domenica 29 marzo 2015

Il low cost diventa glamour. E il negozio è di nuovo pieno

L’avanzata della catena Tiger: oggetti di design ma a basso costo

Il gruppo è nato nel 1995. A tirare su la serranda in Israel’s Square a Copenhagen c’era il fondatore Lennart Lajboschitz. Il riferimento al low cost era scritto nel nome: Tiger, infatti, richiama il termine danese Tier, che in slang indica una moneta da 10 corone, poco più di un euro. Mescolando stile e scontrini leggerissimi Lajboschitz ha trasformato la piccola società in un gruppo globale, presente in 25 Paesi con 427 punti vendita.  

Quattro anni fa, appena sbarcata nel nostro Paese, qualcuno l’ha presa per uno dei famosi «Millelire» che, negli Anni 90, spuntavano come funghi: sbagliava, perché le rivendite di Tiger si sono dimostrate molto di più. Gli inglesi, migliori di noi nelle definizioni, parlano di «posh pound shop»: negozi da una sterlina, ma eleganti. Tiger è il capofila, ma sul mercato si stanno affacciando in molti, a partire dal bazar spagnolo Ale Hop. Nello scacchiere del gruppo danese l’Italia è un caso a sè. «Siamo partiti da Torino nell’aprile del 2011: la risposta è stata sorprendente, oggi l’Italia è il secondo mercato nel mondo. Il primo, ovviamente, è la Danimarca», dice Javier Gomez, ad di Tiger Italia 1, la divisione che raggruppa i punti vendita del Nord. Sono 31, nel 2015 se ne aggiungerà una decina. Lo scorso anno Tiger 1 ha fatturato 32 milioni di euro e per questo stima una crescita del 4%. Dietro alla fiammata, almeno all’inizio, ha giocato un ruolo chiave la scarsissima concorrenza. «Nel resto del continente esistono realtà simili alla nostra, qui no- ragiona l’ad -. Nelle vie dello shopping il 98% dei negozi vende scarpe o abbigliamento». Qualcosa sta cambiando: Ikea aprirà un temporary store nell’ex showroom della maison della moda «Piazza Sempione» nel centro di Milano.  

«Si va da Tiger per fare due passi nell’inaspettato: ecco perché ha così successo», racconta Gianluca Diegoli, consulente, docenze a Ca’ Foscari e all’Università di San Marino. In realtà, spiega il professore Luca Pellegrini, ordinario di marketing alla Iulm, i motivi potrebbero essere più profondi. «Il ceto medio, negli ultimi anni, ha perso colpi: acquistando low cost si sente di nuovo ricco». Soprattutto se compra oggetti che, di norma, sarebbero considerati superflui: chi uscirebbe di casa per rientrare carico di spade giocattolo, shampoo, occhiali da lettura e, magari, un cd jazz? «Perfino chi frequenta negozi di alto livello considera un giro da Tiger non “squalificante” per il suo status - dice Diegoli -. L’ironia vince. “Ho comprato quel gadget perché è introvabile altrove”, non perché costa poco». A Genova è nato anche Tiger Spot, spazio-caffetteria che ospita concerti ed eventi. Tiger, infatti, punta tutto sull’atmosfera dei suoi negozi e su prezzi tondi: 1, 2, 3, 5, 20 euro. È il minimo comune denominatore di altri big, da Zara ad H&M e Cos fino a Carpisa e Decathlon. «Il cliente non compra un valore tecnico, ma un valore percepito» dice il presidente di Assolowcost Andrea Cinosi: lo stile dell’abbigliamento spagnolo, la freschezza degli svedesi, la cura per i dettagli di Muji. «Ognuno ha puntato sulle sue qualità e tagliato il superfluo - spiega -. La fase della diffidenza è finita: i consumatori hanno sperimentato il low cost, e ora si fidano». 

FONTE: Giuseppe Bottero (lastampa.it)

venerdì 27 marzo 2015

Auto blu vendute su Ebay: il governo incassa 900mila euro, in media 9mila euro l'una


Immagine Auto blu vendute su Ebay: incassati 900mila euro, in media 9mila euro l'una

Arriva a quasi 900mila euro la cifra totale incassata per la vendita delle auto blu attraverso il negozio eBay del governo, con oltre 100 macchine vendute. Con una media di incasso per l'erario di 9mila euro a vettura. 
L'ultima asta, con la messa in vendita delle 33 auto blu del ministero della Difesa, ha visto l'aggiudicazione di 25 vetture per un incasso di 155.521 euro, che sommati ai 701.987 euro della precedente asta portano la cifra complessiva a 857.508 euro. È quanto si apprende da una nota pubblicata sul sito di Palazzo Chigi.

In totale, dall'apertura del negozio eBay del governo, sono state messe all'asta 151 auto blu, di cui sono state cedute 107. Le 25 vetture vendute con l'asta della Difesa, durata 3 settimane dal 26 febbraio al 19 marzo scorsi, sono partite da una base d'asta di 97.500 euro, per arrivare all'incasso finale di 155.521 euro che ha portato a una plusvalenza di 58.021 euro.

Questa la suddivisione territoriale delle cessioni: 7 auto sono andate al Sud, 6 al Centro, 4 al Nord e 6 nelle isole, 2 sono state vendute all'estero (Germania e Australia). Le 25 auto vendute hanno ricevuto complessivamente 1.270 offerte, le visite degli utenti per visionare queste vetture sono state 296.616. Gli introiti derivanti dalle vendite delle auto blu entrano in un fondo finalizzato alla riduzione del deficit.

FONTE: ilmessaggero.it

giovedì 26 marzo 2015

Airbus Germanwings: “Il copilota ha fatto schiantare di proposito l’aereo. Il comandante era chiuso fuori”

La Procura: «Andreas Lubitz voleva distruggere l’Airbus. Nessun legame con il terrorismo. I passeggeri a bordo urlavano»

Lo schianto dell’Airbus 320 della Germanwings sulle Alpi francesi è stato «causato dal copilota» ma i motivi sono ancora sconosciuti, anche se al momento «è escluso il terrorismo». La svolta nelle indagini è arrivata a meno di 48 dal disastro, grazie alle registrazioni delle conversazioni dei due piloti nella scatola nera, l’unica delle due finora recuperate. Dopo le anticipazioni del New York Times arriva la conferma del procuratore di Marsiglia, Brice Robin. Il copilota, Andreas Lubitz, 28enne tedesco, 630 ore di volo alle spalle, ha approfittato di un momentaneo allontanamento del pilota per «bisogni fisiologici» e si è chiuso nella cabina. Rimasto «solo al comando» dell’aereo «ha azionato la discesa». 

IL COPILOTA VIVO FINO ALLO SCHIANTO  
«L’azione - ha sottolineato Robin - non può che essere volontaria». Nessuna risposta anche agli appelli del controllore aereo della torre di controllo di Marsiglia che per vari minuti tenta di entrare in contatto con il copilota ai comandi, di cui si sente «il respiro fino all’impatto, quindi era vivo». Un respiro «regolare», non quindi di una persona che si sentiva male, ha sottolineato il procuratore, escludendo l’ipotesi del malore. 

IL COMANDANTE HA FORZATO LA PORTA  
I tentativi del comandante di rientrare continuano, ha raccontato il pm, «si sentono anche colpi violenti come per forzare la porta che è blindata, secondo le norme internazionali». I passeggeri del volo «si sono resi conto di quanto accadeva solo pochi istanti prima dell’impatto», quando vengono registrate «urla». «Nei primi 20 minuti, gli scambi verbali tra i piloti sono stati normali, cordiali, non c’è nulla di anomalo», ha sottolineato Robin, confermando che dall’aereo «non è stato inviato nessun segnale di mayday, allerta o urgenza».  

MISTERO SUL MOVENTE  
Sui motivi del gesto però c’è buio completo. «Ignoriamo totalmente la ragione se non come la volontà di distruggere questa aereo», ha specificato Robin, riferendo che sono state chieste «le origini personali, familiari e professionali del copilota di nazionalità tedesca». «Al momento nulla ci dice che si tratti di terrorismo», ha aggiunto, mentre sull’ipotesi suicidio, Robin ha ribadito di non poter dire altro, oltre che «lui ha volontariamente permesso la perdita di quota, totalmente anomala, che non aveva alcun motivo per fare». 

LUFTHANSA: “IMPOSSIBILE EVITARE CASI COME QUESTO”  
«Andreas Lubitz aveva iniziato l’addestramento per diventare pilota nel 2008 e sei anni fa l’ha interrotto per un periodo piuttosto lungo» ha spiegato Carsten Spohr, l’amministratore delegato di Lufthansa. «Alla ripresa sono stati ripetuti tutti i test medici e psicologici» e lui li ha superati «brillantemente». E ancora: «Abbiamo un sistema di selezione molto sofisticato» ma «non è possibile escludere che casi come questo possano accadere». Poi parlando a proposito delle ipotesi di suicidio: «Quando una persona trascina con sé nella morte altre 149 persone, non è suicidio, è un’altra cosa». E aggiunge: «Anche con tutte le misure di sicurezza del mondo, non è possibile escludere che casi come questo possano accadere».

FONTE: lastampa.it

mercoledì 25 marzo 2015

“Reclutavano in Italia aspiranti jihadisti per l’Isis” Smantellata una cellula di presunti estremisti

Tre arresti tra Torino e l’Albania. Il gruppo operava tra il nostro Paese e i Balcani. Decine di perquisizioni nelle case di simpatizzanti dello Stato islamico

Due arresti e quattro perquisizioni a Torino e in Val di Lanzo nell’ambito di un’indagine della procura di Brescia e della Digos contro possibili sostenitori dell’Isis in Italia.  

Nessuno dei quattro uomini di origine nordafricana avrebbe combattuto in Siria o in altri fronti in cui sono presenti le milizie del Califfato. Si tratterebbe di fiancheggiatori, persone che, attraverso il web, sarebbero stati in contatto, web e telefonico, con combattenti partiti dall’Italia ma non solo, in particolare con Anas El Abboudi, partito dal Nord Est per la Siria tempo addietro. Poi la triangolazione con l’Albania, dove è avvenuto il terzo arresto. 

Due degli arrestati avrebbero tradotto un documento Isis dedicato alla propaganda in Occidente di 72 pagine, in cui viene spiegato il senso della politica dei seguaci del Califfati, descritti come propagatori di ordine, religiosità e protezione delle famiglie. E poi collegamenti con i centri di reclutamento europeo. In queste ore sono in corso le perquisizioni in Val di Lanzo, in collaborazione con la Digos di Torino.  

Tra gli elementi emersi, il lavoro di traduzione dall’arabo di documenti Isis poi diffusi in rete. L’operazione è iniziata alcuni mesi fa, attraverso l’analisi di alcuni siti filo-terroristi, gestiti da residenti nel Torinese, sotto la veste di “collaboratori” della rete fondamentalista. 

FONTE: Massimo Numa (lastampa.it)



sabato 21 marzo 2015

Libia, bombe sull’aeroporto di Tripoli

(foto d’archivio)

La notizia riportata da AL Jaazera: le forze aeree libiche hanno colpito l’aeroporto Mitiga. Leon (Onu): «Operazioni militari minacciano i colloqui» 

Un aereo dell’aviazione libica sta bombardando una postazione «nel perimetro dell’aeroporto di Tripoli»: lo riferisce Al Jazeera. Dal canto loro fonti militari parlano di «raid su Tripoli contro postazioni di Fajr Libya», la coalizione di milizie filo-islamiche al potere nella capitale. Il capo di Stato maggiore dell’Esercito nazionale libico, Abdel Razek Al-Nazouri, ha annunciato che «la liberazione della capitale avrà luogo nelle prossime ore».

Leon: «Operazioni militari minacciano i colloqui»
Venerdì l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Bernardino Leon, aveva puntato il dito contro l’operazione militare lanciata dal governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, per «liberare» Tripoli, finita nelle mani delle milizie islamiste. Le operazioni militari sul terreno sono «inaccettabili» e costituiscono una «seria minaccia» per i negoziati di riconciliazione tra Tobruk e il governo di Tripoli (non riconosciuto dalla comunità internazionale) in corso in Marocco, ha avvertito l’inviato speciale. «Le Nazioni Unite chiedono ad entrambe le parti politiche e agli attori militari di interrompere queste attività».
 
FONTE: corriere.it

venerdì 13 marzo 2015

Terni, 27enne ucciso in strada per uno sguardo "di troppo". Killer espulso nel 2007



Tragedia nella notte a Terni, muore un ragazzo ternano di appena 27 anni, David Raggi. Il dramma si è consumato in piazza dell'Olmo davanti al bar People, poco prima della Mezzanotte di giovedì 12 marzo. Il 27enne è stata colpito alla gola da un collo di bottiglia rotta. Il presunto autore del folle gesto è stato fermato in via Roma, a poche centinaia di metri da piazza dell'Olmo, abituale luogo di ritrovo notturno dei giovani dove si trovano bar, pub e ristoranti. L'aggressore è un marocchino di circa 30 anni che era stato espulso nel 2007 e di recente gli era stata rifiutata la richiesta d'asilo.

La dinamica Secondo una prima ricostruzione pare che lo straniero fermato volesse a tutti i costi entrare nel locale per continuare a prendere da bere. Lo straniero ha dato in escandescenze per una birra. Probabilmente ubriaco è stato allontanato dal locale. Sono intervenuti anche due agenti che erano lì, rimasti leggermente contusi in una colluttazione con il nordafricano. Hanno subito dato l'allarme ai loro colleghi e il 113 ha inviato sul posto una pattuglia. Nel frattempo il marocchino è stato allontanato dal bar da dove è uscito con il collo di bottiglia rotta in mano colpendo, David Raggi che era all'esterno. «Che mi guardi? Che cosa vuoi?», ha detto lo straniero al giovane ternano prima di colpirlo. 

Il fermo Sul luogo della tragedia, intorno alle una di notte, si è recato il questore di Terni, Carmine Belfiore: «Una tragedia, ma almeno siamo riusciti a fermare subito il presunto responsabile che è ancora in uno stato visibilmente alterato. Sono in corso accertamenti per chiarire la dinamica e la nazionalità del fermato».

FONTE: Sergio Capotosti (ilmessaggero.it)

martedì 3 marzo 2015

Dalle telecamere alla fidanzata: tutti i buchi neri dell’inchiesta su Nemzov


Dallo spazzaneve all’auto: i punti oscuri dell’omicidio. E spunta un altro testimone chiave

A quattro giorni dall’omicidio dell’ oppositore Boris Nemzov, ucciso con quattro colpi di pistola alle spalle mentre passeggiava con la sua giovane fidanzata ucraina sul ponte Bolshoi Moskvoretski, vicino al Cremlino, sono ancora molti i buchi neri dell’inchiesta. Mentre i pochi indizi trapelati non bastano ad accreditare una pista precisa. 
 
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LE TELECAMERE  
È il mistero principale. Finora è stato diffuso un unico video grazie a una telecamera dell’emittente moscovita Tvcenter, che la usa abitualmente per far vedere il panorama come sfondo prima o durante i tg e che ha fornito solo immagini a bassa definizione. Difficile pensare che con le moderne tecnologie la polizia non sia riuscita a ingrandirle e a renderle più nitide. Ma soprattutto si stenta a credere che nessuna delle altre videocamere della zona più sorvegliata del Paese abbia registrato la scena del delitto. Oggi alcuni media avevano riferito che alcune delle telecamere erano spente «per riparazione», ma il Comune ha assicurato che quelle del proprio circuito funzionavano perfettamente. L’Fso, il servizio federale per la tutela delle alte cariche statali, ha però precisato che le proprie videocamere non hanno ripreso la sparatoria perché puntate solo verso il Cremlino e il suo perimetro. 

LO SPAZZANEVE  
E’ uno dei `gialli´ del delitto. Il suo passaggio copre il momento clou nelle uniche riprese diffuse, anche se consente di ipotizzare che il killer attendeva la coppia sul ponte, forse sulle scale, e lo mostra mentre sale a bordo di un’auto chiara che sopraggiunge con grande tempismo. Finora nessuna informazione sull’identità del conducente dello spazzaneve e sull’eventuale interrogatorio di questo possibile testimone chiave. 

LA FIDANZATA  
Uno degli interrogativi è perché il killer abbia risparmiato la fidanzata, Anna Duritskaya, che potrebbe essere un teste chiave, anche se finora continua a ripetere di non aver visto il sicario perché tutto è accaduto alle sue spalle. La polizia continua peraltro a interrogarla. 

LA PISTOLA E I BOSSOLI  
Gli investigatori hanno rinvenuto almeno sei bossoli calibro 9 (quattro i proiettili che hanno colpito Nemzov) di diversa produzione sparati da una pistola semiautomatica Makarov, a lungo in dotazione alle forze armate russe. Un’arma molto comune nel Paese che ha firmato vari delitti politici, compreso quello di Anna Politkovskaia 

L’AUTO  
Inizialmente la polizia cercava una Ford Focus o Ford Mondeo bianca, poi alcuni media hanno indicato una Lada Vaz-21102 color argento, con targa caucasica (prima dell’Inguscezia, quindi dell’Ossezia del nord). 

COINCIDENZE, ANALOGIE E MESSAGGI  
A parte l’arma e la targa di una possibile pista caucasica, che rievocano il delitto Politkovskaia, ci sono vari `segni´ da decifrare secondo gli esperti: la sfida del luogo, ossia in faccia al Cremlino, la scelta di tempo, alla vigilia di una marcia anti-Putin, la presenza della fidanzata, una modella ucraina di 23 anni, che ha lasciato adito a pettegolezzi sulla vita privata di Nemzov e a speculazioni su una pista legata non solo a vendette per gelosia ma anche al conflitto ucraino. 

ALTRI TESTIMONI  
C’è almeno un secondo testimone chiave, ma la polizia mantiene il massimo riserbo. Nell’unico video disponibile si vedono inoltre alcuni automobilisti e passanti che si fermano un attimo e poi si dileguano. 

NESSUNA SORVEGLIANZA FSB?  
«E’ quasi escluso che Nemzov non sia stato oggetto di sorveglianza» da parte dei servizi segreti a 2 giorni dalla protesta di piazza: a lanciare questo sospetto è infine il blogger anti-Putin, Alexiei Navalni. 

FONTE: repubblica.it