Lo spaccio gestito dal clan dei Sandokan
Un ponte della droga tra Scampia e Tor Bella Monaca: è uno degli affari camorristici del clan dei "Sandokan" nella Capitale, ottenuto grazie al permesso - secondo gli investigatori - di «una più alta organizzazione criminale che controlla il territorio romano».
È quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza che ha arrestato nella Capitale dieci persone in una operazione antidroga coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. A collaborare alle rotte del traffico era il clan camorrista Schiavone - Noviello e altri pregiudicati collegati alle cosche calabresi, sfruttando le potenzialità offerte dal mercato di cocaina e hashish sulla piazza romana.
L'asse criminale Napoli-Roma è stato scoperto dopo mesi di intercettazioni telefoniche e pedinamenti, anche in zone ad altissima densità criminale come Tor Bella Monaca e il quartiere Laurentino a Roma e Scampia a Napoli. Le Fiamme Gialle del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo Polizia Tributaria di Roma hanno appurato l'esistenza di due gruppi criminali «agguerriti», i cui capi erano il laziale Romano Micconi, di 45 anni, e il campano Gennaro Magrì, di 39 anni, che viveva a Roma ed era in libertà vigilata.
Secondo le indagini, Magrì invece era inserito negli ambienti camorristici del clan degli Schiavone e aveva il permesso per il rifornimento di grosse quantità di droga dal mercato di Secondigliano, in provincia di Napoli, attraverso l'intermediazione Franco e Raffaele Cangiano, padre e figlio, e l'ausilio logistico dei fidati Emanuele Pietrasanta e Mariano Brischetto. Questi ultimi due avevano il compito di trasportare la droga da Napoli a Roma, scortati da Armando De Rosa, il quale riscuoteva da Magrì gli incassi dello stupefacente ceduto.
Micconi, arrestato lo scorso novembre per una rapina in una banca del pescarese, aveva diversi referenti sul litorale pontino. E per i suoi affari non si avvaleva solo della conoscenza del camorrista Noviello, ma anche di alcune cosche 'ndranghetiste dei Gallace e dei Novella. Una parte dello stupefacente era destinato all'Abruzzo, grazie ad un referente.
È quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza che ha arrestato nella Capitale dieci persone in una operazione antidroga coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. A collaborare alle rotte del traffico era il clan camorrista Schiavone - Noviello e altri pregiudicati collegati alle cosche calabresi, sfruttando le potenzialità offerte dal mercato di cocaina e hashish sulla piazza romana.
L'asse criminale Napoli-Roma è stato scoperto dopo mesi di intercettazioni telefoniche e pedinamenti, anche in zone ad altissima densità criminale come Tor Bella Monaca e il quartiere Laurentino a Roma e Scampia a Napoli. Le Fiamme Gialle del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo Polizia Tributaria di Roma hanno appurato l'esistenza di due gruppi criminali «agguerriti», i cui capi erano il laziale Romano Micconi, di 45 anni, e il campano Gennaro Magrì, di 39 anni, che viveva a Roma ed era in libertà vigilata.
Secondo le indagini, Magrì invece era inserito negli ambienti camorristici del clan degli Schiavone e aveva il permesso per il rifornimento di grosse quantità di droga dal mercato di Secondigliano, in provincia di Napoli, attraverso l'intermediazione Franco e Raffaele Cangiano, padre e figlio, e l'ausilio logistico dei fidati Emanuele Pietrasanta e Mariano Brischetto. Questi ultimi due avevano il compito di trasportare la droga da Napoli a Roma, scortati da Armando De Rosa, il quale riscuoteva da Magrì gli incassi dello stupefacente ceduto.
Micconi, arrestato lo scorso novembre per una rapina in una banca del pescarese, aveva diversi referenti sul litorale pontino. E per i suoi affari non si avvaleva solo della conoscenza del camorrista Noviello, ma anche di alcune cosche 'ndranghetiste dei Gallace e dei Novella. Una parte dello stupefacente era destinato all'Abruzzo, grazie ad un referente.
FONTE: ilmessaggero.it
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