sabato 7 dicembre 2013

Minacce, caos e serrate. L’escalation dei Forconi “Così bloccheremo l’Italia”

L’allerta del Viminale:convocazione dei comitati . Il governo: toni preoccupanti. Il ruolo degli autotrasportatori. Sui siti e su Facebook corrono accuse e smentite

Un’escalation. Il movimento dei forconi si prepara alla piazza in uno strano clima di minacce vere o presunte, voci sulle manifestazioni che rimbalzano dalle pagine Facebook alle vie delle città, frenate nei comunicati ufficiali e prese di distanza da parte dei sindacati. 
Cinzia Franchini, presidente nazionale della CNA-Fita,che nei giorni scorsi ha revocato la proclamazione di fermo indetta per il prossimo lunedì oggi ha denunciato di aver subito minacce. «Ti ritroverai con una forca in gola», si legge in un manifesto anonimo incollato davanti alla sede del sindacato. Il fermo durerà fino a venerdì ma il timore è che la protesta possa bloccare tutto lo Stivale così come è avvenuto due anni fa. Il governo non nasconde una certa preoccupazione sia per i contraccolpi al sistema produttivo che per i problemi di sicurezza che potranno derivare dai blocchi delle strade.  

«Ritengo sia doveroso chiarire che lunedì 9 dicembre non è un fermo del settore dell’autotrasporto - ha sottolineato in una nota il sottosegretario di stato con delega all’autotrasporto, Rocco Girlanda - ma solo di alcuni che aderiscono a movimenti di protesta concomitanti con altre categorie che hanno in animo forme di dissenso eclatanti a livello nazionale e che stanno assumendo in questi giorni preoccupanti toni di carattere rivoluzionario, dal quale si discostano tutte le maggiori associazioni dei vettori». 

La psicosi  

Non ci sono programmi ufficiali, ma l’annunciata manifestazione rischia di creare problemi ovunque. Negli ultimi giorni, in Calabria, l’annunciata manifestazione ha provocato una prima psicosi e tanta preoccupazione, al punto che non sono mancate le code ai supermercati e presso i distributori di carburanti. In rete rimbalzano voci di picchietti questa mattina davanti al centro commerciale Le Gru di Grugliasco, alle porte di Torino, e davanti ad altre grandi catene di supermercati del quartiere Mirafiori del capoluogo torinese. In realtà non succede nulla. Forse la musica sarà diversa lunedì all’alba, quando nel capoluogo tre saranno ci saranno tre presidi: in piazza Derna, in piazza Pitagora e - più tardi - in piazza Castello. Molti i negozi soprattutto del centro e del quartiere Cit Turin che espongono cartelli con scritto che lunedì non garantiscono l’apertura.  

Le smentite  

«L’autotrasporto italiano non si fermerà. Le maggiori sigle sindacali del Paese che rappresentano il 90% degli operatori del trasporto, Fai-Conftrasporto, Anita, Fita Cna, Confartigianato Trasporti, hanno revocato la protesta lo scorso 28 novembre, dopo la firma di un protocollo presso il ministero dei Trasporti con il quale il governo ha definito importanti interventi per la categoria». Lo ha dichiarato Paolo Ugge’, presidente di Unatras, la sigla che unisce le maggiori sigle italiane dell’autotrasporto, e presidente di Fai-Conftrasporto. 

Il Pd in campo  

«Una manifestazione di protesta, indipendentemente dalla legittimità delle motivazioni dei promotori e dalla rilevanza dei problemi sollevati, non può mai trasformarsi in una forma di intimidazione nei confronti di un’intera città». Lo affermano, in una nota, Gianfranco Morgando e Fabrizio Morri, segretari piemontese e torinese del Pd. Secondo Morgando e Morri, non sono «accettabili minacce nei confronti di commercianti e artigiani, e bene hanno fatto le più autorevoli associazioni di categoria a lanciare l’allarme. Auspichiamo che negli aderenti alla protesta prevalga il senso di responsabilità e siamo certi che le forze dell’ordine sapranno garantire sia la legalità sia la libertà di pensiero e di manifestazione. Siamo perfettamente consapevoli della gravità della situazione sociale e dei tanti problemi che cittadini, lavoratori e piccoli imprenditori si trovano ad affrontare in questa drammatica crisi. Il Pd è impegnato a costruire le risposte più adeguate alla gravità del disagio sociale ed economico, ma queste risposte non possono certo trovarsi in parole d’ordine estremiste ed in modalità di lotta populiste estranee al contesto democratico». 

Il Viminale in allerta  

Il Viminale segue con attenzione le fasi d’avvio della protesta. In base alle direttive del ministero dell’Interno, accanto all’opera di monitoraggio della protesta, si prevede la convocazione urgente da parte dei prefetti dei Comitati per l’ordine e la sicurezza. Le forze dell’ordine sono mobilitate per impedire innanzitutto limitazioni alla libera circolazione dei cittadini e delle merci, ma anche eventuali degenerazioni violente della protesta, destinata a protrarsi secondo gli organizzatori almeno sino al 13 dicembre. Allo stesso modo si provvederà alla rimozione di eventuali blocchi di nodi strategici per le comunicazioni, quali la rete stradale e autostradale, quella ferroviaria e gli aeroporti. 

La sfida delle sigle  

«Lo sciopero non sarà revocato. Noi lo attueremo. Ieri sera ci è arrivata la comunicazione da parte delle Prefetture di Catania, Ragusa, Siracusa e Messina che dice che ci è vietato tutto. Sono rispettoso delle istituzioni ma ci chiedono di fare le manifestazioni come fanno quelli della Cgil, Cisl e Uil. Purtroppo per noi è una manifestazione vera, non finta, quindi non possiamo adeguarci. Siamo disponibili a farci arrestare» rilancia da Catania il leader dei Forconi Mariano Ferro.  

L’escalation sul web  

I social network sono affollati di messaggi organizzativi e di protesta e sul blog «Fronte di liberazione dai banchieri» che pubblica la lista aggiornata delle iniziative in tutta Italia, si legge: «Non piu’ destra, non piu’ sinistra, non piu’ etichette, non piu’ finzioni nominalistiche ma attivita’ mirate a creare le premesse culturali e politiche per una Costituente di Popolo che sia alternativa reale ed organica agli schemi partitici e agli artifici ideologici. Momenti di lotta diretta a colpire le oligarchie di potere per le quali il rito del voto costituisce la legittimazione per continuare ad esercitare le loro angherie ai danni del Popolo».

FONTE: lastampa.it

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