Edward Snowden al “Guardian”: «Conosco i segreti della comunità di intelligence, potrei decretare la chiusura di Prism in un solo pomeriggio»
Mi chiamo Edward Snowden, ho 29 anni, ho lavorato per Booz Allen Hamilton come analista infrastrutturale per la Nsa alle Hawaii e non mi nasconderò”. Inizia così il video di 12 minuti e 35 secondi nel quale Edward Snowden racconta a Glenn Greenwald del “Guardian” la scelta di rivelare l’esistenza di “Prism”, aggiungendo dettagli destinati a innescare a far sobbalzare Washington: “La Nsa osserva tutti i cittadini, rischiamo di diventare una dittatura, sono abusi inaccettabili”. E a chi dovesse immaginare ritorsioni contro di lui manda a dire: “Conosco i segreti della comunità di intelligence, potrei decretare la chiusura di Prism in un solo pomeriggio”.
Il video girato il 6 giugno dalla regista Laura Poitras si apre con un’immagine della baia di Hong Kong per poi continuare con un’inquadratura fissa sul primo piano di Snowden. Camicia scura aperta, occhiali leggere e barba poco curata, Snowden parla con alle spalle uno specchio e una finestra coperta da tende bianche. “Sono stato ingegnere di sistemi, consigliere per la Cia e ufficiale per le telecomunicazioni” esordisce, spiegando così la scelta di rivelare l’esistenza dell’imponente sistema di sorveglianza elettronico della National Security Agency: “Quando si hanno incarichi come quelli che ho ricoperto si è esposti a molte più informazioni rispetto alla media dei dipendenti, si vedono cose che disturbano e quando le si vedono tutti i giorni ci si rende conto che si tratta di abusi e, con il passare del tempo, si sente l’obbligo di parlarne perché queste cose devono essere decise dal pubblico e non dal governo”. “Il pubblico ha diritto ad una spiegazione su quanto sta avvenendo - aggiunge - e sono pronto a sostenerlo in qualsiasi sede, non sto cambiando i fatti, li descrivo per come sono, sta poi al pubblico decidere in proposito”.
Sul funzionamento di Prism, spiega che “Nsa e la comunità di intelligence cercano informazioni ovunque possibile” ma “mentre in passato avveniva solo all’estero adesso si ripete sempre di più anche all’interno degli Stati Uniti”. In particolare “la Nsa controlla ogni individuo perché raccoglie le informazioni su tutti e le immagazzina per un certo periodo di tempo perché è il modo più semplice per raggiungere i propri fini” ovvero svolgere delle indagini in presenza di sospette minacce. “Ogni analista di alto livello, come ero io, in ogni momento può mettere chiunque sotto controllo ovunque - sottolinea parlando all’intervistatore - e dunque potevo mettere sotto sorveglianza lei, il suo commercialista, un giudice federale e perfino il presidente degli Stati Uniti”. Snowden non cela le difficoltà che lo aspettano, si dice sicuro “che non tornerò mai a casa”, fa sapere che “forse chiederò asilo all’Islanda” e ritiene che “cercheranno di catturarmi con una rendition, direttamente o attraverso un altro Paese” riferendosi con sarcasmo “all’ufficio della Cia che abbiamo qui nel consolato di Hong Kong e che immagino nelle prossime settimane avrà molto da fare”
. “Questi pericoli mi accompagneranno per il resto della vita, non può essere altrimenti dopo aver sfidato il più potente servizio di intelligence del mondo, se mi vogliono prendere prima o poi ci riusciranno ma è un prezzo che accetto di pagare perché ho scelto di vivere liberamente, stando a posto con la coscienza”. Ciò che lo preoccupa è l’”esistenza di un’architettura di oppressione destinata a diventare sempre peggio” e dunque aver contribuito a divulgarla è una maniera per rimettere le sorti dell’America “nella mani dei cittadini”. Il motivo della pericolosità di Prism è che “anche se non hai fatto nulla di male vieni osservato e registrato, ogni anno la capacità di immagazzinare dati aumenta di molto fino al punto che basta una chiamata ad un numero errato per consentire all’intelligence di scavare nel tuo passato ed esaminare ogni decisione che tu hai fatto, identificare ogni amico con cui hai parlato”. Nella parte finale dell’intervista Snowden spiega la decisione di rifugiarsi a Hong Kong: “La Cina non è un nemico degli Stati Uniti, non siamo in guerra, siamo piuttosto i migliori partner commerciali l’uno dell’altro, e in particolare Hong Kong ha una grande tradizione di protezione della libertà di parola, qui gli abitanti scendono in pazza per farsi sentire e Internet è senza filtri come altrove in Occidente, e il governo è indipendente dalla Cina, dove invece esistono limitazioni alla libertà di espressione”. Snowden rimanda al mittente il sospetto di aver disertato a favore di una nazione avversaria degli Stati Uniti: “Chiunque con le competenze tecniche che avevo poteva vedere dei segreti sul mercato o passarli alla Russia, che tiene sempre una porta aperta proprio come facciamo noi, avevo accesso all’intero organigramma della Nsa, della comunità di intelligence e degli informatori segreti nel mondo, avevo l’elenco delle nostre stazioni segrete con i relativi incarichi, se avessi voluto davvero nuocere agli Stati Uniti avrei potuto decretare la fine del sistema di sorveglianza in un pomeriggio ma non era questa la mia intenzione”.
“Vivevo da privilegiato, in un posto meraviglioso come le Hawaii, guadagnando tonnellate di denaro, cosa mi ha spinto a lasciare tutto questo? La risposta è il timore che dopo tali rivelazioni non sarebbe cambiato nulla, che nessuno si sarebbe battuto per cambiare la situazione”. L’unica cosa che a suo avviso può modificare il sistema di sorveglianza Prism sono “le politiche che lo governano” perché “neanche gli accordi con altri Stati sono altrettanto efficaci” e senza un intervento dei cittadini “rischiamo di diventare una tirannia”.
FONTE: Maurizio Molinari (lastampa.it)