Si è concluso con un nulla di fatto il tavolo convocato questo pomeriggio al circolo nautico La rosa dei venti, al Borghetto dei pescatori di Ostia, per affrontare il tema dell’insabbiamento del canale. Tutto è stato rinviato alla fine del mese. Negativi, sembra, i risultati dei test effettuati sui campioni dell’acqua prelevati dalla Asl RmD ed analizzati all’università di Tor Vergata.
Costernato Franco D’Arienzo, presidente della cooperativa pesca San Nicola, che commenta: “E’ una cosa assurda. E’ pazzesco”. Sconcertati anche i diportisti che hanno le proprie imbarcazioni ferme e bloccate nel canale ormai da un mese e mezzo. La situazione è poi precipitata 23 giorni fa, ossia da quando sul fondale, sparita l’acqua, si può tranquillamente passeggiare.
La rena ha infatti sostituito l’acqua. Non si può neanche più parlare di fondale basso: la verità è che il canale può essere attraversato a piedi senza bagnarseli. Fondale azzerato. In alcuni punti l’acqua arriva al massimo a 5 centimetri. La draga è ancora rotta, tirata in secca da un pezzo, in attesa del fantomatico pezzo di ricambio che dovrebbe arrivare dalla ditta con sede in Lombardia.
E i primi a fare le spese dell’insabbiamento del canale sono i pescatori che da un mese a questa parte, benché la situazione sia precipitata negli ultimi venti giorni, non possono più uscire in mare aperto per pescare. Nonostante questo sia il periodo più adatto alla pesca. Il mese capace di ripagare gli operatori ittici di tanta fatica e impegno. Il mese proficuo per guadagnare qualche soldo.
Ed invece le barche e i pescherecci non possono uscire: si incagliano. Impossibile navigare il canale. Franco D’Arienzo, presidente della Cooperativa pesca San Nicola, è disperato. Qualche speranza in questo incontro l’aveva riposta. E’ vero che è arrivato l’esito negativo da parte dell’università di Tor Vergata sull’inquinamento dell’acqua (si tratterebbe della terza analisi effettuata, ndr) ma i problemi restano. E sono tanti.
All’incontro erano presenti l’ingegner Papalini, responsabile dell’ufficio tecnico del municipio XIII, l’ingegner Pagnanelli, responsabile del canale, l’assessore municipale ai lavori pubblici, Olive, la Capitaneria di porto, i pescatori e i diportisti.
Il presidente della cooperativa pesca è chiaramente deluso dalla politica. E usa toni coloriti. “Hanno detto che faranno un “grande” dragaggio il mese prossimo”, afferma. “Vorrei capire che cosa intendono poi per “grande”. Io avevo proposto di fare un’apertura del canale per permettere di continuare a lavorare ma non ne hanno voluto sapere. Il risultato? Le attività sportive ferme. Altrettanto quelle commerciali perché nessuno viene a comperare il pesce. Poi ci sono i diportisti che magari, con grande sacrificio, hanno comperato un’imbarcazione per trascorrere dieci giorni di ferie con la famiglia e invece sono costretti a rinunciare”.
Insomma, per usare le parole di Franco D’Arienzo è “assurdo” e “pazzesco”. Fermi anche i sei rimessaggi del canale. E’ la paralisi completa. E all’orizzonte non si profilerebbero soluzioni immediate.
Ormai da settimane un centinaio tra pescatori, vongolari e tellinari del borgo, proprietari di barche più leggere, si sono spostati a Fiumicino per poter continuare a lavorare. Lui, invece, che ha un’imbarcazione più pesante, insieme a due colleghi, non può fare nulla. In più, il motore del peschereccio di D’Arienzo, a causa della sabbia che è entrata nella turbina, si è spaccato. Disagi e costi aggiuntivi, ovviamente. E l’attesa del rientro del meccanico per la riparazione. Una “faccenda” che fa slittare il tutto a settembre.
Il pescatore era andato via qualche giorno perché “non ce la faccio più a sopportare tutto questo: mai in 65 anni si era giunti ad un disastro tale!”. “L’anno scorso qualche fondo fu impiegato per il dragaggio d’emergenza ma quest’anno nulla. Il municipio XIII”, prosegue, “non è intervenuto costringendo allo stop”. D’Arienzo ha avanzato anche l’ipotesi della chiusura finché la situazione non sarà tornata alla normalità.