Una finestra d’opportunità. L’ultima, prima che gli scambi di informazioni decisi a livello internazionale e l’incrocio delle banche dati ai quali lavora il Fisco italiano non lascino più scampo. Chi ha portato i capitali all’estero ma anche, e questa è la grande novità, chi ha occultato denaro sottratto all’erario nelle cassette di sicurezza delle banche italiane o ha tenuto il «nero», come si suol dire, sotto il materasso, potrà regolare i suoi conti con il Fisco prima che sia il Fisco a bussare alla sua porta. Ma questa volta, a differenza del passato, non sarà un condono, perché per mettere una pietra sopra alla passata evasione, sarà necessario autodenunciarsi all’Agenzia delle entrate, pagare le tasse evase fino all’ultimo euro, ricevendo uno sconto soltanto sulle sanzioni e sugli interessi che saranno ridotti fino alla metà. Nemmeno tutti i reati compiuti saranno tutti perdonati. Si chiuderà un occhio su quelli di omessa dichiarazione, mentre per quelli più gravi, di frode fiscale, ci sarà solo un dimezzamento delle pene.
Insomma, se gli scudi e i condoni disegnati dall’ex ministro Giulio Tremonti si basavano soprattutto sulla «convenienza» del contribuente ad aderire garantendo depenalizzazioni e forti sconti sulle imposte evase, la «voluntary disclosure», che sarà approvata entro la prossima settimana alla Camera, fa più leva sulla «paura». Il messaggio è: si aderisca o meno, nel prossimo futuro non ci sarà modo di occultarsi al Fisco.
Non solo, anche sul fronte penale ci sarà una stretta. «Metteremo in votazione», spiega il relatore del provvedimento Giovanni Sanga, «anche l’emendamento presentato dal Pd che introduce nell’ordinamento il reato di autoriciclaggio». Basterà questo a far tornare i capitali espatriati all’estero e il nero nascosto in Italia? Sul primo versante molto dipenderà da come si comporterà la Svizzera. Oltreconfine, secondo la Banca d’Italia, sono occultati 200 miliardi di euro, l’80 per cento sono nella Confederazione.
La Svizzera ha sottoscritto il patto per lo scambio automatico di informazioni con il Fisco italiano, che non lascia scampo ai connazionali con i soldi nei forzieri elvetici. Ma ha anche rimandato fino al 2017 l’attuazione di questa misura. «Si sta lavorando perché la Svizzera anticipi questa scadenza», dice ancora Sanga, «e intanto le banche elvetiche stanno già comunicando ai loro clienti che devono svelare la provenienza dei loro fondi». Sul nero in Italia la partita è probabilmente più difficile. Senza almeno una depenalizzazione è difficile, dicono gli esperti, che ci sia la fila all’Agenzia delle entrate per autodenunciarsi.
Si vedrà se su questo ci sarà un ulteriore ammorbidimento. Fatto è che il governo si attende una cospicua dote dall’operazione di voluntary disclosure. L’ex premier Enrico Letta aveva quantificato in 3 miliardi il possibile gettito. Soldi che, in vista della legge di stabilità, farebbero comodo anche a Matteo Renzi.
FONTE: Andrea Bassi (ilmessaggero.it)