giovedì 24 gennaio 2013

Crisi, Unioncamere: nel 2012 chiuse mille imprese al giorno

E' il secondo peggior risultato dal 2005 ma il saldo tra aperture e chiusure è positivo. L'allarme del Codacons: «Gli italiani fanno la fame»

Nel 2012 hanno chiuso i battenti mille imprese al giorno. Lo calcola Unioncamere, secondo cui nell'anno che si è appena concluso si sono registrate 364.972 chiusure (+24mila sul 2011) a fronte di 383.883 aperture (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011). Il saldo tra entrate e uscite è dunque positivo per 18.911 unità, ma si tratta del secondo peggior risultato dal 2005 e vicino, dopo due anni di recupero, al 2009, l'anno peggiore della crisi. Intanto l'Istat rileva un nuovo calo negli acquisti delle famiglia: crolla la spesa alimentare.

I precedenti.
Stando ai dati diffusi da Unioncamere, non è la prima volta che calano la saracinesca per sempre mille imprese al giorno, o anche di più. A parte l'annus horribilis 2009, era già successo nel 2008 e nel 2007: tuttavia in quegli anni le nuove iscrizioni avevano abbondantemente superato le 400mila unità e pertanto il saldo finale positivo era molto più consistente: a fronte del +0,31% dello scorso anno, nel 2007 si registrò un +0,75% e nel 2008 un +0,59%.

Artigianato in crisi.
Tornando al 2012, se si considerano anche le cancellazioni delle imprese ormai non operative da più di tre anni, al 31 dicembre dello scorso anno lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.093.158 unità. Guardando ai diversi settori, la ricerca evidenzia che si restringe ulteriormente (-6.515 imprese) il tessuto imprenditoriale dell'industria manifatturiera, trascinato dalla forte contrazione dell'artigianato, che chiude l'anno con 20.319 imprese in meno, quello delle costruzioni (-7.427) e dell'agricoltura (-16.791).

Nord-Est in ginocchio.
Il conto più salato del 2012 lo paga il Nord che - Lombardia esclusa - perde complessivamente circa 6.600 imprese, i tre quarti delle quali (poco meno di 5mila unità) nel solo Nord-Est. Giovani under 35, immigrati e donne, attività del turismo, del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone sono le tipologie di imprenditori e i settori di attività che, nel 2012, hanno consentito di mantenere in lieve attivo il bilancio anagrafico delle imprese italiane.

FONTE: ilmessaggero.it

lunedì 21 gennaio 2013

Corona ricercato in tutta Europa, scatta il nuovo mandato di cattura


Il fotografo che ha fatto perdere le sue tracce dopo la sentenza della cassazione che ha reso definitiva una condanna a 5 anni di carcere. Delle ricerche si occupano la squadra mobile di Milano e l'Interpol

Un mandato di cattura europeo - il cui acronimo tecnico è "Mae" - è stato diramato dalla procura generale di Torino per Fabrizio Corona, il fotografo dei vip che ha fatto perdere le sue tracce dopo la sentenza della cassazione che ha reso definitiva una condanna a 5 anni di carcere. Delle ricerche si occupano la squadra mobile di Milano e l'Interpol.

Un messaggio firmato da Fabrizio Corona era stato postato ieri pomeriggio su Facebook, sul diario del suo profilo ufficiale. Secondo il sistema di localizzazione del social network sarebbe stato inviato da un telefono cellulare intorno alle 15 da Quarto Oggiaro, un quartiere nella periferia nord di Milano. La polizia milanese, che indaga sulla sua fuga, ha accertato che è stato l'autista del fotografo a pubblicare sul diario del suo profilo, utilizzando le sue credenziali, la citazione dal romanzo "Kafka sulla spiaggia" di Murakami Haruki.

In poco meno di un'ora dal momento in cui è comparso il suo "post" sono arrivati quasi mille messaggi di commenti di molti fan e qualche detrattore. Sono più di due mila in pochi minuti i "mi piace" inviati. Corona, scrive: "Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.” I commenti sono di sarcastica solidarietà e di scetticismo: "Figuriamoci se uno intelligente come lui si fa trovare con la localizzazione del gps".

Il tenore dei commenti è soprattutto del genere: "Go fabry go!!!!!"; "Fabrizio non ti arrendere! La nave salpa dal porto alle 9,se ce la fai a pigliarla domani mattina ti troverai su una splendida spiaggia tunisina a ballare la samba con due belle svedesi! Non mollare tigre, siamo con te!"; "Tanto non lo trovano !!". Però c'è anche qualcuno che si sofferma sul personaggio: "Fabrizio Corona deve scontare 7 anni e 10 mesi di carcere e qualora la Cassazione dovesse confermare i 3 anni e di 10 mesi di condanna inflittagli per bancarotta fraudolenta, la detenzione salirebbe 11 anni e 8 mesi. Ma la paura di Fabrizio Corona è un'altra: la paura di cadere nell'oblio, la paura di essere dimenticato da tutti, la paura di essere rinnegato da tutti quelli che fino a ieri lo adulavano, la paura di non essere piu' al centro dell'attenzione. E Fabrizio Corona ha ancora nella mente il dimenticatoio nel quale era finito Lele Mora, durante i 14 mesi di custodia cautelare".

FONTE: Ottavia Giustetti (repubblica.it)


venerdì 18 gennaio 2013

Isole Cayman, addio segretezza


Il possedimento britannico pronto a pubblicare i nomi di migliaia di società, hedge fund e manager in precedenza nascosti

Le Cayman verso una svolta: le isole considerate un paradiso fiscale si apprestano a diventare più trasparenti. Nel tentativo di cambiare la propria reputazione di segretezza, le Cayman stanno introducendo un'ampia riforma con la quale saranno resi pubblici i nomi di migliaia di società, hedge fund e manager in precedenza nascosti. Lo riporta il Financial Times. L'autorità monetaria locale, Cima, ha inviato agli hedge fund un piano con il quale intende creare un database pubblico dei fondi con domicilio nell'isola per la prima volta.

FONTE: corriere.it

giovedì 10 gennaio 2013

Da Scampia la droga a Tor Bella Monaca



Lo spaccio gestito dal clan dei Sandokan

Un ponte della droga tra Scampia e Tor Bella Monaca: è uno degli affari camorristici del clan dei "Sandokan" nella Capitale, ottenuto grazie al permesso - secondo gli investigatori - di «una più alta organizzazione criminale che controlla il territorio romano».
È quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza che ha arrestato nella Capitale dieci persone in una operazione antidroga coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. A collaborare alle rotte del traffico era il clan camorrista Schiavone - Noviello e altri pregiudicati collegati alle cosche calabresi, sfruttando le potenzialità offerte dal mercato di cocaina e hashish sulla piazza romana.

L'asse criminale Napoli-Roma è stato scoperto dopo mesi di intercettazioni telefoniche e pedinamenti, anche in zone ad altissima densità criminale come Tor Bella Monaca e il quartiere Laurentino a Roma e Scampia a Napoli. Le Fiamme Gialle del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo Polizia Tributaria di Roma hanno appurato l'esistenza di due gruppi criminali «agguerriti», i cui capi erano il laziale Romano Micconi, di 45 anni, e il campano Gennaro Magrì, di 39 anni, che viveva a Roma ed era in libertà vigilata.

Secondo le indagini, Magrì invece era inserito negli ambienti camorristici del clan degli Schiavone e aveva il permesso per il rifornimento di grosse quantità di droga dal mercato di Secondigliano, in provincia di Napoli, attraverso l'intermediazione Franco e Raffaele Cangiano, padre e figlio, e l'ausilio logistico dei fidati Emanuele Pietrasanta e Mariano Brischetto. Questi ultimi due avevano il compito di trasportare la droga da Napoli a Roma, scortati da Armando De Rosa, il quale riscuoteva da Magrì gli incassi dello stupefacente ceduto.

Micconi, arrestato lo scorso novembre per una rapina in una banca del pescarese, aveva diversi referenti sul litorale pontino. E per i suoi affari non si avvaleva solo della conoscenza del camorrista Noviello, ma anche di alcune cosche 'ndranghetiste dei Gallace e dei Novella. Una parte dello stupefacente era destinato all'Abruzzo, grazie ad un referente.

FONTE: ilmessaggero.it

mercoledì 9 gennaio 2013

Liberati i marinai italiani rapiti in Nigeria

Oggi rientreranno a Roma. Terzi: la situazione era preoccupante. Erano stati rapiti il 23 dicembre scorso

Liberati i tre marini italiani sequestrati lo scorso 23 dicembre al largo delle coste della Nigeria, mentre ilrimorchiatore Asso21 su cui erano imbarcati si dirigeva a Port Harcourt. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Giulio Terzi. «I nostri tre marinai sono liberi e faranno presto rientro in Italia», ha detto Terzi stamani, precisando poi che arriveranno nel pomeriggio a Roma.

«Stiamo bene e ci hanno trattato bene». Queste le pochissime parole che Emiliano Astarita, il comandante del rimorchiatore sequestrato ha riferito a suo padre Franco. Due le telefonate, dopo la liberazione. «Siamo dimagriti ma è tutto ok», ha aggiunto il comandante. Con Astarita, a bordo dell'unità della società armatrice Augusta Offshore, c'erano Salvatore Mastellone e Giuseppe D'Alessio.

Prima un tratto in battello. Poi a bordo di un'automobile i tre italiani sono stati condotti nella cittadina della Nigeria Port Harcourt. Sarebbero queste, secondo quanto si è appreso, le prime fasi della liberazione dei tre italiani marittimi rapiti. A quanto appreso, tra un paio di giorni potrebbero rientrare.

«È un successo - ha proseguito Terzi - degli uomini e delle donne della Farnesina e di tutti i funzionari delle strutture dello Stato coinvolte, che con la loro tenacia e professionalità hanno reso possibile l'esito positivo di questa difficile vicenda». «Desidero inoltre ringraziare le autorità nigeriane, che in queste settimane ci hanno sempre assicurato la massima collaborazione», ha aggiunto Terzi, rimasto sempre in contatto con il collega nigeriano per la gestione del caso.

La situazione era «veramente preoccupante» ma grazie anche alla tecnica «affinata negli anni», al termine «di una lunga operazione» - stanotte verso l'una - siamo riusciti a «riavere con noi i connazionali» rapiti in Nigeria, ha poi precisato il ministro degli Esteri.

Sono 30 i connazionali sequestrati all'estero che in questi mesi sono stati riportati a casa.

FONTE: ilmessaggero.it

lunedì 7 gennaio 2013

Scontri in piazza, condanne a 6 anni


Sei accusati di devastazioni e lesioni per la manifestazione degli indignati di piazza San Giovanni

Sono stati condannati a sei anni di reclusione, con rito abbreviato, i sei autori dell'assalto al blindato dei carabinieri avvenuto il 15 ottobre del 2011, nel corso della manifestazione degli Indignati a piazza San Giovanni a Roma. I condannati sono accusati di devastazione, saccheggio e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale pluriaggravata.

ARRESTI DOMICILIARI - Con rito abbreviato il gup Massimo Battistini ha condannato per i reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale D. R. di 30 anni di Teramo, M. M. 33 anni di Giulianova, M. G. di 37 anni di Teramo, M. T., 30 anni di nazionalitá svizzera, M. Z., 28 anni di Roma e C. Q., 32 anni di Teramo. Tutti sono attualmente agli arresti domiciliari ed erano stati arrestati nell'aprile scorso a conclusione dell'indagine che le forze dell'ordine avevano sviluppato successivamente agli incidenti il 15 ottobre. Tra i fatti contestati al gruppo l'assalto anche al furgone dei carabinieri dato alle fiamme in piazza San Giovanni. In quell'occasione fu anche aggredito il conducente dell'automezzo e fu colpito al volto a colpi di bastone.

CHIESTI 8 ANNI - Per tutti il pubblico ministero Simona Marazza aveva chiesto 8 anni di reclusione ciascuno. Contestualmente alla condanna detentiva il gup ha stabilito che a titolo di risarcimento danni in via provvisionale ciascuno degli imputati debba risarcire di 30mila euro il carabiniere aggredito e il ministero della Difesa costituito parte civile nel procedimento.

LA DIFESA - Commentando la decisione del giudice l'avvocato Maria Cristina Gariup, che difende alcuni degli imputati ha detto tra l'altro: «L'attribuzione agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio non è condivisibile. Si tratta di una responsabilitá oggettiva della quale manca la prova materiale. Non c'è la prova di quanto contestato agli atti». Un altro difensore ha commentato: «Le sentenze vanno rispettato attendiamo le motivazioni per far ricorso ma al momento riteniamo che giustizia non sia stata fatta».
RISARCIMENTO GIUSTO - «Giusta la sentenza che colpisce gli autori del vergognoso assalto al blindato dei carabinieri del 15 ottobre 2011 e che rappresenta un risarcimento morale all'Arma e a tutti i cittadini romani. Sei anni sono un giusto monito per tutti coloro che scambiano il diritto di manifestare con quello di indirizzare le propria violenza contro le forze dell'ordine nella città di Roma» commenta il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

venerdì 4 gennaio 2013

Monti presenta il simbolo elettorale Lista unica al Senato, tre alla Camera



Alla Camera lo slogan "Scelta civica, con Monti per l'Italia" per la lista «della società civile senza parlamentari», affiancata da quelle di Udc e Fli


Mario Monti arriva con mezz'ora di ritardo all'Hotel Plaza di Roma, in via del Corso 126, alla presentazione del simbolo elettorale. Alla Camera ci saranno tre liste, al Senato un'unica lista.Lo slogan scelto per la Camera è "Scelta civica, con Monti per l'Italia": «Ci sarà una lista della società civile senza parlamentari, una dell'Udc immagino col nome Casini, una di Fli immagino col nome Fini», ha detto il premier uscente.


Questa sera Monti a "Otto e mezzo". Con l'appuntamento di questa sera si apre a "Otto e mezzo" una serie di incontri con i leader protagonisti della campagna elettorale. Il primo, questa sera alle 20.30 su La7, con il presidente del Consiglio Mario Monti. Lunedì 7 gennaio sarà ospite di Lilli Gruber il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, e martedì 8 gennaio l'ex premier Silvio Berlusconi.

FONTE: ilmessaggero.it

mercoledì 2 gennaio 2013

In nome di Dio, andatevene!

Se ne devono andare tutti, dove non ha importanza. In un'isola delle Barbados, nell'appartamento monegasco del cognato, in un ospizio, nella tipografia romana del suocero, in Vaticano a pregare per lo Ior, in Europa al posto di Van Rompuy, a insegnare alla Bocconi a studenti inconsapevoli, in un tribunale a esercitare la loro professione, in uno dei loro studi legali a incassare milioni di euro. Se ne devono andare. Non li regge più nessuno. Loro non capiscono. Si credono intoccabili perché garanti di interessi economici delle lobby del cemento, delle cooperative, dei concessionari, della Bce, delle banche internazionali, di Stati esteri. Vivono in un mondo a parte, fatto di studi televisivi, di giornalisti proni, di incontri istituzionali a discettare del nulla al quadrato con la rituale foto di gruppo, circondati da commessi, servi, maggiordomi, amanti. Onorevoli disonorati. Facce di bronzo, facce di merda, facce da impuniti, facce da dimenticare se si vuole riacquistare un minimo di serenità. Facce di responsabili dello sfacelo economico e sociale che si fanno il lifting, i sorrisi tirati ormai in un ghigno, l'incedere da uomini di potere che si credono statisti in scatola. Si ripresentano ancora, riverginati, innocenti, candidi come se non fossero colpevoli del più piccolo errore. Loro che hanno disfatto l'economia, l'informazione, la giustizia, la scuola, il tessuto produttivo, lo stesso Stato. Mantenuti nelle loro posizioni privilegiate per decenni, pagate dalle tasse degli italiani a suon di vitalizi mai rinnegati, di leggi ad personam, ad partitum, per gli amici, per i concessionari, per le mafie. Parassiti, pidocchi, mignatte, zecche. Virus che si spacciano per miracolosi medicinali mentre infettano il corpo della Nazione, certi della copertura vigliacca dei media e confidando nella memoria breve degli italiani. Se ne devono andare. In Parlamento non li vuole neppure l'italiano più mite, il più tollerante, il più distaccato dalla politica. L'Italia è in overdose dei Bindi, Finocchiaro, Cicchitto, Berlusconi, Monti, Bersani, Fini, Alfano, Casini, Maroni e delle centinaia di compari si ostinano a imporre la loro presenza. Non capiscono che sono come Ceaucescu al balcone, Mussolini nel camion verso la Svizzera vestito da soldato tedesco, Hitler nel bunker di Berlino mentre da ordini a divisioni che non esistono più. E' questione di tempo, ma la loro avventura politica è terminata. La campanella del 2013 è suonata, la ricreazione a spese di generazioni di italiani è finita. "Voi siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese come Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli. Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Chi fra voi non baratterebbe la vostra coscienza in cambio di soldi? E' rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene della Repubblica? Siete diventati intollerabilmente odiosi per l'intera Nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie ed ora siete voi l'ingiustizia! Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave. In nome di Dio, andatevene! (*)"

(*) Dal discorso di Oliver Cromwell al Parlamento inglese nel 1653