domenica 29 novembre 2015

Dodici giorni per un’intesa sul clima

Lunedì a Parigi 147 leader mondiali apriranno il summit sull’ambiente Cop21. L’obiettivo è contenere entro 2 gradi il riscaldamento globale. Quali sono i nodi e i temi?

QUALI GLI IMPEGNI DEI PARTECIPANTI?  
Il Paese più virtuoso, almeno nelle promesse di taglio delle emissioni? L’Etiopia, che si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra previste nel 2030 di addirittura il 64 per cento rispetto allo scenario senza interventi. I più timidi rispetto alle loro possibilità? Giappone, Sudafrica, Russia, Canada e Australia, con i giapponesi che promettono un ridicolo taglio delle emissioni del 18% rispetto al 1990. I più falsi, infine: la Turchia, che brucerà tanto carbone ma annuncia di compensare acquistando dubbi crediti di emissioni, e la surreale Arabia Saudita, la cui promessa di taglio delle emissioni verrà mantenuta solo se «ci sarà un forte aumento delle esportazioni di petrolio». 

Sulla carta fa ben sperare la massiccia risposta alle richieste dell’Onu: ben 179 Paesi, che rappresentano il 95% della popolazione e il 94% delle emissioni globali, hanno presentato le loro «promesse», le Indc’s (Intended national determined contribution). Alcune sono credibili; altre sono molto poco verificabili o non serie. Altre ancora (specie quelle dei paesi più piccoli e poveri) non hanno pratica importanza, visto che parliamo di emissioni di gas serra «pulce». 

Il guaio è che (sempre che vengano davvero rispettate) secondo gli scienziati dell’Unfccc e del Climate Action Tracker queste promesse equivalgono a un aumento della temperatura globale di 2,7 gradi. Se si continuasse sulla rotta attuale, l’incremento sarebbe di 3,3-3,7 gradi centigradi. Nel primo caso avremo gravissime conseguenze per gli equilibri climatici del pianeta, con disastri pesantissimi; nel secondo caso, i disastri saranno ancora più gravi. Se volessimo sperare di limitare i danni, una speranza invero molto ottimistica, l’umanità dovrebbe cercare di fermare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.  

QUALI SARANNO I PAESI CHIAVE?  
La differenza tra il catastrofico flop di Copenhagen 2009 e lo sperato successo di Parigi 2015 la farà il comportamento al tavolo negoziale di alcuni Paesi chiave.Sono gli Stati più potenti del pianeta, dal punto di vista economico, politico, diplomatico. Nell’ordine: Stati Uniti d’America, Cina, Unione europea, India. A grande distanza, Brasile e Sudafrica. Saranno i capi delegazione di questi blocchi - e forse, se sarà necessario, i loro leader politici, che potrebbero tornare di persona nella capitale francese - a condizionare in modo determinante l’esito del confronto. Ma sarà importante anche la capacità dei co-presidenti della Conferenza di disinnescare in tempo reale i problemi e sormontare le inevitabili crisi: sono il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius e la rappresentante Onu per il clima Christina Figueres. 

Lo scenario rispetto al 2009 è radicalmente diverso. Il «rigido» protocollo di Kyoto (che riguardava solo i Paesi industrializzati) non c’è più, come di fatto non c’è più l’idea di un trattato legalmente vincolante per gli Stati che lo firmeranno. Si è rotto anche lo stallo tra Usa e Cina; sei anni fa nessuno voleva compiere il primo passo, adesso grazie alle intese raggiunte nei mesi scorsi tra Obama e la leadership cinese i due Paesi si sono impegnati a tagliare le emissioni (più drasticamente la Cina, meno l’America). A Copenhagen era importante il ruolo dell’Europa, che da sola aveva preso impegni molto seri, e che invece adesso pare fuori dai giochi e timida negli impegni sulle emissioni. Sono scomparsi dal proscenio Brasile e Sudafrica: l’africano Jacob Zuma non è credibile come leader dei Paesi poveri, mentre una azzoppatissima Dilma Rousseff farà rimpiangere Lula. Si farà sentire invece l’India di Narendra Modi, che ha sorpreso con promesse di riduzione delle emissioni più serie e significative rispetto al previsto. La Russia di Putin è totalmente disinteressata; sorprese potrebbero arrivare da Canada e Australia, che hanno visto la presa del potere di personalità attente al tema del clima. 

COSA DETERMINERA’ SE SARA’ UN FLOP O UN SUCCESSO?  
La Cop21 non salverà il pianeta. Ma se tutto andrà bene, forse i nostri discendenti la ricorderanno come un passaggio fondamentale nella (non scontata) operazione di contenimento dei danni generati da due secoli di industrializzazione incontrollata. Ma anche se a Parigi le cose andranno male la battaglia per cercare di rallentare la tremenda inerzia del riscaldamento globale proseguirà: la maggioranza degli esperti si dice convinta che la tendenza verso una società e un’economia globale «decarbonizzata» sia ormai irreversibile. Un processo in cui spesso imprese e cittadini sono più avanti delle loro istituzioni rappresentative. 

In ogni caso, ecco alcuni indicatori sicuri che ci potranno aiutare a valutare se la Cop di Parigi sarà un successo o un fallimento. Il primo, è evidentemente la stipula di un accordo formale tra tutti i quasi duecento Stati partecipanti. Una intesa ci sarà quasi sicuramente, anche se non è detto che il trattato possa essere solo un pezzo di carta privo di efficacia. Per questo, è fondamentale che questo accordo dia il segno che ci si sta muovendo nella direzione giusta,indicando l’obiettivo di contenimento dell’aumento della temperatura a 1,5-2 gradi, e soprattutto definendo delle strategie per recuperare lo scarto tra sforzi effettivi e sforzi necessari. Poi, è necessario che si stabiliscano regole per poter rafforzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, attualmente inadeguati, magari stabilendo una verifica quinquennale. Ancora, bisogna prevedere misure per garantire la sicurezza e la capacità di adattamento dei paesi più poveri e delle popolazioni vulnerabili. Infine, l’accordo deve fornire delle basi solide perché siano sbloccate le ingenti risorse finanziarie necessarie a compiere le trasformazioni tecnologiche che servono. 

FONTE: Roberto Giovannini (lastampa.it)

martedì 24 novembre 2015

Renzi: due miliardi per sicurezza e cultura, 80 euro a forze di polizia, bonus di 500 euro ai 18enni

Matteo Renzi (Jpeg)

Il premier «Per ogni euro in più investito sulla sicurezza deve esserci un euro in più investito in cultura. Non può essere solo securitaria la risposta al terrore dell’Italia»

Lotta ferma al terrorismo. Altrimenti: «Rischiamo che l’Europa diventi una vittima collaterale degli attacchi di Parigi». Il premier Matteo Renzi afferma con decisione la posizione italiana nella lotta allo jihadismo: «L’Italia non cambia la propria posizione dopo i fatti di Parigi, al contrario vede confermata la propria posizione, a partire dalla centralità del Mediterraneo e dei Balcani. Giovani donne, giovani uomini hanno perso la vita per mano dei terroristi. Erano persone normali, mi piace definirli cittadini, laici martiri del nostro tempo, Ma proprio oggi noi dobbiamo dire che l’unico modo per ricordare Valeria e i caduti del terrorismo è continuare a vivere, a testa alta».

Investimenti
Ma Renzi spiega anche che per combattere concretamente il terrorismo l’Italia investirà due miliardi di euro, un miliardo di euro sulla sicurezza (gli 80 euro saranno estesi a a tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine) e un miliardo sull’educazione. «Per ogni euro in più investito sulla sicurezza deve esserci un euro in più investito in cultura. Non può essere solo securitaria la risposta al terrore dell’Italia» ha aggiunto Renzi. «Ogni centesimo non sarà un costo ma un investimento se ci ricordiamo che stiamo investendo nella nostra identità» ha sottolineato il premier. Che poi ha spiegato come si declinerà l’investimento in sicurezza:«Innanzitutto un investimento di 150 milioni di euro sulla cibersecurity. Poi un investimento di 50 milioni di euro per rinnovare la strumentazione delle forze dell’ordine a fronte di un processo di riorganizzazione: abbiamo cinque forze di polizia, sono troppe. Devono diventare quattro. Entro l’anno la Forestale entrerà nei carabinieri. Abbiamo troppa gente negli uffici dei palazzi romani. Chiederò con forza ai comandanti di aumentare la presenza in strada diminuendo quella in ufficio. Abbiamo troppo patrimonio pubblico. Ci sono caserme abbandonate o semi occupate che vanno restituite rapidamente alle comunità territoriali, anche con processi di valorizzazione urbanistica. Cinquecento milioni di euro poi per la difesa italiana, con investimenti efficaci finalizzati a dare una risposta immediata alle esigenze strategiche, non a quelle quotidiane e organizzative. Siamo orgogliosi dei nostri militari non faremo mai mancare il nostro sostegno».

Politica fiscale
Ma l’entità della cifra che il governo vuole impegnare obbligherà a fare dei cambiamenti nella prossima politica fiscale: «Il governo proporrà di spostare al 2017 la diminuzione dell’Ires proprio per finanziare gli investimenti in sicurezza e cultura. Noi rispettiamo le regole del Patto Ue anche quando non le condividiamo perché pensiamo che sia il primo modo di essere credibili. Ma vogliamo chiedere con forza all’Europa di rispettare un patto di umanità che vale di più di del Patto di stabilità. La legge di Stabilità prevede che l’imposta sui redditi societari scenda nel 2017 di 3,5 punti percentuali, dal 27,5 al 24%. L’aliquota potrà scendere al 24,5% già nel 2016 se le istituzioni europee permetteranno all’Italia di aumentare l’indebitamento al 2,4 dal 2,2% del Pil».

Bonus ai 18enni
Poi Renzi ha precisato come si declineranno anche gli investimenti a favore della cultura: «Investiremo 150 milioni di euro per donare a tutti i cittadini che lo vorranno la possibilità di donare il 2 per mille a una associazione specifica. Oggi si possono dare solo ai partiti. Ciò che è possibile per i partiti deve essere possibile anche per le associazioni della cultura, come i teatri di quartiere. Cinquecento milioni poi andranno alle città metropolitane per un intervento sulle periferie di riabilitazione e, come direbbe Renzo Piano, rammendo. I progetti dovranno essere presentati entro il 31 dicembre e spesi nell’anno solare 2017». Infine, ha aggiunto Renzi, ci sarà un aiuto concreto anche per i giovani: «I 550mila italiani che compiono diciotto anni potranno usufruire di una carta, un bonus di 500 euro a testa per poter partecipare a iniziative culturali».

FONTE: corriere.it

mercoledì 18 novembre 2015

Parigi, dalla Ue sì unanime alla richiesta di aiuto della Francia


«La Francia ha chiesto aiuto e l' Europa unita risponde sì». Così Federica Mogherini, assieme al ministro francese della Difesa Jean-Yves Le Drian, ha annunciato il sostegno «unanime» del Consiglio Difesa all'attivazione della clausola di difesa collettiva prevista dall'art. 42.7 del Trattato di Lisbona chiesta da Hollande. 
Gli aiuti alla Francia in base all'articolo 42.7 del Trattato di Lisbona saranno su base bilaterale, non con una missione di difesa e sicurezza dell'Unione europea, che avrà il coordinamento degli aiuti. Lo ha specificato l'Alto rappresentante Federica Mogherini ricordando che «è la prima volta» che viene applicata la clausola di difesa comune della Ue.

«Una cosa è chiara nelle circostanze attuali: in questo momento terribile la sicurezza dei cittadini in Francia e in Europa è la priorità assoluta, e la Commissione Ue lo capisce pienamente», ha detto stamani il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici sull'impatto sul bilancio francese delle spese per la sicurezza annunciate dalla Francia dopo gli attentati. «Siamo coscienti che la nostra opinione sul piano di bilancio presentato dalla Francia non include le spese annunciate ieri, ma analizzeremo queste a tempo debito», ha detto Moscovici, precisando che «vedremo in futuro come sarà l'impatto e il modo in cui sarà pertinente» analizzarlo. «La sicurezza è prioritaria e finanze pubbliche sane sono complementari», ha aggiunto Moscovici, ricordando che in ogni caso «il patto di stabilità non include le spese militari».
 
FONTE: ilmessaggero.it

giovedì 12 novembre 2015

Blitz anti-terrorismo dei carabinieri: diciassette arresti tra l’Italia e l’Europa

L’operazione all’alba condotta in collaborazione con altre forze di polizia europee. In Norvegia fermata una figura del mondo islamico locale: «Progettava attentati in Italia»

Un maxi-blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros, in collaborazione con altre forze di polizia europee ed Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea: 17 le ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione dalle prime ore dell’alba. Nessuno degli arrestati, secondo quanto si apprende, sarebbe italiano. 

Il reato ipotizzato è quello di associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato. L’operazione è scattata simultaneamente in diversi Paesi europei, con il coordinamento di Eurojust.  

I particolari dell’operazione - denominata «JWeb» - saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 presso gli uffici della procura nazionale antimafia e antiterrorismo, alla presenza del procuratore nazionale, del procuratore della Repubblica di Roma e del comandante del Ros. 

Intanto, è stato fermato in Norvegia, nel corso di un raid notturno, una controversa e nota figura del mondo islamico locale, Mulla Krekar, sospettato di star pianificando un attentato terroristico in Italia. A riferirlo i media locali. Insieme a lui, qualche ora più tardi il suo arresto, nel corso di due altre perquisizioni della polizia, sono state fermate due altre persone, la cui identità non è nota. 

FONTE: lastampa.it

martedì 10 novembre 2015

Scontri a Bologna, Salvini sugli attivisti scarcerati: la “giustizia” italiana mi fa schifo


I tre rimessi in libertà dopo l’udienza per direttissima

«Sono già  liberi i  due  «bravi ragazzi»  dei centri  a-sociali  arrestati ieri per resistenza e lesioni contro Polizia e Carabinieri. Più di 5 anni di galera al povero Ermes Mattielli, che si era difeso dai ladri, e neanche 12 ore a chi picchia un poliziotto. La «giustizia» italiana mi fa schifo», scrive su Facebook il leader della Lega Matteo Salvini.  

Senza alcuna misura cautelare i due giovani attivisti dei collettivi, di circa 25 anni fermati ieri nel corso delle manifestazioni dei centri sociali contro la manifestazione della Lega a Bologna, sono stati rimessi in libertà. Lo ha deciso il giudice, Aldo Resta, al termine dell’udienza per direttissima di questa mattina. L’avvocato dei due, Ettore Grenci, ha chiesto i termini a difesa e il processo è stato aggiornato al prossimo 23 novembre. I due attivisti erano stati fermati prima dell’inizio degli scontri, in via Zamboni, nella zona universitaria, nel corso di un controllo al quale avevano cercato di sottrarsi. Nei loro zaini, oltre a petardi, sono stati trovati paragomiti e ginocchiere e delle cerate nere con cappuccio.Il pm, Rossella Poggioli, aveva chiesto l’obbligo di firma.  

Anche il terzo arrestato durante le manifestazioni  è  stato  liberato dal giudice della direttissima.   Era  stato   bloccato   dalla  Digos  ieri  pomeriggio  nella  zona  di   Porta Mascarella. 

FONTE: lastampa.it

domenica 8 novembre 2015

Legge di stabilità, oltre 3.500 emendamenti

Legge di stabilità, oltre 3.500 emendamenti

L'esame del provvedimento inizia lunedì in commissione Bilancio al Senato. Le relatrici chiedono alle opposizioni di ridurre le richieste di modifica

Sono 3.563 gli emendamenti alla Legge di stabilità presentati da tutte le forze politiche. Un fardello pesante sul confronto parlamentare che inizia lunedì in commissione Bilancio al Senato, dove potrebbe arrivare qualche modifica del governo. Il numero delle richieste di modifica ha indotto le relatrici del provvedimento, le senatrici Federica Chiavaroli di Ap e Magda Zanoni del Pd, a rivolgere un appello alle opposizioni affinché le riducano. "L'opposizione ne ha presentate un mare. Segnali quelle di interesse in modo che il lavoro in commissione sia fruttuoso, altrimenti danno modo al governo di fare ciò che vuole", ha sottolineato Chiavaroli. Sulla stessa lunghezza d'onda Zanoni: "E' nell'interesse generale non lavorare inutilmente, perdendo tempo con 3.600 emendamenti che poi non approderanno a nulla. In ogni caso, sono certa che diminuiranno per l'inammissibilità di alcuni e per il lavoro di sintesi politica che faremo su quelli identici o simili".

Il Pd ha presentato 444 emendamenti: 150 sono stati selezionati dal gruppo Dem al Senato dopo un lavoro interno di confronto nelle commissioni; 300 circa, invece, sono quelli presentati da singoli senatori democratici. Tra questi, ovviamente, anche quelli annunciati dalla minoranza del partito che sono poco più di una decina.

All'interno della maggioranza di governo, anche Area Popolare vuole modifiche: 273 emendamenti che - ha spiegato il capogruppo Renato Schifani - puntano a "rafforzare i profili di crescita e sviluppo in particolare a favore di Sud, famiglie e giovani coppie".

Su Mezzogiorno e pensioni potrebbe esserci una convergenza generale: su questi due temi si concentrano molte richieste di maggioranza e opposizione. E non è escluso che possa trovarsi un'intesa politica. Molti accorpamenti potrebbero esserci anche in merito al "pacchetto Anci", quello predisposto dai Comuni: gli emendamenti presentati sono almeno 100 ed è quindi probabile che alcuni siano simili.

Un ulteriore punto di incontro - in questo caso tra governo e minoranza Dem - potrebbe trovarsi sulla proposta dell'associazione gruppo Nens (che fa capo a Vincenzo Visco e Pier Luigi Bersani) di introdurre la trasmissione in forma telematica all'Agenzia delle entrate dei dati d'interesse fiscale contenuti nelle fatture in modo da contrastare l'evasione dell'Iva. Il premier Matteo Renzi martedì durante l'assemblea del Pd si è già detto "disponibile, interessato e grato per ogni miglioramento".

L'obiettivo è creare un clima favorevole in vista del lavoro che impegnerà le Camere nei prossimi mesi. Una timida apertura arriva anche dal M5S che pure ha presentato 590 emendamenti: "Siamo disposti a ragionare con il governo e a sfoltirne il numero pur di portare a casa le nostre grandi priorità: reddito di cittadinanza per un contrasto serio
alla povertà e sostegno concreto alle nostre piccole e micro imprese", ha detto la senatrice Barbara Lezzi.

Forza Italia ha proposto 478 modifiche; la Lega Nord 334. Il numero più alto di emendamenti arrriva dai senatori del gruppo Misto che ne hanno presentati 711.

FONTE: repubblica.it