A fine mese Rohani incontra a Roma 500 imprenditori. In gioco 3 miliardi di export
«Se saremo bravi credo che nel giro di poco più di un anno l’export
italiano verso l’Iran potrà crescere di almeno 3 miliardi di euro
rispetto al miliardo e mezzo attuale». Carlo Calenda, viceministro per
lo Sviluppo economico, non nasconde la sua soddisfazione. A fine
novembre ha guidato la più numerosa missione di imprenditori mai
sbarcata a Teheran: 380 fra industriali, professionisti e banchieri che
hanno incontrato oltre mille loro colleghi iraniani. L’Italia è stata
per anni il principale partner commerciale dell’Iran con importanti
accordi industriali in campo energetico, infrastrutturale e siderurgico.
Con la fine delle sanzioni, si tratta di recuperare il terreno perduto.
«L’obiettivo di tornare ai 7 miliardi di interscambio ante sanzioni -
insiste Calenda - è a portata di mano».
Il 25 e 26 gennaio ci sarà la visita a Roma del presidente iraniano
Hassan Rohani (dopo il rinvio a seguito degli attentati di Parigi). La
prima sera avrà una cena riservata con i top manager dei più importanti
gruppi imprenditoriali italiani. La mattina del 26, prima di essere
ricevuto da Papa Francesco, il presidente iraniano incontrerà 500
imprenditori insieme ai ministri Gentiloni, Del Rio, Guidi e
Franceschini. A metà febbraio nuova missione italiana in Iran guidata da
Del Rio, Martina e Calenda. Settori di interesse: agricoltura,
agrindustria, infrastrutture e oil&gas. Insomma, l’Italia è pronta a
tornare in forze nell’importante Paese mediorientale, un mercato di
grande interesse, forte dei suoi quasi 80 milioni di abitanti, la metà
dei quali sotto i 30 anni, con alti livelli di istruzione, il 60% dei
laureati donne, una «fame» diffusa di beni di consumo e di
infrastrutture di ogni genere.
«L’Iran ha bisogno di costruire nuove infrastrutture, ponti,
autostrade e case - aveva detto a “La Stampa” la vicepresidente di
Confindustria, Licia Mattioli durante la missione a Teheran -. Nei
prossimi anni gli iraniani avranno bisogno di 4 milioni di unità
abitative. Il mercato dell’auto passerà da 1,5 a 2 milioni di vetture
l’anno. Ma non mancano le opportunità per chi costruisce macchinari e
per chi si occupa di tecnologie “verdi” e di biomedicale».
Il settore economicamente più rilevante è ovviamente quello
petrolifero, dove il soggetto coinvolto al massimo livello è l’Eni. Il
Cane a sei zampe sbarcò in Iran nel lontano 1957, ai tempi di Enrico
Mattei. Da allora l’Eni ha messo a segno colpi importanti, ma le
sanzioni hanno di fatto bloccato ogni sviluppo. I rapporti con la Nioc,
compagnia petrolifera di Stato, sono sempre rimasti buoni. E una bozza
di intesa per l’espansione della cooperazione bilaterale nel campo delle
perforazioni petrolifere con la National Iranian Drilling Company
sarebbe già stata firmata.
Un comparto ricco di opportunità è l’automotive. L’Iran ha la
necessità di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unità) molto
vecchio. In prima linea per il ritorno nel Paese ci sono le francesi Psa
e Renault, già presenti con vecchie joint venture. Gli iraniani, però,
premono per uno sbarco in forze di Fiat Chrysler Automobiles. Se son
rose, fioriranno.
Anche i trasporti offrono ottime prospettive di domanda. Le sanzioni
che vietano al Paese di acquistare aerei occidentali fin dagli Anni 70
hanno contribuito a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa
qualità. L’Iran ha annunciato che tolte le sanzioni partirà il rinnovo:
nei piani c’è l’acquisto di 400 aerei. Un preaccordo sarebbe già stato
raggiunto con Airbus per l’acquisto di 114 velivoli. A fine novembre
Vladimir Putin, nel corso della sua visita a Teheran, ha «piazzato» 100
Sukhoi Superjet, nell’ambito di accordi commerciali per 21 miliardi di
dollari.
Stesso discorso per treni e ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e
francesi sono alla porta per l’ampliamento e il rinnovo della rete. Ma
anche qui le aziende italiane possono dire la loro. Tra i settori dove
gli italiani possono fare business spiccano autostrade, alta velocità, i
porti, l’ambiente, rinnovabili, meccanica, materiali edili, medicale,
ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria e
agroalimentare.
FONTE: Teodoro Chiarelli (lastampa.it)
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