domenica 17 gennaio 2016

Treni, porti, costruzioni e industria: Italia pronta a ritagliarsi la sua fetta

A fine mese Rohani incontra a Roma 500 imprenditori. In gioco 3 miliardi di export

«Se saremo bravi credo che nel giro di poco più di un anno l’export italiano verso l’Iran potrà crescere di almeno 3 miliardi di euro rispetto al miliardo e mezzo attuale». Carlo Calenda, viceministro per lo Sviluppo economico, non nasconde la sua soddisfazione. A fine novembre ha guidato la più numerosa missione di imprenditori mai sbarcata a Teheran: 380 fra industriali, professionisti e banchieri che hanno incontrato oltre mille loro colleghi iraniani. L’Italia è stata per anni il principale partner commerciale dell’Iran con importanti accordi industriali in campo energetico, infrastrutturale e siderurgico. Con la fine delle sanzioni, si tratta di recuperare il terreno perduto. «L’obiettivo di tornare ai 7 miliardi di interscambio ante sanzioni - insiste Calenda - è a portata di mano».  


Il 25 e 26 gennaio ci sarà la visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rohani (dopo il rinvio a seguito degli attentati di Parigi). La prima sera avrà una cena riservata con i top manager dei più importanti gruppi imprenditoriali italiani. La mattina del 26, prima di essere ricevuto da Papa Francesco, il presidente iraniano incontrerà 500 imprenditori insieme ai ministri Gentiloni, Del Rio, Guidi e Franceschini. A metà febbraio nuova missione italiana in Iran guidata da Del Rio, Martina e Calenda. Settori di interesse: agricoltura, agrindustria, infrastrutture e oil&gas. Insomma, l’Italia è pronta a tornare in forze nell’importante Paese mediorientale, un mercato di grande interesse, forte dei suoi quasi 80 milioni di abitanti, la metà dei quali sotto i 30 anni, con alti livelli di istruzione, il 60% dei laureati donne, una «fame» diffusa di beni di consumo e di infrastrutture di ogni genere. 

«L’Iran ha bisogno di costruire nuove infrastrutture, ponti, autostrade e case - aveva detto a “La Stampa” la vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli durante la missione a Teheran -. Nei prossimi anni gli iraniani avranno bisogno di 4 milioni di unità abitative. Il mercato dell’auto passerà da 1,5 a 2 milioni di vetture l’anno. Ma non mancano le opportunità per chi costruisce macchinari e per chi si occupa di tecnologie “verdi” e di biomedicale».  
Il settore economicamente più rilevante è ovviamente quello petrolifero, dove il soggetto coinvolto al massimo livello è l’Eni. Il Cane a sei zampe sbarcò in Iran nel lontano 1957, ai tempi di Enrico Mattei. Da allora l’Eni ha messo a segno colpi importanti, ma le sanzioni hanno di fatto bloccato ogni sviluppo. I rapporti con la Nioc, compagnia petrolifera di Stato, sono sempre rimasti buoni. E una bozza di intesa per l’espansione della cooperazione bilaterale nel campo delle perforazioni petrolifere con la National Iranian Drilling Company sarebbe già stata firmata.  
Un comparto ricco di opportunità è l’automotive. L’Iran ha la necessità di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unità) molto vecchio. In prima linea per il ritorno nel Paese ci sono le francesi Psa e Renault, già presenti con vecchie joint venture. Gli iraniani, però, premono per uno sbarco in forze di Fiat Chrysler Automobiles. Se son rose, fioriranno. 

Anche i trasporti offrono ottime prospettive di domanda. Le sanzioni che vietano al Paese di acquistare aerei occidentali fin dagli Anni 70 hanno contribuito a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualità. L’Iran ha annunciato che tolte le sanzioni partirà il rinnovo: nei piani c’è l’acquisto di 400 aerei. Un preaccordo sarebbe già stato raggiunto con Airbus per l’acquisto di 114 velivoli. A fine novembre Vladimir Putin, nel corso della sua visita a Teheran, ha «piazzato» 100 Sukhoi Superjet, nell’ambito di accordi commerciali per 21 miliardi di dollari.  

Stesso discorso per treni e ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e francesi sono alla porta per l’ampliamento e il rinnovo della rete. Ma anche qui le aziende italiane possono dire la loro. Tra i settori dove gli italiani possono fare business spiccano autostrade, alta velocità, i porti, l’ambiente, rinnovabili, meccanica, materiali edili, medicale, ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria e agroalimentare. 

FONTE: Teodoro Chiarelli (lastampa.it)


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