Il progetto italiano è l’unico ad aver introdotto anche il sistema di lettura e controllo delle impronte digitali. Verrà esteso agli altri scali del Paese entro il 2016
Uno scanner per il passaporto e un doppio controllo biometrico: riconoscimento facciale e impronte digitali. Alla dogana, in aeroporto, tra qualche anno si passerà così. A Roma lo si può già fare da qualche mese: al terminal 3 di Fiumicino è in fase di test da fine luglio l’e-gate, il controllo di frontiera automatizzato. La prima fase di prova si chiuderà il 31 dicembre, poi ci sarà una seconda fase per l’implementazione del sistema ma, se tutto va bene, i responsabili del progetto lasciano intendere che sperano di allargare l’utilizzo ad altri aeroporti italiani già entro il 2016. I primi risultati, presentati dal manager del settore sicurezza per Aeroporti di Roma Ilario Busoni durante il Forum europeo dell’aviazione Ict organizzato da Sita (la società internazionale di telecomunicazioni aeronautiche) sono incoraggianti. “Il controllo di frontiera automatizzato ha due grossi vantaggi: da un lato velocizza le operazioni, dall’altro aumenta la sicurezza”, ha riassunto Busoni.
Tempi dimezzati
I numeri diffusi nel corso del summit lo confermano: l’e-gate è in grado di processare circa 3mila passeggeri al giorno, che equivale ad un media di circa 20 secondi per il controllo di ogni singolo passeggero. La metà, secondo quanto spiegano gli addetti ai lavori, del tempo che si impiega per un controllo “standard”. Gli operatori di frontiera, però, non spariranno: ora ne basta uno ogni quattro e-gate, ma sono loro ad intervenire quando il sistema segnala un potenziale rischio. Il progetto italiano, che si basa su linee guida europee ed è gestito da Aeroporti di Roma insieme al ministero degli Interni, non è l’unico in Europa: strumenti analoghi sono stati installati anche in altri hub come Dublino, Francoforte, Lisbona. Ma quello attivo a Roma è per il momento l’unico ad aver introdotto anche il sistema di lettura e controllo delle impronte digitali, grazie alla registrazione di questo dato avviata per i passaporti concessi dopo il 2013.
In Italia pochi investimenti
Lo smart border, ai viaggiatori, piace parecchio. A Roma ancora non sono stati avviati sondaggi ad hoc, ma da quanto raccontano i manager della società che gestisce gli aeroporti la novità incuriosisce sia gli stranieri che gli italiani. Non c’è da stupirsene, visto che i viaggiatori europei sono quelli mediamente più interessati alle novità tecnologiche introdotte negli aeroporti. Secondo un sondaggio realizzato da Sita su un campione di 6.300 persone per 15 Paesi l’82% dei viaggiatori europei si dichiara soddisfatto dall’esperienza di viaggio grazie ai miglioramenti offerti dalle nuove tecnologie, contro una media mondiale del 78%. La criticità maggiore segnalata in Europa riguarda la gestione dei bagagli, che secondo il 24% degli intervistati andrebbe migliorata. I più “entusiasti”? A sorpresa risultano essere i russi mentre il Paese più restio ad utilizzare la tecnologia per migliorare le operazioni di viaggio è la Germania. Un paradosso, visto che la Germania è anche uno dei Paesi che, secondo le previsioni Sita, ha una capacità di crescita nel settore aereo tra le più alte in Europa: nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2014 si stima sia aumentata del 7%. Una percentuale che la piazza, insieme all’Italia, al terzo posto dietro Russia (+34%) e Turchia (26%). L’altro paradosso, invece, riguarda l’Italia. Malgrado la capacità di crescita del settore sia appunto pari al 7%, gli investimenti arrancano: in Ue nel corso del 2013 sono cresciuti del +1%, nei Paesi europei non Ue sono addirittura aumentati del 9,6%, mentre da noi sono scesi del 1,9%.
Priorità per Internet
Eppure, dall’e-gate alle app, di novità sulle quali puntare ce ne sono parecchie. Sempre più viaggiatori non rinunciano allo smartphone: l’81% di quelli globali secondo il sondaggio Sita (ma la percentuale sale al 97% se si considerano tutti i dispositivi mobili). Tra le priorità indicate dal presidente europeo Sita Dave Bakker durante il summit di Amsterdam c’è quindi quella di fornire soluzioni che possano permettere ai viaggiatori di migliorare la loro esperienza di viaggio tramite l’utilizzo di Internet, dal loro arrivo in aeroporto al viaggio stesso. Si comincia da iBeacon, la tecnologia sviluppata da Apple e basata sulla localizzazione che, tramite bluetooth, invia agli smartphone dei passeggeri notifiche di vario tipo e che sarà testata a partire da gennaio dall’American Airlines. Senza dimenticare il semplice wifi, oggi presente nell’80% degli aeroporti europei (contro il 50% nel 2012). Poi ci sono le connessioni aeree in volo: stando ai dati diffusi durante l’incontro il 64% degli aerei a livello globale (e il 90% di quelli statunitensi) è strutturato in modo da supportare l’avvio di un sistema wifi. Internet, inoltre, rappresenta anche una delle possibili interfacce grazie alle quali gli aeroporti possono comunicare con i clienti. Grazie alle applicazioni per esempio, che però al momento in Europa sono solo una cinquantina con una copertura totale di 160 scali. O grazie ai social, bacino dalle enormi possibilità visto che stando ai dati Sita il 79,1% dei passeggeri europei è attivo su Facebook e il 79,9% ha un account su Twitter (senza dimenticare Instagram e Pinterest). L’ultima frontiera della sperimentazione, però, sono i dispositivi indossabili: il 79% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi pronto per l’introduzione di tecnologie wearable negli aeroporti. Come i Google Glass utilizzati dal personale di terra nei test svolti a London Heathrow e Copenhagen. Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. I manager di Aeroporti di Roma confermano che per lo sviluppo di Fiumicino si stanno valutando diversi progetti all’avanguardia nel campo della tecnologia: dopo e-gate e sistemi per la tracciatura tecnologica dei bagagli ora si pensa anche ad una futura introduzione degli iBeacon.
FONTE: Greta Sclaunich (corriere.it)
Nessun commento:
Posta un commento