domenica 30 novembre 2014

Disoccupazione mai così alta nella storia d’Italia


La serie storica dell’Istat si ferma al 1977, ma guardando i dati del collocamento e i vecchi censimenti si scopre che nella crisi del 1929 e nel 1861 il tasso era inferiore

È incredibile, la capacità dei governanti di manipolare i fatti pur di non dirci come vanno le cose. Negli ultimi giorni l’Istat ha fornito i dati sulle forze di lavoro nel terzo trimestre, e ha anticipato i dati provvisori di ottobre. Dati drammatici, ad avere il coraggio di guardarli in faccia. E invece no, immediatamente dopo la diffusione delle cifre Istat si è scatenata la corsa a travisarli. E’ così che abbiamo appreso che i dati trimestrali dell’Istat ci presentano «una sostanziale e progressiva crescita degli occupati nell’ultimo anno», quantificata in 122 mila occupati in più. E che anche l’incremento della disoccupazione, pari a 166 mila disoccupati in più, non ci deve preoccupare perché «va messo in relazione alla crescita del numero di persone che cercano lavoro». Come dire: se aumenta il tasso di disoccupazione è perché la gente è meno scoraggiata e «più persone tornano a cercare lavoro». 

Sui trucchi usati per manipolare i fatti non vale neppure la pena soffermarsi, tanto sono ingenui e vecchi (alcuni li insegniamo all’università, sotto il titolo «come si fa una cattiva ricerca»). Sui fatti, invece, è il caso di riflettere un po’. 

Occupati in termini reali  
Primo fatto: l’occupazione in termini reali sta diminuendo. Che cos’è l’occupazione in termini reali? E’ la quantità di occupati al netto della cassa integrazione. Se, per evitare le distorsioni della stagionalità, confrontiamo l’ultimo dato disponibile (ottobre 2014) con quello di 12 mesi prima (ottobre 2013), la situazione è questa: gli occupati nominali (comprensivi dei cassintegrati) sono rimasti praticamente invariati (l’Istat fornisce una diminuzione di 1000 unità), le ore di cassa integrazione sono aumentate in una misura che corrisponde a circa 140 mila posti di lavoro bruciati. Dunque negli ultimi 12 mesi l’occupazione reale è diminuita.  

Apparentemente la diminuzione è di circa 140 mila unità, ma si tratta di una valutazione ancora eccessivamente ottimistica: gli ultimi dati Istat, relativi al terzo trimestre 2014, mostrano che, sul totale degli occupati, si stanno riducendo sia la quota di lavoratori a tempo pieno sia la quota di lavoratori italiani. Il che, tradotto in termini concreti, significa che aumentano sia il peso dei posti di lavoro part-time «involontari» (donne che lavorano poche ore, ma non per scelta) sia il peso dei posti di lavoro di bassa qualità, tipicamente destinati agli immigrati. 

I senza lavoro  
Secondo fatto: la disoccupazione sta aumentando. I disoccupati erano 3 milioni e 124 mila nell’ottobre del 2013, sono saliti a 3 milioni e 410 mila nell’ottobre del 2014. L’aumento è di ben 286 mila unità, di cui 130 mila nei 4 mesi del governo Letta, e 156 mila negli 8 mesi del governo Renzi. La spiegazione secondo cui l’aumento sarebbe dovuto a una maggiore fiducia, che farebbe diminuire il numero di lavoratori scoraggiati, riprende una vecchia teoria degli Anni 60 ma è incompatibile con i meccanismi attuali del mercato del lavoro italiano, che mostrano con molta nitidezza precisamente quel che suggerisce il senso comune: gli aumenti di disoccupazione dipendono dal peggioramento, e non dal miglioramento, delle condizioni del mercato del lavoro. 

FONTE: lastampa.it

mercoledì 26 novembre 2014

I falsari smerciavano banconote da 300 euro 56 ordinanze: nella gang la mamma di Fortuna

La donna perse la figlia, caduta nel vuoto a Caivano, e precedentemente vittima di abusi. Si difende: io non c’entro. I taroccatori avevano inventato anche un nuovo «taglio»

NAPOLI -La percentuale è pazzesca: il 90%, quindi la quasi totalità degli euro falsi sono prodotti a Napoli. Il dato emerge dall’inchiesta su un gruppo di falsari sgominato oggi dai carabinieri. Banda nota in tutta Europa e faceva parte del cosiddetto «Napoli Group», sigla che include varie organizzazioni campane ed a cui, secondo gli inquirenti, è riconducibile il 90% degli euro falsi nel mondo. La notizia è stata confermata dal procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo. Cinquantasei le ordinanze cautelari tra Napoli, Caserta e altre città italiane (29 in carcere, 10 ai domiciliari e tutti gli altri divieto di dimora e obbligo di firma).
«300 EURO»IN GERMANIA - I falsari sono riusciti a smerciare persino una banconota da 300 euro, taglio inesistente, in Germania.
LA MAMMA DI FORTUNA - C’è anche un risvolto clamoroso in questa vicenda: Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna - vittima di abusi, morta il 24 giugno scorso dopo essere caduta nel vuoto a Caivano - è tra i destinatari dei divieti di dimora nell’ambito dell’inchiesta sui falsari internazionali. Sulla morte della bimba è aperta un’inchiesta che ipotizza l’omicidio.
6 ORE PER LASCIARE CAIVANO - Secondo l’accusa Domenica acquistava consistenti quantità di banconote contraffatte. Successivamente le rivendeva ad acquirenti abituali che provvedevano a spenderle nei negozi e nei supermercati.. Due gli episodi che le sono stati contestati. Alla donna i carabinieri hanno notificato la misura che le vieta di dimorare nel comune di Caivano, dandole sei ore di tempo per lasciare la città.
LA DIFESA: IO NON C’ENTRO - Domenica Guardato però si difende: «Quando sono venuti i carabinieri ho pensato che portassero notizie sull’inchiesta riguardante Fortuna. E invece mi hanno detto che ero destinataria di un divieto di dimora, che dovevo lasciare casa. Ma io con questa cosa dei falsari non c’entro assolutamente nulla. Sto andando dal mio avvocato Gennaro Razzino per cercare di capire cosa è successo, cosa sta succedendo e perché io sono stata chiamata in causa in questa vicenda - aggiunge - so solo che quando ho visto i carabinieri ho pensato alla mia piccola Fortuna, non certo ad una vicenda del genere». A chi, poi, le chiede se questa vicenda possa in qualche modo essere legata al suo ex marito, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano, Mimma risponde: «Ci siamo lasciati nel 2009, non so neanche la ragione per la quale è in carcere».
SOLDI FALSI CHIAMATI «GNOCCHI» - Le banconote false venivano chiamate «Cosariello», «ambasciata» o «l’americano» per indicare il dollaro. Il «Napoli Group» la banda di falsari era attiva in Europa e Africa. Banconote e monete venivano designate con altri nomi, anche nel tentativo di depistare gli investigatori in caso di intercettazioni. Le monete, in particolare, venivano indicate come «scarpe», «pavimenti», «cartoline» e «gnocchi».
FONTE: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

domenica 23 novembre 2014

Terminillo, precipitano da 1.800 metri: muore una donna, gravissimo un altro alpinista

 Un donna, un ferito gravissimo e altri due rocciatori medicati in ospedale è il bilancio dell'incidente avvenuto a quota 1800 metri sul Terminillo. Quattro rocciatori, durante una escursione sulla Cresta Sassetelli, il costone roccioso sotto il Rifugio Sebastiani, sono scivolati per 40 metri in un canalone, a causa del ghiaccio.
Una donna che faceva parte della cordata ha perso la vita: si tratta di Roberta Cenciotti, 46 anni, sposata, della segreteria cittadina della Cisl. Due i feriti, ugualmente di Rieti, uno dei quali in gravissime condizioni: è Fabrizio Fomichetti, 50anni, orefice assai conosciuto, con la gioielleria in centro, in via Cinthia. In salvo il quarto rocciatore che ha riportato solo lievi ferite e contusioni.

Sul posto il corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico, servizio regionale Lazio, è al lavoro sul posto. L'incidente è accaduto intorno alle 14, quando due membri del gruppo, sembra per le condizioni particolarmente severe del ghiaccio in quota, sono scivolati sotto la Cresta Sassetelli. Una persona ha perso la vita, un secondo alpinista, ferito, è stato prelevato dall'elicottero del 118, che ha calato con il verricello un soccorritore del Cnasas e ha raccolto l'infortunato.

Difficile il recupero della salma e dei feriti, in quanto ghiaccio e neve hanno complicato notevolmente la normale via di discesa. 

FONTE: ilmessaggero.it

sabato 22 novembre 2014

Mosca contro le sanzioni dell’Occidente: “Puntano a cambiare il nostro governo”


Il ministro degli Esteri Lavrov: «Vogliono distruggere l’economia e provocare proteste popolari». Kiev: «Nel Sud-Est dell’Ucraina 7500 soldati russi»

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha accusato l’Occidente di puntare, attraverso le sanzioni per la crisi ucraina, ad un cambio di regime in Russia. «L’Occidente sta dimostrando senza ambiguità di non voler costringere la Russia a cambiare politica: vuole arrivare ad un cambio di regime», ha detto durante un intervento ad un convegno di esperti politici a Mosca. 

Secondo il capo della diplomazia russa, le precedenti sanzioni contro altri paesi erano formulate in maniera «da non danneggiare il settore sociale e l’economia ma colpire l’elite in modo mirato. Ma adesso - ha proseguito Lavrov - è proprio l’opposto. I leader occidentali stanno dicendo apertamente che le sanzioni devono essere tali da distruggere l’economia e provocare proteste popolari». Per Lavrov, l’Occidente non punta «a cambiare la politica» russa, «cosa di per sé illusoria», ma a «cambiare il governo». 

Intanto il ministro della Difesa ucraino Stepan Poltorak in un comunicato pubblicato sul sito internet ufficiale del dicastero denuncia che nel sud-est ucraino martoriato dalla guerra sono presenti 7.500 soldati russi. 

FONTE: lastampa.it

domenica 16 novembre 2014

Isis, decapitato l'ostaggio americano Peter Kassig insieme a quindici soldati siriani



L'ostaggio americano Peter Kassig è stato decapitato.  Lo annuncia l'Isis in un nuovo video in cui si mostra l'uccisione dell'ostaggio in Siria. Lo riporta Skynews.

Nel video, postato dall'Isis su diversi siti jihadisti, si vede un boia con il volto coperto in piedi accanto ad una testa decapitata. A quanto riferiscono i media americani, nel filmato si vede anche la decapitazione di massa di 15 soldati siriani fatti prigionieri. I jihadisti e i soldati camminano gli uni dietro agli altri. A un certo punto, i terroristi prendono un grosso coltello, fanno inginocchiare la loro vittima e poi la decapitano.

Kassig, 26 anni, si chiamava Abdul Rahman/Peter da quando si era convertito all'Islam. Era stato rapito il 1 ottobre mentre si trovava in Siria dove lavorava come operatore umanitario. Ex ranger, dopo aver intrapreso corsi per diventare assistente medico, si era trasferito in Libano, dove aveva fondato l'organizzazione no profit Sera (Special Emergency Response and Assistance).

Dal video sembra che il boia sia ancora una volta il "jihadista John", l'uomo dall'accento britannico che ha già ucciso i britannici David Haines e Alan Henning, e gli americani James Foley e Steven Sotloff. Lo scrive Skynews precisando che non è ancora chiaro quando il video sia stato girato.

L'appello della madre su Twitter. Si era rivolta direttamente al Califfo dell'Isis Abu Bakr al Baghdadi per chiedergli di «parlare» la madre di Kassig. «Sto provando a mettermi in contatto con lo Stato islamico a proposito della sorte di mio figlio. Sono una donna anziana e Abudl Rahman (il nome di Peter dopo la conversione all'Islam, ndr) è il mio unico figlio. Mio marito e io siamo soli, senza alcun aiuto dal governo. Vorremmo parlare con te. Come possiamo raggiungerti?», l'appello che la madre di Kassig aveva postato su Twitter lo scorso 9 ottobre.

La famiglia: «Non trasmettete il video». La famiglia di Peter Kassig lancia un appello ai media chiedendo che non diffondano il video dello Stato Islamico nel quale viene mostrata la decapitazione dell'ostaggio statunitense. «La famiglia chiede rispettosamente agli organi di informazione di evitare di cadere nel gioco dei sequestratori e di astenersi dal pubblicare o trasmettere foto o video distribuiti dai sequestratori», afferma la famiglia Kassig in un comunicato.

«Preferiamo che su nostro figlio si scriva e sia ricordato per il suo importante lavoro e per l'amore che condivideva con la famiglia e gli amici, non nel modo in cui i sequestratori vorrebbero usarlo per manipolare gli americani e diffondere la loro causa», afferma ancora la famiglia dell'ostaggio Usa, riferendo di essere in attesa della conferma ufficiale dell'autenticità del video.

Cameron: «Sono inorridito». «Sono inorridito dall'assassinio a sangue freddo di Abdul-Rahman Kassig. L'Isis ha mostrato ancora una volta la sua cattiveria. I miei pensieri vanno alla famiglia». Così il premier britannico David Cameron su Twitter.

La condanna della Farnesina. «Il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, condanna la decapitazione dell’ostaggio americano Peter Kassig. Notizia accolta con profondo sdegno». Così scrive la Farnesina in una nota. «Le mie condoglianze e la mia solidarietà vanno alla famiglia della vittima e al governo e al popolo americani», ha dichiarato il titolare della Farnesina.

FONTE: ilmessaggero.it

domenica 9 novembre 2014

Francia e Spagna sorpassano il vigneto Italia


A bocce ferme - ovvero, con tutte le uve in cantina - un dato pare ormai sicuro: con la vendemmia 2014, l’Italia arretra e cede alla Francia la medaglia di primo Paese produttore di vino al mondo, mentre la Spagna si aggiudica il secondo posto. 
A dirlo sono i dati definitivi elaborati e divulgati da Assoenologi, che ritoccano le stime avanzate un paio di mesi fa. «Rispetto alle prime valutazioni, molte sono le differenze, sia per quantità che per qualità, visto che in molte zone si riscontrano produzioni decisamente più contenute rispetto a quelle ipotizzate a fine agosto» spiega Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi. 

Meno uva del previsto
I numeri, dunque. Complessivamente, la quantità si attesta intorno ai 40 milioni di ettolitri di vino, vale a dire -4% rispetto alle prime previsioni e -17% rispetto ai 48,2 milioni di ettolitri del 2013 (dato Istat). La Francia, in base agli ultimi dati diramati dal servizio di statistica del Ministero dell’agricoltura francese, dovrebbe produrre 47 milioni di ettolitri (+11% rispetto al 2013). La Spagna, dopo l’exploit dello scorso anno, si attesterebbe sui 45 milioni di ettolitri (-13,5%). In Germania si ipotizza una produzione compresa tra i 9 ed i 9,5 milioni di ettolitri, quasi il 10% in più rispetto al 2013.  
«Si stima che nel 2014 l’Unione Europea produrrà tra i 164 e 166 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo in linea con la media dell’ultimo quinquennio» dicono i tecnici del centro studi di Assoenologi. 

Il valzer della qualità
Ma se il primato sulla quantità vale per quel che vale, visto che l’importante è vendere bene, qualche ripensamento arriva anche sul piano della qualità, che rimane complessivamente assai eterogenea e si ferma a livello di «buono», con punte di maggior interesse per quei vini che hanno potuto beneficiare del positivo andamento climatico nei mesi di settembre e di ottobre.  

«E’ stata un’annata imprevedibile - spiega Martelli -, una corsa ad ostacoli caratterizzata da speranze, capovolgimenti e delusioni. E un po’ in tutte le regioni, il buono si scontra con l’ottimo e con il mediocre». In ogni caso, la qualità 2014 costerà cara, visto che oltre all’incremento delle lavorazioni e dei trattamenti in vigneto, i produttori hanno dovuto rinunciare a una consistente quantità di prodotto. 

La classifica delle regioni
Il Veneto, con una previsione di 7,8 milioni di ettolitri, si conferma la regione italiana più produttiva. Insieme con Emilia Romagna, Puglia e Sicilia nel 2014 produrrà 23,6 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano. E se in Piemonte si stima una diminuzione del 15% rispetto alla passata campagna, un po’ tutte le regioni vitivinicole italiane manifestano un calo produttivo. In Sicilia è stato addirittura del 40%, anche a causa della peronospora che ha falcidiato i vigneti. Le uniche eccezioni arrivano da Toscana, Lazio e Umbria, che fanno registrare un incremento dal 5% al 10%. 

Più export, giù in casa
Notizie migliori giungono dal fronte dei mercati. «Il vino italiano rimane il più venduto al mondo» dicono da Assoenologi. I dati sull’export dei primi sei mesi 2014 fanno registrare un ulteriore incremento sia in valore che in volume, dovuto soprattutto all’espansione del vino in bottiglia e alle brillanti performance dello spumante, che è cresciuto, grazie principalmente al Prosecco, di oltre il 15,6% in valore e del 20,1% in volume. I consumi interni, invece, continuano a calare: il 2014 si chiuderà sui 39 litri pro-capite, contro i 45 litri del 2007. 

FONTE: Roberto Fiori (lastampa.it)

giovedì 6 novembre 2014

L’e-gate di Roma guida il futuro degli aeroporti italiani

Il progetto italiano è l’unico ad aver introdotto anche il sistema di lettura e controllo delle impronte digitali. Verrà esteso agli altri scali del Paese entro il 2016

Uno scanner per il passaporto e un doppio controllo biometrico: riconoscimento facciale e impronte digitali. Alla dogana, in aeroporto, tra qualche anno si passerà così. A Roma lo si può già fare da qualche mese: al terminal 3 di Fiumicino è in fase di test da fine luglio l’e-gate, il controllo di frontiera automatizzato. La prima fase di prova si chiuderà il 31 dicembre, poi ci sarà una seconda fase per l’implementazione del sistema ma, se tutto va bene, i responsabili del progetto lasciano intendere che sperano di allargare l’utilizzo ad altri aeroporti italiani già entro il 2016. I primi risultati, presentati dal manager del settore sicurezza per Aeroporti di Roma Ilario Busoni durante il Forum europeo dell’aviazione Ict organizzato da Sita (la società internazionale di telecomunicazioni aeronautiche) sono incoraggianti. “Il controllo di frontiera automatizzato ha due grossi vantaggi: da un lato velocizza le operazioni, dall’altro aumenta la sicurezza”, ha riassunto Busoni. 

Tempi dimezzati
I numeri diffusi nel corso del summit lo confermano: l’e-gate è in grado di processare circa 3mila passeggeri al giorno, che equivale ad un media di circa 20 secondi per il controllo di ogni singolo passeggero. La metà, secondo quanto spiegano gli addetti ai lavori, del tempo che si impiega per un controllo “standard”. Gli operatori di frontiera, però, non spariranno: ora ne basta uno ogni quattro e-gate, ma sono loro ad intervenire quando il sistema segnala un potenziale rischio. Il progetto italiano, che si basa su linee guida europee ed è gestito da Aeroporti di Roma insieme al ministero degli Interni, non è l’unico in Europa: strumenti analoghi sono stati installati anche in altri hub come Dublino, Francoforte, Lisbona. Ma quello attivo a Roma è per il momento l’unico ad aver introdotto anche il sistema di lettura e controllo delle impronte digitali, grazie alla registrazione di questo dato avviata per i passaporti concessi dopo il 2013. 


In Italia pochi investimenti
Lo smart border, ai viaggiatori, piace parecchio. A Roma ancora non sono stati avviati sondaggi ad hoc, ma da quanto raccontano i manager della società che gestisce gli aeroporti la novità incuriosisce sia gli stranieri che gli italiani. Non c’è da stupirsene, visto che i viaggiatori europei sono quelli mediamente più interessati alle novità tecnologiche introdotte negli aeroporti. Secondo un sondaggio realizzato da Sita su un campione di 6.300 persone per 15 Paesi l’82% dei viaggiatori europei si dichiara soddisfatto dall’esperienza di viaggio grazie ai miglioramenti offerti dalle nuove tecnologie, contro una media mondiale del 78%. La criticità maggiore segnalata in Europa riguarda la gestione dei bagagli, che secondo il 24% degli intervistati andrebbe migliorata. I più “entusiasti”? A sorpresa risultano essere i russi mentre il Paese più restio ad utilizzare la tecnologia per migliorare le operazioni di viaggio è la Germania. Un paradosso, visto che la Germania è anche uno dei Paesi che, secondo le previsioni Sita, ha una capacità di crescita nel settore aereo tra le più alte in Europa: nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2014 si stima sia aumentata del 7%. Una percentuale che la piazza, insieme all’Italia, al terzo posto dietro Russia (+34%) e Turchia (26%). L’altro paradosso, invece, riguarda l’Italia. Malgrado la capacità di crescita del settore sia appunto pari al 7%, gli investimenti arrancano: in Ue nel corso del 2013 sono cresciuti del +1%, nei Paesi europei non Ue sono addirittura aumentati del 9,6%, mentre da noi sono scesi del 1,9%. 


Priorità per Internet
Eppure, dall’e-gate alle app, di novità sulle quali puntare ce ne sono parecchie. Sempre più viaggiatori non rinunciano allo smartphone: l’81% di quelli globali secondo il sondaggio Sita (ma la percentuale sale al 97% se si considerano tutti i dispositivi mobili). Tra le priorità indicate dal presidente europeo Sita Dave Bakker durante il summit di Amsterdam c’è quindi quella di fornire soluzioni che possano permettere ai viaggiatori di migliorare la loro esperienza di viaggio tramite l’utilizzo di Internet, dal loro arrivo in aeroporto al viaggio stesso. Si comincia da iBeacon, la tecnologia sviluppata da Apple e basata sulla localizzazione che, tramite bluetooth, invia agli smartphone dei passeggeri notifiche di vario tipo e che sarà testata a partire da gennaio dall’American Airlines. Senza dimenticare il semplice wifi, oggi presente nell’80% degli aeroporti europei (contro il 50% nel 2012). Poi ci sono le connessioni aeree in volo: stando ai dati diffusi durante l’incontro il 64% degli aerei a livello globale (e il 90% di quelli statunitensi) è strutturato in modo da supportare l’avvio di un sistema wifi. Internet, inoltre, rappresenta anche una delle possibili interfacce grazie alle quali gli aeroporti possono comunicare con i clienti. Grazie alle applicazioni per esempio, che però al momento in Europa sono solo una cinquantina con una copertura totale di 160 scali. O grazie ai social, bacino dalle enormi possibilità visto che stando ai dati Sita il 79,1% dei passeggeri europei è attivo su Facebook e il 79,9% ha un account su Twitter (senza dimenticare Instagram e Pinterest). L’ultima frontiera della sperimentazione, però, sono i dispositivi indossabili: il 79% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi pronto per l’introduzione di tecnologie wearable negli aeroporti. Come i Google Glass utilizzati dal personale di terra nei test svolti a London Heathrow e Copenhagen. Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. I manager di Aeroporti di Roma confermano che per lo sviluppo di Fiumicino si stanno valutando diversi progetti all’avanguardia nel campo della tecnologia: dopo e-gate e sistemi per la tracciatura tecnologica dei bagagli ora si pensa anche ad una futura introduzione degli iBeacon.

FONTE: Greta Sclaunich (corriere.it)

mercoledì 5 novembre 2014

Maltempo a Carrara, danni ma nessuna vittima Rossi: “In tre ore è caduta la pioggia di un mese”


Così il presidente della Toscana, tra le regioni più colpite. Esonda il torrente Carrione. Allerta anche in Liguria e Piemonte dove si registrano allagamenti, frane, smottamenti

Il maltempo colpisce ancora una volta l’alta Toscana e il levante ligure. Ma il bilancio più pesante di questa violenta ondata di precipitazioni che sta interessando l’Italia, si registra nella provincia di Massa Cararra. È nella “patria” mondiale del marmo che si registra la situazione più grave. Questa volta il protagonista in negativo è il fiume Carrione, un corso che da monte scende a valle, taglia Carrara, e si getta in mare. L’aumento della portata ha prodotto il crollo di oltre 200 metri di muraglione, invadendo via Argine Destro, ad Avenza, dove si trova la zona industriale. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, arrivato a a Carrara per fare «il punto assieme al sindaco, vigili del fuoco e protezione civile», ha detto che in tre ore sono caduti 177 mml di pioggia; di solito cadono in un intero mese d’autunno».  

Da qui l’acqua ha allagato l’intera area dove vivono, spiegano fonti del comune, non meno di 5000 persone. Marina di Carrara, zona est, risulta così completamente invasa dal fango proveniente dall’alveo del fiume con segherie e impianti di trasformazione del marmo nel bel mezzo dell’esondazione. Incerto il numero di sfollati, mentre si hanno certezze sul fronte delle precipitazioni: in 4 ore sono caduti 200 mm di pioggia e le previsioni non lasciano, almeno per le prossime ore, ben sperare.  

Solo 2 anni fa, sempre a novembre, l’area fu colpita da una terribile alluvione che causò 1 morto e milioni di danni. Il sindaco di Carrara, Angelo Zubbani, ha firmato 2 ordinanze: con la prima si ordina che tutte le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse e con l’altra che l’uso dell’acqua potabile che esce dai rubinetti delle abitazioni, è vietato fino a nuove disposizioni. Poco più a nord, nel levante ligure a causa delle intense precipitazioni il sindaco di Ceriana, Bruna Rebaudo, ha fatto scattare il piano di evacuazione, in via precauzionale, per una ventina di famiglie residenti. Quaranta le persone evacuate, sempre precauzionalmente, a Genova Nervi, per un muro pericolante. 

FONTE: lastampa.it