domenica 28 aprile 2013

Sparatoria davanti Palazzo Chigi: feriti tre carabinieri, arrestato un uomo

palazzo chigi spratoria 4

Il fermato ha sparato verso il cordone di sicurezza dei carabinieri: «Come se fossero birilli». Un militare ferito alla gola. Caccia ad altri complici

Alcuni colpi di pistola sono stati sparati intorno alle 11.40 davanti a Palazzo Chigi a Roma, proprio mentre il nuovo governo Letta stava giurando al Quirinale con il presidente Giorgio Napolitano. Due carabinieri sono stati feriti. Uno è grave ed è ricoverato all'Umberto I con una ferita al collo.

FERMATO - L'uomo che ha sparato è stato fermato dalle forze dell'ordine. Si tratta di Luigi Prete, un calabrese di Rosarno, forse con precedenti penali. E' arrivato in giacca e cravatta e ha cominciato a sparare. Anche lui poi è stato ferito nella successiva sparatoria. Ora si trova ricoverato al San Giovanni. Ma si cercano altre persone che potrebbero aver partecipato all'attentato. L'uomo è stato immobilizzato da altri carabinieri e portato in caserma.
LA RICOSTRUZIONE: «COME FOSSERO BIRILLI» - Intorno alle 11.30 Prete è arrivato in piazza Colonna all'angolo tra Palazzo Chigi e il palazzo sede del quotidiano Il Tempo. A freddo, l'uomo ha tirato fuori la pistola e ha cominciato a sparare contro il cordone di sicurezza nella piazza formato dai carabinieri. «Sparava come se fossero birilli», racconta un testimone oculare. Il primo carabiniere è stato colpito a distanza ravvicinata alla gola. Poi l'attentatore ha continuato a sparare contro gli altri militari ferendone almeno altri due. A quel punto «gli altri carabinieri si sono buttati tutti a terra - continua ancora il testimone -, mentre altri ancora lo hanno inseguito saltandogli addosso fermandolo e disarmandolo. All'inizio non ci siamo resi conto di niente, pensavamo fossero petardi». Nella zona sono arrivate diverse ambulanze per soccorrere feriti e altre persone che si sono sentite male e sono state portate nell'androne di Palazzo Chigi.
TESTIMONI - Un padre e una figlia 11enne erano in piazza e hanno visto tutto: «La gente urlava e piangeva, - racconta il padre - guardavano il carabiniere a terra e urlavano "è morto", noi ci siamo nascosti dietro la macchina. Avranno sparato una decina di colpi, ho coperto gli occhi di mia figlia». Lei dice: «Pensavo fossero petardi, ma non era cosi».
FONTE: Rinaldo Frignani, Fiorenza Sarzanini e Roma Redazione Online (corriere.it)

martedì 23 aprile 2013

Istat, 6 famiglie su 10 spendono al discount


Tagli su cibo e cure mediche per il 70% dei meno abbienti

La crisi continua a pesare sui bilanci delle famiglie e nel 2012 il 62,3% del totale ha fatto acquisti nei «luoghi di distribuzione a prezzi più contenuti e riducendo la quantità e o la qualità dei prodotti», con un aumento del 9% rispetto all'anno precedente. Il presidente Istat Enrico Giovannini, nel corso dell'audizione sul Def 2013 nelle commissioni Speciali congiunte, delinea un quadro preoccupante delle condizioni sociali delle famiglie italiane. E se cresce il ricorso ai discount, oltre sette famiglie su 10 (71%), tra quelle meno abbienti, negli anni della crisi hanno modificato quantità e qualità dei prodotti acquistati, sono state poi quasi eliminate le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali.

FIDUCIA DEI CONSUMATORI - Ci sono però segnali positivi per il futuro. Secondo Giovannini, ad aprile 2013 l'indice del clima di fiducia dei consumatori segna un rialzo, aumentando a 86,3 da 85,3 di marzo. Il miglioramento arriva dopo il calo del mese precedente e vede l'indice posizionarsi al livello più alto dallo scorso luglio, ovvero da nove mesi. Nel dettaglio, il clima economico e quello futuro salgono ai massimi da oltre un anno (da marzo 2012).

LA SITUAZIONE ECONOMICA - Guardando alla situazione economica del Paese, anche i giudizi e le attese sono in miglioramento. Non è però così per le aspettative sulla disoccupazione, vista in crescita. A livello personale, le valutazioni sulla condizione economica della famiglia migliorano, ma diminuisce il saldo dei giudizi sul bilancio familiare (da -23 a -28). Inoltre, l'Istat segnala come le opinioni sull'evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi indichino un'attenuazione della dinamica inflazionistica. Su base territoriale, il clima di fiducia complessivo aumenta nel Nord-ovest nel Centro e nel Mezzogiorno, mentre diminuisce nel Nord-est.

FONTE: corriere.it

martedì 16 aprile 2013

Boston, bombe sulla maratona: tre morti. Tra le vittime bimbo di 8 anni, aspettava il papà

 
 
Fuoco e boati sulla linea di arrivo: 141 feriti in ospedale Almeno 10 (tra cui podisti) hanno subito amputazioni

 Terrore e sangue sulla maratona di Boston. La prima bomba è esplosa a poche centinaia di metri dal traguardo, alle 15 di lunedì, ora locale. I runner che stavano per raggiungere l'arrivo sono stati travolti dall'onda d'urto, quelli che avevano appena 0ltrepassato la linea bianca si sono fermati e voltati di scatto, pietrificati dalla terribile esplosione. Il tempo di realizzare di essere nel bel mezzo di un'emergenza, e una seconda bomba è esplosa più giù, lungo la strada. In totale ci sarebbero almeno tre morti: una delle vittime è un bambino di 8 anni, si chiamava Martin Richard, attendeva il papà nelle vicinanze del traguardo con mamma e sorella, entrambe ferite. Un primo bilancio parla anche di 144 feriti. Tra questi molti (almeno 17) sono gravissimi, e almeno 10 avrebbero subito amputazioni. La gara podistica più antica al mondo dopo quella di Atene è terminata così, nel panico generale, tra sirene impazzite e atleti che si aggiravano per l'area del traguardo gravemente feriti, alcuni mutilati, altri stesi al suolo, esanimi. Il consolato italiano conferma che non ci sono connazionali coinvolti.

I BAMBINI COINVOLTI - I bimbi in ospedale sono 9, tutti ricoverati al Children's Hospital. Uno è un bambino di 2 anni con una ferita alla testa, ricoverato in terapia intensiva. Un'altra una ragazza di 9 anni che ha subito un trauma alla gamba così pesante da trascorrere ore in camera operatoria. Una madre, Liz Norden, da ore si divide tra i due ospedali dove sono ricoverati due dei suoi cinque figli. I due fratelli erano andati a vedere la corsa di un amico: sono stati investiti dall'esplosione ed entrambi, portati in due diversi ospedali della città, hanno subito qualcosa che cambierà il corso della loro vita: entrambi hanno subito l'amputazione di una gamba, dal ginocchio in giù.

L'ALLERTA - Un particolare agghiacciante, confermato dai chirurghi che escono dalla sala operatoria: le carni dei feriti sono state dilaniate anche da biglie d'acciaio e chiodi. Si è trattato quindi di bombe a frammentazione confezionate artigianalmente: chi le ha sistemate non solo voleva uccidere, ma voleva farlo provocando mutilazioni e ferite atroci. La polizia ha chiesto a tutti di restare all'interno degli edifici e a non raccogliersi in gruppi.

LE INDAGINI - Nel suo discorso alla nazione, Obama non ha mai pronunciato la parola terrorismo. Ma per l'Fbi non ci sono dubbi, resta da capire il tipo di matrice che ha ispirato l'attacco. Resta in piedi sia l'ipotesi islamica che quella del terrorismo interno. Fin dalle ore successive all'attentato, la polizia di Boston e un gruppo di agenti federali hanno perquisito un appartamento in un sobborgo di Boston, nel quartiere di Revere. Le forze di sicurezza, tra i quali anche uomini della Homeland Security e del servizio immigrazione, sono scese in forze nell'area, a circa 8km dal centro della città. Una fonte anonima ha assicurato alla stampa americana che la perquisizione è da collegare alle esplosioni di poche ore prima alla maratona. Gli abitanti degli edifici hanno raccontato di esser stati lasciati al buio. Nel corso della notte, l'allarme è stato esteso anche alle città di New York e Washington. Sul cielo di Boston lo spazio aereo è rimasto chiuso per molte ore. A Londra, in vista, della maratona della prossima settimana, la polizia ha subito rafforzato le misure di sicurezza.

IL SOSPETTO FERMATO - Intanto sono partite le indagini. Una televisione locale ha riportato la notizia (confermata dalla polizia) di una perquisizione in un'abitazione alla periferia di Boston, nella zona di Revere. E ancora: la notizia di una persona fermata perché sospettata di essere coinvolta nelle esplosioni è stata confermata da Fox News che cita fonti investigative ma al momento non parla di nazionalità saudita come il New York Post, quotidiano che per primo aveva strillato la notizia. Il sospetto sarebbe in ospedale, al Brigham and Women's Hospitale dove sarebbe stata convogliata la maggior parte dei feriti, e avrebbe il corpo coperto da ustioni. La Cnn ha però smentito la notizia, riferendo che la polizia di Boston nega il fermo.


FONTE: Antonio Castaldo (corriere.it)

lunedì 8 aprile 2013

Arte, durante la Design Week la mostra internazionale 'Interno e Memoria'


Dalla collaborazione tra il Salone del Mobile e la Biennale d'Arte di Venezia, la mostra internazionale indagherà sul rapporto tra lo spazio fisico e la memoria delle tracce che si perdono nel tempo.

Due tra i maggiori avvenimenti per la creatività e le arti del 2013, Il Salone del Mobile di Milano e la Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, hanno come filo conduttore quello di ripensare il mondo in cui viviamo e ridefinire il rapporto che abbiamo con esso.
Se da un lato la nostra presenza nel mondo è sempre più instancabilmente affiancata da un dispositivo elettronico che ne scandisce i passaggi, e il nostro sapere sempre più
affidato alla velocità della rete, dall'altro il desiderio di mantenere vivo un rapporto con la parte più “umana” del nostro vissuto, non del tutto assuefatto alla tecnologia, porta al recupero di una dimensione più intima e nascosta.
È qui che si inserisce la mostra Interno e Memoria | Memories and Traces, dal 10 aprile alla Edward Cutler Gallery di Milano
Intorno alle due parole del titolo ruotano le esperienze rappresentate: interno inteso sia come spazio fisico sia come interiorità e memoria nel senso di tracce che si perdono nelle trame delle immagini.
Come sottolinea la curatrice Valentina Casacchia, “in mostra sono presenti diverse espressioni artistiche con una significativa attenzione alla pittura, che trasforma di continuo il suo statuto; quindi Interno e Memoria è anche un riferimento strutturale al mezzo, nel senso di una nuova e ritrovata pittura che traduce in immagini espressioni contemporanee”. Tutte le opere sono inedite, per una visione davvero nuova: 12 artisti, provenienti da città,  sperienze e linguaggi diversi, sono chiamati a contribuire con le loro opere a questa riflessione.

FONTE: Riccardo Fano (cultura.panorama.it)

giovedì 4 aprile 2013

La Nord Corea: via libera all’attacco atomico agli Usa

Washington risponde dispiegando il sistema anti-missili nel Pacifico

Kim Jong-un dà l’ordine ai comandi militari di lanciare un attacco nucleare «senza pietà» contro gli Stati Uniti. E il Pentagono dispiega sull’isola di Guam, nel Pacifico, il più avanzato sistema antimissile in suo possesso al fine di proteggere la base militare considerata la più esposta alla minaccia.


L’escalation di mosse militari in Estremo Oriente vede il regime comunista di Pyongyang protagonista su un duplice fronte: la Sud Corea e gli Stati Uniti. Al mattino di ieri, ora di Seul, i militari della Nord Corea hanno impedito a 480 operai sudcoreani l’accesso al complesso industriale di Kaesong, costruito sul confine del 38° parallelo per testimoniare la volontà di cooperazione economica fra i due Paesi. Il passo è stato interpretato da Seul e da Washington come la conferma che Kim Jong-un vuole imporre lo «stato di guerra» nella Penisola, ponendo le premesse per un conflitto militare. Per il Segretario di Stato John Kerry si tratta di «un’aperta provocazione» e il generale James Thurman, comandante dei 28.500 soldati americani dispiegati in Sud Corea, parla di «situazione precaria e pericolosa» come «nessuno qui ricorda» dalla fine delle ostilità nel 1953, al punto da «poter degenerare in attività belliche in qualsiasi momento».

Il dispiegamento lungo i confini settentrionali della Nord Corea di un crescente numero di reparti militari cinesi lascia intendere che Pechino è consapevole dei rischi legati a un attacco della Nord Corea contro il Sud. «Abbiamo il diritto di proteggerci e non ci faremo intimidire dai nordcoreani» avverte Thurman, protagonista di una raffica di incontri con i comandi sudcoreani, ai quali il governo di Seul ha ordinato di prepararsi a «rispondere in maniera massiccia ad eventuali provocazioni di Pyongyang».

Ma Kim Jong-un minaccia anche il territorio degli Stati Uniti. È l’agenzia «France Press» a far sapere che il giovane dittatore di Pyongyang ha dato ordine alle forze armate di «lanciare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti». «Il momento dell’esplosione si sta avvicinando, informiamo formalmente la Casa Bianca e gli Stati Uniti che i preparativi per lanciare un attacco senza pietà sono stati ultimati dalle forze armate» recita il comunicato diffuso dal regime di Pyongyang.

La reazione della Casa Bianca arriva con l’annuncio del Pentagono del posizionamento sull’isola di Guam, nel Pacifico, di una batteria antimissile «Thaad» (Terminal High-Altitude Area Defense) capace di intercettare vettori intercontinentali. Gli Usa possiedono solo due «Thaad»: sono a Ft Bliss in Texas, costano ognuna 800 milioni di dollari e ogni missile intercettore sparato costa 1 milione di dollari. Gli esperti militari americani considerano il «Thaad» assai più efficiente dei Patriot e del sistema Aegis, basato su navi, al punto da averne pianificato l’invio a protezione di Israele in caso di conflitto con l’Iran.

Il Pentagono si affretta a precisare che «la credibilità della minaccia nordcoreana non è provata» ma la scelta di dispiegare il «Thaad» a difesa della più vasta base militare nel Pacifico lascia intendere la volontà di non esporsi ad alcun rischio. «Stiamo adottando tutte le precauzioni necessarie - spiega il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney - tenendo presente le provocazioni nordcoreane che continuano ad accrescere l’isolamento del regime dalla comunità internazionale».

FONTE: Maurizio Molinari (lastampa.it)

mercoledì 3 aprile 2013

Commercio armi, sì dell'Onu al primo trattato


Entro due anni vendita vietata ai paesi sottoposti ad embargo, che violano diritti umani o in rapporto con terrorismo e mafia

L'Onu ha deciso di rendere più «etico» il commercio mondiale delle armi. Entro due anni sarà molto più difficile vendere rivoltelle e fucili a paesi sottoposti ad embargo, che violano diritti umani o che hanno rapporti con terrorismo e criminalità organizzata. Con una 154 voti a favore, 3 contrari e 23 astenuti, l'assemblea delle Nazioni Unite ha approvato il primo trattato internazionale sulla compravendita internazionale delle armi convenzionali. Principi all'insegna della «moral suasion» - che però potrebbero dispiegare tangibili effetti pratici - in vigore entro due anni, quando i singoli Paesi che martedì 2 hanno dato il voto favorevole all'accordo approveranno le norme più «etiche».

80 MLD DI EURO - Il testo che disciplina il business (dal fatturato di circa 80 miliardi di dollari, un volume secondo soltanto a quello del narcotraffico) non avrà vincoli coercitivi, ma favoriraà la trasparenza su decisioni e numeri e dunque una maggiore possibilità di controllo dell'opinione pubblica sulle scelte prese dai singoli governi chiamati a riferire ogni anno - è la postilla più importante del trattato voluto dall'Onu - ai rispettivi parlamenti.

IL «NIET» DI SIRIA, IRAN E NORDCOREA - Tra i promotori del documento ci sono paesi membri permanenti del Consiglio come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Lo storico via libera al trattato da parte degli Usa è arrivato in particolare grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. I Paesi che hanno votato contro sono, senza sorprese, Siria, Iran e Nord Corea, gli stessi cioè che la settimana scorsa hanno bloccato il via libera unanime, per alzata di mano. Tra gli astenuti ci sono Russia, Cuba, Venezuela e Bolivia. Nella sala dell'Assemblea Generale dopo il voto è scattato un applauso per sottolineare l'ampio sostegno al primo trattato per regolare il multimiliardario commercio delle armi.
«MORAL SUASION»- Bocciata, appunto lo scorso giovedì, la possibilità di approvare l'accordo all'unanimità, l'assemblea ha deciso di procedere per una strada alternativa: vale a dire che il testo adottato dovrà essere ratificato da ogni singolo paese e il trattato entrerà in vigore solo a partire dalla cinquantesima ratifica, cioè non prima di almeno due anni. Il principio fondante del trattato è che ogni paese deve valutare, prima di ogni transazione, se le armi vendute rischiano di essere utilizzate da chi le acquista per aggirare un embargo internazionale, per commettere «violazioni gravi» dei diritti umani o per essere girate a gruppi terroristici o criminali.
L'APPLAUSO DELL'ASSEMBLEA - Quando il conteggio dei voti è apparso sullo schermo elettronico, nell'aula dell'Assemblea Onu è scoppiato un applauso scrosciante. Il trattato farà «la differenza riducendo le sofferenze degli esseri umani e salvando delle vite», aveva detto poco prima della votazione l'ambasciatore dell'Australia, Peter Woolcott, che ha presieduto i negoziati. «Lo promettiamo a quei milioni di persone, spesso le più vulnerabili della società, le cui vite sono state oscurate dal commercio internazionale di armi irresponsabile e illecito», ha aggiunto rivolgendosi all'assemblea.

FONTE: corriere.it

martedì 2 aprile 2013

La primavera in ritardo: arriverà a metà mese


E il maltempo di inizio anno fa prevedere un'estate torrida come accaduto nel 2010

La prima parte della primavera è compromessa e la situazione ci porterà in prospettiva conseguenze poco gradevoli». Le valutazioni di Massimiliano Pasqui dell'Istituto di biometeorologia del Cnr spiegano con poca soddisfazione il clima pasquale quasi invernale che ha ostacolato o impedito le prime uscite di stagione. La colpa è sempre del riscaldamento della stratosfera capace di alterare il vortice polare ancora dalla metà di gennaio. Questo favorisce l'arrivo delle perturbazioni dall'Atlantico settentrionale sino a latitudini più meridionali rispetto alla consuetudine.

Quando l'anomalia del vortice polare si manifesta si esaurisce nell'arco di 60-70 giorni. Purtroppo in questa circostanza il recupero risulta molto più lento e quindi ancora per una decina di giorni avremo un tempo piovoso. «Ci sarà qualche breve intervallo di un giorno o due - nota Pasqui - ma le precipitazioni torneranno in fretta e già la fine della settimana si preannuncia con l'ombrello». Così le statistiche dei primi tre mesi dell'anno sono infauste nelle loro cifre perché essendo stati febbraio e marzo molto bagnati la quantità di pioggia caduta è stata circa del 30 per cento superiore alla norma. «Comunque - nota Pasqui - dopo questa fase iniziale ormai irrecuperabile, poi la primavera dovrebbe sbocciare in maniera vigorosa».
Se una nota può consolarci per mitigare l'abbondante umidità in cui siamo e continuiamo ad essere immersi, le temperature non sono state molto basse nella prima parte dell'anno a parte qualche temporanea infiltrazione di aria fredda che, ad esempio nella seconda metà febbraio, ha portato la neve anche nel Sud Europa arrivando fino all'estremo della Penisola Iberica toccando persino il Nord Africa.

Per il termometro, comunque, l'arco alpino ha agito da efficace barriera sul nostro territorio mentre per il resto dell'Europa il freddo continua a farsi sentire. E in queste regioni, oltre le abbondanti nevicate, le temperature degli ultimi mesi sono al di sotto di 4-5 gradi rispetto alla media del periodo.
La deformazione del vortice polare l'anno scorso era stata molto lieve, quasi ininfluente regalandoci un mese di marzo secco e caldo. Per fortuna il seguente aprile riequilibrò la siccità iniziale con abbondanti piogge. Ma per trovare il parallelo ad una condizione simile all'attuale bisogna risalire a tre anni fa, al 2010, pur con il livello di precipitazioni leggermente inferiore. «Anche allora il vortice causò vistose anomalie però con alcune caratteristiche diverse - nota il meteorologo del Cnr -. A febbraio era nevicato a Roma e le correnti di aria fredda e polare arrivavano allora dall'area orientale. Nei risultati comunque c'è una netta similitudine».
Dunque il vortice polare non è risanato, il maltempo imperverserà presumibilmente quasi per un paio di settimane e poi c'è una promessa di vera primavera.

Ma oltre le incertezze è lecito chiedersi se queste anomalie non possano avere un impatto altrettanto negativo su tempi più lunghi. «In effetti ci sono studi interessanti riguardanti proprio il 2010 che offrono indicazioni poco rassicuranti. Quel periodo - spiega Pasqui - emerge come l'annata più calda d'Europa dell'ultimo decennio. Se il 2003 colpì con la sua calura da record l'Italia e la Francia in particolare come ricordiamo tutti direttamente per i guai subiti, l'estate 2010 scatenò siccità e incendi soprattutto nella Russia europea».

Il maltempo dei primi mesi di tre anni fa che fece cadere molta neve verso gli Urali e soffiò ondate polari verso Est - secondo le analisi dei ricercatori - generarono una ripercussione negativa e contraria nella stagione estiva che risultò appunto più calda della norma. «Il persistente iniziale maltempo dell'anno sembra in grado - conclude Massimiliano Pasqui - di rafforzare l'anticiclone Atlantico producendo un rialzo più consistente delle temperature nei mesi successivi».
In attesa di vedere se la prossima estate si presenterà surriscaldata come la meteorologia sembra promettere speriamo intanto di rivedere presto la primavera.