Putin: Usa presentino le prove. Fonti siriane: «Un attacco può avvenire in ogni momento». Ministro Mauro: intervento sarebbe un segnale, non guerra
Sembra essere sempre più vicino l'attacco alla Siria dopo che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ieri ha annunciato di essere pronto insieme alla Francia a punire «con un'azione limitata» Assad per l'uso di armi chimiche, che Obama ha definito «una sfida al mondo». Un attacco può avvenire «in ogni momento» hanno detto fonti della sicurezza siriane alla tv panaraba Al Arabiya, aggiungendo che le forze siriane sono «pronte a rispondere».
Putin. Gli Stati Uniti dovrebbero presentare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu le eventuali prove di un attacco chimico in Siria. È questa la posizione del presidente russo Vladimir Putin, che si è detto sorpreso dal voto contrario ad un attacco del parlamento britannico e ha definito «insensate» le accuse contro Damasco. Secondo Putin il vertice del G20, che si terrà a San Pietroburgo la prossima settimana, può essere una piattaforma per discutere della crisi in Siria.
Sesta nave da guerra Usa nel Mediterraneo. La San Antonio, una delle navi da trasporto anfibio della Marina Militare Usa, si è unita alla flotta di cinque cacciatorpedinieri Usa armati di missili da crociera Tomahawk e quattro sottomarini nucleari già presente nelle acque del Mediterraneo Orientale. I cacciatorpedinieri sono la Gravely, la Mahan, la Barry, la Stout e la Ramage. La San Antonio può trasportare fino a 800 marines ed è dotata di mezzi da sbarco ed elicotteri.
Susan Rice. «Non c'è dubbio che Damasco ha usato i gas il 21 agosto. La questione ora è come punire il regime di Bashar al Assad e impedire che lo faccia di nuovo». Lo ha detto su twitter il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Susan Rice.
L'Iran invia una delegazione parlamentare a Damasco. Una delegazione di tre importanti deputati iraniani, tra cui il presidente della Commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e la politica estera Alaeddin Boroujerdi, è partita stamani per una visita di cinque in Libano e Siria: lo segnala l'agenzia iraniana Fars citando un portavoce della Commissione ma senza precisare però quando è previsto l'arrivo della delegazione a Damasco. I parlamentari portano «tre messaggi»: innanzitutto lo «sdegno» per l'uso di armi chimiche che a loro avviso è stato fatto da «paesi occidentali» in Siria; c'è poi «l'opposizione» alla presenza di qualsiasi «forza straniera» nel paese; infine verrà espresso «sostegno» alla «resistenza palestinese» contro il regime sionista di Israele. Alla vigilia era stato sottolineato da parte iraniana che la delegazione si recherà a Damasco anche in caso di attacco statunitense contro la Siria.
La posizione dell'Italia. L'ipotesi di un intervento di Usa o Francia in Siria deve essere considerato «una sorta di segnale alla dittatura di Assad e non una guerra vera e propria. la verità è che rimangono sullo sfondo i rischi collegati ad uno scenario che può essere devastante». Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a bordo di Nave Italia che ha aggiunto: «È rilevante la posizione del Governo Italiano che, insistendo per trovare una soluzione politica e rinviando all'autorità e all'autorevolezza delle Nazioni Unite, ricorda a tutti qual è il compito della comunità internazionale»
Gli ispettori Onu. Gli ispettori dell'Onu incaricati di indagare sull'uso di armi chimiche in Siria hanno lasciato l'aeroporto di Beirut, dove erano giunti dopo aver attraversato il confine tra Siria e Libano, a bordo di un aereo del ministero degli esteri tedesco, alla volta dell'Europa. Lo scrive su Twitter lo stesso ministero, precisando che a bordo ci sono campioni di materiale sequestrato in Siria.
Gli Stati Uniti sono pronti, assieme alla Francia, a punire il regime siriano di Assad. Il presidente Barack Obama ha affermato di non avere ancora preso «una decisione finale» ma sulla sua determinazione non ha lasciato dubbi quando ha aggiunto che l'uso di armi chimiche in Siria è «una sfida al mondo» e «una minaccia ad alleati degli Usa come Israele, Turchia e Giordania», «una minaccia agli interessi della sicurezza nazionale americana».
FONTE: ilmessaggero.it