mercoledì 11 dicembre 2013

«Traffico di esseri umani nel Sinai», profughi rapiti per il riscatto



l Sinai da terra dei profeti a luogo di detenzione e tortura per le decine di migliaia di persone alla deriva provenienti soprattutto dal Corno d'Africa, vittime così anche di una tratta degli schiavi venduti al miglior offerente.
E' la denuncia contenuta nel rapporto "Il traffico internazionale di esseri esseri umani: Sinai e oltre", presentato oggi pomeriggio a Palazzo San Macuto con il patrocinio della Camera dei deputati, stilato da un team di docenti e ricercatori universitari, giornalisti e operatori di associazioni umanitarie europei.

Anima dell'iniziativa - frutto di anni di indagini e interviste sul campo - don Mussie Zerai, sacerdote eritreo tra i primi a denunciare la tragedia dei profughi schiavi nel Sinai e autore di un dossier esplosivo per l'Unione europea sulle condizioni dei cosidetti centri di accoglienza in Libia.

PRIGIONIA E TORTURE. Seguendo le vicissitudini di Berhan, un giovane eritreo raffigurato sulla copertina del volume (lasciò il suo paese a 15 anni, ora vive in Svezia), si analizza cosa accade ai rifugiati - cinquemila ogni mese - che si dirigono nei campi profughi in Etiopia o in Sudan: molti vengono rapiti e condotti nel Sinai da bande armate agevolate da soldati, polizie e servizi segreti dei vari paesi, compreso l'Egitto. Nel Sinai il destino è segnato da prigionia, tortura e violenze di ogni tipo (comprese quelle sessuali), in attesa di essere venduti oppure del riscatto delle famiglie rimaste nel paese d'origine. Dal 2009 ad oggi si stima che siano stati pagati riscatti per 25mila persone, per un valore di circa 600 milioni di dollari. Poi dopo il rilascio c'è il rischio del respingimento violento anche da parte di Israele. Oppure di un'altra odissea fino in Libia, dove trovano ancora detenzione, violenze e lavoro forzato. Poi il tentativo di sbarcare in Europa, con Lampedusa che funge da faro ma, a volte, anche da luogo di morte, come accaduto il 3 ottobre per quasi 400 migranti.
GLI APPELLI. Il rapporto si conclude con raccomandazioni alle autorità europee e a quelle dei paesi coinvolti nella tratta di esseri umani. All'Egitto si chiede di porre fine sia all'impunità per trafficanti e sequestratorie che alle deportazioni di ritorno. A Israele, alla Libia e all'Europa vengono sollecitati impegnicontro le deportazioni e le politiche di respingimento. Alla Commissione di Bruxelles si chiede l'applicazione delle direttive per la protezione delle vittime del traffico di esseri umani, anche se avvenuto fuori dall'Europa. E al Consiglio di sicurezza dell'Onu si sollecitano nuove e più pesanti sanzioni nei confronti dell'Eritrea. Infine si auspica l'apertura di una specifica inchiesta della Corte penale internazionale. 

FONTE: Stefano Quondam (ilmessaggero.it)

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