La pazienza degli italiani è finita. Gli onorevoli del Pdl che accusano Napolitano e Letta di voler fare un golpe, dovrebbero stare attenti a ciò che dicono: ora le condizioni per farlo ci sono sul serio
È da tempo che dovrei aver smesso di indignarmi per le cavolate dei nostri politici. Ogni paese ha la classe dirigente che si merita. Per questo banale motivo l’Italia ha capi di partito, sottocapi, colonnelli e marescialli che non potrebbero essere più scadenti. Non sto dando un giudizio sull’intera nomenklatura nazionale, perché so che molti parlamentari sono degni di stima. Purtroppo nel mazzo emergono spesso i peggiori. Quelli che urlano di più e quasi sempre per dire bombastiche sciocchezze.
L’ultima, e la più grave, la va proclamando il vertice del Pdl ossia di Forza Italia, come il partito di Silvio Berlusconi si è ribattezzato. Da giorni la corrente dei falchi grida che contro il Cavaliere è in atto un colpo di stato. Deciso e attuato da quanti lo vogliono morto. Una banda di golpisti che va dal presidente della Repubblica in giù, sino all’ultimo parlamentare democratico. Ed è proprio lo sbandierare l’accusa di golpismo che mi ha fatto imbestialire o, per dirla in modo soft, trasecolare.
Ho imparato, talvolta anche a mie spese, che l’ignoranza è sempre la madre di tutte le cazzate. Accade così anche nel vertice berlusconiano. Questi signori e signore non conoscono neppure alla lontana che cosa sia un golpe. Dovrebbero perdere cinque minuti su Internet per imparare qualche nozione sui colpi di stato. Vadano a vedere che cosa è successo in Grecia, in Argentina, in Cile dove i militari golpisti si sono macchiati di nefandezze orrende. Stadi pieni di oppositori arrestati. Annullamento di tutte le libertà. Torture nefande. Esecuzioni di massa. Persino mattanze barbare, come quelle di lanciare in mare dagli aerei centinaia di persone destinate a sparire nel nulla, i desaparecidos.
Sta avvenendo tutto questo in Italia? Mi sembra di no. Dunque è da irresponsabili gridare che il Quirinale, Palazzo Chigi e le stanze del vertice democratico stiano attuando un golpe. Per restare al fumetto, ve lo immaginate Gugliemo Epifani che, in tuta mimetica e il mitragliatore imbracciato, si presenta nella nuova sede di Forza Italia ad arrestare l’onorevole Daniela Santanché, la mitica Pitonessa? Io no, la mia fantasia non arriva a tanto.
Chi urla al golpe non si rende conto di scherzare con il fuoco. E il fuoco cova dentro i pensieri di tanti italiani qualunque. È una tetra scoperta che sto facendo da qualche settimana. Quando vado all’edicola per comprare i giornali, in un negozio, in un bar, in una libreria, m’imbatto sempre in qualcuno che mi riconosce e dice: «Lei che fa il giornalista lo scriva quello che sarebbe necessario in Italia». «E di che cosa si tratta?». «Ci vorrebbe un’autorità superiore, che spazza via i partiti, s’impossessa del governo e fa l’indispensabile che i politici non sanno o non vogliono fare». Domando: «Lei pensa a un’autorità militare?». Mi rispondono: «Un’autorità qualsiasi, anche in divisa, che ci metta al riparo delle bande di sinistra e di destra».
Mi sembra chiaro da dove venga questo desiderio di un potere diverso e autoritario capace di sostituirsi a quello vecchio, che ha ancora il boccino in mano però non sa servirsene. Prima di tutto viene dal rifiuto dei partiti odierni, considerati in blocco impotenti a guidare un paese nei guai come il nostro. Poi viene dalla rabbia di constatare che si sta preparando un’altra crisi di governo nel momento meno opportuno. Infine c’è la convinzione che andare a elezioni anticipate non servirebbe a nulla. Soprattutto se il Parlamento non fosse in grado varare una legge elettorale in grado di portarci a un risultato chiaro, dove si veda subito chi ha vinto e chi ha perso.
Ho descritto in modo sommario uno stato d’animo che accomuna elettori di centrosinistra e centrodestra. Tra i primi, non mancano cittadini di sinistra che incolpano il Partito democratico di aver mostrato una fretta eccessiva nell’accelerare le procedure per la decadenza di Berlusconi. Si domandano: perché Epifani & C. non hanno voluto sottoporre alla Corte costituzionale la legge Severino per un chiarimento definitivo? Il Cavaliere è agli sgoccioli, lo aspettano altri processi, il suo ciclo di leader politico è finito. Che importanza poteva avere un paio di mesi in più, prima di privarlo dello scudo parlamentare?
Gli elettori di centrodestra che mi capita di incontrare temono soprattutto le conseguenze che una crisi di governo avrà sulla sorte incerta del paese. Non ragiona così soltanto il signor Ferruccio Torri, autore di una lettera inviata al Giornale e pubblicata sabato sulla prima pagina del quotidiano di Alessandro Sallusti. Torri scrive: «L’impressione è che ai problemi del Paese si antepongano gli interessi personali col rischio di allontanare noi elettori. Berlusconi si faccia da parte, combatta le sue battaglie privatamente e indichi un leader a cui affidare le nostre speranze. La decisione delle dimissioni di massa è folle in un periodo come l’attuale».
La pensano nello stesso modo molti altri. Guardano con timore all’eventualità di un voto anticipato. Non hanno nessuna certezza che Forza Italia sia in grado di vincere le elezioni. Uno mi ha detto: «Se perdiamo adesso, perderemo per sempre. La sinistra comanderà per cinque anni. Sino al 2018 e forse più in là. A quella data Berlusconi sarà un ottantenne senza forze. E il nostro partito non ci sarà più. E non ci sarà più nemmeno l’Italia».
In molti avvertono quello che provo anch’io. Per decenni non ho mai avuto paura del futuro, né di quello mio né di quello della nostra nazione. Ma adesso mi domando ogni mattina che destino ci aspetti. Confesso che non mi preoccupo dei giovani e non appartengo alla parrocchia di chi pensa che gli abbiamo rubato il futuro.
Ho avuto anch’io venti, trenta, quarant’anni. E mi sentivo capace di conquistare il mondo. Con un’arma imbattibile: la giovinezza e la grande forza vitale che ne deriva. Per questo, oggi che l’età verde è soltanto un ricordo lontano, mi turba la sorte di noi anziani. Che fine faranno i nostri risparmi, la possibilità di curarsi se ci ammaliamo, la nostra casa, l’ordine sociale, la sicurezza di essere tutelati dalla violenza criminale e politica?
Stiamo diventando un paese dove la gente vive a lungo. E ha paura di imbattersi in qualche nemico sconosciuto. Con questi chiari di luna, i parlamentari di Berlusconi firmano le dimissioni in massa. Ecco una vera pazzia da irresponsabili suicidi. Insieme alla lettera al Giornale che ho già citato, mi ha colpito su Italia Oggi un’intervista di Alessandra Ricciardi al capogruppo della Lega al Senato, Massimo Bitonci. Il senatore leghista ha detto: «Quando si minacciano le dimissioni, poi bisogna darle. Altrimenti diventano un boomerang. E gli elettori non dimenticano».
E come se non bastasse si moltiplicano le voci che qualche Procura della repubblica sarebbe pronta ad arrestare il Cavaliere non appena sarà decaduto. Non chiedetemi se ho fiducia in tutti i pubblici ministeri delle tante procure italiane. Ho fiducia in alcuni, ma in altri no.
La faziosità politica è un virus che ormai dilaga dovunque. So bene che ci sono piemme vogliosi di passare alla storia per aver mandato in carcere un Caimano ultrasettantenne. Ma ne farebbero un martire. E soprattutto rivelerebbero di essere loro i veri golpisti. Pronti a impugnare il codice penale al posto del mitragliatore.
FONTE: Giampaolo Pansa (liberoquotidiano.it)