giovedì 5 settembre 2013

Costa Concordia, il recupero che spaventa l'isola


Parte l'operazione per rimettere in navigazione il relitto. I timori degli abitanti del Giglio: può sprofondare a 70 metri

La data definitiva verrà indicata durante un vertice nelle prossime ore. Ma è già iniziato il conto alla rovescia per l'Operazione «Parbuckling» della Concordia. Il termine è intraducibile in italiano, deriva dal nome di un'imbracatura utilizzata per far rotolare oggetti cilindrici su un piano inclinato. Nello specifico sta a indicare la rotazione del gigantesco relitto adagiato da un anno e mezzo nello specchio di mare davanti al porto del Giglio. Gli isolani semplificano: «Quando la metteranno dritta». Semplice solo a dirsi. L’operazione, gestita da Costa Crociere in accordo col Governo e condotta dal consorzio italoamericano Titan Micoperi, è la più complessa mai tentata nella storia dei salvataggi della marina mercantile. Non solo per la stazza della nave, 114 mila tonnellate, ma anche per la difficoltà intrinseca che mira a rimettere in verticale una nave che, tecnicamente, è affondata, e quindi trainarla in un qualche porto, Piombino o Palermo che sia, per smantellarla.

IL RECUPERO - Un’operazione da oltre 500 milioni di euro la cui complessità non è stata completamente svelata da Costa Crociere. La Compagnia non vuole parlare di rischi e di piano B (che pare comunque esistere), cosa che preoccupa non poco i gigliesi. Paure isolane cui si aggiungono i timori che i tecnici avrebbero confessato solo ai tavoli riservati: oltre al rischio di fessurazioni nel relitto ci sarebbe la possibilità che il falso fondale/piattaforma che dovrebbe sostenere per mesi la nave non regga l'impatto con lo scafo. Le colonne di sostegno , infatti, poggerebbero su un granito molto più friabile di quanto si stimasse prima di iniziare i lavori. Nella drammatica eventualità di cedimento del fondale il relitto della Concordia rischierebbe di scivolare oltre il crinale di roccia che lo ha fermato, scendendo a 70 metri di profondità. E lì rimanere. In gioco c’è la stabilità di un fragile ecosistema marino protetto e il futuro di un’isola e di un’intera comunità. Che il progetto riesca o meno, poi, rimangono sul tavolo le questioni legali. I fondi anticipati dal Comune, e che Costa non ha ancora completamente risarcito, e il riconoscimento economico dei danni causati. Una partita che si giocherà a suon di carte bollate e che rischia di durare anni.

FONTE:  corriere.it

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