del principio dei due Stati, come giusta via per conseguire la pace".

Nel merito dei contenuti: la proposta di Area popolare non prevede espressamente il riconoscimento diretto  della Palestina ma lo subordina a un primo passaggio. Impegna, infatti, il governo "a promuovere il raggiungimento di un'intesa politica tra il gruppo islamico Hamas e il suo antagonista laico Al-Fatah che, attraverso il riconoscimento dello stato d'Israele e l'abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese".

La mozione del Pd è invece più esplicita sulla strada del riconoscimento dello Stato palestinese. Il testo presentato dai dem impegna il governo "a continuare a sostenere in ogni sede l'obiettivo della Costituzione di uno Stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo stato d'Israele, sulla base del reciproco riconoscimento e con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo".

C'è quindi l'impegno per il governo a "promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele". Su questa posizione sarebbe pronta a convergere anche la sinistra di Sel.

"C'è il diritto dei palestinesi - ha detto stamani il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni a Montecitorio - a un loro Stato e il diritto dello Stato di Israele a vivere in sicurezza di fronte a chi per statuto vorrebbe cancellarne esistenza. In questo quadro il governo valuta favorevolmente l'impulso parlamentare a promuovere il riconoscimento di uno Stato palestinese e a fare tutti gli sforzi per riprendere il negoziato tra le parti". Le sue parole sono state accolte dall'applauso dell'emiciclo.

A seguire, il governo ha reso parere favorevole sia alla mozione del Pd sia a quella di Ap-Sc. Lo ha annunciato il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, rendendo parere contrario su tutti gli altri testi: per le opposizioni, c'è la mozione del M5s che contiene una parte dispositiva fortemente critica con Israele. Sul fronte opposto c'è la Lega che chiede al governo di "non assecondare né agevolare i tentativi unilaterali dell'Autorità nazionale palestinese tesi ad ottenere il riconoscimento internazionale".

Dalla minoranza dem, però, è Stefano Fassina a non gradire: "Se il governo ha dato parere favorevole alla mozione di Ncd sulla Palestina - dice - è ridicolo. Quel testo è il contrario della nostra mozione perché non prevede il riconoscimento dello Stato. Io la mozione di Ncd non la voto e non la votano neppure molti parlamentari del Pd."

La scorsa settimana le divergenze in seno alle forze politiche restituivano una frammentazione diversa: Sel e la socialista Pia Locatelli avevano presentato due mozioni che impegnavano il governo a riconoscere subito lo Stato della Palestina. Il testo della Locatelli era stato sottoscritto anche da 32 deputati del Partito democratico, che aveva rischiato così di spaccarsi. Stamani, invece, la Locatelli ha annunciato il ritiro della propria mozione parlamentare "a fronte di una mozione larga di consensi", presentata dal gruppo Pd.

Ieri c'era stato un continuo evolvere della trattativa con il dem Enzo Amendola alla ricerca di un testo su cui far convergere innanzitutto la maggioranza. Col capogruppo Roberto Speranza era stata redatta una nuova versione analoga alla mozione approvata ad ampia maggioranza dal parlamento europeo il 17 dicembre scorso, che impegna il governo a "promuovere" il riconoscimento della Palestina "di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare". Ma la maggioranza si è comunque divisa.

domenica 1 febbraio 2015

Campidoglio, gli 11 «irriducibili» dei rimborsi “d’oro”

Il Comune continua a pagare i consiglieri per il lavoro privato. Il capogruppo Panecaldo «È ora di finirla» Da Valentina Grippo (Pd) a Imma Battaglia (Sel), fino a Roberto Cantiani (Ncd) assunto nel bar di famiglia

ROMA - Valentina Grippo, Pd, a luglio 2014 è costata all’amministrazione seimila euro, e il livello del suo «stipendio privato» si mantiene costante, ora cinque ora seimila euro; Roberto Cantiani, Ncd, lavora al bar di famiglia, in Prati, «regolarmente a busta paga dal 2002»; Cosimo Dinoi, Cantiere Italia, per il suo lavoro privato fin quando è stato alla «Adl gestioni manageriali» è costato alla città 1.900-2.900 euro al mese: poi, a ottobre 2014, con la «EcoNike srl» il rimborso è arrivato a 4.304 euro.

L’articolo

Sia chiaro, è tutto a norma di legge: l’articolo 80 del Testo unico enti locali, infatti, prevede che il datore di lavoro del consigliere possa chiedere all’amministrazione il rimborso dello stipendio pagato al lavoratore-consigliere comunale. Si chiamavano «rimborsi d’oro», una volta: perché una decina d’anni fa quando il Corriere raccontò la diffusione del fenomeno, dalle amministrazioni comunali fino alle comunità montane, alcuni consiglieri provinciali una volta eletti s’erano fatti assumere da amici e parenti (la Procura aprì un’inchiesta e rinviò a giudizio oltre 40 persone, tra politici e imprenditori); anche al Comune i casi non sono mancati, con Alemanno sindaco i consiglieri «rimborsati» erano 19: tra i casi più noti quello di Giorgio Ciardi (Pdl), delegato alla Sicurezza, che dopo l’ elezione fu assunto dalla società amministrata dal fratello di Samuele Piccolo, allora vicepresidente Pdl dell’Aula. Adesso i consiglieri rimborsati sono 11. I dati (decreto Monti sulla trasparenza) si trovano sul sito del Comune: informazioni relative al 2014.

Ecco l’elenco

Erica Battaglia, Pd, al «Consorzio sociale Coin» è costata alla città 2.500 euro per gennaio e febbraio, 918 euro a marzo, 3.200 euro da aprile a giugno; Imma Battaglia di Sel, invece, con «Meware srl»: rimborsi per 27 mila euro per «ottobre, novembre e dicembre» 2013, 18 mila da gennaio a marzo, 10 mila da luglio a settembre; Roberto Cantiani alla «Cantiani srl»: 8.235 euro da gennaio a giugno 2014, «assunto dal 2002»; Massimo Caprari, Centro democratico: 6.500 a luglio, 3.100 ad agosto, 7.497 a settembre; Svetlana Celli: 2.010 euro tra luglio e ottobre; nell’elenco c’è Alessandro Cochi, non più consigliere; Orlando Corsetti, Pd: 20 mila euro da luglio a dicembre 2013; Cosimo Dinoi, 4000 euro a ottobre; Luca Giansanti, Lista Civica, da febbraio a giugno «costa» tra i 2.400 ai 2.700 euro, a luglio 4.456,48 euro; di Valentina Grippo il dato più recente è giugno 2014: 5.020 euro; Franco Marino, Lista civica e dipendente Unicredit: 8.859 euro per gennaio, febbraio e marzo e 14.255 per aprile, maggio e giugno; Gianni Paris, Pd, 7.500 da gennaio a marzo e ottomila da aprile a giugno; Ilaria Piccolo 6.345 euro da giugno ad agosto. «Sarebbe ora di passare all’indennità come previsto dal decreto Roma Capitale - dice il portavoce della maggioranza, Fabrizio Panecaldo, Pd - ciò permetterebbe all’amministrazione di risparmiare e al consigliere di chiedere l’aspettativa dal lavoro privato». 

FONTE: Alessandro Capponi (corriere.it)