giovedì 28 gennaio 2016

La Svezia espellerà 80 mila profughi arrivati nel 2015. L'Olanda: treni per rimandare in Turchia i migranti da Grecia

La Svezia espellerà 80 mila profughi arrivati nel 2015. L'Olanda: treni per rimandare in Turchia i migranti da Grecia

Il ministro dell'Interno: "Respinta la loro richiesta d'asilo". Saranno rimpatriati con voli charter appositamente noleggiati. "Un'operazione che durerà a lungo nel tempo, ci vorranno forse anni". Lo scorso anno sono giunti in territorio svedese circa 163 mila migranti. Londra: "Accoglieremo bimbi siriani solo in casi eccezionali concordati dall'Unhcr"

La Svezia intende espellere fino a 80.000 richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta. L'annuncio è stato dato dal ministro degli Interni Anders Ygeman citato dalla Bbc. Si tratta di migranti arrivati sul territorio svedese nel 2015. "Stiamo parlando di circa 60.000 persone, ma possono arrivare fino a 80.000", ha specificato il ministro delle Finanze Dagens alla televisione pubblica SVT, aggiungendo che il governo ha chiesto alla polizia e all'Ufficio della migrazione di avviare le operazioni per il rimpatrio. In tempi normali, vengono effettuati su voli commerciali, ma visti i numeri citati, "dovremo usare più aerei charter appositamente noleggiati e ci vorranno diversi anni" ha aggiunto Ygeman.

Circa 163.000 migranti e rifugiati hanno chiesto asilo in Svezia nel 2015 - ricorda la Bbc -, il numero più alto pro capite in Europa: dei circa 58.800 casi trattati l'anno scorso, il 55% delle richieste sono state accettate.

La Svezia a inizio settimana è diventata l'ultimo di una serie di paesi europei che hanno registrato tensioni sul fronte di episodi di violenza legati ai migranti:un richiedente asilo di 15 anni è stato arrestato vicino Gothenburg dopo aver ucciso a coltellate la dipendente di centro di asilo.

Londra: accogliamo solo singoli casi eccezionali - Sull'emergenza migranti anche la Gran Bretagna si prepara a una stretta. Londra, ha annunciato il ministro degli Interni alla Bbc, intende accogliere bambini non accompagnati dalla Siria e da altre zone di conflitto, ma non quelli già fuggiti in Europa. Il ministero spiega che lavorerà con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per identificare "casi eccezionali" di bambini in Siria e nei paesi vicini che necessitino di asilo. Viene quindi confermata la linea dura sul dossier immigrazione tenuta finora dal governo conservatore di David Cameron e vengono smentite le indiscrezioni di stampa secondo le quali, su pressione di varie ong e associazioni umanitarie britanniche, il premier avrebbe pensato a un piano ad hoc per aprire le porte a "3.000 bambini non accompagnati" già sbarcati in altri paesi europei.

Il piano olandese - fronte dei respingimenti si rafforza anche con l'Olanda che ha avanzato una proposta per rimpatriare in Turchia con i treni i migranti e rifugiati arrivati via mare in territorio greco. E' stato il leader laburista Diederik Samsom ad anticipare i contenuti di un piano che avrebbe il sostegno del premier Mark Rutte e che, secondo la Bbc, sarebbe già in discussione a livello europeo, in particolare con Germania, Austria e Svezia. Secondo la proposta dell'Olanda, che detiene la presidenza di turno europea, l'Ue offrirà ad Ankara di accogliere al massimo 250mila richiedenti asilo che si trovano già in Turchia ogni anno. Il piano "per forzare una soluzione", dice Samson, dovrebbe diventare operativo in primavera, prima della nuova ondata di arrivi. Il piano olandese è vincolato alla definizione di Turchia come paese sicuro da parte dell'Onu. Nel 2015 più di 850mila persone sono approdate sulle coste greche dalla Turchia.

Guai anche per l'Australia. Il mancato rispetto degli standard internazionali per la protezione dei richiedenti asilo "ha un costo umano devastante" e ne ha danneggiato la reputazione. Lo sostiene Human Rights Watch (Hrw) nel 2016 World Report, presentato ieri a Istanbul. L'organizzazione internazionale per i diritti umani riconosce che l'Australia ha un "solido" sistema di protezione dei diritti civili e politici, robuste istituzioni e libertà di stampa. Descrive tuttavia la politica verso i richiedenti asilo come basata su "abusi". E sostiene la necessità di un suo serio ripensamento e di "misure per ripristinare la reputazione internazionale di paese rispettoso dei diritti".

FONTE: repubblica.it 

sabato 23 gennaio 2016

I Macaron? Ora sono anche da vestire



Cos’è quella camicia in vetrina in rue Saint Louis? Ha dei disegnini colorati che non si vedono bene da lontano. Ma… sono macaron! Come se a Torino mettessero sulle camicie i gianduiotti, a Milano i panettoni, a Napoli i babà… Eppure sull’Ile de Saint Louis niente accade per caso e a pochi metri da Notre Dame, dove fu fondata Parigi, nasce questa «macaron mode». L’ispirazione non viene dalle tante «cr^eperie» dell’isola o di rue Saint André des arts appena varcata la «rive gauche». L’oggetto del desiderio di quest’inverno terrorizzato sono più che mai i macaron. Se fossimo nel 700 non ci sarebbe dubbio su come cambierebbe la celebre quanto fantasiosa frase rivolta al popolo da Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI: «Se non hanno più pane, che mangino brioche».

I macaron sono diventati l’antidoto al grigiore dei tempi e del tempo. Le ragazze francesi sono famose per l’abbigliamento colorato, basta guardare il negozio della trendsetter Inès de la Fressange in rue de Grenelle, ma la «joie de vivre» come reazione agli attentati ci ha messo la sua. Non si era mai arrivati a colorare di tinte pastello i capelli, le unghie e la pelle. I «macaron hair» sono l’ultima moda. Chiome che ricordano le confezioni dei pasticcini ripresentati al pubblico dai due film più stilosi degli ultimi anni: Marie Antoinette di Sofia Coppola con Kirsten Dunst e Il grande Gatsby di Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio. Ecco l’amore per il superfluo, la spuma, lo zucchero, il grasso, tanto che il macaron più di moda è quello al foie gras di Pierre Hermé.  

E c’è tutta la Storia estetica di Francia in questo pasticcino colorato. La vera Gioconda sottratta, perché il maccarone nasce nel Rinascimento italiano dall’amaretto ed è la fiorentina Caterina de’ Medici a importarlo Oltralpe quando sposa re Enrico II. A riprova della leggerezza e superfluità del dolcetto preferito dalla regina va ricordato che all’epoca erano definiti macaron anche i cortigiani più libertini. Dopo l’austerità del periodo napoleonico è Pierre Desfontaines, nipote del pasticciere-scrittore Louis Ernest Ladurée, a perfezionare nel secondo Ottocento il pasticcino in due dischi di meringa alla mandorla farciti di crema morbida. Nel locale di rue Royale 16, come in tutta Europa, si prepara la Belle époque. Georges Eugène Haussmann abbellisce e allarga i boulevard, la capitale francese è pronta all’Esposizione universale e nei caffè, moltiplicatisi, «signore e signorine / le dita senza guanto / scelgon la pasta» come nella poesiaLe golose di Guido Gozzano. 

FONTE: Francesco Rigatelli (lastampa.it)

mercoledì 20 gennaio 2016

Lo Stato Islamico libera 270 dei civili rapiti a Deir Ezzor, in Siria

Lo Stato Islamico libera 270 dei civili rapiti a Deir Ezzor, in Siria

Il rapimento domenica. Tornano in libertà donne, bambini e anziani

Il gruppo jihadista dello Stato Islamico ha liberato 270 dei 400 civili presi in ostaggio la settimana scorsa a Deir Ezzor, nell'est della Siria. Secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano sui diritti umani, donne, anziani e bambini con meno di 14 anni sono tra le persone rilasciate.

Tre giorni fa i miliziani dell'Is avevano catturato almeno 400 civili dopo aver sferrato un attacco contro il villaggio di al-Baghaliyeh, alla periferia nord di Deir Ezzor. Il villaggio era controllato dalle forze governative. Nel corso dell'attacco jihadista erano state uccise almeno 135 persone, tra le quali almeno 85 civili.

Secondo il direttore dell'osservatorio, Abdel Rahman, i civili sono stati liberati dopo un interrogatorio dei jihadisti dll'Is su eventuali loro legami con il regime. Il gruppo tiene ancora in ostaggio altre 130 persone,
per la maggior parte giovani e uomini adulti, sottoponendoli allo stesso interrogatorio. "Se si scoprirà che non hanno legami con il regime, frequenteranno dei corsi di religione (islamica) e saranno rilasciati", ha commentato Rahman.

FONTE: repubblica.it

lunedì 18 gennaio 2016

Oxfam: 62 super-ricchi divorano la torta del mondo, diseguaglianze in crescita. "Chiudere i paradisi fiscali"


YACHT

Sessantadue persone detengono la stessa ricchezza della metà della popolazione mondiale. Un dato che, secondo Oxfam, racconta da solo l'enorme disuguaglianza di reddito nel nostro pianeta e che vanifica la lotta alla povertà globale.
A pochi giorni dall'appuntamento di Davos, l'ong traccia una mappa preoccupante della distribuzione della ricchezza.
"Dal 2010, 3,6 miliardi di persone - la metà della popolazione mondiale - ha visto la propria quota di ricchezza ridursi di circa 1.000 miliardi di dollari: una contrazione del 41%, nonostante l’incremento demografico abbia registrato 400 milioni di nuovi nati nello stesso periodo. I 62 super-ricchi hanno invece registrato un incremento di oltre 500 miliardi di dollari, arrivando così ad un totale di 1.760 miliardi di dollari, in un contesto che continua a lasciare le donne in condizione di grave svantaggio (perfino tra i 62 super-ricchi solo 9 sono donne)".
Il divario, ricorda Oxfam, "è drammaticamente cresciuto negli ultimi 12 mesi" tanto che si sono avverate con un anno di anticipo le previsioni secondo le quali "l’1% della popolazione mondiale avrebbe posseduto più del restante 99% entro il 2016".
Anche in Italia la disparità di reddito è impressionante: "i dati sulla distribuzione nazionale di ricchezza del 2015 evidenziano come l’1% più ricco degli italiani sia in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta, una quota che in valori assoluti è pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero dei nostri connazionali".
Gli ultimi cinque anni di crisi, sempre secondo Oxfam, hanno dimostrato che l'aumento della ricchezza è andato a beneficio di oltre la metà il 10% più ricco degli italiani, lasciando le briciole al resto della popolazione.
"A Davos, quest’anno, chiederemo con forza a governi e grandi corporation di porre fine all’era dei paradisi fiscali", dichiara la presidente di Oxfam International, Winnie Byanyima. "I paradisi fiscali sono quei luoghi nei quali multinazionali ed élites economiche si rifugiano evitando di contribuire, con la giusta quota di tasse, al finanziamento di servizi pubblici gratuiti e di qualità a tutti i cittadini. Oggi 188 delle 201 più grandi multinazionali sono presenti in almeno un paradiso fiscale, alimentando una disuguaglianza economica estrema che ostacola la lotta alla povertà”.
“L’elusione fiscale delle multinazionali ha un costo per i paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari all’anno, ed ha un impatto importante anche nei paesi OCSE come l’Italia", è invece il commento di Roberto Barbieri di Oxfam Italia.
"Il Governo Italiano può agire per porre fine all’era dei paradisi fiscali, sostenendo a livello nazionale e in Europa una serie di misure. Per le imprese multinazionali sono necessari maggiore trasparenza e approcci comuni da parte degli stati. Sosteniamo quindi l’obbligo di rendicontazione pubblica in ogni paese in cui le multinazionali UE operano (country-by-country reporting), e un modello vincolante di tassazione unitaria nella UE perché le tasse siano pagate laddove l’attività economica si svolge realmente. Per questo oggi Oxfam Italia lancia Sfida l’ingiustiziauna nuova campagna per dire Basta ai paradisi fiscali e rendere credibile l’impegno preso dai leader mondiali di eliminare la povertà estrema entro il 2030".
FONTE: huffingtonpost.it

domenica 17 gennaio 2016

Treni, porti, costruzioni e industria: Italia pronta a ritagliarsi la sua fetta

A fine mese Rohani incontra a Roma 500 imprenditori. In gioco 3 miliardi di export

«Se saremo bravi credo che nel giro di poco più di un anno l’export italiano verso l’Iran potrà crescere di almeno 3 miliardi di euro rispetto al miliardo e mezzo attuale». Carlo Calenda, viceministro per lo Sviluppo economico, non nasconde la sua soddisfazione. A fine novembre ha guidato la più numerosa missione di imprenditori mai sbarcata a Teheran: 380 fra industriali, professionisti e banchieri che hanno incontrato oltre mille loro colleghi iraniani. L’Italia è stata per anni il principale partner commerciale dell’Iran con importanti accordi industriali in campo energetico, infrastrutturale e siderurgico. Con la fine delle sanzioni, si tratta di recuperare il terreno perduto. «L’obiettivo di tornare ai 7 miliardi di interscambio ante sanzioni - insiste Calenda - è a portata di mano».  


Il 25 e 26 gennaio ci sarà la visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rohani (dopo il rinvio a seguito degli attentati di Parigi). La prima sera avrà una cena riservata con i top manager dei più importanti gruppi imprenditoriali italiani. La mattina del 26, prima di essere ricevuto da Papa Francesco, il presidente iraniano incontrerà 500 imprenditori insieme ai ministri Gentiloni, Del Rio, Guidi e Franceschini. A metà febbraio nuova missione italiana in Iran guidata da Del Rio, Martina e Calenda. Settori di interesse: agricoltura, agrindustria, infrastrutture e oil&gas. Insomma, l’Italia è pronta a tornare in forze nell’importante Paese mediorientale, un mercato di grande interesse, forte dei suoi quasi 80 milioni di abitanti, la metà dei quali sotto i 30 anni, con alti livelli di istruzione, il 60% dei laureati donne, una «fame» diffusa di beni di consumo e di infrastrutture di ogni genere. 

«L’Iran ha bisogno di costruire nuove infrastrutture, ponti, autostrade e case - aveva detto a “La Stampa” la vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli durante la missione a Teheran -. Nei prossimi anni gli iraniani avranno bisogno di 4 milioni di unità abitative. Il mercato dell’auto passerà da 1,5 a 2 milioni di vetture l’anno. Ma non mancano le opportunità per chi costruisce macchinari e per chi si occupa di tecnologie “verdi” e di biomedicale».  
Il settore economicamente più rilevante è ovviamente quello petrolifero, dove il soggetto coinvolto al massimo livello è l’Eni. Il Cane a sei zampe sbarcò in Iran nel lontano 1957, ai tempi di Enrico Mattei. Da allora l’Eni ha messo a segno colpi importanti, ma le sanzioni hanno di fatto bloccato ogni sviluppo. I rapporti con la Nioc, compagnia petrolifera di Stato, sono sempre rimasti buoni. E una bozza di intesa per l’espansione della cooperazione bilaterale nel campo delle perforazioni petrolifere con la National Iranian Drilling Company sarebbe già stata firmata.  
Un comparto ricco di opportunità è l’automotive. L’Iran ha la necessità di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unità) molto vecchio. In prima linea per il ritorno nel Paese ci sono le francesi Psa e Renault, già presenti con vecchie joint venture. Gli iraniani, però, premono per uno sbarco in forze di Fiat Chrysler Automobiles. Se son rose, fioriranno. 

Anche i trasporti offrono ottime prospettive di domanda. Le sanzioni che vietano al Paese di acquistare aerei occidentali fin dagli Anni 70 hanno contribuito a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualità. L’Iran ha annunciato che tolte le sanzioni partirà il rinnovo: nei piani c’è l’acquisto di 400 aerei. Un preaccordo sarebbe già stato raggiunto con Airbus per l’acquisto di 114 velivoli. A fine novembre Vladimir Putin, nel corso della sua visita a Teheran, ha «piazzato» 100 Sukhoi Superjet, nell’ambito di accordi commerciali per 21 miliardi di dollari.  

Stesso discorso per treni e ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e francesi sono alla porta per l’ampliamento e il rinnovo della rete. Ma anche qui le aziende italiane possono dire la loro. Tra i settori dove gli italiani possono fare business spiccano autostrade, alta velocità, i porti, l’ambiente, rinnovabili, meccanica, materiali edili, medicale, ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria e agroalimentare. 

FONTE: Teodoro Chiarelli (lastampa.it)


martedì 5 gennaio 2016

Saldi al via in tutte le Regioni. Codacons: "Le vendite non decollano"

Saldi al via in tutte le Regioni. Codacons: "Le vendite non decollano"

Dopo l'anticipo in Basilicata, Campania, Sicilia e Valle d'Aosta, la stagione degli sconti è partita ufficialmente per tutti. Ecco il calendario completo

E' partita lungo tutta la Penisola la stagione degli sconti, dopo l'anticipo scattato il 2 gennaio in Basilicata, Campania, Sicilia e Valle d'Aosta.  Secondo il Codacons, dalle prime ore di saldi si vede un buon afflusso dei consumatori per negozi, outlet e centri commerciali, ma le vendite non decollano. "Già dalle prime ore di oggi - sottolinea il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi - si sono formate file di clienti davanti le boutique d'alta moda delle principali città, e in generale la presenza di cittadini in cerca di occasioni è buona". Tuttavia i consumatori, rileva, "sono orientati alla massima prudenza: si gira per negozi, si osservano i capi in vetrina e si monitorano i prezzi, ma ancora non si compra: in base ai dati raccolti dal Codacons non si è verificata al momento alcuna incremento delle vendite rispetto allo scorso anno, e il giro d'affari rimane sostanzialmente stabile". Outlet e boutique d'alta moda sono gli esercizi che da stamattina registrano il maggior afflusso di clienti e le vendite maggiori, spiega ancora il Codacons. Questo grazie soprattutto ai turisti stranieri che come ogni anno approfittano dei saldi italiani per acquistare capi griffati.

Dissente da questa lettura Confesercenti, per la quale l'avvio dei saldi invernali 2016 si sta rilevando positivo, con un aumento medio delle vendite del 5% rispetto al 2015, anche se con differenze profonde fra i territori: bene Firenze, meno Roma e Milano.

FONTE: repubblica.it

sabato 2 gennaio 2016

Fs aumenta il prezzo dei treni. Rincaro medio del 2,7% sull'Alta velocità, per Roma-Milano + 3,5%

TRENI

Dopo le autostrade, con il nuovo anno scattano i rincari dei treni. Ferrovie dello Stato ha deciso di aumentare i prezzi base dei biglietti per l'Alta Velocità (Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca) con un incremento medio del 2,7% che, comunque - sottolinea l'azienda - riguarda solo le tariffe più alta e non i prezzi "economy" e "supereconomy".Per la tratta "regina", Roma-Milano, i prezzi salgono del 3,5%.
Secondo quanto riferisce Trenitalia all'Agi, "si tratta solo di ritocchi", è il "primo adeguamento dei prezzi dal 2011 quando furono ritoccati della seconda classe con l'introduzione dei quattro livelli di servizio sui Frecciarossa".
Con il nuovo anno, sono scattati anche gli aumenti dei pedaggi autostradali.L'aumento maggiore - scrive il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in una nota - interessa Satap tronco A4 (Torino-Milano) +6,5%. Seguono Strada dei Parchi +3,45%, Tangenziale Est Spa +2,10%, Autostrade per l'Italia +1,09%, Pedemontana Lombarda +1% e Ativa +0,03%.
FONTE: huffingtonpost.it