Cos’è quella camicia in vetrina in rue Saint Louis? Ha dei disegnini colorati che non si vedono bene da lontano. Ma… sono macaron! Come se a Torino mettessero sulle camicie i gianduiotti, a Milano i panettoni, a Napoli i babà… Eppure sull’Ile de Saint Louis niente accade per caso e a pochi metri da Notre Dame, dove fu fondata Parigi, nasce questa «macaron mode». L’ispirazione non viene dalle tante «cr^eperie» dell’isola o di rue Saint André des arts appena varcata la «rive gauche». L’oggetto del desiderio di quest’inverno terrorizzato sono più che mai i macaron. Se fossimo nel 700 non ci sarebbe dubbio su come cambierebbe la celebre quanto fantasiosa frase rivolta al popolo da Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI: «Se non hanno più pane, che mangino brioche».
I macaron sono diventati l’antidoto al grigiore dei tempi e del tempo. Le ragazze francesi sono famose per l’abbigliamento colorato, basta guardare il negozio della trendsetter Inès de la Fressange in rue de Grenelle, ma la «joie de vivre» come reazione agli attentati ci ha messo la sua. Non si era mai arrivati a colorare di tinte pastello i capelli, le unghie e la pelle. I «macaron hair» sono l’ultima moda. Chiome che ricordano le confezioni dei pasticcini ripresentati al pubblico dai due film più stilosi degli ultimi anni: Marie Antoinette di Sofia Coppola con Kirsten Dunst e Il grande Gatsby di Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio. Ecco l’amore per il superfluo, la spuma, lo zucchero, il grasso, tanto che il macaron più di moda è quello al foie gras di Pierre Hermé.
E c’è tutta la Storia estetica di Francia in questo pasticcino colorato. La vera Gioconda sottratta, perché il maccarone nasce nel Rinascimento italiano dall’amaretto ed è la fiorentina Caterina de’ Medici a importarlo Oltralpe quando sposa re Enrico II. A riprova della leggerezza e superfluità del dolcetto preferito dalla regina va ricordato che all’epoca erano definiti macaron anche i cortigiani più libertini. Dopo l’austerità del periodo napoleonico è Pierre Desfontaines, nipote del pasticciere-scrittore Louis Ernest Ladurée, a perfezionare nel secondo Ottocento il pasticcino in due dischi di meringa alla mandorla farciti di crema morbida. Nel locale di rue Royale 16, come in tutta Europa, si prepara la Belle époque. Georges Eugène Haussmann abbellisce e allarga i boulevard, la capitale francese è pronta all’Esposizione universale e nei caffè, moltiplicatisi, «signore e signorine / le dita senza guanto / scelgon la pasta» come nella poesiaLe golose di Guido Gozzano.
FONTE: Francesco Rigatelli (lastampa.it)
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