Montecitorio dà l’ok al ddl. Previsti nuovi Consigli e 9 città metropolitane. Delrio: «Passo avanti enorme». Brunetta: «Non le abolisce, è una truffa».
Con il voto arrivato in tardissima serata a Montecitorio la Camera approva il disegno di legge sulle Province e le città metropolitane (277 voti favorevoli, 11 contrari di Sel)). Il ddl prevede la trasformazione dei consigli provinciali in assemblee dei sindaci, che lavoreranno a titolo gratuito; istituzione di 9 città metropolitane; disciplina della fusione dei comuni: sono questi i tratti salienti del disegno di legge Delrio su «città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni».
«La Camera questa notte ha approvato il ddl di riordino delle città metropolitane, province, unioni e fusioni dei Comuni, che ora andrà al Senato. Il ddl è passato con 277 sì dei deputati e delle deputate della maggioranza, 11 voti contrari, soprattutto Sel. Sono usciti dall’aula senza votare Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Lega Nord.
Dopo tanti anni di attesa, un passo avanti enorme per semplificare i livelli amministrativi del paese ed essere più vicini a cittadini e imprese» ha spiegato su Facebook il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, rivendicando il merito del ddl.
Delrio elenca «i punti salienti: le 9 città metropolitane, dopo trent’anni, per dare slancio alla crescita del paese; per la prima volta non ci saranno le elezioni provinciali e, in attesa del disegno costituzionale di abolizione, le province si riducono a enti leggeri con poche funzioni, molto utili ai comuni; i piccoli comuni potranno lavorare più facilmente insieme, nelle unioni, con meno burocrazia e più autonomia; si lavora alla soppressione di centinaia di enti impropri e inutili e si inizia la riorganizzazione dello Stato. Se tutto questo sembra poco...» conclude il ministro.
Di parere opposto Renato Brunetta: «Il disegno di legge sulle province, approvato ieri dalla Camera dei deputati, si può definire a tutti gli effetti una vera e propria legge truffa» spiega il presidente dei deputati di Forza Italia che già ieri avevano dato battaglia in Aula uscendo al momento del voto. «Questa nuova legge - sostiene - non abolisce le province, ma crea enti di secondo livello: di fatto trasforma le province in enti di area vasta, li sottrae alla rappresentanza democratica, escludendo ogni tipo di elezione diretta, con l’obiettivo di rendere le nuove province e le nuove città metropolitane assemblee monocolore di sinistra».
Secondo Brunetta, si tratta di un «provvedimento incostituzionale, confuso, con norme ingarbugliate, che non semplifica e non sburocratizza, ma aumenta il disordine sulla gestione dei servizi a livello locale creando nuovi problemi a imprese e cittadini. I presunti risparmi? Oggi - spiega - le province costano 8,6 miliardi l anno per le spese ordinarie. 2,2 miliardi di euro l anno è il costo dei dipendenti. Gli impiegati e i dirigenti sono 61.000, per 1.272 consiglieri provinciali e 395 assessori. Quanto farà risparmiare il ddl approvato ieri? Solo i 100 milioni delle mancate elezioni, a fronte di 8 miliardi di spese correnti. Praticamente nulla. Il disegno di legge del ministro Delrio è stato inoltre sconfessato anche in occasione del discorso del presidente del Consiglio sulla linee programmatiche del suo governo dello scorso 11 dicembre alla Camera: nel suo passaggio sul futuro delle province, il premier Letta ha, di fatto, rinnegato l’impalcatura di stampo squisitamente propagandistico messa in piedi dal ministro Delrio per giustificare la creazione di nuovi centri di potere».
«Forza Italia - prosegue Brunetta - aveva presentato una proposta specifica sul tema, prevedendo un intervento chiaro, lineare: via le province, nessun ente di secondo livello , un progetto in grado di alleggerire definitivamente le strutture che adesso governano gli enti territoriali. Una proposta che mirava a garantire un passaggio di competenze e funzioni definito una volta per tutte, in attesa della riforma costituzionale in grado di abolire definitivamente le province, per disegnare una Repubblica delle autonomie fondata su due soli livelli territoriali di diretta rappresentanza delle rispettive comunità: le regioni e i comuni. E invece niente, dal governo solo una truffa: demagogia, strategia dell annuncio e zero serietà. Il frutto avvelenato è questo provvedimento, una scelta del tutto sbagliata che non porterà nessun beneficio ma solo costi e ulteriore peso burocratico per i cittadini».
FONTE: lastampa.it
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