I miliziani sunniti continuano l'offensiva e dominano il confine iracheno-siriano sul quale riescono a spostarsi con facilità anche con armi e attrezzature pesanti. La polizia: "Le città si sono arrese". A Bagdad circa 20 mila uomini, molti dei quali in tenuta da combattimento, hanno marciato armati di fucili, mitragliatrici, lanciarazzi e missili. Sfilate anche ad Amarah e Basra
Gli uomini dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante hanno conquistato la città di Rawa, lungo il fiume Eufrate, a cira 275 chilometri a nordovest di Bagdad. Il sindaco, Hussein AIi al-Aujail ha detto che l'esercito locale e le forze di polizia non sono intervenute. I miliziani hanno preso il controllo della città e "hanno saccheggiato gli uffici governativi" ha raccontato il sindaco. L'offensiva per arrivare a prendere Bagdad, si dirama su più città della provincia di Anbar. I jihadisti sono migliaia e hanno armi pesanti. Ieri hanno piegato al-Qaim, al confine siriano, oggi Rawa, Mosul era già nelle loro mani. Fallujah e in parte Ramadi sono sotto controllo dei sunniti già da gennaio.
Al-Qaim, circa 320 chilometri a ovest di Bagdad, è caduta venerdì. Lo ha confermato il portavoce militare Qassim al-Moussawi raccontando una giornata di scontri in cui hanno perso la vita circa 34 soldati. I militanti sunniti controllano buona parte del confine iracheno-siriano e riescono a spostarsi con facilità, ma valichi come quello di al-Qaim, permettono più facili movimenti di armi e attrezzature pesanti.
Al-Qaim, circa 320 chilometri a ovest di Bagdad, è caduta venerdì. Lo ha confermato il portavoce militare Qassim al-Moussawi raccontando una giornata di scontri in cui hanno perso la vita circa 34 soldati. I militanti sunniti controllano buona parte del confine iracheno-siriano e riescono a spostarsi con facilità, ma valichi come quello di al-Qaim, permettono più facili movimenti di armi e attrezzature pesanti.
Bagdad tenta di riorganizzarsi, circa 20mila uomini dell'esercito governativo e volontari, molti dei quali in tenuta da combattimento, hanno marciato armati di fucili, mitragliatrici, lanciarazzi e missili. Sfilate simili hanno avuto luogo nelle città meridionali di Amarah e Basra. Sono organizzate dai seguaci dello sciita Muqtada al-Sadr, lo stesso che guidò una potente milizia contro le truppe statunitensi e fu incolpato delle uccisioni di massa di civili sunniti durante il bagno di sangue settario che ha raggiunto un picco nel 2006 e 2007. Quella di oggi è la peggiore crisi interna da quando le truppe Usa si sono ritirate dal paese alla fine del 2011.
I volontari sciiti. Sono oltre 2,5 milioni i volontari sciiti che in tutto l'Iraq si sarebbero mobilitati e avrebbero preso le armi per sostenere l'Esercito nella battaglia contro i jihadisti sunniti. E' quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dal governo iracheno, come riporta l'agenzia di stampa Dpa. Al-Maliki ha promesso ai volontari che prenderanno le armi una paga da 750mila dinari (circa 480 euro) al mese e 500mila dinari ai volontari non combattenti. Per tutti, secondo le promesse, un bonus da 125mila dinari da spendere per l'acquisto di cibo.
L'Ayatollah Ali al-Sistani, la voce più rispettata dalla maggioranza sciita dell'Iraq, ha fatto appello affinché si riesca a formare "un governo efficace che abbia un ampio sostegno nazionale" e che eviti "gli errori del passato". Molto ascoltato dalla maggioranza di sciiti in Iraq, solo al-Sistani potrebbe convincere Nuri al-Maliki a dimettersi. Al-Sistani, 86 anni, vive nella città santa sciita di Najaf, a sud di Bagdad, raramente esce da casa, una costruzione modesta, e non rilascia interviste. La sua chiamata alle armi la scorsa settimana ha spinto migliaia di sciiti a combattere contro i militanti sunniti.
I volontari sciiti. Sono oltre 2,5 milioni i volontari sciiti che in tutto l'Iraq si sarebbero mobilitati e avrebbero preso le armi per sostenere l'Esercito nella battaglia contro i jihadisti sunniti. E' quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dal governo iracheno, come riporta l'agenzia di stampa Dpa. Al-Maliki ha promesso ai volontari che prenderanno le armi una paga da 750mila dinari (circa 480 euro) al mese e 500mila dinari ai volontari non combattenti. Per tutti, secondo le promesse, un bonus da 125mila dinari da spendere per l'acquisto di cibo.
L'Ayatollah Ali al-Sistani, la voce più rispettata dalla maggioranza sciita dell'Iraq, ha fatto appello affinché si riesca a formare "un governo efficace che abbia un ampio sostegno nazionale" e che eviti "gli errori del passato". Molto ascoltato dalla maggioranza di sciiti in Iraq, solo al-Sistani potrebbe convincere Nuri al-Maliki a dimettersi. Al-Sistani, 86 anni, vive nella città santa sciita di Najaf, a sud di Bagdad, raramente esce da casa, una costruzione modesta, e non rilascia interviste. La sua chiamata alle armi la scorsa settimana ha spinto migliaia di sciiti a combattere contro i militanti sunniti.
La posizione degli Stati Uniti. "Solo un leader in grado di governare e creare una coalizione potrebbe portare davvero il popolo iracheno a superare questa crisi", ha detto Obama giovedì scorso. E ha lanciato una nuova critica pesante al presidente Nouri al-Maliki: "Non c'è soluzione militare in Iraq, di certo non guidata dagli Usa, ma solo un processo politico inclusivo può portare a uno scioglimento della crisi". Anche se "non è il nostro lavoro scegliere i leader iracheni", ci vogliono "leader politici" in grado di garantire un processo inclusivo. "Non è un segreto che ora c'è una divisione profonda tra sunniti, sciiti e kurdi".
Il presidente americano ha confermato di essere pronto "a inviare circa 300 consiglieri militari per aiutare gli iracheni a combattere i terroristi. I soldati americani non torneranno in Iraq". Obama ha confermato che non ci sarà un nuovo impegno diretto delle forze armate americane nell'Iraq devastato dall'avanzata dei miliziani filo al Qaeda dell'Isis: "La risposta migliore alla minaccia dell'Isis è dare la possibilità alle forze locali di rispondere. I leader iracheni devono superare le divisioni e rispondere con un processo politico e non con la violenza alle minacce". Aerei statunitensi senza pilota sorvolano l'Iraq 24 ore al giorno.
Il presidente americano ha confermato di essere pronto "a inviare circa 300 consiglieri militari per aiutare gli iracheni a combattere i terroristi. I soldati americani non torneranno in Iraq". Obama ha confermato che non ci sarà un nuovo impegno diretto delle forze armate americane nell'Iraq devastato dall'avanzata dei miliziani filo al Qaeda dell'Isis: "La risposta migliore alla minaccia dell'Isis è dare la possibilità alle forze locali di rispondere. I leader iracheni devono superare le divisioni e rispondere con un processo politico e non con la violenza alle minacce". Aerei statunitensi senza pilota sorvolano l'Iraq 24 ore al giorno.
FONTE: repubblica.it
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