sabato 31 agosto 2013

Siria, Obama pronto all'attacco Putin: presenti le prove. Assad: risponderemo


Putin: Usa presentino le prove. Fonti siriane: «Un attacco può avvenire in ogni momento». Ministro Mauro: intervento sarebbe un segnale, non guerra


Sembra essere sempre più vicino l'attacco alla Siria dopo che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ieri ha annunciato di essere pronto insieme alla Francia a punire «con un'azione limitata» Assad per l'uso di armi chimiche, che Obama ha definito «una sfida al mondo». Un attacco può avvenire «in ogni momento» hanno detto fonti della sicurezza siriane alla tv panaraba Al Arabiya, aggiungendo che le forze siriane sono «pronte a rispondere».

Putin. Gli Stati Uniti dovrebbero presentare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu le eventuali prove di un attacco chimico in Siria. È questa la posizione del presidente russo Vladimir Putin, che si è detto sorpreso dal voto contrario ad un attacco del parlamento britannico e ha definito «insensate» le accuse contro Damasco. Secondo Putin il vertice del G20, che si terrà a San Pietroburgo la prossima settimana, può essere una piattaforma per discutere della crisi in Siria.

Sesta nave da guerra Usa nel Mediterraneo. La San Antonio, una delle navi da trasporto anfibio della Marina Militare Usa, si è unita alla flotta di cinque cacciatorpedinieri Usa armati di missili da crociera Tomahawk e quattro sottomarini nucleari già presente nelle acque del Mediterraneo Orientale. I cacciatorpedinieri sono la Gravely, la Mahan, la Barry, la Stout e la Ramage. La San Antonio può trasportare fino a 800 marines ed è dotata di mezzi da sbarco ed elicotteri.

Susan Rice. «Non c'è dubbio che Damasco ha usato i gas il 21 agosto. La questione ora è come punire il regime di Bashar al Assad e impedire che lo faccia di nuovo». Lo ha detto su twitter il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Susan Rice.

L'Iran invia una delegazione parlamentare a Damasco. Una delegazione di tre importanti deputati iraniani, tra cui il presidente della Commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e la politica estera Alaeddin Boroujerdi, è partita stamani per una visita di cinque in Libano e Siria: lo segnala l'agenzia iraniana Fars citando un portavoce della Commissione ma senza precisare però quando è previsto l'arrivo della delegazione a Damasco. I parlamentari portano «tre messaggi»: innanzitutto lo «sdegno» per l'uso di armi chimiche che a loro avviso è stato fatto da «paesi occidentali» in Siria; c'è poi «l'opposizione» alla presenza di qualsiasi «forza straniera» nel paese; infine verrà espresso «sostegno» alla «resistenza palestinese» contro il regime sionista di Israele. Alla vigilia era stato sottolineato da parte iraniana che la delegazione si recherà a Damasco anche in caso di attacco statunitense contro la Siria.

La posizione dell'Italia. L'ipotesi di un intervento di Usa o Francia in Siria deve essere considerato «una sorta di segnale alla dittatura di Assad e non una guerra vera e propria. la verità è che rimangono sullo sfondo i rischi collegati ad uno scenario che può essere devastante». Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a bordo di Nave Italia che ha aggiunto: «È rilevante la posizione del Governo Italiano che, insistendo per trovare una soluzione politica e rinviando all'autorità e all'autorevolezza delle Nazioni Unite, ricorda a tutti qual è il compito della comunità internazionale»

Gli ispettori Onu. Gli ispettori dell'Onu incaricati di indagare sull'uso di armi chimiche in Siria hanno lasciato l'aeroporto di Beirut, dove erano giunti dopo aver attraversato il confine tra Siria e Libano, a bordo di un aereo del ministero degli esteri tedesco, alla volta dell'Europa. Lo scrive su Twitter lo stesso ministero, precisando che a bordo ci sono campioni di materiale sequestrato in Siria.

Gli Stati Uniti sono pronti, assieme alla Francia, a punire il regime siriano di Assad. Il presidente Barack Obama ha affermato di non avere ancora preso «una decisione finale» ma sulla sua determinazione non ha lasciato dubbi quando ha aggiunto che l'uso di armi chimiche in Siria è «una sfida al mondo» e «una minaccia ad alleati degli Usa come Israele, Turchia e Giordania», «una minaccia agli interessi della sicurezza nazionale americana».

FONTE: ilmessaggero.it

mercoledì 28 agosto 2013

Attacco alla Siria, scatta il conto alla rovescia Usa contro Assad: puniremo le atrocità Onu, Bonino frena: non daremo basi in automatico

Bonino: nostra partecipazione ad intervento militare non automatica. Da Siria e Iran minacce a Israele


L'attacco alla Siria alla fine ci sarà, ma non nelle prossime ore. È la Gran Bretagna di David Cameron, a sorpresa, a fermare le lancette del conto alla rovescia per lo strike contro il regime di Assad. Londra - è infatti il contenuto della mozione che il governo presenterà domani al Parlamento riconvocato in tutta fretta dalle ferie - continua a ritenere necessaria una risposta, «anche senza l'Onu», allo scempio perpetrato da Damasco con le armi chimiche.
E il regime ha sollevato anche lo spettro dei gas letali contro i Paesi europei: Usa, Gran Bretagna e Francia, ha detto il viceministro degli Esteri Faisal Maqdad, hanno aiutato «i terroristi» ad usare le armi chimiche in Siria, e gli stessi gruppi «le useranno presto contro il popolo d'Europa».

Prima di un'azione militare ritiene che sul tavolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite debba arrivare il rapporto degli ispettori che stanno indagando sul terreno in Siria. E agli esperti di Palazzo di Vetro, ha fatto sapere Ban ki-Moon in giornata, servono altri quattro giorni. Il veto scontato di Russia e Cina - ribadito oggi in una riunione degli ambasciatori dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza - e anche lo spettro dell'Iraq che continua ad aleggiare a 10 anni dall'invasione sono riusciti quindi per il momento a far slittare l'attacco che sembrava imminente. Anche gli Usa ripetono che nessuna decisione è stata ancora presa. Ma Washington si prepara comunque a mettere nelle prossime ore sul piatto un cospicuo dossier di prove di colpevolezza del regime, mentre il segretario generale della Nato Rasmussen ha avvertito che l'uso di armi chimiche «non può restare senza risposta».

Si aspetterà comunque il risultato del lavoro degli ispettori Onu, malgrado secondo il consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, Susan Rice, la loro sia una missione senza senso. In un messaggio all'ambasciatore Usa all'Onu e ad altri esponenti del Palazzo di Vetro, Rice ha affermato, riferisce il Wsj, che la missione «ci dirà quello che già sappiamo, ovvero che le armi chimiche sono state usate. Non ci dirà chi le ha usate, questo già lo sappiamo». In mattinata era stato proprio il premier britannico Cameron a cercare di accelerare annunciando una proposta di risoluzione della Gran Bretagna al Consiglio di sicurezza «per l'autorizzazione di misure necessarie alla protezione di civili». Tentativo naufragato. «È prematuro discutere di una reazione del Consiglio di sicurezza finchè gli ispettori in Siria non presenteranno il loro rapporto», lo aveva stoppato il primo vice ministro degli Esteri russo Vladimir Titov, prefigurando il fallimento della riunione degli ambasciatori di Usa, Gb, Francia, Russia e Cina che si sarebbe tenuta di lì a poco. Si è trattato di un argomento evidentemente valido, anche perchè - secondo alcune indiscrezioni - il dossier di prove raccolto dagli Usa è cospicuo, ma incompleto. Contiene informazioni d'intelligence, resoconti, filmati video, dichiarazioni e rapporti di medici sul campo.

E soprattutto, secondo quanto riferisce la rivista Foreign Policy, intercettazioni di telefonate in cui un funzionario del ministero della Difesa chiede al comandante di un'unità per le armi chimiche spiegazioni su un attacco con gas nervino, appena poche ore dopo la strage del 21 agosto. Ma non contiene le prove solitamente determinati, ovvero quelle raccolte sul campo, come campioni di terreno, di sangue e altri elementi tangibili positivi ai test per il gas nervino. In ogni caso, secondo quanto ha detto un alto funzionario americano alla Nbc, è stato «passato il punto di non ritorno» e i raid contro obiettivi siriani scatteranno comunque «nell'arco di pochi giorni», mentre un'altra fonte ha precisato che «nessuna azione militare sarà unilaterale. Dovrà includere i nostri alleati internazionali». E in questo quadro, la Casa Bianca ha fatto sapere che dal 21 agosto, Obama e i suoi più stretti collaboratori hanno fatto almeno 88 telefonate a leader stranieri per cercare di costruire un consenso più largo possibile.

All'Onu l'ambasciatore siriano ha oggi chiesto al segretario generale Unite Ban Ki-moon di incaricare «immediatamente» gli ispettori in Siria di un'inchiesta su tre nuovi presunti attacchi di ribelli sull'esercito di Damasco. Attraverso l'Iran, il regime siriano ha allo stesso tempo minacciato in maniera esplicita Israele. «Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira. Una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele», ha scritto l'agenzia iraniana Fars, vicina al Corpo d'elite dei Pasdaran, citando «un'alta fonte delle forze armate siriane».

La posizione italiana. L'Italia intanto mantiene le distanze da un sempre più probabile intervento militare, anche se ci fosse il via libera dell'Onu. «La nostra partecipazione non sarebbe automatica» ma ci vorrebbe un dibattito parlamentare, ha avvertito il ministro degli Esteri Emma Bonino. La priorità del governo, come è emerso oggi da un vertice a Palazzo Chigi presieduto dal premier Enrico Letta, è di accertare quanto prima le responsabilità dell'attacco chimico nei sobborghi di Damasco, facilitando il lavoro degli ispettori Onu. L'ulteriore frenata è arrivata oggi dalla titolare della Farnesina: anche con l'ok del Consiglio di sicurezza dell'Onu ad un'azione militare in Siria - ha puntualizzato Bonino - la partecipazione italiana «non sarebbe automatica», piuttosto farebbe scattare un «serio dibattito in Parlamento».

Il collega della Difesa Mario Mauro ha detto ancora più chiaramente che «non ci sono spazi perchè l'Italia prenda parte attivamente ad una nuova azione militare», perchè i nostri soldati sono già impegnati «in Libano, Libia, Kosovo e Afghanistan». Ed in caso di richiesta da parte degli alleati di concedere le basi militari, «che ancora non è arrivata», ogni decisione del governo sarà «collegiale» e «sottoposta al Parlamento», ha aggiunto Mauro, specificando che il governo vuole «evitare avventure al nostro Paese». La linea italiana, formalizzata dal premier Letta al termine di una riunione con i ministri Mauro e Bonino ed il vicepremier Alfano, è di «chiedere con grande forza all'Onu che sia chiarito quanto successo» in quel terribile attacco del 21 agosto. «L'utilizzo delle armi chimiche è un crimine contro l'umanità», ha aggiunto Letta, confermando il sostegno agli ispettori perchè l'Italia «per tradizione richiede la legittimità attraverso atti motivati dall'Onu».

La «soluzione diplomatica» rimane l'unica opzione ritenuta valida a palazzo Chigi, nonostante i venti di guerra. Bonino ha sottolineato anche oggi che il governo «non crede alla soluzione militare», anche se si comprendono «le ragioni che spingono alcuni Paesi a voler dare un avvertimento muscoloso» ad Assad. In ogni caso, ogni intervento fuori dal mandato Onu «non sarebbe una risposta adeguata, convincente e positiva, anzi rischierebbe di esacerbare una situazione più che esplosiva», ha specificato la titolare della Farnesina. La prudenza del governo è apprezzata nelle aule parlamentari. Il Pd conferma il sostegno al ministro Bonino sulla contrarietà ad un'azione militare italiana, il Pdl parla della necessità di un «approccio pragmatico e di una soluzione politica». E secondo il presidente della Commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini, «è giusto chiedere l'avallo del Consiglio di sicurezza Onu, che significherebbe un accordo tra Stati Uniti e Russia».

Attraverso l'Iran, il regime siriano ha infine minacciato in maniera esplicita Israele. «Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira. Una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele», ha scritto l'agenzia iraniana Fars, vicina al Corpo d'elite dei Pasdaran, citando «un'alta fonte delle forze armate siriane».

FONTE: ilmessaggero.it

martedì 27 agosto 2013

Siria, Obama pronto a lanciare missili. La tv Nbc: tre giorni di raid da giovedì. Bonino: no azioni senza copertura Onu


Washington valuta un'azione limitata. Cameron: prepariamo risposta militare. No di Mosca e Iran: conseguenze catastrofiche.


A ritmo serrato, la potente macchina da guerra Usa scalda i motori: già da giovedi potrebbe arrivare la luce verde per una dura azione punitiva contro il regime di Damasco, accusato di aver oltrepassato la 'linea rossa usando micidiali armi chimiche contro i ribelli e la popolazione civile in Siria.

Ufficialmente, il presidente Obama non ha ancora preso una decisione definitiva, fa sapere la Casa Bianca, ma i suoi più stretti collaboratori e i suoi alleati incalzano con dichiarazioni pubbliche inequivocabili. Allo stesso tempo, la Russia continua ad ammonire sulle possibili ricadute di un intervento, anche per l'intera regione: L'occidente, ha detto il vice-premier Dmitri Rogozine, si muove nel mondo islamico «come una scimmia con una granata». Per la Russia, ha inoltre affermato, i tentativi di aggirare l'Onu «creano per l'ennesima volta pretesti artificiali e infondati per un intervento militare nella regione, gravidi di nuove sofferenze in Siria e conseguenze catastrofiche per Medio Oriente e Nord Africa».

La posizione dell'Italia. Anche l'Italia tira il freno sulla possibilità di passare all'azione senza un mandato delle Nazioni Unite. «L'Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu», ha precisato il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni Esteri congiunte. Fonti governative hanno poi precisato che senza un mandato dei Quindici è escluso anche l'uso delle basi militari italiane. Ma un passaggio attraverso le Nazioni Unite sembra del tutto improbabile.

Anche Pechino - che come Mosca ha diritto di veto in Consiglio di sicurezza - attraverso un editoriale dell' agenzia Nuova Cina ha affermato che «è imperativo che gli Usa e i Paesi che la pensano come loro si astengano da qualsiasi avventato intervento armato e lascino le Nazioni Unite giocare la loro parte nel decidere come agire». Una soluzione negoziata sembra però sempre più lontana, anche perchè le relazioni tra Washington e Mosca si fanno sempre più tese. Il Dipartimento di Stato ha infatti oggi comunicato all'ultimo momento di aver rinviato l'incontro fra diplomatici americani e russi in programma domani a L'Aia, in seguito «alle consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata» all'attacco del 21 agosto in Siria. In attesa che sia reso noto il rapporto dell'intelligence sull'uso di armi chimiche in Siria nei prossimi giorni, continuano a rullare i tamburi di guerra.

Le forze armate Usa sono «pronte ad andare» se il presidente Obama, 'Commander in Chief', ordinerà di passare all'azione, ha reso noto il segretario alla difesa, Chuck Hagel. Il Pentagono, ha detto, ha spostato tutti «gli asset necessari per essere in grado di onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente» decidesse di seguire. Opzioni, ha poi precisato il portavoce della Casa Bianca, che non riguardano un cambio di regime a Damasco e non sono solo limitate al solo uso della forza.

Anche Londra ha fatto sapere che le forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell'eventualità di una azione militare, mentre il premier David Cameron ha affermato che «la comunità internazionale deve rispondere» all'attacco chimico in Siria, e ha richiamato il Parlamento dalle ferie, convocandolo proprio per giovedì. «L'attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta», e la Francia è «pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti», gli ha fatto eco da Parigi il presidente Francois Hollande.

Il possibile scenario. Contemporaneamente, varie fonti di stampa raccolgono da fonti dell'amministrazione Usa indiscrezioni sui possibili obiettivi e sui tempi dei raid. Secondo la Nbc l'attacco scatterebbe giovedi e potrebbe avere la durata di tre giorni. Secondo il Washington Post nel mirino di «attacchi chirurgici» ci sono obiettivi di alto valore delle difese aeree, navali e di terra del regime, così come i centri di sostegno logistico e comando delle forze armate. Secondo l'agenzia Bloomberg, i piani all'esame non considerano truppe di terra o l'imposizione di una no-fly-zone, nè tantomeno di colpire direttamente il presidente al Assad. Damasco, intanto, si mostra a sua volta bellicosa: «In caso di attacco ci difenderemo con ogni mezzo a disposizione», ha detto il ministro degli esteri Walid al Muallim, minacciando anche una risposta con «mezzi di difesa che sorprenderanno».

Di certo, di quest'atmosfera sembrano farne le spese gli ispettori dell'Onu sul campo: la loro visita prevista oggi ad un nuovo sito, hanno fatto sapere, è stata rinviata di un giorno, «al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra».

FONTE: ilmessaggero.it

venerdì 23 agosto 2013

Siria, Ban Ki-moon: uso armi chimiche crimine contro l'umanità Obama: è arrivata l'ora delle scelte




SEOUL - L'uso di armi chimiche in Siria, se verrà accertato, costituirebbe «un crimine contro l'umanità» che avrebbe «gravi conseguenze», ha dichiarato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon durante una visita a Seoul. Attendista la posizione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, mentre dopo la strage di Ghouta, la Francia spinge per passare all'uso della forza.

«Gravi conseguenze». «Qualsiasi utilizzo di armi chimiche, e qualunque siano le circostanze, violerebbe il diritto internazionale. Un tale crimine contro l'umanità avrebbe gravi conseguenze per chi lo ha perpetrato», ha detto Ban Ki-moon. «È una sfida grave per la comunità internazionale nella sua totalità, e l'umanità che abbiamo in comune, e altrettanto che ciò sia avvenuto mentre la missione di esperti dell'Onu si trovava nel paese», ha aggiunto il segretario generale dell'Onu.

Obama: grande preoccupazione. Gli ultimi sviluppi della crisi siriana richiedono «la massima attenzione degli Stati Uniti» perchè «quello che abbiamo visto indica che si tratta chiaramente di un evento molto grave, che desta grande preoccupazione», ha detto il presidente americano Barack Obama in un'intervista alla Cnn.

Sia sulla Siria, sia sull'Egitto, il presidente americano Barack osserva che intende assumere decisioni chiave. Insomma che è arrivata l'ora delle scelte. «Dobbiamo pensare - ha sottolineato Obama - in modo strategico a come difendere i nostri interessi nazionali a lungo termine». Quindi il giornalista della Cnn, Chris Cuomo, gli ha chiesto se il governo degli Stati Uniti sta pensando a un «quadro temporale molto breve» per assumere decisioni chiave in Egitto e in Siria. Una domanda a cui Obama ha ripetutamente risposto con una sola parola Obama, cioè sì.

FONTE: ilmessaggero.it

mercoledì 21 agosto 2013

Multe con lo sconto Chi paga entro 5 giorni risparmierà il 30%



Entra in vigore oggi la misura contenuta nel dl Fare. Ma è polemica perché chi farà errori nei calcoli perderà sia la detrazione sia la possibilità (già prevista) di saldare in misura ridotta entro 60 giorni


Il principio è quello della certezza della pena. Che fino a ieri, considerati i dieci milioni di multe all’anno, non godeva certo di buona salute se circa il 33 per cento degli automobilisti sanzionati sceglieva di non pagare. Puntando sul ricorso al prefetto o al giudice di pace o, magari, aspettando la notifica della cartella esattoriale per rimandare il momento di mettere mano al portafogli. Un danno soprattutto per i Comuni che il provvedimento contenuto nel dl «Fare», in vigore da oggi, punta innanzitutto a limitare. Prevedendo uno sconto del 30% per chi paga entro 5 giorni dalla contestazione o dalla notifica del verbale. Una misura che, alleggerendo il carico della sanzione, punta in sostanza ad incentivarne il pagamento in tempi brevi, rendendolo più conveniente.  

Lo sconto si applica, in linea generale, a tutte le sanzioni previste dal Codice della strada. Ma con delle eccezioni. Sono infatti escluse dal pagamento ridotto tutte le infrazioni che comportano la confisca del veicolo o la sanzione accessoria della sospensione della patente. Niente agevolazioni, invece, per gli automobilisti virtuosi. Durante l’iter parlamentare del dl «Fare» è stata eliminata dal provvedimento la previsione di un analogo sconto del 30%, indipendentemente dal termine di pagamento, per chi nei due anni precedenti la multa non avesse commesso ulteriori infrazioni. Oltre ai tradizionali canali di pagamento (poste, banche e ricevitorie Sisal), da oggi sarà possibile utilizzare anche carta di credito e bancomat se la pattuglia che ha elevato la contravvenzione su strada è provvista di Pos. Per godere dello sconto del 30% sarà necessario, oltre al rispetto del termine di 5 giorni per effettuare il pagamento, calcolare correttamente l’importo da versare. La riduzione va applicata solo all’ammontare della sanzione prevista dal codice della strada, mentre restano escluse le spese di notifica che andranno, quindi, pagate per intero. La multa scontata dovrà essere corrisposta per intero, nel suo ammontare esatto al centesimo senza arrotondamento. Gli errori di calcolo, d’altra parte, costano carissimo: perdita del diritto non solo allo sconto del 30% ma anche al pagamento della sanzione in misura ridotta, quella cioè che andrebbe corrisposto entro 60 giorni dalla notifica, con conseguente ricarico di spese e interessi.  

Non mancano, tuttavia, dubbi e critiche rispetto ad alcuni contenuti del provvedimento. A cominciare dagli effetti sui divieti di sosta. Il pagamento entro cinque giorni comporta una riduzione da 41 a 28,70 euro. Un importo che, tenuto conto delle basse probabilità di essere multati tutti i giorni in caso di reiterazione sistematica dell’infrazione, rende l’ammontare della sanzione concorrenziale rispetto al costo della sosta. Converrebbe cioè rischiare di beccarsi una multa piuttosto che pagare sempre il parcheggio. Dubbi anche sulla scelta di includere il mancato uso del seggiolino per i bambini nell’elenco delle sanzioni scontate. 

FONTE: Antonio Pitoni (lastampa.it)

venerdì 16 agosto 2013

Marò, il processo al via a settembre De Mistura: saranno a casa a Natale


L’inviato del governo appena rientrato da New Delhi: faremo di tutto per portarli in Italia presto

C’è la speranza che il processo in India ai due marò italiani accusati dell’uccisione di due pescatori indiani inizi entro i primi di settembre e che si concluda «in tempi relativamente brevi»: lo ha detto l’inviato del governo Staffan De Mistura, appena rientrato da New Delhi, a Radio anch’io, dove si è anche detto «cautamente ottimista» sulla possibilità che i due fucilieri tornino a casa per Natale. «Farò di tutto perché ciò avvenga», ha detto De Mistura.  

Per quanto riguarda il rifiuto di inviare in India per l’interrogatorio (escussione) come testimoni gli altri quattro marò che erano a bordo dell’Enrica Lexie, De Mistura ha ribadito che «il mio messaggio a tutti i livelli alle autorità indiane era chiarissimo. Ora aspetto la risposta del governo indiano», ricordando però che l’Italia ha «tutto l’interesse che i quattro vengano sentiti in quanto teste per la difesa», purché «non in India». 

Sul processo ha detto che potrebbe essere avviato «nei tempi che avevamo auspicato», cioè entro la prima settimana di settembre”. «Se questo è il caso, visto che sarà condotto da un giudice monocratico», i tempi «potrebbero essere relativamente brevi. Credo che da parte indiano ci sia uguale interesse a chiudere la faccenda» quanto prima, ha sottolineato. 

Quindi sull’ipotesi di un rientro a casa entro Natale per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, l’inviato si è detto «ottimista», ma dato sulla vicenda «ci sono state molte sorprese negative» ha detto di essere anche «cauto». Tuttavia «farò di tutto perché ciò avvenga», ha concluso De Mistura nel breve collegamento con Radio Rai.  

FONTE: lastampa.it