sabato 6 dicembre 2014

Da Vigna Stelluti a Ponte Milvio, l'abito buono della mafia nelle vie della Roma bene



Le parole sussurrate, le minacce al parcheggiatore abusivo, gli incontri al mercato Parioli, gli appuntamenti al tavolo. L'ufficio di rappresentanza è in un gazebo del bar Vigna Stelluti.


Non è una scelta casuale, Massimo Carminati, sceglie il cuore del quartiere per il suo, di quartier generale. E sceglie il ritrovo storico della destra estrema di Roma nord, fin dagli anni di piombo frequentato anche da Brugia. Siamo a Vigna Clara, nel salotto bene di Roma nord, tra le vetrine chic e le signore biondissime, nel quadrilatero urbano «che ha per confini ideali via Flaminia–corso Francia ad est, via Cassia ad ovest, via Vilfredo Pareto a nord e via Luigi Bodio a sud». Qui è zona sua, e lui rimarca il controllo del territorio, tanto che tenta pure di recuperare un orologio scippato a un passante, da due ladri in scooter, «non famo noi i reati qua...».
Qui - dove con un certo reciproco fastidio s'incontrano lui ed Ernesto Diotallevi - è rimasto però forte il vincolo di solidarietà con gli esponenti di destra. Perché «è normale che hai più feeling con un vecchio camerata - spiega Grilli in un interrogatorio - molti adesso sono diventati politici, chi è deputato, chi è senatore, però sono tutta gente cresciuta in quell'ambiente e questi rapporti rimangono e negli anni se devi chiede un favore, una cosa, è facile che hai rispondenze quando c'hai un appoggio di questo tipo». Altro punto di ritrovo, resta piazza Stefano Jacini, a Vigna Clara, ancora oggi frequentata da ex Nar e vecchi amici di Brugia. Tra questi, fino a poco prima che morisse l'ideologo di destra Paolo Signorelli.

IL BENZINAIO
«Perché tanto nella strada glielo devi dire... aaa come ti chiami? comandiamo sempre noi... non comanderà mai uno come te nella strada. E nella strada tu c'avrai sempre bisogno»: il manifesto programmatico dell'organizzazione criminale per gli investigatori, tant'è che l'altro luogo chiave «centro d'interesse del sodalizio» è la stazione di rifornimento Eni di corso Francia di proprietà di Roberto Lacopo. Un posto anonimo eppure frequentatissimo infatti i filmati intercettano per anni incontri ravvicinati e minacce anche fisiche. Dall'utenza fissa partono telefonate inequivocabili: «Qua deve portà i soldi... E' il benzinaio», qui il cecato si fa consegnare un televisore da 60 pollici. A pochi metri di distanza da un altro luogo sotto osservazione, il negozio Blu Marlyn della compagna del boss, di via villa Severini. Alle spalle del benzinaio, c'è la Collina Fleming, con la pasticceria Fleming, anche questa frequentata da ex estremisti di destra. Nell'area della movida, dei ristoranti in e dei locali che chiudono all'alba, a Ponte Milvio s'incontrano e si alleano esponenti criminali.

PONTE MILVIO
Un mondo parallelo a quello dei giovani che arrivano da tutta Roma e che affollano la zona, con le microcar e il bicchiere in mano. Nel 2012 avviene una lite dentro al pub Coco Loco, non sono ragazzi ubriachi i protagonisti, in quel momento nel bar ci sono pregiudicati che operano per conto del clan di Michele Senese, il figlio di Nicoletti, camorristi e albanesi, a vendicare poco tempo dopo quel tentativo di estorsione, tutti sanno nell'ambiente che è Carminati. Il bene e il male, il divertimento e il malaffare si mescolano. Poco lontano in via Flaminia vecchia troviamo il Factory club, cocktail bar, del figlio di Carminati (proprietario di molti campi di paintball) e di altri amici di zona. E ancora: in via Riano due concessionarie, “Concept garage srl” dove capitava d'incontrare Giovanni De Carlo e lo stesso Carminati, i boss si fanno rivendere le macchine, incassano i saluti deferenti di commercianti e imprenditori che chiedono protezione. S'incontrano, come dimostrano le intercettazioni, con politici collusi sulle tavole del Casale lungo la Flaminia, del Galletto sulla Cassia, del Frate sulla Tiberina. Soprattutto al Villa Brasini- Met in piazzale Ponte Milvio, nato sulle ceneri dello storico Vigna dei Cardinali, negli anni '80 nota bisca clandestina che gravitava nell'orbita della banda della Magliana. Vanno e vengono De Carlo sulla sua Audi Q7, Carminati sull'Audi a1, nel viavai di incontri è agli atti anche quello con il calciatore Giuseppe Sculli.
JET, IL RITROVO
Non c'è più da qualche anno, un altro ritrovo storico, il negozio di jeans Jet, di proprietà di Carminati, in via Marco Besso. All'apparenza ritrovo fricchettone per ragazzini alla moda, in sostanza covo di estremisti di destra poi diventati terroristi di dietro. Per sport, allenamento, il pomeriggio, con le moto andavano a scippare gli occhiali e i cappelli alle ragazze e ai ragazzi bene in motorino su corso Francia. Nella stessa via è ricominciato tutto, negli anni '90 nella palestra Sex Appeal dove Carminati, Brugia e altri fascisti rinsaldano il patto criminale, mentre belle donne in tuta e trucco perfetto, corrono ignare ma chissà sul tapis roulant. Altro ignaro punto di ritrovo, dei giovani, è il bar Mondi a via Flaminia Vecchia. E in quella zona che è nata la moda delle macchinette che si possono guidare a 14 anni. Nel regno incontrastato del Re cecato, fino a pochi giorni fa.

FONTE: Raffaella Troili (ilmessaggero.it)

lunedì 1 dicembre 2014

Loris, il procuratore: "Sequestrato e strangolato, ma abusi incerti"

Loris, il procuratore: "Sequestrato
e strangolato, ma abusi incerti"

 Continuano le indagini di Polizia e Carabinieri sulla morte del piccolo Andrea Loris Stival, 8 anni, ​trovato morto due giorni fa a Santa Croce di Camerina, nel Ragusano, dopo non essere entrato a scuola.   Gli investigatori non escludono nessuna pista, neppure quella della pedofilia, ma al momento, confermano fonti operative, non ci sono riscontri ufficiali su quest'ultima tesi, nè su quella che il ragazzo sia deceduto in un altro posto e poi trasferito nel canalone del Mulino Vecchio.  IL PROCURATORE Il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, ha confermato che il piccolo Loris è stato strangolato. Allo strangolamento è seguita una caduta da circa due metri - due metri e mezzo. «La procura di Ragusa indaga per sequestro di persona e omicidio, ma al momento non vi sono persone iscritte nel registro degli indagati». Lo ha detto il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, parlando dell'inchiesta sull'uccisione del piccolo Loris Stival. «Dopo l'autopsia condotta ieri, continuano gli accertamenti medico legali da parte di una equipe che deve sviluppare i dati che sono stati finora acquisiti», ha continuato Petralia, aggiungendo che al momento non c'è certezza degli abusi dal bimbo. «In questo momento presso la procura c'è un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona e omicidio volontario».
LA VIOLENZA Il piccolo avrebbe subito violenza sessuale. È quanto emergerebbe dalle indiscrezioni sui risultati dell'autopsia eseguita dal medico legale Giuseppe Iuvara sul corpo del bimbo di otto anni. Non sarebbe neanche stata la prima volta: secondo quanto sositene Repubblica, infatti, Andrea sarebbe stato violentato anche in passato. E' proprio per questo che si cerca una persona che potrebbe aver conquistato la sua fiducia, che lo avrebbe così seguito anziché andare a scuola quella fatidica mattina.  LA TESTIMONIANZA Una bambina di 10 anni, stamane davanti la scuola elementare Falcone-Borsellino, la stessa che frequentava Loris Stival trovato morto sabato scorso, ha detto di aver visto «Loris sabato mattina. È sceso dall'auto della mamma ed è andato verso il chioschetto per comprare il panino. Poi mi sono allontanata e non l'ho più visto». Davanti alla scuola molti bambini ricordano Loris: «era vivace, gli volevano bene». Una madre si rivolge alla preside Giovanna Campo: chiede perchè non c'è il servizio di vigilanza attivo lo scorso anno. La preside risponde: «Questo servizio non c'è più. Vedremo però nei prossimi giorni cosa è possibile fare». La preside parla con i cronisti davanti al cancello della scuola ma non permette di entrare: «Devo tutelare i bambini e garantire la loro serenità ci faremo aiutare dalla polizia e dalle istituzioni scolastiche per assicurare un sostegno psicologico in questi giorni difficili».

FONTE: leggo.it

domenica 30 novembre 2014

Disoccupazione mai così alta nella storia d’Italia


La serie storica dell’Istat si ferma al 1977, ma guardando i dati del collocamento e i vecchi censimenti si scopre che nella crisi del 1929 e nel 1861 il tasso era inferiore

È incredibile, la capacità dei governanti di manipolare i fatti pur di non dirci come vanno le cose. Negli ultimi giorni l’Istat ha fornito i dati sulle forze di lavoro nel terzo trimestre, e ha anticipato i dati provvisori di ottobre. Dati drammatici, ad avere il coraggio di guardarli in faccia. E invece no, immediatamente dopo la diffusione delle cifre Istat si è scatenata la corsa a travisarli. E’ così che abbiamo appreso che i dati trimestrali dell’Istat ci presentano «una sostanziale e progressiva crescita degli occupati nell’ultimo anno», quantificata in 122 mila occupati in più. E che anche l’incremento della disoccupazione, pari a 166 mila disoccupati in più, non ci deve preoccupare perché «va messo in relazione alla crescita del numero di persone che cercano lavoro». Come dire: se aumenta il tasso di disoccupazione è perché la gente è meno scoraggiata e «più persone tornano a cercare lavoro». 

Sui trucchi usati per manipolare i fatti non vale neppure la pena soffermarsi, tanto sono ingenui e vecchi (alcuni li insegniamo all’università, sotto il titolo «come si fa una cattiva ricerca»). Sui fatti, invece, è il caso di riflettere un po’. 

Occupati in termini reali  
Primo fatto: l’occupazione in termini reali sta diminuendo. Che cos’è l’occupazione in termini reali? E’ la quantità di occupati al netto della cassa integrazione. Se, per evitare le distorsioni della stagionalità, confrontiamo l’ultimo dato disponibile (ottobre 2014) con quello di 12 mesi prima (ottobre 2013), la situazione è questa: gli occupati nominali (comprensivi dei cassintegrati) sono rimasti praticamente invariati (l’Istat fornisce una diminuzione di 1000 unità), le ore di cassa integrazione sono aumentate in una misura che corrisponde a circa 140 mila posti di lavoro bruciati. Dunque negli ultimi 12 mesi l’occupazione reale è diminuita.  

Apparentemente la diminuzione è di circa 140 mila unità, ma si tratta di una valutazione ancora eccessivamente ottimistica: gli ultimi dati Istat, relativi al terzo trimestre 2014, mostrano che, sul totale degli occupati, si stanno riducendo sia la quota di lavoratori a tempo pieno sia la quota di lavoratori italiani. Il che, tradotto in termini concreti, significa che aumentano sia il peso dei posti di lavoro part-time «involontari» (donne che lavorano poche ore, ma non per scelta) sia il peso dei posti di lavoro di bassa qualità, tipicamente destinati agli immigrati. 

I senza lavoro  
Secondo fatto: la disoccupazione sta aumentando. I disoccupati erano 3 milioni e 124 mila nell’ottobre del 2013, sono saliti a 3 milioni e 410 mila nell’ottobre del 2014. L’aumento è di ben 286 mila unità, di cui 130 mila nei 4 mesi del governo Letta, e 156 mila negli 8 mesi del governo Renzi. La spiegazione secondo cui l’aumento sarebbe dovuto a una maggiore fiducia, che farebbe diminuire il numero di lavoratori scoraggiati, riprende una vecchia teoria degli Anni 60 ma è incompatibile con i meccanismi attuali del mercato del lavoro italiano, che mostrano con molta nitidezza precisamente quel che suggerisce il senso comune: gli aumenti di disoccupazione dipendono dal peggioramento, e non dal miglioramento, delle condizioni del mercato del lavoro. 

FONTE: lastampa.it

mercoledì 26 novembre 2014

I falsari smerciavano banconote da 300 euro 56 ordinanze: nella gang la mamma di Fortuna

La donna perse la figlia, caduta nel vuoto a Caivano, e precedentemente vittima di abusi. Si difende: io non c’entro. I taroccatori avevano inventato anche un nuovo «taglio»

NAPOLI -La percentuale è pazzesca: il 90%, quindi la quasi totalità degli euro falsi sono prodotti a Napoli. Il dato emerge dall’inchiesta su un gruppo di falsari sgominato oggi dai carabinieri. Banda nota in tutta Europa e faceva parte del cosiddetto «Napoli Group», sigla che include varie organizzazioni campane ed a cui, secondo gli inquirenti, è riconducibile il 90% degli euro falsi nel mondo. La notizia è stata confermata dal procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo. Cinquantasei le ordinanze cautelari tra Napoli, Caserta e altre città italiane (29 in carcere, 10 ai domiciliari e tutti gli altri divieto di dimora e obbligo di firma).
«300 EURO»IN GERMANIA - I falsari sono riusciti a smerciare persino una banconota da 300 euro, taglio inesistente, in Germania.
LA MAMMA DI FORTUNA - C’è anche un risvolto clamoroso in questa vicenda: Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna - vittima di abusi, morta il 24 giugno scorso dopo essere caduta nel vuoto a Caivano - è tra i destinatari dei divieti di dimora nell’ambito dell’inchiesta sui falsari internazionali. Sulla morte della bimba è aperta un’inchiesta che ipotizza l’omicidio.
6 ORE PER LASCIARE CAIVANO - Secondo l’accusa Domenica acquistava consistenti quantità di banconote contraffatte. Successivamente le rivendeva ad acquirenti abituali che provvedevano a spenderle nei negozi e nei supermercati.. Due gli episodi che le sono stati contestati. Alla donna i carabinieri hanno notificato la misura che le vieta di dimorare nel comune di Caivano, dandole sei ore di tempo per lasciare la città.
LA DIFESA: IO NON C’ENTRO - Domenica Guardato però si difende: «Quando sono venuti i carabinieri ho pensato che portassero notizie sull’inchiesta riguardante Fortuna. E invece mi hanno detto che ero destinataria di un divieto di dimora, che dovevo lasciare casa. Ma io con questa cosa dei falsari non c’entro assolutamente nulla. Sto andando dal mio avvocato Gennaro Razzino per cercare di capire cosa è successo, cosa sta succedendo e perché io sono stata chiamata in causa in questa vicenda - aggiunge - so solo che quando ho visto i carabinieri ho pensato alla mia piccola Fortuna, non certo ad una vicenda del genere». A chi, poi, le chiede se questa vicenda possa in qualche modo essere legata al suo ex marito, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano, Mimma risponde: «Ci siamo lasciati nel 2009, non so neanche la ragione per la quale è in carcere».
SOLDI FALSI CHIAMATI «GNOCCHI» - Le banconote false venivano chiamate «Cosariello», «ambasciata» o «l’americano» per indicare il dollaro. Il «Napoli Group» la banda di falsari era attiva in Europa e Africa. Banconote e monete venivano designate con altri nomi, anche nel tentativo di depistare gli investigatori in caso di intercettazioni. Le monete, in particolare, venivano indicate come «scarpe», «pavimenti», «cartoline» e «gnocchi».
FONTE: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

domenica 23 novembre 2014

Terminillo, precipitano da 1.800 metri: muore una donna, gravissimo un altro alpinista

 Un donna, un ferito gravissimo e altri due rocciatori medicati in ospedale è il bilancio dell'incidente avvenuto a quota 1800 metri sul Terminillo. Quattro rocciatori, durante una escursione sulla Cresta Sassetelli, il costone roccioso sotto il Rifugio Sebastiani, sono scivolati per 40 metri in un canalone, a causa del ghiaccio.
Una donna che faceva parte della cordata ha perso la vita: si tratta di Roberta Cenciotti, 46 anni, sposata, della segreteria cittadina della Cisl. Due i feriti, ugualmente di Rieti, uno dei quali in gravissime condizioni: è Fabrizio Fomichetti, 50anni, orefice assai conosciuto, con la gioielleria in centro, in via Cinthia. In salvo il quarto rocciatore che ha riportato solo lievi ferite e contusioni.

Sul posto il corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico, servizio regionale Lazio, è al lavoro sul posto. L'incidente è accaduto intorno alle 14, quando due membri del gruppo, sembra per le condizioni particolarmente severe del ghiaccio in quota, sono scivolati sotto la Cresta Sassetelli. Una persona ha perso la vita, un secondo alpinista, ferito, è stato prelevato dall'elicottero del 118, che ha calato con il verricello un soccorritore del Cnasas e ha raccolto l'infortunato.

Difficile il recupero della salma e dei feriti, in quanto ghiaccio e neve hanno complicato notevolmente la normale via di discesa. 

FONTE: ilmessaggero.it

sabato 22 novembre 2014

Mosca contro le sanzioni dell’Occidente: “Puntano a cambiare il nostro governo”


Il ministro degli Esteri Lavrov: «Vogliono distruggere l’economia e provocare proteste popolari». Kiev: «Nel Sud-Est dell’Ucraina 7500 soldati russi»

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha accusato l’Occidente di puntare, attraverso le sanzioni per la crisi ucraina, ad un cambio di regime in Russia. «L’Occidente sta dimostrando senza ambiguità di non voler costringere la Russia a cambiare politica: vuole arrivare ad un cambio di regime», ha detto durante un intervento ad un convegno di esperti politici a Mosca. 

Secondo il capo della diplomazia russa, le precedenti sanzioni contro altri paesi erano formulate in maniera «da non danneggiare il settore sociale e l’economia ma colpire l’elite in modo mirato. Ma adesso - ha proseguito Lavrov - è proprio l’opposto. I leader occidentali stanno dicendo apertamente che le sanzioni devono essere tali da distruggere l’economia e provocare proteste popolari». Per Lavrov, l’Occidente non punta «a cambiare la politica» russa, «cosa di per sé illusoria», ma a «cambiare il governo». 

Intanto il ministro della Difesa ucraino Stepan Poltorak in un comunicato pubblicato sul sito internet ufficiale del dicastero denuncia che nel sud-est ucraino martoriato dalla guerra sono presenti 7.500 soldati russi. 

FONTE: lastampa.it

domenica 16 novembre 2014

Isis, decapitato l'ostaggio americano Peter Kassig insieme a quindici soldati siriani



L'ostaggio americano Peter Kassig è stato decapitato.  Lo annuncia l'Isis in un nuovo video in cui si mostra l'uccisione dell'ostaggio in Siria. Lo riporta Skynews.

Nel video, postato dall'Isis su diversi siti jihadisti, si vede un boia con il volto coperto in piedi accanto ad una testa decapitata. A quanto riferiscono i media americani, nel filmato si vede anche la decapitazione di massa di 15 soldati siriani fatti prigionieri. I jihadisti e i soldati camminano gli uni dietro agli altri. A un certo punto, i terroristi prendono un grosso coltello, fanno inginocchiare la loro vittima e poi la decapitano.

Kassig, 26 anni, si chiamava Abdul Rahman/Peter da quando si era convertito all'Islam. Era stato rapito il 1 ottobre mentre si trovava in Siria dove lavorava come operatore umanitario. Ex ranger, dopo aver intrapreso corsi per diventare assistente medico, si era trasferito in Libano, dove aveva fondato l'organizzazione no profit Sera (Special Emergency Response and Assistance).

Dal video sembra che il boia sia ancora una volta il "jihadista John", l'uomo dall'accento britannico che ha già ucciso i britannici David Haines e Alan Henning, e gli americani James Foley e Steven Sotloff. Lo scrive Skynews precisando che non è ancora chiaro quando il video sia stato girato.

L'appello della madre su Twitter. Si era rivolta direttamente al Califfo dell'Isis Abu Bakr al Baghdadi per chiedergli di «parlare» la madre di Kassig. «Sto provando a mettermi in contatto con lo Stato islamico a proposito della sorte di mio figlio. Sono una donna anziana e Abudl Rahman (il nome di Peter dopo la conversione all'Islam, ndr) è il mio unico figlio. Mio marito e io siamo soli, senza alcun aiuto dal governo. Vorremmo parlare con te. Come possiamo raggiungerti?», l'appello che la madre di Kassig aveva postato su Twitter lo scorso 9 ottobre.

La famiglia: «Non trasmettete il video». La famiglia di Peter Kassig lancia un appello ai media chiedendo che non diffondano il video dello Stato Islamico nel quale viene mostrata la decapitazione dell'ostaggio statunitense. «La famiglia chiede rispettosamente agli organi di informazione di evitare di cadere nel gioco dei sequestratori e di astenersi dal pubblicare o trasmettere foto o video distribuiti dai sequestratori», afferma la famiglia Kassig in un comunicato.

«Preferiamo che su nostro figlio si scriva e sia ricordato per il suo importante lavoro e per l'amore che condivideva con la famiglia e gli amici, non nel modo in cui i sequestratori vorrebbero usarlo per manipolare gli americani e diffondere la loro causa», afferma ancora la famiglia dell'ostaggio Usa, riferendo di essere in attesa della conferma ufficiale dell'autenticità del video.

Cameron: «Sono inorridito». «Sono inorridito dall'assassinio a sangue freddo di Abdul-Rahman Kassig. L'Isis ha mostrato ancora una volta la sua cattiveria. I miei pensieri vanno alla famiglia». Così il premier britannico David Cameron su Twitter.

La condanna della Farnesina. «Il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, condanna la decapitazione dell’ostaggio americano Peter Kassig. Notizia accolta con profondo sdegno». Così scrive la Farnesina in una nota. «Le mie condoglianze e la mia solidarietà vanno alla famiglia della vittima e al governo e al popolo americani», ha dichiarato il titolare della Farnesina.

FONTE: ilmessaggero.it

domenica 9 novembre 2014

Francia e Spagna sorpassano il vigneto Italia


A bocce ferme - ovvero, con tutte le uve in cantina - un dato pare ormai sicuro: con la vendemmia 2014, l’Italia arretra e cede alla Francia la medaglia di primo Paese produttore di vino al mondo, mentre la Spagna si aggiudica il secondo posto. 
A dirlo sono i dati definitivi elaborati e divulgati da Assoenologi, che ritoccano le stime avanzate un paio di mesi fa. «Rispetto alle prime valutazioni, molte sono le differenze, sia per quantità che per qualità, visto che in molte zone si riscontrano produzioni decisamente più contenute rispetto a quelle ipotizzate a fine agosto» spiega Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi. 

Meno uva del previsto
I numeri, dunque. Complessivamente, la quantità si attesta intorno ai 40 milioni di ettolitri di vino, vale a dire -4% rispetto alle prime previsioni e -17% rispetto ai 48,2 milioni di ettolitri del 2013 (dato Istat). La Francia, in base agli ultimi dati diramati dal servizio di statistica del Ministero dell’agricoltura francese, dovrebbe produrre 47 milioni di ettolitri (+11% rispetto al 2013). La Spagna, dopo l’exploit dello scorso anno, si attesterebbe sui 45 milioni di ettolitri (-13,5%). In Germania si ipotizza una produzione compresa tra i 9 ed i 9,5 milioni di ettolitri, quasi il 10% in più rispetto al 2013.  
«Si stima che nel 2014 l’Unione Europea produrrà tra i 164 e 166 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo in linea con la media dell’ultimo quinquennio» dicono i tecnici del centro studi di Assoenologi. 

Il valzer della qualità
Ma se il primato sulla quantità vale per quel che vale, visto che l’importante è vendere bene, qualche ripensamento arriva anche sul piano della qualità, che rimane complessivamente assai eterogenea e si ferma a livello di «buono», con punte di maggior interesse per quei vini che hanno potuto beneficiare del positivo andamento climatico nei mesi di settembre e di ottobre.  

«E’ stata un’annata imprevedibile - spiega Martelli -, una corsa ad ostacoli caratterizzata da speranze, capovolgimenti e delusioni. E un po’ in tutte le regioni, il buono si scontra con l’ottimo e con il mediocre». In ogni caso, la qualità 2014 costerà cara, visto che oltre all’incremento delle lavorazioni e dei trattamenti in vigneto, i produttori hanno dovuto rinunciare a una consistente quantità di prodotto. 

La classifica delle regioni
Il Veneto, con una previsione di 7,8 milioni di ettolitri, si conferma la regione italiana più produttiva. Insieme con Emilia Romagna, Puglia e Sicilia nel 2014 produrrà 23,6 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano. E se in Piemonte si stima una diminuzione del 15% rispetto alla passata campagna, un po’ tutte le regioni vitivinicole italiane manifestano un calo produttivo. In Sicilia è stato addirittura del 40%, anche a causa della peronospora che ha falcidiato i vigneti. Le uniche eccezioni arrivano da Toscana, Lazio e Umbria, che fanno registrare un incremento dal 5% al 10%. 

Più export, giù in casa
Notizie migliori giungono dal fronte dei mercati. «Il vino italiano rimane il più venduto al mondo» dicono da Assoenologi. I dati sull’export dei primi sei mesi 2014 fanno registrare un ulteriore incremento sia in valore che in volume, dovuto soprattutto all’espansione del vino in bottiglia e alle brillanti performance dello spumante, che è cresciuto, grazie principalmente al Prosecco, di oltre il 15,6% in valore e del 20,1% in volume. I consumi interni, invece, continuano a calare: il 2014 si chiuderà sui 39 litri pro-capite, contro i 45 litri del 2007. 

FONTE: Roberto Fiori (lastampa.it)

giovedì 6 novembre 2014

L’e-gate di Roma guida il futuro degli aeroporti italiani

Il progetto italiano è l’unico ad aver introdotto anche il sistema di lettura e controllo delle impronte digitali. Verrà esteso agli altri scali del Paese entro il 2016

Uno scanner per il passaporto e un doppio controllo biometrico: riconoscimento facciale e impronte digitali. Alla dogana, in aeroporto, tra qualche anno si passerà così. A Roma lo si può già fare da qualche mese: al terminal 3 di Fiumicino è in fase di test da fine luglio l’e-gate, il controllo di frontiera automatizzato. La prima fase di prova si chiuderà il 31 dicembre, poi ci sarà una seconda fase per l’implementazione del sistema ma, se tutto va bene, i responsabili del progetto lasciano intendere che sperano di allargare l’utilizzo ad altri aeroporti italiani già entro il 2016. I primi risultati, presentati dal manager del settore sicurezza per Aeroporti di Roma Ilario Busoni durante il Forum europeo dell’aviazione Ict organizzato da Sita (la società internazionale di telecomunicazioni aeronautiche) sono incoraggianti. “Il controllo di frontiera automatizzato ha due grossi vantaggi: da un lato velocizza le operazioni, dall’altro aumenta la sicurezza”, ha riassunto Busoni. 

Tempi dimezzati
I numeri diffusi nel corso del summit lo confermano: l’e-gate è in grado di processare circa 3mila passeggeri al giorno, che equivale ad un media di circa 20 secondi per il controllo di ogni singolo passeggero. La metà, secondo quanto spiegano gli addetti ai lavori, del tempo che si impiega per un controllo “standard”. Gli operatori di frontiera, però, non spariranno: ora ne basta uno ogni quattro e-gate, ma sono loro ad intervenire quando il sistema segnala un potenziale rischio. Il progetto italiano, che si basa su linee guida europee ed è gestito da Aeroporti di Roma insieme al ministero degli Interni, non è l’unico in Europa: strumenti analoghi sono stati installati anche in altri hub come Dublino, Francoforte, Lisbona. Ma quello attivo a Roma è per il momento l’unico ad aver introdotto anche il sistema di lettura e controllo delle impronte digitali, grazie alla registrazione di questo dato avviata per i passaporti concessi dopo il 2013. 


In Italia pochi investimenti
Lo smart border, ai viaggiatori, piace parecchio. A Roma ancora non sono stati avviati sondaggi ad hoc, ma da quanto raccontano i manager della società che gestisce gli aeroporti la novità incuriosisce sia gli stranieri che gli italiani. Non c’è da stupirsene, visto che i viaggiatori europei sono quelli mediamente più interessati alle novità tecnologiche introdotte negli aeroporti. Secondo un sondaggio realizzato da Sita su un campione di 6.300 persone per 15 Paesi l’82% dei viaggiatori europei si dichiara soddisfatto dall’esperienza di viaggio grazie ai miglioramenti offerti dalle nuove tecnologie, contro una media mondiale del 78%. La criticità maggiore segnalata in Europa riguarda la gestione dei bagagli, che secondo il 24% degli intervistati andrebbe migliorata. I più “entusiasti”? A sorpresa risultano essere i russi mentre il Paese più restio ad utilizzare la tecnologia per migliorare le operazioni di viaggio è la Germania. Un paradosso, visto che la Germania è anche uno dei Paesi che, secondo le previsioni Sita, ha una capacità di crescita nel settore aereo tra le più alte in Europa: nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2014 si stima sia aumentata del 7%. Una percentuale che la piazza, insieme all’Italia, al terzo posto dietro Russia (+34%) e Turchia (26%). L’altro paradosso, invece, riguarda l’Italia. Malgrado la capacità di crescita del settore sia appunto pari al 7%, gli investimenti arrancano: in Ue nel corso del 2013 sono cresciuti del +1%, nei Paesi europei non Ue sono addirittura aumentati del 9,6%, mentre da noi sono scesi del 1,9%. 


Priorità per Internet
Eppure, dall’e-gate alle app, di novità sulle quali puntare ce ne sono parecchie. Sempre più viaggiatori non rinunciano allo smartphone: l’81% di quelli globali secondo il sondaggio Sita (ma la percentuale sale al 97% se si considerano tutti i dispositivi mobili). Tra le priorità indicate dal presidente europeo Sita Dave Bakker durante il summit di Amsterdam c’è quindi quella di fornire soluzioni che possano permettere ai viaggiatori di migliorare la loro esperienza di viaggio tramite l’utilizzo di Internet, dal loro arrivo in aeroporto al viaggio stesso. Si comincia da iBeacon, la tecnologia sviluppata da Apple e basata sulla localizzazione che, tramite bluetooth, invia agli smartphone dei passeggeri notifiche di vario tipo e che sarà testata a partire da gennaio dall’American Airlines. Senza dimenticare il semplice wifi, oggi presente nell’80% degli aeroporti europei (contro il 50% nel 2012). Poi ci sono le connessioni aeree in volo: stando ai dati diffusi durante l’incontro il 64% degli aerei a livello globale (e il 90% di quelli statunitensi) è strutturato in modo da supportare l’avvio di un sistema wifi. Internet, inoltre, rappresenta anche una delle possibili interfacce grazie alle quali gli aeroporti possono comunicare con i clienti. Grazie alle applicazioni per esempio, che però al momento in Europa sono solo una cinquantina con una copertura totale di 160 scali. O grazie ai social, bacino dalle enormi possibilità visto che stando ai dati Sita il 79,1% dei passeggeri europei è attivo su Facebook e il 79,9% ha un account su Twitter (senza dimenticare Instagram e Pinterest). L’ultima frontiera della sperimentazione, però, sono i dispositivi indossabili: il 79% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi pronto per l’introduzione di tecnologie wearable negli aeroporti. Come i Google Glass utilizzati dal personale di terra nei test svolti a London Heathrow e Copenhagen. Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. I manager di Aeroporti di Roma confermano che per lo sviluppo di Fiumicino si stanno valutando diversi progetti all’avanguardia nel campo della tecnologia: dopo e-gate e sistemi per la tracciatura tecnologica dei bagagli ora si pensa anche ad una futura introduzione degli iBeacon.

FONTE: Greta Sclaunich (corriere.it)

mercoledì 5 novembre 2014

Maltempo a Carrara, danni ma nessuna vittima Rossi: “In tre ore è caduta la pioggia di un mese”


Così il presidente della Toscana, tra le regioni più colpite. Esonda il torrente Carrione. Allerta anche in Liguria e Piemonte dove si registrano allagamenti, frane, smottamenti

Il maltempo colpisce ancora una volta l’alta Toscana e il levante ligure. Ma il bilancio più pesante di questa violenta ondata di precipitazioni che sta interessando l’Italia, si registra nella provincia di Massa Cararra. È nella “patria” mondiale del marmo che si registra la situazione più grave. Questa volta il protagonista in negativo è il fiume Carrione, un corso che da monte scende a valle, taglia Carrara, e si getta in mare. L’aumento della portata ha prodotto il crollo di oltre 200 metri di muraglione, invadendo via Argine Destro, ad Avenza, dove si trova la zona industriale. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, arrivato a a Carrara per fare «il punto assieme al sindaco, vigili del fuoco e protezione civile», ha detto che in tre ore sono caduti 177 mml di pioggia; di solito cadono in un intero mese d’autunno».  

Da qui l’acqua ha allagato l’intera area dove vivono, spiegano fonti del comune, non meno di 5000 persone. Marina di Carrara, zona est, risulta così completamente invasa dal fango proveniente dall’alveo del fiume con segherie e impianti di trasformazione del marmo nel bel mezzo dell’esondazione. Incerto il numero di sfollati, mentre si hanno certezze sul fronte delle precipitazioni: in 4 ore sono caduti 200 mm di pioggia e le previsioni non lasciano, almeno per le prossime ore, ben sperare.  

Solo 2 anni fa, sempre a novembre, l’area fu colpita da una terribile alluvione che causò 1 morto e milioni di danni. Il sindaco di Carrara, Angelo Zubbani, ha firmato 2 ordinanze: con la prima si ordina che tutte le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse e con l’altra che l’uso dell’acqua potabile che esce dai rubinetti delle abitazioni, è vietato fino a nuove disposizioni. Poco più a nord, nel levante ligure a causa delle intense precipitazioni il sindaco di Ceriana, Bruna Rebaudo, ha fatto scattare il piano di evacuazione, in via precauzionale, per una ventina di famiglie residenti. Quaranta le persone evacuate, sempre precauzionalmente, a Genova Nervi, per un muro pericolante. 

FONTE: lastampa.it

martedì 28 ottobre 2014

Svimez: nel 2013 più morti che nati al Sud, mai così pochi dalla Grande Guerra

Svimez: nel 2013 più morti che nati al Sud, mai così pochi dalla Grande Guerra

Secondo il rapporto sull'economia del Mezzogiorno le nascite sono state 177mila, il numero più basso dal 1861: "Nei prossimi anni si prevede da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili". L'industria registra -53% di investimenti in cinque anni di crisi, i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in 5 anni. Gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977

Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013) e a non fare figli, infatti nel 2013 continuano a esserci più morti che nati. Un Sud dove la popolazione continua a impoverirsi, con un aumento del 40% di famiglie povere nell'ultimo anno, perché manca il lavoro, tanto che al Sud l'80% dei posti di lavoro nazionali è stato tra il primo trimestre del 2013 e del 2014. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato oggi al Tempio di Adriano a Roma.

Più morti che nati. 
Nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite, confermando il trend già in atto dall'anno precedente. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale: "Nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177mila, il valore più basso mai registrato dal 1861". "Il Sud - sottolinea lo Svimez - sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell'attuale 34,3%".

Calabria la Regione più povera. La Calabria si conferma la Regione più povera d'Italia con un Pil pro capite che nel 2013 si è fermato a 15.989 euro, meno della metà delle Regioni più ricche come Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Lombardia. Nel Mezzogiorno la Regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.845 euro). Seguono il Molise (19.374 euro), la Sardegna (18.620), la Basilicata (17.006 euro), la Puglia (16.512 euro), la Campania (16.291 euro), la Sicilia (16.152 euro) e la Calabria (15.989 euro). In generale, in termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2013 è sceso al 56,6% del valore del Centro Nord, tornando ai livelli del 2003, con un Pil pro capite pari a 16.888 euro. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.457 euro, risultante dalla media tra i 29.837 euro del Centro-Nord e i 16.888 euro del Mezzogiorno.

Lavora una giovane donna su cinque. Appena il 21,6% delle donne sotto i 34 anni è occupata contro il 43,0% del centro nord e una media nazionale del 34,7%. Il confronto con la media dell'unione europea è impietoso. Nell'europa a 27 le donne sotto il 34 anni che lavorano sono il 50,9%. Le donne che rientrano, o entrano per la prima volta, nel mercato del lavoro, vanno a ricoprire posizioni poco qualificate. Dal 2008 al 2013 le professioni qualificate femminili sono scese dell'11,7%, mentre sono aumentati del 15% i posti di lavoro nelle professioni poco qualificate.

Pil a -0,4%, settimo anno di recessione. Il Pil si attesterà a -0,4% nel 2014, come "risultato tra la stazionarietà del Centro-Nord (0%) e la flessione del Sud (-1,5)". Per il Sud è il settimo anno di recessione. Forbice ancora divaricata nel 2015: il Pil nazionale, secondo le stime Svimez, è previsto a +0,8%, quale risultato tra il +1,3% del Centro-Nord e il -0,7% del Sud.

Crollo degli investimenti. Nel 2013 il Pil è crollato nel Mezzogiorno del 3,5%, peggiorando la flessione dell'anno precedente (-3,2%), con un calo superiore di quasi due punti percentuali rispetto al Centro-Nord (-1,4%). Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2013 è dovuto soprattutto a una più sfavorevole dinamica della domanda interna con i consumi in calo  del 2,4% e gli investimenti crollati del 5,2%. Da segnalare l'ulteriore perdita di posti di lavoro scesi sempre nel Mezzogiorno del 3,8%. In un panorama fortemente negativo, le esportazioni l'anno scorso hanno segnato -0,6% al Sud. Tra il 2008 e il 2013 i redditi al Sud sono crollati del 15% e i posti di lavoro sono diminuiti di circa 800mila persone.

Le famiglie più povere, + 40%. Al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo, da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), cioè il 40% in più solo nell'ultimo anno. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato questa mattina al Tempio di Adriano. Secondo il rapporto, in Italia, dal 2008 al 2012, sono aumentate del 7% le famiglie in stato di 'deprivazione materiale severa', cioè che non riescono, ad esempio, a pagare l'affitto o il mutuo, fare una vacanza di una settimana una volta l'anno fuori casa, pagare il riscaldamento, fronteggiare spese inaspettate, e che magari non hanno l'automobile, la lavatrice, il telefono, la TV, e fanno fatica a fare un pasto di carne o pesce ogni due giorni. In Italia oltre due milioni di famiglie si trovavano nel 2013 al di sotto della soglia di povertà  assoluta, equamente divise tra Centro-Nord e Sud (1 milione e 14mila famiglie per ripartizione), con un aumento di 1 milione 150mila famiglie rispetto al 2007.

2008-2013, persi oltre mezzo milione di posti. Tra il 2008 e il 2013 delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. Nel solo 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. La nuova flessione riporta il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati. Nel primo trimestre 2014 il Sud ha perso 170mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente, contro -41mila nel Centro-Nord. A fronte di una quota di occupati pari a circa un quarto dell'occupazione complessiva, tra il primo trimestre del 2013 e il primo trimestre del 2014 l'80% delle perdite di posti di lavoro in Italia si è concentrata al Sud.

FONTE: repubblica.it

sabato 25 ottobre 2014

Poliziotto si uccide nel suo ufficio a Piombino. Era originario di Roma


​Un agente di polizia originario di Roma, 52 anni, sovrintendente al commissariato di Piombino (Livorno), si è suicidato stamani nel suo ufficio con la pistola di ordinanza. L'uomo, che i colleghi ricordano come «un eccellente poliziotto», si è sparato un colpo alla tempia. All'origine del gesto sembra ci fossero problemi personali. Sul posto, a esprimere cordoglio e sostenere i colleghi, è subito andato anche il questore di Livorno Marcello Cardona.

FONTE: ilmessaggero.it

martedì 21 ottobre 2014

Scoperta evasione fiscale miliardaria, perquisizioni e sequestri in tutta Italia


Nell’ indagine, diretta dalla Procura di Roma, sono indagate 62 persone

Un danno per l’erario dello Stato che ammonta ad un miliardo e 700 milioni, un giro di fatture false da 400 milioni, una contabilità parallela che serviva per pagare mazzette a funzionari pubblici, 62 indagati che a vario titolo dovranno rispondere di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari: dopo due anni di indagini, gli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, coordinati dalla procura di Roma, hanno chiuso un’inchiesta che ha consentito di portare alla luce una mega evasione fiscale. 

L’operazione è scattata all’alba, con una settantina di finanzieri che hanno eseguito decine di perquisizioni in tutta Italia e il sequestro preventivo di un centinaio di milioni di beni tra i quali uffici, abitazioni, aziende, mandati fiduciari e oltre 100 rapporti bancari. Il gip del tribunale di Roma Valerio Savio non ha invece accolto le richieste di misure cautelari chieste dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dai sostituti Paola Filippi e Mario Danivola, riguardanti una ventina di indagati, ritenendo che non sussistano i motivi per l’applicazione di misure restrittive. 

Al centro dell’indagine il gruppo “Gesconet” - un Consorzio che si occupa di trasporto, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata e che ha ottenuto appalti anche con la Camera dei Deputati - il suo titolare di fatto, Pierino Tulli e l’ex braccio di quest’ultimo Maurizio Ladaga. Secondo l’accusa, l’organizzazione era specializzata in una «sistematica» evasione dei debiti tributari e per metterla in pratica utilizzava 250 tra società e cooperative. La truffa andava avanti almeno da 13 anni: le società degli indagati affidavano in subappalto a cooperative appositamente costituite, gli appalti che si aggiudicavano, sia da enti pubblici che da società private. A loro volta le cooperative, attraverso l’emissione di fatture false, giravano il denaro ricevuto ad altre cooperative, cosiddette `finali´, i cui conti venivano progressivamente svuotati attraverso dei prelievi in contante, che non erano giustificati da nessuna logica commerciale. Una volta private di tutti i beni, queste cooperative venivano messe in liquidazione e sostituite con altre. Con questo sistema, sostengono investigatori ed inquirenti, sia Tulli sia Ladaga si sono appropriati di 160 milioni che, invece, sarebbero dovuti finire nelle casse dello Stato in quanto soldi destinati alle imposte dovute dalle loro imprese. 

Nel corso delle indagini, la Finanza ha accertato che sono state emesse dal 2001 fatture false per operazioni inesistenti per un totale di circa 400 milioni. Una volta prelevato dai conti delle cooperative finali, il denaro veniva spostato su conti correnti intestati a società di San Marino e del Lussemburgo per essere poi utilizzato per l’acquisto di immobili. Ma non solo: i finanzieri hanno scoperto anche una «contabilità parallela e riservata», soldi prelevati sempre dalle cooperative che servivano per pagare funzionari pubblici e ottenere così gli appalti. Le mazzette sarebbero state pagate tra il 2010 e il 2012 e sono ancora in corso le indagini per accertare se e chi sia stato corrotto. C’è in sostanza un ulteriore filone d’indagine, stralciato dall’inchiesta principale e affidato al sostituto Paolo Ielo, che riguarda una serie di tangenti che sarebbero state erogate a personaggi delle istituzioni per ottenere gli appalti. 

FONTE: lastampa.it

sabato 4 ottobre 2014

Ucraina, tentano di spostare una granata inesplosa: morti due bambini

Ucraina, tentano di spostare una granata inesplosa: morti due bambini
Erano compagni di scuola, altri cinque sono rimasti feriti a Zugres, 30 chilomentri a est di Donetsk, dove, intorno all'aeroporto sono ripresi i combattimenti. il premier filorusso dell'autoproclamata repubblica, Alexandre Zakhartchenko, ha affermato che i ribelli controllano il 95 per cento dello scalo. Gli scontri degli ultimi giorni hanno causato 11 vittime tra i civili

Erano sette compagni di scuola. In due bambini sono morti sul colpo, gli altri cinque sono rimasti feriti quando hanno tentato di spostare una granata inesplosa nell'est dell'Ucraina controllata dai ribelli filorussi. L'incidente è avvenuto ieri sera a Zugres, circa 30 chilometri a est di Donetsk, la più grande città controllata dai separatisti.

"Sette alunni hanno trovato una granata inesplosa. Quando hanno provato a spostarla è esplosa", ha affermato l'amministrazione regionale pro-kiev di Donetsk. Zugres si trova nell'autodichiarata repubblica del popolo di Donetsk, dove i combattimenti tra le forze ribelli e l'esercito di Kiev hanno provocato circa 3.300 morti da aprile.

Intorno all'aeroporto di Donetsk intanto sono ripresi i combattimenti. All'indomani di una giornata di attacchi e contrattacchi, i ribelli filorussi sostengono di avere il controllo dello scalo. "La notte è stata calma. Si è ripreso a combattere questa mattina", ha detto un combattente ribelle a un posto di controllo situato a circa due chilometri dallo scalo. "Il suono dei colpi arriva da più lontano", ha aggiunto, indicando le forze lealiste, intervenute a sostegno dei militari ancora presenti ma costrette a ritirarsi verso il villaggio di Avdiivka, a una decina di chilometri a nord.

Ieri il premier filorusso dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Alexandre Zakhartchenko, ha affermato che i ribelli controllano il 95 per cento dell'aeroporto. Gli scontri degli ultimi giorni hanno causato 11 morti tra i civili. 

Nonostante la fragilissima tregua, la situazione in tutta l'Ucraina rimane gravissima. Nell'area dove le truppe dei separatisti si scontrano con i governativi, sono stati chiusi 32 ospedali, altri 17 sono danneggiati ma continuano almeno ad erogare cure di base. Secondo l'Oms, il 70% del personale sanitario ha lasciato le zone di combattimento di Donetsk e Lugansk. Mancano acqua e corrente elettrica in molte strutture e l'arrivo dell'inverno aggraverà ulteriormente le condizioni. "Lavoriamo - racconta Damiano Rizzi, presidente dell'ong Soleterre - in due ospedali pubblici di Kiev, che da anni sosteniamo economicamente perché già prima della guerra il sistema sanitario ucraino era fragile e inadeguato. Oggi al reparto di neurochirurgia sono ricoverati bambini dell'est colpiti dalle bombe che hanno distrutto le loro case. Vista dal nostro ospedale, la guerra è sempre sbagliata".

FONTE: repubblica.it

lunedì 29 settembre 2014

Migranti, il rapporto Oim: 3072 morti nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno

Migranti, il rapporto Oim: 3072 morti nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno

Secondo i dati illustrati a Ginevra dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni, l'Europa è la destinazione più pericolosa

Sono 3.072 gli immigrati morti nel Mediterraneo nel 2014. Lo riferisce l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), concludendo che l'Europa è la più pericolosa destinazione per gli immigrati irregolari. Il numero corrisponde infatti al 75% della cifra (4.077) degli immigrati morti dall'inizio dell'anno. Il 2014 è stato dunque "l'anno più mortale", con un numero record di vittime, pari a oltre il doppio di quello registrato nel 2011, anno segnato dalle primavere arabe. 

Inoltre, sempre secondo lo studio "Fatal Journeys: Tracking Lives lost during Migration", reso noto oggi a Ginevra dall'Oim, dal 2000 ad oggi sono stati oltre 22.000 i migranti che hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo cercando di raggiungere l'Europa, contro i 6.000 decessi di migranti al confine tra Usa e Messico. Coloro che sono morti alle porte del Vecchio Continente per la maggior parte provenivano da Africa e Medio Oriente.

Complessivamente, riferisce ancora l'Organizzazione, dal 2000 a oggi sono almeno 40.000 i migranti morti in tutto il mondo mentre cercavano di entrare in Europa, negli Stati Uniti, in Australia o in altri paesi. Ma il vero bilancio è probabilmente più alto, poichè molti decessi si verificano in zone isolate e non registrati. Alcuni esperti infatti suggeriscono che per ogni corpo di migrante scoperto ve ne sarebbero in media almeno due mai rinvenuti.

"E' il momento di fare qualcosa di più che contare il numero di vittime - ha dichiarato il presidente dell'Oim, William Lacy Swing - è il momento di fare in modo che la comunità internazionale si impegni a fermare questa violenza contro migranti disperati".

Lo studio dell'Oim è iniziato dopo la tragedia della migrazione di Lampedusa dell'ottobre 2013, quando 366 migranti sono morti nel naufragio della loro imbarcazione.

FONTE: repubblica.it

giovedì 18 settembre 2014

La Scozia decide, l'Europa trattiene il fiato


Gli ultimi sondaggi vedono il "no" leggermente in testa, 53% contro il 47% di sì. Ma il calcolo della tendenza riduce il distacco a 51-49%. E mentre anche Obama lancia un appello per mantenere l'unità, il segretario leghista Matteo Salvini vola a Edimburgo con una delegazione del Carroccio


Urne aperte in Scozia per l'appuntamento con la storia: nel referendum sull'indipendenza gli scozzesi decideranno se rimanere nel Regno Unito o staccarsi per sempre da Londra. I sondaggi, se si escludono gli indecisi, vedono il "no" alla separazione leggermente in testa (53% contro il 47% di "sì"), ma la partita è ancora tutta da giocare. Ad Edimburgo è presente anche una delegazione della Lega Nord, con il segretario Matteo Salvini

E se i sondaggi danno un lieve vantaggio al "no", l'esito è comunque ancora incerto: il calcolo della tendenza riduce infatti ulteriormente la distanza, con gli unionisti al 51% e gli indipendentisti al 49%. Troppo vicini per stabilire chi è stato più convincente nella prospettiva di mantenere o spezzare un'unione politica sancita oltre 300 anni fa. Saranno dunque determinanti i voti degli indecisi, che nonostante il 97% dell'elettorato si sia registrato al voto sono calcolati tra l'8% e il 14%.

Soprattutto a loro quindi sono stati rivolti gli ultimi accorati appelli. Il leader dell'Snp, l'indipendentista Alex Salmond, si è rivolto agli scozzesi con una lettera aperta: "Facciamolo", li ha esortati, "let's do it". E' l'occasione della vita, ripete ancora: "Il futuro della Scozia, del nostro Paese, è nelle nostre mani".

L'ex primo ministro laburista Gordon Brown ha invece lanciato un vigoroso appello patriottico: "La Scozia non appartiene ai nazionalisti, ai politici, ad Alex Salmond, ma appartiene a noi". Tornando a mettere in guardia sui rischi della secessione: "Il rischio per il futuro della moneta e il rischio di un default. Domani dovete votare pensando ai bisogni dei vostri figli", ha scandito, ricordando che la decisione saraà "irreversibile. Se avete qualsiasi dubbio, il vostro voto deve essere un no".

Intanto, mentre anche Obama lancia un appello per conservare l'unità ("La Gran Bretagna è un partner straordinario per l'America e una forza buona per un mondo instabile. Spero che rimanga forte, robusto e unito"), Londra guarda a distanza, ma non senza tensioni. E il primo ministro conservatore David Cameron ammette di essere preoccupato, ma fa sapere che, comunque vada, non si dimetterà. Nonostante il rischio di passare alla storia come il premier che ha visto il Regno Unito spaccarsi.

Sondaggio: "Secessionisti al 47%, unionisti al 53%" - Nell'ultimo sondaggio di Ipsos Mori sul referendum scozzese i secessionisti raggiungono il 47%, mentre gli unionisti sono in vantaggio col 53%, se si escludono gli indecisi. Nella stessa rilevazione è emerso che il 46% degli scozzesi prevede una vittoria del "no", mentre il 30% del "sì".

FONTE: tgcom24








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