L’allerta del Viminale:convocazione dei comitati . Il governo: toni preoccupanti. Il ruolo degli autotrasportatori. Sui siti e su Facebook corrono accuse e smentite
Un’escalation. Il movimento dei forconi si prepara alla
piazza in uno strano clima di minacce vere o presunte, voci sulle
manifestazioni che rimbalzano dalle pagine Facebook alle vie delle
città, frenate nei comunicati ufficiali e prese di distanza da parte dei
sindacati.
Cinzia Franchini, presidente nazionale della CNA-Fita,che
nei giorni scorsi ha revocato la proclamazione di fermo indetta per il
prossimo lunedì oggi ha denunciato di aver subito minacce. «Ti
ritroverai con una forca in gola», si legge in un manifesto anonimo
incollato davanti alla sede del sindacato. Il fermo durerà fino a
venerdì ma il timore è che la protesta possa bloccare tutto lo Stivale
così come è avvenuto due anni fa. Il governo non nasconde una certa
preoccupazione sia per i contraccolpi al sistema produttivo che per i
problemi di sicurezza che potranno derivare dai blocchi delle strade.
«Ritengo sia doveroso chiarire che lunedì 9 dicembre non è un fermo del settore dell’autotrasporto - ha sottolineato in una nota il sottosegretario di stato con
delega all’autotrasporto, Rocco Girlanda - ma solo di alcuni che
aderiscono a movimenti di protesta concomitanti con altre categorie che
hanno in animo forme di dissenso eclatanti a livello nazionale e che
stanno assumendo in questi giorni preoccupanti toni di carattere
rivoluzionario, dal quale si discostano tutte le maggiori associazioni
dei vettori».
La psicosi
Non ci sono programmi ufficiali, ma l’annunciata
manifestazione rischia di creare problemi ovunque. Negli ultimi giorni,
in Calabria, l’annunciata manifestazione ha provocato una prima psicosi e
tanta preoccupazione, al punto che non sono mancate le code ai
supermercati e presso i distributori di carburanti. In rete rimbalzano
voci di picchietti questa mattina davanti al centro commerciale Le Gru
di Grugliasco, alle porte di Torino, e davanti ad altre grandi catene di
supermercati del quartiere Mirafiori del capoluogo torinese. In realtà
non succede nulla. Forse la musica sarà diversa lunedì all’alba, quando
nel capoluogo tre saranno ci saranno tre presidi: in piazza Derna, in
piazza Pitagora e - più tardi - in piazza Castello. Molti i negozi
soprattutto del centro e del quartiere Cit Turin che espongono cartelli
con scritto che lunedì non garantiscono l’apertura.
Le smentite
«L’autotrasporto italiano non si fermerà. Le maggiori sigle
sindacali del Paese che rappresentano il 90% degli operatori del
trasporto, Fai-Conftrasporto, Anita, Fita Cna, Confartigianato
Trasporti, hanno revocato la protesta lo scorso 28 novembre, dopo la
firma di un protocollo presso il ministero dei Trasporti con il quale il
governo ha definito importanti interventi per la categoria». Lo ha
dichiarato Paolo Ugge’, presidente di Unatras, la sigla che unisce le
maggiori sigle italiane dell’autotrasporto, e presidente di
Fai-Conftrasporto.
Il Pd in campo
«Una manifestazione di protesta, indipendentemente dalla
legittimità delle motivazioni dei promotori e dalla rilevanza dei
problemi sollevati, non può mai trasformarsi in una forma di
intimidazione nei confronti di un’intera città». Lo affermano, in una
nota, Gianfranco Morgando e Fabrizio Morri, segretari piemontese e
torinese del Pd. Secondo Morgando e Morri, non sono «accettabili minacce
nei confronti di commercianti e artigiani, e bene hanno fatto le più
autorevoli associazioni di categoria a lanciare l’allarme. Auspichiamo
che negli aderenti alla protesta prevalga il senso di responsabilità e
siamo certi che le forze dell’ordine sapranno garantire sia la legalità
sia la libertà di pensiero e di manifestazione. Siamo perfettamente
consapevoli della gravità della situazione sociale e dei tanti problemi
che cittadini, lavoratori e piccoli imprenditori si trovano ad
affrontare in questa drammatica crisi. Il Pd è impegnato a costruire le
risposte più adeguate alla gravità del disagio sociale ed economico, ma
queste risposte non possono certo trovarsi in parole d’ordine estremiste
ed in modalità di lotta populiste estranee al contesto democratico».
Il Viminale in allerta
Il Viminale segue con attenzione le fasi d’avvio della
protesta. In base alle direttive del ministero dell’Interno, accanto
all’opera di monitoraggio della protesta, si prevede la convocazione
urgente da parte dei prefetti dei Comitati per l’ordine e la sicurezza.
Le forze dell’ordine sono mobilitate per impedire innanzitutto
limitazioni alla libera circolazione dei cittadini e delle merci, ma
anche eventuali degenerazioni violente della protesta, destinata a
protrarsi secondo gli organizzatori almeno sino al 13 dicembre. Allo
stesso modo si provvederà alla rimozione di eventuali blocchi di nodi
strategici per le comunicazioni, quali la rete stradale e autostradale,
quella ferroviaria e gli aeroporti.
La sfida delle sigle
«Lo sciopero non sarà revocato. Noi lo attueremo. Ieri sera
ci è arrivata la comunicazione da parte delle Prefetture di Catania,
Ragusa, Siracusa e Messina che dice che ci è vietato tutto. Sono
rispettoso delle istituzioni ma ci chiedono di fare le manifestazioni
come fanno quelli della Cgil, Cisl e Uil. Purtroppo per noi è una
manifestazione vera, non finta, quindi non possiamo adeguarci. Siamo
disponibili a farci arrestare» rilancia da Catania il leader dei Forconi
Mariano Ferro.
L’escalation sul web
I social network sono affollati di messaggi organizzativi e
di protesta e sul blog «Fronte di liberazione dai banchieri» che
pubblica la lista aggiornata delle iniziative in tutta Italia, si legge:
«Non piu’ destra, non piu’ sinistra, non piu’ etichette, non piu’
finzioni nominalistiche ma attivita’ mirate a creare le premesse
culturali e politiche per una Costituente di Popolo che sia alternativa
reale ed organica agli schemi partitici e agli artifici ideologici.
Momenti di lotta diretta a colpire le oligarchie di potere per le quali
il rito del voto costituisce la legittimazione per continuare ad
esercitare le loro angherie ai danni del Popolo».
FONTE: lastampa.it
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