Lui 60, lei 11: per i giudici è amore
Dopo due condanne a 5 anni per violenza
sessuale, la Cassazione rinvia in Appello: tenuità del fatto, valutare
le attenuanti generiche
Siamo abituati alle bizzarre decisioni della
Cassazione, ma quella riportata dalla stampa calabrese supera i limiti
della comprensione umana. La pena per la violenza sessuale ai danni
di un minore può essere ammorbidita se ci sono le prove dell'amore
della vittima per il suo carnefice. Quello che è successo a Catanzaro
assume tratti preoccupanti. Le toghe della Cassazione si sono
trasformate in giudici di un presunto sentimento, ancor prima che dei
reati. Come raccontato dal Quotidiano della Calabria, una donna affida
la propria figlia a Pietro Lamberti, un impiegato dei servizi sociali
del Comune, con la speranza che possa aiutarla a risolvere i suoi
problemi scolastici. Lui ha 60 anni, lei undici. Ma ben presto il loro
rapporto si trasforma in altro. Prima il corteggiamento («Ma tu mi
ami?», gli chiedeva la bambina); poi la paura dell'uomo di essere
scoperto (Lamberti ha più volte invitato la ragazzina a tenere celato il
loro segreto e le diceva di non chiamarlo nel weekend perché doveva
stare con la famiglia); infine il sospetto di aver oltrepassato il
limite e di avere gli occhi della madre puntati addosso. Ed è stata
proprio la madre, preoccupata dall'eccessiva e morbosa premura di
Lamberti nei confronti della figlia, a far partire le indagini tre anni
fa, dopo la confessione dell'undicenne. E così la polizia ha piazzato le
microspie nella villa estiva di Lamberti, a Roccelletta di Borgia,
sulla costa jonica catanzarese. Decine di intercettazioni hanno
documentato la relazione tra i due. L'ultima, sempre in base a quanto
riportato dal Quotidiano della Calabria, ha fatto scattare il blitz:
«Tesoro, non cacciarmi le mani».
I poliziotti hanno fatto irruzione e li hanno trovano nudi, sotto le
lenzuola. All'epoca la giovane non andava più a scuola e, secondo quanto
riferito dalla polizia, si trovava in un «assoluto stato di
assoggettamento psicologico». Lamberti finisce in manette, per lui si
spalancano le porte del carcere, ma esce poco tempo dopo per problemi di
salute. Il giudice di primo grado lo condanna per violenza sessuale a
cinque anni, superando i 4 anni e 4 mesi chiesti dalla Procura. La
famiglia si costituisce parte civile, ottiene 40mila euro di
risarcimento, ma vuole andare avanti, fino alla condanna definitiva. In
secondo grado la pena viene confermata. Ma è al gradino finale che
arriva il colpo di scena: la Suprema Corte invece di mettere la parola
fine, conferma la condanna, ma rinvia in Appello parlando di «tenuità
del fatto» e invitando a considerare la richiesta di eventuali
attenuanti generiche. Motivo? I due erano innamorati. A undici anni si è
consapevoli del significato della parola amore? La decisione rischia
così di alleggerire la pena. In nome di un presunto sentimento. Una
decisione che farà molto discutere e che soprattutto potrebbe costituire
un pericoloso precedente.
Tra l'altro non è la prima volta che la magistratura usa le tavole
dell'amore invece che quelle delle leggi. Una storia simile è capitata
nel febbraio del 2008. Il tribunale di Vicenza infatti aveva inflitto
una condanna «mite» (un anno e 4 mesi) a un macellaio di 34 anni che
aveva avuto rapporti sessuali con una tredicenne. Il tutto perché lei
era «consapevole e consenziente» e lui «innamorato». All'imputato non
era stato contestato il reato di stupro, ma quello di atti sessuali con
una minorenne. Così come non era stata presa in considerazione la
tredicenne che dichiarò di essere stata convinta a salire in auto e
indotta ad avere rapporti sessuali. Prevalse la tesi della difesa,
secondo la quale tra i due si era instaurato un rapporto di amore.
All'epoca insorse l'Osservatorio sui diritti dei Minori: «A prescindere
dalla volontà o meno di una tredicenne di avere rapporti sessuali con un
adulto, è comunque esecrabile che una legge dello Stato preveda
riduzioni di sorta». Ora il copione si ripete.
FONTE: Domenico Ferrara (ilgiornale.it)
Nessun commento:
Posta un commento