venerdì 27 giugno 2014

Rientro capitali all'estero, sanatoria estesa agli evasori in Italia



Una finestra d’opportunità. L’ultima, prima che gli scambi di informazioni decisi a livello internazionale e l’incrocio delle banche dati ai quali lavora il Fisco italiano non lascino più scampo. Chi ha portato i capitali all’estero ma anche, e questa è la grande novità, chi ha occultato denaro sottratto all’erario nelle cassette di sicurezza delle banche italiane o ha tenuto il «nero», come si suol dire, sotto il materasso, potrà regolare i suoi conti con il Fisco prima che sia il Fisco a bussare alla sua porta. Ma questa volta, a differenza del passato, non sarà un condono, perché per mettere una pietra sopra alla passata evasione, sarà necessario autodenunciarsi all’Agenzia delle entrate, pagare le tasse evase fino all’ultimo euro, ricevendo uno sconto soltanto sulle sanzioni e sugli interessi che saranno ridotti fino alla metà. Nemmeno tutti i reati compiuti saranno tutti perdonati. Si chiuderà un occhio su quelli di omessa dichiarazione, mentre per quelli più gravi, di frode fiscale, ci sarà solo un dimezzamento delle pene. 

Insomma, se gli scudi e i condoni disegnati dall’ex ministro Giulio Tremonti si basavano soprattutto sulla «convenienza» del contribuente ad aderire garantendo depenalizzazioni e forti sconti sulle imposte evase, la «voluntary disclosure», che sarà approvata entro la prossima settimana alla Camera, fa più leva sulla «paura». Il messaggio è: si aderisca o meno, nel prossimo futuro non ci sarà modo di occultarsi al Fisco.

Non solo, anche sul fronte penale ci sarà una stretta. «Metteremo in votazione», spiega il relatore del provvedimento Giovanni Sanga, «anche l’emendamento presentato dal Pd che introduce nell’ordinamento il reato di autoriciclaggio». Basterà questo a far tornare i capitali espatriati all’estero e il nero nascosto in Italia? Sul primo versante molto dipenderà da come si comporterà la Svizzera. Oltreconfine, secondo la Banca d’Italia, sono occultati 200 miliardi di euro, l’80 per cento sono nella Confederazione.

La Svizzera ha sottoscritto il patto per lo scambio automatico di informazioni con il Fisco italiano, che non lascia scampo ai connazionali con i soldi nei forzieri elvetici. Ma ha anche rimandato fino al 2017 l’attuazione di questa misura. «Si sta lavorando perché la Svizzera anticipi questa scadenza», dice ancora Sanga, «e intanto le banche elvetiche stanno già comunicando ai loro clienti che devono svelare la provenienza dei loro fondi». Sul nero in Italia la partita è probabilmente più difficile. Senza almeno una depenalizzazione è difficile, dicono gli esperti, che ci sia la fila all’Agenzia delle entrate per autodenunciarsi.

Si vedrà se su questo ci sarà un ulteriore ammorbidimento. Fatto è che il governo si attende una cospicua dote dall’operazione di voluntary disclosure. L’ex premier Enrico Letta aveva quantificato in 3 miliardi il possibile gettito. Soldi che, in vista della legge di stabilità, farebbero comodo anche a Matteo Renzi.

FONTE: Andrea Bassi (ilmessaggero.it)

sabato 21 giugno 2014

Iraq, Isis rafforza il controllo nell'ovest: conquistate Ana, Rawa e al-Qaim

Iraq, Isis rafforza il controllo nell'ovest: conquistate Ana, Rawa e al-Qaim

I miliziani sunniti continuano l'offensiva e dominano il confine iracheno-siriano sul quale riescono a spostarsi con facilità anche con armi e attrezzature pesanti. La polizia: "Le città si sono arrese". A Bagdad circa 20 mila uomini, molti dei quali in tenuta da combattimento, hanno marciato armati di fucili, mitragliatrici, lanciarazzi e missili. Sfilate anche ad Amarah e Basra

Gli uomini dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante hanno conquistato la città di Rawa, lungo il fiume Eufrate, a cira 275 chilometri a nordovest di Bagdad. Il sindaco, Hussein AIi al-Aujail ha detto che l'esercito locale e le forze di polizia non sono intervenute. I miliziani hanno preso il controllo della città e "hanno saccheggiato gli uffici governativi" ha raccontato il sindaco. L'offensiva per arrivare a prendere Bagdad, si dirama su più città della provincia di Anbar. I jihadisti sono migliaia e hanno armi pesanti. Ieri hanno piegato al-Qaim, al confine siriano, oggi Rawa, Mosul era già nelle loro mani. Fallujah e in parte Ramadi sono sotto controllo dei sunniti già da gennaio.

Al-Qaim, circa 320 chilometri a ovest di Bagdad, è caduta venerdì. Lo ha confermato il portavoce militare Qassim al-Moussawi raccontando una giornata di scontri in cui hanno perso la vita circa 34 soldati. I militanti sunniti controllano buona parte del confine iracheno-siriano e riescono a spostarsi con facilità, ma valichi come quello di al-Qaim, permettono più facili movimenti di armi e attrezzature pesanti.

Bagdad tenta di riorganizzarsi, circa 20mila uomini dell'esercito governativo e volontari, molti dei quali in tenuta da combattimento, hanno marciato armati di fucili, mitragliatrici, lanciarazzi e missili. Sfilate simili hanno avuto luogo nelle città meridionali di Amarah e Basra. Sono organizzate dai seguaci dello sciita Muqtada al-Sadr, lo stesso che guidò una potente milizia contro le truppe statunitensi e fu incolpato delle uccisioni di massa di civili sunniti durante il bagno di sangue settario che ha raggiunto un picco nel 2006 e 2007. Quella di oggi è la peggiore crisi interna da quando le truppe Usa si sono ritirate dal paese alla fine del 2011. 

I volontari sciiti. 
Sono oltre 2,5 milioni i volontari sciiti che in tutto l'Iraq si sarebbero mobilitati e avrebbero preso le armi per sostenere l'Esercito nella battaglia contro i jihadisti sunniti. E' quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dal governo iracheno, come riporta l'agenzia di stampa Dpa. Al-Maliki ha promesso ai volontari che prenderanno le armi una paga da 750mila dinari (circa 480 euro) al mese e 500mila dinari ai volontari non combattenti. Per tutti, secondo le promesse, un bonus da 125mila dinari da spendere per l'acquisto di cibo.

L'Ayatollah Ali al-Sistani, la voce più rispettata dalla maggioranza sciita dell'Iraq, ha fatto appello affinché si riesca a formare "un governo efficace che abbia un ampio sostegno nazionale" e che eviti "gli errori del passato". Molto ascoltato dalla maggioranza di sciiti in Iraq, solo al-Sistani potrebbe convincere Nuri al-Maliki a dimettersi. Al-Sistani, 86 anni, vive nella città santa sciita di Najaf, a sud di Bagdad, raramente esce da casa, una costruzione modesta, e non rilascia interviste. La sua chiamata alle armi la scorsa settimana ha spinto migliaia di sciiti a combattere contro i militanti sunniti.

La posizione degli Stati Uniti. "Solo un leader in grado di governare e creare una coalizione potrebbe portare davvero il popolo iracheno a superare questa crisi", ha detto Obama giovedì scorso. E ha lanciato una nuova critica pesante al presidente Nouri al-Maliki: "Non c'è soluzione militare in Iraq, di certo non guidata dagli Usa, ma solo un processo politico inclusivo può portare a uno scioglimento della crisi". Anche se "non è il nostro lavoro scegliere i leader iracheni", ci vogliono "leader politici" in grado di garantire un processo inclusivo. "Non è un segreto che ora c'è una divisione profonda tra sunniti, sciiti e kurdi".

Il presidente americano ha confermato di essere pronto "a inviare circa 300 consiglieri militari per aiutare gli iracheni a combattere i terroristi. I soldati americani non torneranno in Iraq". Obama ha confermato che non ci sarà un nuovo impegno diretto delle forze armate americane nell'Iraq devastato dall'avanzata dei miliziani filo al Qaeda dell'Isis: "La risposta migliore alla minaccia dell'Isis è dare la possibilità alle forze locali di rispondere. I leader iracheni devono superare le divisioni e rispondere con un processo politico e non con la violenza alle minacce". Aerei statunitensi senza pilota sorvolano l'Iraq 24 ore al giorno.

FONTE: repubblica.it

lunedì 16 giugno 2014

Fermato il presunto assassino di Yara È un muratore bergamasco, ha tre figli


L’uomo, 44 anni, incastrato dal Dna: “E’ il figlio illegittimo dell’autista di bus”

Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, di Clusone in provincia di Bergamo, un muratore incensurato, sposato e con tre figli. A tre anni e mezzo dall’omicidio potrebbe finalmente avere un volto l’assassino di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra uccisa il 26 novembre 2010. A bruciare tutti sul tempo, dando la notizia, è il ministro dell’Interno Angelino Alfano che, ringraziando tutti «per il lavoro svolto, ognuno con il proprio ruolo», ha annunciato: «L’assassino è stato individuato». 

Bossetti è stato fermato dai carabinieri del Ros nella sua abitazione. Ora si trova in caserma ed è sotto interrogatorio. Il suo Dna è sovrapponibile a quello dell’autista di Gorno, Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999 ma su cui gli investigatori avevano una certezza: era il padre dello sconosciuto assassino. Il procuratore di Bergamo: «Siamo in una fase delicatissima».  

INCASTRATO DAL DNA  
Arrivare a Bossetti non è stato facile. Sono stati effettuati 18.000 test del Dna prima di imboccare la pista giusta, la più grande caccia genetica mai avvenuta. Tutto è partito dai test effettuati da alcuni frequentatori di una discoteca che si trova vicino a dove venne ritrovato il corpo di Yara. L’esame aveva mostrato alcuni profili vicini al Dna trovato sugli abiti della 13enne, ma non perfettamente coincidenti. Si trattava, evidentemente, di persone imparentate con l’assassino. A questo punto gli investigatori si erano concentrati sulla cerchia familiare. Un’indagine certosina che è arrivata a estrarre il Dna persino dal francobollo della patente dello zio di alcuni ragazzi, morto a 61 anni nel 1999: Giuseppe Guerinoni appunto. Colpo di scena: il profilo genetico di Guerinoni era altamente compatibile con quello dell’assassino. Il cosiddetto «Ignoto 1», Guerinoni, era il suo padre biologico al 99,99999927%. Riesumata la salma, successive indagini sul midollo estratto dal femore dell’autista avevano ulteriormente raffinato la compatibilità. Le indagini, però, a questo punto hanno subito uno stop. I tre figli dell’autista di Gorno, due femmine e un maschio, sono stati sottoposti all’esame genetico ma non erano loro: evidentemente Guerinoni aveva avuto un figlio illegittimo. Ma con chi? La scienza ha lasciato spazio a vecchi strumenti di indagine. È stato grazie alle voci di paese che raccontavano di una storia avuta negli anni 60 con una donna del luogo ad avvicinare gli investigatori a Bossetti. I successivi esami del Dna hanno fatto il resto.

FONTE: RAPHAËL ZANOTTI (lastampa.it)

domenica 15 giugno 2014

A Manaus è grande Italia: Marchisio e Balotelli stendono l’Inghilterra

Marchisio e De Rossi dopo il gol italiano (Afp/Cacace)

In gol lo juventino e Sturridge nel primo tempo. Poi ci pensa SuperMario. Palo per Candreva, traversa clamorosa per Pirlo. Ora la Costa Rica, il 20

Buona la prima. Vincere. E vincere giocando bene. E per di più con un avversario alquanto impegnativo. Tre condizioni tutte insieme difficilmente verificatesi in una volta sola, a un esordio mondiale della nazionale, forse l’ultima volta fu contro la Francia ad Argentina ’78: ma così è andata in questo umidissimo esordio con l’Inghilterra. Un 2-1 che lascia dunque buone sensazioni per il prossimo avvenire, forse con l’avvertenza che bisogna essere più incisivi davanti.

Dopo i patemi
Dopo i tanti patemi (il forfait all’ultimo di Buffon, lo pseudoallarme bomba, il campo di patate, lo spauracchio del caldo) finalmente la parola è passata al calcio: Inghilterra-Italia si apre in uno stadio con qualche vuoto (quasi 40.000 gli spettatori, comunque). Predominanza inglese, con tante bandiere di San Giorgio una a fianco all’altra, ma ci pensava il pubblico di casa a riequilibrare le proporzioni: tutto, ma proprio tutto per l’Italia, memore forse delle infauste parole di Hodgson che non avrebbe voluto giocare qui. E in effetti giocare qui non è una passeggiata di salute: al fischio finale l’umidità è al 74 per cento, non si vorrebbe essere nei panni di chi è sceso in campo. Ma tant’è: l’Italia si presenta con lo straannunciato doppio play Pirlo-Verratti, Sirigu ha preso il posto dell’infortunato Buffon, Balotelli unica punta. Gli inglesi rispondono con gli altrettanto annunciati quattro moschettieri in avanti (Rooney-Welbeck-Sturridge-Sterling).

Match bloccato a centrocampo
Bene, si parte. E si intuisce da subito che questo è un match che si giocherà perlopiù a centrocampo: le due squadre sembrano bloccate e infatti nei primi 25 minuti i tentativi sono da lontano. Ci proveranno Sterling e Henderson per gli inglesi, Marchisio e Balotelli per gli azzurri. Se c’ è però una falla in questa partita a scacchi, è sulla sinistra italiana, dove ci doveva essere De Sciglio e invece è stato dirottato Chiellini. Vi scendono prima Sterling e poi ben più pericolosamente Welbeck (pericoloso ovunque, a dire il vero, Paletta per poco non lo atterra malamente in area) il cui cross tesissimo incontra per fortuna Barzagli e non una maglia bianca.

FONTE: Matteo Cruccu (corriere.it)

mercoledì 11 giugno 2014

Camera, sì a responsabilità civile dei magistrati, governo battuto: almeno 34 franchi tiratori nel Pd



Arriva la responsabilità civile dei magistrati. L'aula della Camera ha approvato a voto segreto, con 187 sì e 180 no, l'emendamento in tal senso della Lega alla legge Comunitaria. La Lega aveva chiesto il voto segreto sul suo emendamento, riferito all'articolo 26 della Comunitaria. I deputati di M5S si sono astenuti. Governo e commissione avevano espresso parere contrario.

In base al testo approvato, proposto dal leghista Gianluca Pini, «chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che dertivino da privazione della libertà personale». Ettore Rosato del Pd, alla richiesta di convocazione del comitato dei Nove da parte di FI, ha detto che «questo testo deve ancora passare al Senato, dove verrà modificato».

C'è lo zampino di almeno 34 'franchi tiratori' del Pd nel voto alla Camera che ha visto il governo battuto su un emendamento della Lega sulla responsabilità civile dei giudici. Al momento del voto, con scrutinio segreto, erano infatti presenti in Aula 214 deputati del Pd su 293. Ma i no all'emendamento sono stati solo 180. Se si considera poi che tra i contrari all'emendamento ci sono anche alcuni deputati di Sc e Sel, due gruppi che hanno votato in ordine sparso, i dem che si sono astenuti o hanno votato a favore sono anche di più.

I commenti. «Ci sarà il Senato per modificare il testo» ha detto in aula Ettore Rosato del Pd. Ma Forza Italia difende il colpo a sorpresa: «Il voto segreto è protetto dalla Costituzione. È stata una votazione legittima» dice Francesco Paolo Sisto di Fi. Esultano i 5 Stelle: «La nostra decisione di astenerci ha tirato fuori tutta l'ipocrisia del Pd», dice il grillino Andrea Colletti in aula alla Camera. L'emendamento della Lega, passato nonostante il parere contrario di maggioranza e governo, prevede sanzioni più dure per i magistrati che commettono errori.



Anm: norma incostituzionale. «Presenta evidenti profili di illegittimità costituzionale» la norma sulla responsabilità civile diretta dei giudici introdotta dalla Camera - sostiene l'Anm (Associazione nazionale magistrati) - Ed è grave e contraddittorio che si indebolisca l'azione giudiziaria proprio mentre la magistratura è chiamata a un forte impegno contro la corruzione».

«Norma intimidatoria». «La responsabilità civile diretta nei confronti dei magistrati costituisce una lesione al principio dell'indipendenza - dice il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli - perché finisce con il condizionare i giudici, nei cui confronti ha una forza intimidatoria. Non ha precedenti in altri ordinamenti e si presta a usi strumentali: nel senso che la possibilità di promuovere un'azione civile diretta potrebbe essere utilizzata per liberarsi di un magistrato ritenuto scomodo». Proprio per queste ragioni il leader dell'Anm ritiene che una riforma di questo tipo non possa essere varata dal Parlamento: «I profili di illegittimità costituzionale sono così evidenti che non credo che questa norma possa essere definitivamente approvata. Mi preoccupa però - aggiunge Sabelli - il segnale che viene dato: quello di un indebolimento dell'azione giudiziaria proprio mentre la magistratura è impegnata nel contrasto alla corruzione e in forte contraddizione con la volontà di rafforzare il ruolo dell'autorità anti-corruzione».

Prestigiacomo. «Con grande soddisfazione salutiamo il via libera alla Camera alla responsabilità civile dei magistrati grazie all'approvazione a scrutinio segreto dell'emendamento della Lega a cui Governo e relatore avevano dato parere contrario - dice Stefania Prestigiacomo - Si ottengono nello stesso tempo due risultati positivi da una parte finalmente si introduce, seppur manchi ancora il passaggio al Senato, una norma sacrosanta che l'Ue sollecita da mesi all'Italia e che abbatte un privilegio incomprensibile prevedendo la possibilità per chi ha subito un danno ingiusto di agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento; dall'altra si aggiunge un altro importantissimo tassello nella ricostruzione dell'alleanza tra Fi e la Lega. Ora, auspichiamo che il provvedimento sia licenziato al più presto dal Senato».

Fabrizio Cicchitto. «Come nella passata legislatura c'è stato nuovamente alla Camera a scrutinio segreto un voto favorevole alla responsabilità civile dei giudici su emendamento presentato dalla Lega Nord. È evidente che il problema è maturo e ad esso va data una soluzione positiva fra Camera e Senato, con il contributo costruttivo del Governo». Lo afferma Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd.

Magistratura democratica. «Si indebolisce la magistratura con un grave attacco alla sua indipendenza e autonomia nel momento in cui indaga sulla corruzione, il vero male del Paese». Lo scrive su Twitter Anna Canepa, segretario generale di Magistratura democratica, a proposito dell'emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati approvato alla Camera.

Presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera Michele Bordo. «Un colpo di mano a freddo fatto in mezz'ora in sede di Comunitaria quando all'attenzione del Parlamento ci sono molte proposte di legge che entrano nel merito della responsabilità civile dei magistrati. Una discussione del genere andava affrontata in Commissione Giustizia senza utilizzare le leggi Ue per far passare un emendamento che l'Ue non ci chiedeva di approvare nel testo proposto dalla Lega». Lo ha detto il presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera Michele Bordo, del Pd, relatore della Legge europea 2013-bis, in un'intervista a Radio Radicale. Quanto ai voti ottenuti anche da parte della maggioranza che sostiene il governo Bordo ha detto: «Sullo stesso emendamento già due anni fa ci fu un voto trasversale, anche di una parte dei parlamentari del Pd. Mi sembra evidente che nel nostro partito c'è una sensibilità sull'argomento che richiede una seria riflessione. Credo che al Senato, dove passeranno ora le leggi europee, ci impegneremo perchè la norma, così come è passata, venga cambiata per tornare al testo proposto alla Camera dal governo e approvato dalla Commissione». 

Associazione nazionale magistrati. L'approvazione dell'emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati «è un fatto molto grave» soprattutto perché «accade in un momento in cui la magistratura è fortemente impegnata di nuovo nel contrasto alla corruzione. E proprio ora si vorrebbe introdurre una norma che costituirebbe un forte indebolimento della giurisdizione». E l'allarme lanciato dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli. Per Sabelli è «contraddittorio che da un lato si dica a parole di volere rafforzare la lotta alla corruzione, si vuole rafforzare il potere del commissario anticorruzione, dall'altro la Camera approva una norma che di fatto indebolisce l'azione giudiziaria». La norma, conclude Sabelli è «uno strumento che mette nelle mani di una parte la possibilità di liberarsi di un magistrato 'scomodo' sia esso un pubblico ministero o un giudice».

Presidente della Commissione Giustizia della Camera. «È un gravissimo colpo di mano che introduce con un emendamento in Aula la responsabilità civile diretta del magistrato. È un grave attacco all'autonomia e all'indipendenza dei magistrati e ha il significato di un atto intimidatorio nei confronti delle inchieste in corso». Così la presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti.

Rita Bernardini. «Grande soddisfazione per l'emendamento del leghista Pini passato per soli 7 voti oggi a Montecitorio. Dopo 27 anni viene così riscattato il voto popolare del 1987 quando con il "referendum Tortora" promosso dai radicali l'80,2% degli elettori pronunciò il suo sì alla responsabilità civile dei magistrati. Quel voto, purtroppo, fu tradito dal Parlamento che, con la Legge Vassalli, negò quanto deciso dal popolo italiano: è bene ricordarlo ora perchè il passaggio al Senato contiene mille insidie». Lo afferma Rita Bernardini, segretario dei Radicali.

FONTE: ilmessaggero.it

venerdì 6 giugno 2014

Vodafone: «Rete di sorveglianza segreta per spiare le conversazioni»


In Italia 606mila richieste di metadati in un anno, più che in ogni altro paese deve opera la società



Il colosso inglese delle telecomunicazioni Vodafone rivela come alcuni governi siano in grado di sorvegliare la sua rete, e quindi di monitorare le comunicazioni dei suoi clienti, in un vasto rapporto pubblicato oggi che è il primo nel suo genere. E' quanto si legge sul Guardian.

Vodafone fa riferimento all'esistenza di un network di cavi che permette ad agenzie di sorveglianza di alcuni governi di ascoltare le conversazioni e, in certi casi, di identificarne la posizione: un sistema che sarebbe largamente utilizzato in molti paesi (l'elenco non è stato reso noto ma l'Italia non è fra questi). In alcuni dei paesi, almeno sei si legge, alla società telefonica viene richiesto di garantire l'accesso diretto.

Nella «maggior parte dei paesi, Vodafone mantiene il pieno controllo operativo sull'infrastruttura tecnica utilizzata per consentire un'intercettazione legale sulla base di una richiesta avanzata in da una agenzia o da un'autorità. Tuttavia, in un piccolo numero di paesi, la legge impone che alcune agenzie e autorità specifiche debbano avere accesso diretto alla rete di un operatore, bypassando qualsiasi forma di controllo operativo da parte dell'operatore sull'intercettazione», si legge nel report di Vodafone dedicato al tema delle leggi e della tutela della privacy in 29 paesi in cui opera. In quel piccolo numero di paesi, si legge nel documento, «Vodafone non riceverà alcuna forma di richiesta di accesso per l'intercettazione».

«In Italia, dove la presenza della mafia richiede una alto livello di intrusioni di polizia - si legge ancora usl Guardian - Vodafone riceve 606.000 richieste di metadati» in un anno, (che possono essere la localizzazione del telefonino indicato, ora e data della chiamata, la persona con cui è avvenuta la comunicazione). Il numero di richieste è «più alto che in ogni altra nazione» dove opera il gruppo inlgese. Complesivamente, si legge ancora sul quotidiano, il numero di richieste di metadati per tutti gli operatori presenti ni Italia è potenzialmente molte volte le oltre 600mila fate a Vodafone, ma il governo italiano non pubblica dati nazionali per i metadati.

“Non è tollerabile che i Governi svolgano un’opera di sorveglianza così massiva, generalizzata ed indiscriminata come quella rivelata dal Rapporto Vodafone”. Lo afferma Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante per la privacy. "Così come non è accettabile che i Governi accedano direttamente alle telefonate dei cittadini, al di fuori delle garanzie previste dalla legge e senza un provvedimento della magistratura. E questo vale innanzitutto per i Paesi europei dove vige un ordinamento rispettoso dei diritti fondamentali delle persone. Quello che a partire dal Datagate sta emergendo a livello globale - sottolinea Soro - è l’assoluta necessità di ripensare e riequilibrare il rapporto tra sicurezza e privacy, spostando il baricentro nella direzione della difesa del diritto al rispetto della persona e quindi della sua libertà e della sua dignità”.

“Va riaffermata l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali. Non si può in alcun modo giustificare - conclude il Garante Privacy - la pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini perché in questo modo si rischia di calpestare l’essenza stessa del bene che si vuole difendere”.

Nelle intercettazioni ed in generale nella raccolta dei dati nella sorveglianza delle comunicazioni è meglio «usare le pinzette invece dell'aspirapolvere». Lo dice la vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la giustizia, Viviane Reding, parlando dopo una riunione del Consiglio giustizia in cui «si sono fatti passi avanti» nel negoziato sulla riforma della protezione dati europea.

Reding ha annunciato che i ministri hanno trovato l'accordo tanto per regolare il trasferimento dei dati a paesi terzi quanto per applicare il principio della «territorialità», in base al quale le norme Ue sulla protezione dati si applicano anche alle aziende non europee quando operano nel territorio dell'Unione.

Parlando dell'accesso alle telecomunicazioni indicato nel rapporto Vodafone, Reding ha ricordato che «nella Ue deve essere un giudice ad autorizzare l'accesso ai dati personali dei cittadini e questa regola si applica in tutti i paesi dell'Unione». La vicepresidente della Commissione ha aggiunto che «nel normale lavoro di polizia è importante usare delle pinzette invece dell'aspirapolvere nella raccolta dei dati personali», ma ha riconosciuto che «le questioni attinenti la sicurezza nazionale sono fuori dal quadro».

FONTE: ilmessaggero.it