E il maltempo di inizio anno fa prevedere un'estate torrida come accaduto nel 2010
La prima parte della primavera è compromessa e la situazione ci porterà in prospettiva conseguenze poco gradevoli». Le valutazioni di Massimiliano Pasqui dell'Istituto di biometeorologia del Cnr spiegano con poca soddisfazione il clima pasquale quasi invernale che ha ostacolato o impedito le prime uscite di stagione. La colpa è sempre del riscaldamento della stratosfera capace di alterare il vortice polare ancora dalla metà di gennaio. Questo favorisce l'arrivo delle perturbazioni dall'Atlantico settentrionale sino a latitudini più meridionali rispetto alla consuetudine.
Quando l'anomalia del vortice polare si manifesta si esaurisce nell'arco di 60-70 giorni. Purtroppo in questa circostanza il recupero risulta molto più lento e quindi ancora per una decina di giorni avremo un tempo piovoso. «Ci sarà qualche breve intervallo di un giorno o due - nota Pasqui - ma le precipitazioni torneranno in fretta e già la fine della settimana si preannuncia con l'ombrello». Così le statistiche dei primi tre mesi dell'anno sono infauste nelle loro cifre perché essendo stati febbraio e marzo molto bagnati la quantità di pioggia caduta è stata circa del 30 per cento superiore alla norma. «Comunque - nota Pasqui - dopo questa fase iniziale ormai irrecuperabile, poi la primavera dovrebbe sbocciare in maniera vigorosa».
Se una nota può consolarci per mitigare l'abbondante umidità in cui siamo e continuiamo ad essere immersi, le temperature non sono state molto basse nella prima parte dell'anno a parte qualche temporanea infiltrazione di aria fredda che, ad esempio nella seconda metà febbraio, ha portato la neve anche nel Sud Europa arrivando fino all'estremo della Penisola Iberica toccando persino il Nord Africa.
Per il termometro, comunque, l'arco alpino ha agito da efficace barriera sul nostro territorio mentre per il resto dell'Europa il freddo continua a farsi sentire. E in queste regioni, oltre le abbondanti nevicate, le temperature degli ultimi mesi sono al di sotto di 4-5 gradi rispetto alla media del periodo.
La deformazione del vortice polare l'anno scorso era stata molto lieve, quasi ininfluente regalandoci un mese di marzo secco e caldo. Per fortuna il seguente aprile riequilibrò la siccità iniziale con abbondanti piogge. Ma per trovare il parallelo ad una condizione simile all'attuale bisogna risalire a tre anni fa, al 2010, pur con il livello di precipitazioni leggermente inferiore. «Anche allora il vortice causò vistose anomalie però con alcune caratteristiche diverse - nota il meteorologo del Cnr -. A febbraio era nevicato a Roma e le correnti di aria fredda e polare arrivavano allora dall'area orientale. Nei risultati comunque c'è una netta similitudine».
Dunque il vortice polare non è risanato, il maltempo imperverserà presumibilmente quasi per un paio di settimane e poi c'è una promessa di vera primavera.
Ma oltre le incertezze è lecito chiedersi se queste anomalie non possano avere un impatto altrettanto negativo su tempi più lunghi. «In effetti ci sono studi interessanti riguardanti proprio il 2010 che offrono indicazioni poco rassicuranti. Quel periodo - spiega Pasqui - emerge come l'annata più calda d'Europa dell'ultimo decennio. Se il 2003 colpì con la sua calura da record l'Italia e la Francia in particolare come ricordiamo tutti direttamente per i guai subiti, l'estate 2010 scatenò siccità e incendi soprattutto nella Russia europea».
Il maltempo dei primi mesi di tre anni fa che fece cadere molta neve verso gli Urali e soffiò ondate polari verso Est - secondo le analisi dei ricercatori - generarono una ripercussione negativa e contraria nella stagione estiva che risultò appunto più calda della norma. «Il persistente iniziale maltempo dell'anno sembra in grado - conclude Massimiliano Pasqui - di rafforzare l'anticiclone Atlantico producendo un rialzo più consistente delle temperature nei mesi successivi».
In attesa di vedere se la prossima estate si presenterà surriscaldata come la meteorologia sembra promettere speriamo intanto di rivedere presto la primavera.
Quando l'anomalia del vortice polare si manifesta si esaurisce nell'arco di 60-70 giorni. Purtroppo in questa circostanza il recupero risulta molto più lento e quindi ancora per una decina di giorni avremo un tempo piovoso. «Ci sarà qualche breve intervallo di un giorno o due - nota Pasqui - ma le precipitazioni torneranno in fretta e già la fine della settimana si preannuncia con l'ombrello». Così le statistiche dei primi tre mesi dell'anno sono infauste nelle loro cifre perché essendo stati febbraio e marzo molto bagnati la quantità di pioggia caduta è stata circa del 30 per cento superiore alla norma. «Comunque - nota Pasqui - dopo questa fase iniziale ormai irrecuperabile, poi la primavera dovrebbe sbocciare in maniera vigorosa».
Se una nota può consolarci per mitigare l'abbondante umidità in cui siamo e continuiamo ad essere immersi, le temperature non sono state molto basse nella prima parte dell'anno a parte qualche temporanea infiltrazione di aria fredda che, ad esempio nella seconda metà febbraio, ha portato la neve anche nel Sud Europa arrivando fino all'estremo della Penisola Iberica toccando persino il Nord Africa.
Per il termometro, comunque, l'arco alpino ha agito da efficace barriera sul nostro territorio mentre per il resto dell'Europa il freddo continua a farsi sentire. E in queste regioni, oltre le abbondanti nevicate, le temperature degli ultimi mesi sono al di sotto di 4-5 gradi rispetto alla media del periodo.
La deformazione del vortice polare l'anno scorso era stata molto lieve, quasi ininfluente regalandoci un mese di marzo secco e caldo. Per fortuna il seguente aprile riequilibrò la siccità iniziale con abbondanti piogge. Ma per trovare il parallelo ad una condizione simile all'attuale bisogna risalire a tre anni fa, al 2010, pur con il livello di precipitazioni leggermente inferiore. «Anche allora il vortice causò vistose anomalie però con alcune caratteristiche diverse - nota il meteorologo del Cnr -. A febbraio era nevicato a Roma e le correnti di aria fredda e polare arrivavano allora dall'area orientale. Nei risultati comunque c'è una netta similitudine».
Dunque il vortice polare non è risanato, il maltempo imperverserà presumibilmente quasi per un paio di settimane e poi c'è una promessa di vera primavera.
Ma oltre le incertezze è lecito chiedersi se queste anomalie non possano avere un impatto altrettanto negativo su tempi più lunghi. «In effetti ci sono studi interessanti riguardanti proprio il 2010 che offrono indicazioni poco rassicuranti. Quel periodo - spiega Pasqui - emerge come l'annata più calda d'Europa dell'ultimo decennio. Se il 2003 colpì con la sua calura da record l'Italia e la Francia in particolare come ricordiamo tutti direttamente per i guai subiti, l'estate 2010 scatenò siccità e incendi soprattutto nella Russia europea».
Il maltempo dei primi mesi di tre anni fa che fece cadere molta neve verso gli Urali e soffiò ondate polari verso Est - secondo le analisi dei ricercatori - generarono una ripercussione negativa e contraria nella stagione estiva che risultò appunto più calda della norma. «Il persistente iniziale maltempo dell'anno sembra in grado - conclude Massimiliano Pasqui - di rafforzare l'anticiclone Atlantico producendo un rialzo più consistente delle temperature nei mesi successivi».
In attesa di vedere se la prossima estate si presenterà surriscaldata come la meteorologia sembra promettere speriamo intanto di rivedere presto la primavera.
Nessun commento:
Posta un commento