Lanciata l’offerta pubblica di vendita, obiettivo negoziare l'entrata a Piazza Affari il 27 ottobre. Il Tesoro venderà il 38,2% del capitale. Confermato il piano di 8.000 assunzioni
Poste Italiane ha lanciato lunedì l’offerta pubblica di vendita, con l’obiettivo di approdare in Borsa l’ultima settimana di ottobre dopo aver raccolto sul mercato tra i 2,7 e i 3,4 miliardi di euro (che potrebbero salire a 3-3,7 miliardi se il governo eserciterà tutta la «greenshoe» prevista). «Ipotizziamo l’inizio delle negoziazioni i primi giorni della settimana del 26-27 ottobre», ha spiegato l’amministratore delegato Francesco Caio. L’offerta si chiuderà il 22 ottobre per retail e istituzionali. «È un’Ipo che ha valenza finanziaria ed economica ma anche di politica industriale, perché contribuisce ad ammodernare il paese e a garantire un futuro sostenibile per chi lavora in Posta», ha aggiunto.Caio ha inoltre confermato il piano di 8.000 assunzioni già annunciate.
Il ministero dell’Economia: «Una Ipo storica»
Quella di Poste Italiane - la più grande Ipo del 2015 in Europa dopo quella della spagnola Aena - è la privatizzazione bandiera del governo di Matteo Renzi. «Storica», l’ha definita oggi il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia Fabrizio Pagani, sottolineando che è la prima di dimensioni paragonabili a quelle dell’ondata di privatizzazioni degli anni 90. «Quella che decenni fa era l'azienda conservatrice più corporativa e succube della politica, risponderà agli azionisti e al mercato. Anche questo è cambiare verso», ha commentato il presidente del consiglio, Matteo Renzi.
Il Tesoro venderà quasi il 40% del gruppo
Per portare le Poste in Borsa il Tesoro venderà fino al 38,2% del capitale, valorizzando la società fino a un massimo di 9,7 miliardi di euro; ogni azione sarà offerta a un prezzo compreso tra 6 e 7,5 euro. Il 30% dei 453 milioni di titoli è destinato al pubblico, mentre il restante 70% andrà a investitori istituzionali. Circa 14,9 milioni di azioni saranno riservate ai 143 mila dipendenti.
Dividendi pari all’80% degli utili per due anni
Poste Italiane si presenta a Piazza Affari con 15,9 miliardi di ricavi e 435 milioni di euro di utile al 30 giugno, dati in crescita che «danno segnali incoraggianti su un andamento che sarà sicuramente positivo», ha spiegato il direttore finanziario, Luigi Ferraris. L’annuncio di un payout di almeno l’80% degli utili per gli esercizi 2015 e 2016 sembra voler incentivare la sottoscrizione dell’offerta soprattutto da parte del pubblico retail e dei dipendenti (a cui è riservato il 30% dell’Ipo) e assicurare il successo di quest’operazione. «La politica (dei dividendi) è limitata nel tempo perché abbiamo un piano industriale che cambia nel tempo», ha spiegato Caio. «Abbiamo dato indicazioni sui dividendi dei primi due anni, poi daremo appuntamento al mercato per discuterne (...) anche in relazione alle opportunità di investimento che avremo». Negli anni passati la politica dei dividendi non ha seguito una politica precisa: in riferimento al 2012 sono stati distribuiti 250 milioni di dividendi su un utile di 1,032 miliardi, per il 2013 500 milioni su 1,005 miliardi e per il 2014 si è attinto alle riserve, distribuendo 250 milioni di cedole su un utile di 212 milioni.
I rischi: procedure dell’Ue
Tuttavia Poste Italiane dovrà fare i conti con la ristrutturazione della divisione postale in perdita e con tutta una serie di rischi evidenziati nel prospetto, da quelli regolamentari relativi alle compensazioni per il servizio universale alle vertenze di lavoro e all’andamento dei tassi di interesse. Nel prospetto informativo si segnala infatti il rischio che la Commissione Europea possa aprire una procedura di infrazione contro l’Italia in relazione al piano di consegna della posta a giorni alterni in alcuni comuni (autorizzato dall’Agcom), le cui conseguenze non sono prevedibili. O i rischi relativi al riconoscimento degli importi dovuti per la prestazione del servizio universale rispetto alla normativa sugli aiuti di stato, rischi che però secondo il management di Poste sarebbero ridotti dal momento che il 7 ottobre scorso la Ue ha rilasciato una comfort letter che «anticipa il prevedibile esito finale positivo».
FONTE: corriere.it
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