lunedì 21 dicembre 2015

Legge di stabilità, Uil: con l'addio alla Tasi quasi 200 euro a testa di risparmi per 19 milioni di italiani

IMU

Quello del 16 dicembre scorso è stato l'ultimo appuntamento con l'Imu-Tasi per 19,7 milioni di italiani. Per loro dal prossimo anno l'addio all'imposta sulla prima casa deciso dal governo nell'ultima legge di stabilità porterà circa 200 euro in più in tasca. È quanto ha calcolato il Servizio Poltiiche Territoriali della Uil, stimando che il risparmio varrà mediamente 191 euro e 203 euro nel caso l'immobile si trovi in un capoluogo di provincia.

Con Tasi, rinnovi e canone Rai 337 euro a coppia. Non solo. La Uil ha calcolato anche l'impatto del combinato disposto di tre diverse misure - lo stop alla Tasi, il nuovo canone Rai in bolletta e i rinnovi contrattuali del pubblico impiego - può valere per una famiglia del ceto medio. La simulazione ha considerato un nucleo familiare composto da un lavoratore del pubblico impiego, con coniuge, un reddito lordo da 22 mila euro all'anno, e una casa di proprietà con rendita catastale di 650 euro. In questo caso la somma degli interventi citati sopra porterebbe alla coppia una beneficio medio di 337 euro.

Un po' meno corposo il risparmio che la Uil calcola per una famiglia composta da un pensionato di 72 anni, con reddito lordo 12.000 euro con casa di proprietà rendita catastale 450 euro (media appartamento A/3): in questo caso la minor spesa sarà di 271 euro.
Infine una terza tipologia, quella che risparmia di più, è quella di una famiglia composta da un pensionato di 68 anni, con reddito lordo 24.000 euro, con coniuge che lavora nel pubblico impiego con reddito lordo da 22.000 euro e casa di proprietà con rendita catastale di 750 euro. In questo caso il beneficio arriva a 375 euro.
Sempre per quanto riguarda invece i pensionati, l'innalzamento della 'no tax area' porterà più beneficio per un pensionato under 75 anni che aveva un reddito di 7.750 euro. Tra l'innalzamento (vale 73 euro) e il fatto che non pagherebbe più le addizionali Irpef Regionali (134 euro), e le Addizionali comunali (38 euro), il beneficio sarà di 245 euro.
La no tax area, ora a 8.000 euro, per i pensionati - spiega la Uil - vale mediamente 49 euro all'anno per i circa 4,1 milioni di pensionati che vi rientrano. Il beneficio maggiore, appunto, si ha per un pensionato under 75 anni che aveva un reddito di 7.750 euro che tra innalzamento della no tax area (73 euro) e il fatto che con l'innalzamento non pagherebbe più le addizionali Irpef Regionali (134 euro), e le Addizionali comunali (38 euro), il beneficio è di 245 euro.
Mentre per un pensionato over 75 anni con reddito da 8 mila il beneficio tra no tax area (74 euro), Irpef Regionale (138 euro), Irpef Comunale (39 euro), è di 251 euro. Tale misura complessivamente vale 146,5 milioni di euro per il 2015, 189,7 milioni per il 2017 e 187,4 milioni di euro per il 2018.
FONTE: huffingtonpost.it

giovedì 17 dicembre 2015

Nuovo piano Cdp: 160 miliardi per enti pubblici, infrastrutture e imprese

Nuovo piano Cdp: 160 miliardi per enti pubblici, infrastrutture e imprese
Presentato il documento strategico 2016-2020. Il ministro Padoan: "L'economia sta ripartendo e la Cassa sosterrà investimenti e crescita"

"L'economia sta riprendendo, è più forte di un anno fa, il nuovo piano industriale di Cassa depositi potrà rappresentare uno strumento aggiuntivo per sostenere investimenti e crescita". Così il ministro Pier Carlo Padoan ha battezzato il documento strategico 2016-2020, che prevede di mettere a disposizione 160 miliardi di risorse "per supportare la crescita del Paese". Inoltre, grazie allo status di Istituto nazionale di promozione, la Cdp sarà in grado di attrarre altri 100 miliardi, nazionali ed esteri, pubblici e privati. Risorse ulteriori che - spiega la Cassa in una nota - saranno generate principalmente da tre fonti: l'accesso alle risorse della Ue e della Bei anche nel quadro del piano Juncker; i cofinanziamenti con altri intermediari, incluse le altre 'national promotional institution' e altri capitali di investitori istituzionali privati internazionali e italiani. "Il piano - dice Cdp - prevede un'azione organica finalizzata a indirizzare la crescita dell'Italia su quattro aree di sviluppo chiave: supporto alle istituzioni governative e agli enti locali, potenziamento delle infrastrutture, sostegno alle imprese, sviluppo del patrimonio immobiliare". Questi interventi - rassicura Cdp - "saranno realizzati assicurando l'equilibrio economico-patrimoniale ed un adeguato livello di redditività dell'istituzione".

FONTE: repubblica.it

lunedì 7 dicembre 2015

Albo unico: via libera dai promotori finanziari, ma non a tutti piace


Con l'approvazione da parte della Commissione Finanze della Camera, la riforma fa un ulteriore passo in avanti verso l'approvazione definitiva. Gli operatori si dividono e il Nafop minaccia di tirarsi indietro. Parla Maurizio Bufi, presidente dell'Anasf


Dopo il recente via libera da parte della Commissione Finanze della Camera, è ormai a un passo l'approvazione in via definitiva del disegno di legge che prevede l'albo unico della consulenza. Una riforma che arriva otto anni dopo il recepimento da parte dell'Italia della direttiva europea Mifid2 che punta a uniformare le regole dei Paesi dell’Unione europea in ambito finanziario e che continua ad agitare le acque tra gli addetti al settore.

Presidente Maurizio Bufi, lei che guida l'Anasf, Associazione nazionale promotori finanziari, cosa pensa:  quali sono le principali novità dell'albo unico?
“La nuova normativa introduce la cosiddetta casa della consulenza che sarà articolata in tre sezioni dedicate rispettivamente agli attuali promotori finanziari, che diventeranno i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede con un mandato di gestione da parte di una banca-rete, ai consulenti finanziari detti fee only o a parcella e alle società di consulenza finanziaria, entrambi autorizzati a offrire consulenza ai clienti, ma per i quali è previsto il divieto di collocamento dei prodottiMentre l'attuale Organismo per la tenuta dell'albo dei promotori finanziari (Apf) non si occuperà più solo della gestione dell'albo, ma anche delle funzioni di vigilanza e dell'attività sanzionatoria sugli iscritti (compiti che oggi nel caso dei promotori finanziari spettano alla Consob)”.
 
È una novità che salutate con favore? Il Nafop, che rappresenta i consulenti fee only, non è d'accordo perché ritiene che siete soggetti diversi...
“Sosteniamo la nascita di una casa della consulenza, ossia di coloro che esercitano attività di advisory attraverso diversi modelli distributivi. Il nome di promotore finanziario ci sta stretto e vogliamo tornare a chiamarci consulenti finanziari, come avveniva sino a venticinque anni fa, prima dell'entrata in vigore della legge Sim del 1991. Un passaggio che definisce in maniera più completa il nostro ruolo, ossia di consulenti che offrono anche il collocamento di strumenti finanziari nell'ambito della prestazione del servizio di affiancamento alla clientela. La nascita dell'albo unico intende inoltre essere una risposta al problema della mancanza di un albo per i consulenti fee only previsto dall’implementazione della Direttiva Mifid nel 2007, ma mai costituito. Con il risultato che ancora oggi questi ultimi non sono né censiti, né soggetti ad alcuna autorità di vigilanza”.
 
Avete ottenuto che l'aggettivo indipendente per i consulenti fee only venisse eliminato. Il Nafop minaccia di tirarsi indietro sulla casa della consulenza se la denominazione non verrà ripristinata in Parlamento...
“Ritengo non fondata la loro richiesta: secondo la direttiva Mifid II, infatti, l'aggettivo indipendente è da riferire alla modalità di prestazione del servizio e non al soggetto che la eroga. La caratteristica di indipendenza non può pertanto dirsi di appannaggio di una sola categoria di consulenti”.
 
Nei prossimi giorni il disegno di legge passerà nuovamente all'esame dell'assemblea della Camera. Cosa cambierà per i risparmiatori una volta approvato in via definitiva?
“L'effetto sarà di imporre una maggior regolamentazione e trasparenza in un settore sempre più importante per i risparmi delle famiglie. Non dimentichiamo, infatti, che le reti a ottobre hanno raccolto da inizio anno 22,5 miliardi, il 17% in più rispetto ai primi dieci mesi del 2014”.

FONTE: Sibilia Di Palma (repubblica.it)

venerdì 4 dicembre 2015

Mafia, sequestrati beni per 13 milioni ai fiancheggiatori di Messina Denaro



Beni per 13 milioni di euro sono stati sequestrati a quattro fiancheggiatori del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Il provvedimento, eseguito congiuntamente da polizia, carabinieri e guardia di finanza, è stato disposto dal gip di Palermo su richiesta della procura distrettuale antimafia.

Il sequestro coinvolge Vito Gondola, 77 anni, ritenuto il reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo; Michele Gucciardi, 62 anni, accusato di essere il reggente della famiglia mafiosa di Salemi; Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, uomo d'onore della famiglia di Partanna; Pietro Giambalvo, 77 anni, uomo d'onore della famiglia di Santa Ninfa: tutti arrestati lo scorso agosto nell'ambito dell'operazione antimafia Ermes.

Il sequestro riguarda beni mobili, immobili ed aziende, ubicate a Mazara del Vallo, Castelvetrano, Salemi, Partanna, Santa Ninfa e Trapani: otto aziende e una quota societaria (supermercati, aziende agricole e d'allevamento ovino); 68 immobili (27 fabbricati e 41 terreni), due autovetture, 36 rapporti finanziari e bancari.

FONTE: ilmessaggero.it

domenica 29 novembre 2015

Dodici giorni per un’intesa sul clima

Lunedì a Parigi 147 leader mondiali apriranno il summit sull’ambiente Cop21. L’obiettivo è contenere entro 2 gradi il riscaldamento globale. Quali sono i nodi e i temi?

QUALI GLI IMPEGNI DEI PARTECIPANTI?  
Il Paese più virtuoso, almeno nelle promesse di taglio delle emissioni? L’Etiopia, che si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra previste nel 2030 di addirittura il 64 per cento rispetto allo scenario senza interventi. I più timidi rispetto alle loro possibilità? Giappone, Sudafrica, Russia, Canada e Australia, con i giapponesi che promettono un ridicolo taglio delle emissioni del 18% rispetto al 1990. I più falsi, infine: la Turchia, che brucerà tanto carbone ma annuncia di compensare acquistando dubbi crediti di emissioni, e la surreale Arabia Saudita, la cui promessa di taglio delle emissioni verrà mantenuta solo se «ci sarà un forte aumento delle esportazioni di petrolio». 

Sulla carta fa ben sperare la massiccia risposta alle richieste dell’Onu: ben 179 Paesi, che rappresentano il 95% della popolazione e il 94% delle emissioni globali, hanno presentato le loro «promesse», le Indc’s (Intended national determined contribution). Alcune sono credibili; altre sono molto poco verificabili o non serie. Altre ancora (specie quelle dei paesi più piccoli e poveri) non hanno pratica importanza, visto che parliamo di emissioni di gas serra «pulce». 

Il guaio è che (sempre che vengano davvero rispettate) secondo gli scienziati dell’Unfccc e del Climate Action Tracker queste promesse equivalgono a un aumento della temperatura globale di 2,7 gradi. Se si continuasse sulla rotta attuale, l’incremento sarebbe di 3,3-3,7 gradi centigradi. Nel primo caso avremo gravissime conseguenze per gli equilibri climatici del pianeta, con disastri pesantissimi; nel secondo caso, i disastri saranno ancora più gravi. Se volessimo sperare di limitare i danni, una speranza invero molto ottimistica, l’umanità dovrebbe cercare di fermare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.  

QUALI SARANNO I PAESI CHIAVE?  
La differenza tra il catastrofico flop di Copenhagen 2009 e lo sperato successo di Parigi 2015 la farà il comportamento al tavolo negoziale di alcuni Paesi chiave.Sono gli Stati più potenti del pianeta, dal punto di vista economico, politico, diplomatico. Nell’ordine: Stati Uniti d’America, Cina, Unione europea, India. A grande distanza, Brasile e Sudafrica. Saranno i capi delegazione di questi blocchi - e forse, se sarà necessario, i loro leader politici, che potrebbero tornare di persona nella capitale francese - a condizionare in modo determinante l’esito del confronto. Ma sarà importante anche la capacità dei co-presidenti della Conferenza di disinnescare in tempo reale i problemi e sormontare le inevitabili crisi: sono il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius e la rappresentante Onu per il clima Christina Figueres. 

Lo scenario rispetto al 2009 è radicalmente diverso. Il «rigido» protocollo di Kyoto (che riguardava solo i Paesi industrializzati) non c’è più, come di fatto non c’è più l’idea di un trattato legalmente vincolante per gli Stati che lo firmeranno. Si è rotto anche lo stallo tra Usa e Cina; sei anni fa nessuno voleva compiere il primo passo, adesso grazie alle intese raggiunte nei mesi scorsi tra Obama e la leadership cinese i due Paesi si sono impegnati a tagliare le emissioni (più drasticamente la Cina, meno l’America). A Copenhagen era importante il ruolo dell’Europa, che da sola aveva preso impegni molto seri, e che invece adesso pare fuori dai giochi e timida negli impegni sulle emissioni. Sono scomparsi dal proscenio Brasile e Sudafrica: l’africano Jacob Zuma non è credibile come leader dei Paesi poveri, mentre una azzoppatissima Dilma Rousseff farà rimpiangere Lula. Si farà sentire invece l’India di Narendra Modi, che ha sorpreso con promesse di riduzione delle emissioni più serie e significative rispetto al previsto. La Russia di Putin è totalmente disinteressata; sorprese potrebbero arrivare da Canada e Australia, che hanno visto la presa del potere di personalità attente al tema del clima. 

COSA DETERMINERA’ SE SARA’ UN FLOP O UN SUCCESSO?  
La Cop21 non salverà il pianeta. Ma se tutto andrà bene, forse i nostri discendenti la ricorderanno come un passaggio fondamentale nella (non scontata) operazione di contenimento dei danni generati da due secoli di industrializzazione incontrollata. Ma anche se a Parigi le cose andranno male la battaglia per cercare di rallentare la tremenda inerzia del riscaldamento globale proseguirà: la maggioranza degli esperti si dice convinta che la tendenza verso una società e un’economia globale «decarbonizzata» sia ormai irreversibile. Un processo in cui spesso imprese e cittadini sono più avanti delle loro istituzioni rappresentative. 

In ogni caso, ecco alcuni indicatori sicuri che ci potranno aiutare a valutare se la Cop di Parigi sarà un successo o un fallimento. Il primo, è evidentemente la stipula di un accordo formale tra tutti i quasi duecento Stati partecipanti. Una intesa ci sarà quasi sicuramente, anche se non è detto che il trattato possa essere solo un pezzo di carta privo di efficacia. Per questo, è fondamentale che questo accordo dia il segno che ci si sta muovendo nella direzione giusta,indicando l’obiettivo di contenimento dell’aumento della temperatura a 1,5-2 gradi, e soprattutto definendo delle strategie per recuperare lo scarto tra sforzi effettivi e sforzi necessari. Poi, è necessario che si stabiliscano regole per poter rafforzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, attualmente inadeguati, magari stabilendo una verifica quinquennale. Ancora, bisogna prevedere misure per garantire la sicurezza e la capacità di adattamento dei paesi più poveri e delle popolazioni vulnerabili. Infine, l’accordo deve fornire delle basi solide perché siano sbloccate le ingenti risorse finanziarie necessarie a compiere le trasformazioni tecnologiche che servono. 

FONTE: Roberto Giovannini (lastampa.it)

martedì 24 novembre 2015

Renzi: due miliardi per sicurezza e cultura, 80 euro a forze di polizia, bonus di 500 euro ai 18enni

Matteo Renzi (Jpeg)

Il premier «Per ogni euro in più investito sulla sicurezza deve esserci un euro in più investito in cultura. Non può essere solo securitaria la risposta al terrore dell’Italia»

Lotta ferma al terrorismo. Altrimenti: «Rischiamo che l’Europa diventi una vittima collaterale degli attacchi di Parigi». Il premier Matteo Renzi afferma con decisione la posizione italiana nella lotta allo jihadismo: «L’Italia non cambia la propria posizione dopo i fatti di Parigi, al contrario vede confermata la propria posizione, a partire dalla centralità del Mediterraneo e dei Balcani. Giovani donne, giovani uomini hanno perso la vita per mano dei terroristi. Erano persone normali, mi piace definirli cittadini, laici martiri del nostro tempo, Ma proprio oggi noi dobbiamo dire che l’unico modo per ricordare Valeria e i caduti del terrorismo è continuare a vivere, a testa alta».

Investimenti
Ma Renzi spiega anche che per combattere concretamente il terrorismo l’Italia investirà due miliardi di euro, un miliardo di euro sulla sicurezza (gli 80 euro saranno estesi a a tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine) e un miliardo sull’educazione. «Per ogni euro in più investito sulla sicurezza deve esserci un euro in più investito in cultura. Non può essere solo securitaria la risposta al terrore dell’Italia» ha aggiunto Renzi. «Ogni centesimo non sarà un costo ma un investimento se ci ricordiamo che stiamo investendo nella nostra identità» ha sottolineato il premier. Che poi ha spiegato come si declinerà l’investimento in sicurezza:«Innanzitutto un investimento di 150 milioni di euro sulla cibersecurity. Poi un investimento di 50 milioni di euro per rinnovare la strumentazione delle forze dell’ordine a fronte di un processo di riorganizzazione: abbiamo cinque forze di polizia, sono troppe. Devono diventare quattro. Entro l’anno la Forestale entrerà nei carabinieri. Abbiamo troppa gente negli uffici dei palazzi romani. Chiederò con forza ai comandanti di aumentare la presenza in strada diminuendo quella in ufficio. Abbiamo troppo patrimonio pubblico. Ci sono caserme abbandonate o semi occupate che vanno restituite rapidamente alle comunità territoriali, anche con processi di valorizzazione urbanistica. Cinquecento milioni di euro poi per la difesa italiana, con investimenti efficaci finalizzati a dare una risposta immediata alle esigenze strategiche, non a quelle quotidiane e organizzative. Siamo orgogliosi dei nostri militari non faremo mai mancare il nostro sostegno».

Politica fiscale
Ma l’entità della cifra che il governo vuole impegnare obbligherà a fare dei cambiamenti nella prossima politica fiscale: «Il governo proporrà di spostare al 2017 la diminuzione dell’Ires proprio per finanziare gli investimenti in sicurezza e cultura. Noi rispettiamo le regole del Patto Ue anche quando non le condividiamo perché pensiamo che sia il primo modo di essere credibili. Ma vogliamo chiedere con forza all’Europa di rispettare un patto di umanità che vale di più di del Patto di stabilità. La legge di Stabilità prevede che l’imposta sui redditi societari scenda nel 2017 di 3,5 punti percentuali, dal 27,5 al 24%. L’aliquota potrà scendere al 24,5% già nel 2016 se le istituzioni europee permetteranno all’Italia di aumentare l’indebitamento al 2,4 dal 2,2% del Pil».

Bonus ai 18enni
Poi Renzi ha precisato come si declineranno anche gli investimenti a favore della cultura: «Investiremo 150 milioni di euro per donare a tutti i cittadini che lo vorranno la possibilità di donare il 2 per mille a una associazione specifica. Oggi si possono dare solo ai partiti. Ciò che è possibile per i partiti deve essere possibile anche per le associazioni della cultura, come i teatri di quartiere. Cinquecento milioni poi andranno alle città metropolitane per un intervento sulle periferie di riabilitazione e, come direbbe Renzo Piano, rammendo. I progetti dovranno essere presentati entro il 31 dicembre e spesi nell’anno solare 2017». Infine, ha aggiunto Renzi, ci sarà un aiuto concreto anche per i giovani: «I 550mila italiani che compiono diciotto anni potranno usufruire di una carta, un bonus di 500 euro a testa per poter partecipare a iniziative culturali».

FONTE: corriere.it

mercoledì 18 novembre 2015

Parigi, dalla Ue sì unanime alla richiesta di aiuto della Francia


«La Francia ha chiesto aiuto e l' Europa unita risponde sì». Così Federica Mogherini, assieme al ministro francese della Difesa Jean-Yves Le Drian, ha annunciato il sostegno «unanime» del Consiglio Difesa all'attivazione della clausola di difesa collettiva prevista dall'art. 42.7 del Trattato di Lisbona chiesta da Hollande. 
Gli aiuti alla Francia in base all'articolo 42.7 del Trattato di Lisbona saranno su base bilaterale, non con una missione di difesa e sicurezza dell'Unione europea, che avrà il coordinamento degli aiuti. Lo ha specificato l'Alto rappresentante Federica Mogherini ricordando che «è la prima volta» che viene applicata la clausola di difesa comune della Ue.

«Una cosa è chiara nelle circostanze attuali: in questo momento terribile la sicurezza dei cittadini in Francia e in Europa è la priorità assoluta, e la Commissione Ue lo capisce pienamente», ha detto stamani il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici sull'impatto sul bilancio francese delle spese per la sicurezza annunciate dalla Francia dopo gli attentati. «Siamo coscienti che la nostra opinione sul piano di bilancio presentato dalla Francia non include le spese annunciate ieri, ma analizzeremo queste a tempo debito», ha detto Moscovici, precisando che «vedremo in futuro come sarà l'impatto e il modo in cui sarà pertinente» analizzarlo. «La sicurezza è prioritaria e finanze pubbliche sane sono complementari», ha aggiunto Moscovici, ricordando che in ogni caso «il patto di stabilità non include le spese militari».
 
FONTE: ilmessaggero.it

giovedì 12 novembre 2015

Blitz anti-terrorismo dei carabinieri: diciassette arresti tra l’Italia e l’Europa

L’operazione all’alba condotta in collaborazione con altre forze di polizia europee. In Norvegia fermata una figura del mondo islamico locale: «Progettava attentati in Italia»

Un maxi-blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros, in collaborazione con altre forze di polizia europee ed Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea: 17 le ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione dalle prime ore dell’alba. Nessuno degli arrestati, secondo quanto si apprende, sarebbe italiano. 

Il reato ipotizzato è quello di associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato. L’operazione è scattata simultaneamente in diversi Paesi europei, con il coordinamento di Eurojust.  

I particolari dell’operazione - denominata «JWeb» - saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 presso gli uffici della procura nazionale antimafia e antiterrorismo, alla presenza del procuratore nazionale, del procuratore della Repubblica di Roma e del comandante del Ros. 

Intanto, è stato fermato in Norvegia, nel corso di un raid notturno, una controversa e nota figura del mondo islamico locale, Mulla Krekar, sospettato di star pianificando un attentato terroristico in Italia. A riferirlo i media locali. Insieme a lui, qualche ora più tardi il suo arresto, nel corso di due altre perquisizioni della polizia, sono state fermate due altre persone, la cui identità non è nota. 

FONTE: lastampa.it

martedì 10 novembre 2015

Scontri a Bologna, Salvini sugli attivisti scarcerati: la “giustizia” italiana mi fa schifo


I tre rimessi in libertà dopo l’udienza per direttissima

«Sono già  liberi i  due  «bravi ragazzi»  dei centri  a-sociali  arrestati ieri per resistenza e lesioni contro Polizia e Carabinieri. Più di 5 anni di galera al povero Ermes Mattielli, che si era difeso dai ladri, e neanche 12 ore a chi picchia un poliziotto. La «giustizia» italiana mi fa schifo», scrive su Facebook il leader della Lega Matteo Salvini.  

Senza alcuna misura cautelare i due giovani attivisti dei collettivi, di circa 25 anni fermati ieri nel corso delle manifestazioni dei centri sociali contro la manifestazione della Lega a Bologna, sono stati rimessi in libertà. Lo ha deciso il giudice, Aldo Resta, al termine dell’udienza per direttissima di questa mattina. L’avvocato dei due, Ettore Grenci, ha chiesto i termini a difesa e il processo è stato aggiornato al prossimo 23 novembre. I due attivisti erano stati fermati prima dell’inizio degli scontri, in via Zamboni, nella zona universitaria, nel corso di un controllo al quale avevano cercato di sottrarsi. Nei loro zaini, oltre a petardi, sono stati trovati paragomiti e ginocchiere e delle cerate nere con cappuccio.Il pm, Rossella Poggioli, aveva chiesto l’obbligo di firma.  

Anche il terzo arrestato durante le manifestazioni  è  stato  liberato dal giudice della direttissima.   Era  stato   bloccato   dalla  Digos  ieri  pomeriggio  nella  zona  di   Porta Mascarella. 

FONTE: lastampa.it

domenica 8 novembre 2015

Legge di stabilità, oltre 3.500 emendamenti

Legge di stabilità, oltre 3.500 emendamenti

L'esame del provvedimento inizia lunedì in commissione Bilancio al Senato. Le relatrici chiedono alle opposizioni di ridurre le richieste di modifica

Sono 3.563 gli emendamenti alla Legge di stabilità presentati da tutte le forze politiche. Un fardello pesante sul confronto parlamentare che inizia lunedì in commissione Bilancio al Senato, dove potrebbe arrivare qualche modifica del governo. Il numero delle richieste di modifica ha indotto le relatrici del provvedimento, le senatrici Federica Chiavaroli di Ap e Magda Zanoni del Pd, a rivolgere un appello alle opposizioni affinché le riducano. "L'opposizione ne ha presentate un mare. Segnali quelle di interesse in modo che il lavoro in commissione sia fruttuoso, altrimenti danno modo al governo di fare ciò che vuole", ha sottolineato Chiavaroli. Sulla stessa lunghezza d'onda Zanoni: "E' nell'interesse generale non lavorare inutilmente, perdendo tempo con 3.600 emendamenti che poi non approderanno a nulla. In ogni caso, sono certa che diminuiranno per l'inammissibilità di alcuni e per il lavoro di sintesi politica che faremo su quelli identici o simili".

Il Pd ha presentato 444 emendamenti: 150 sono stati selezionati dal gruppo Dem al Senato dopo un lavoro interno di confronto nelle commissioni; 300 circa, invece, sono quelli presentati da singoli senatori democratici. Tra questi, ovviamente, anche quelli annunciati dalla minoranza del partito che sono poco più di una decina.

All'interno della maggioranza di governo, anche Area Popolare vuole modifiche: 273 emendamenti che - ha spiegato il capogruppo Renato Schifani - puntano a "rafforzare i profili di crescita e sviluppo in particolare a favore di Sud, famiglie e giovani coppie".

Su Mezzogiorno e pensioni potrebbe esserci una convergenza generale: su questi due temi si concentrano molte richieste di maggioranza e opposizione. E non è escluso che possa trovarsi un'intesa politica. Molti accorpamenti potrebbero esserci anche in merito al "pacchetto Anci", quello predisposto dai Comuni: gli emendamenti presentati sono almeno 100 ed è quindi probabile che alcuni siano simili.

Un ulteriore punto di incontro - in questo caso tra governo e minoranza Dem - potrebbe trovarsi sulla proposta dell'associazione gruppo Nens (che fa capo a Vincenzo Visco e Pier Luigi Bersani) di introdurre la trasmissione in forma telematica all'Agenzia delle entrate dei dati d'interesse fiscale contenuti nelle fatture in modo da contrastare l'evasione dell'Iva. Il premier Matteo Renzi martedì durante l'assemblea del Pd si è già detto "disponibile, interessato e grato per ogni miglioramento".

L'obiettivo è creare un clima favorevole in vista del lavoro che impegnerà le Camere nei prossimi mesi. Una timida apertura arriva anche dal M5S che pure ha presentato 590 emendamenti: "Siamo disposti a ragionare con il governo e a sfoltirne il numero pur di portare a casa le nostre grandi priorità: reddito di cittadinanza per un contrasto serio
alla povertà e sostegno concreto alle nostre piccole e micro imprese", ha detto la senatrice Barbara Lezzi.

Forza Italia ha proposto 478 modifiche; la Lega Nord 334. Il numero più alto di emendamenti arrriva dai senatori del gruppo Misto che ne hanno presentati 711.

FONTE: repubblica.it

venerdì 30 ottobre 2015

IL GIUDICE ALLA SCORTA:”COMPRATEMI DENTIFRICIO E SMALTO”. POI SI LAMENTA:“NON FANNO MAI UN C…

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“Comprami lo spazzolino Elmex verde, il filo interdentale non cerato Oral-B e un dentifricio Mentadent non granulare per Francesco”. Il giudice Silvana Saguto comunica la lista della spesa a un uomo della scorta attraverso un sms. Poi, come racconta la Stampa, si lamentava al telefono“Quelli non fanno mai un cazzo”.
E li faceva correre in farmacia o li spediva a prendere una ricetta in ambulatorio medico per poi fargliela portarla alla madre. In altre occasioni, quando si trovava dall’estetista, usava gli agenti per andare a recuperare lo smalto. “Viene Carmine (agente, ndr) a prenderlo”, diceva al marito.
La Saguto è l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. La polizia tributaria e i pm di Caltanissetta stanno cercando di far luce su certi incarichi multimilionari. Nel mirino dell’inchiesta sono finiti, insieme alla Saguto, anche l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara e il marito Lorenzo Caramma che è stato nominato coadiutore di diverse amministrazioni per volere della moglie. Si parla anche di presunte tangenti.
E ora le intercettazioni pubblicate dalla Stampa aggiungono nuovi, disarmanti particolari all’inchiesta. In una telefonata, per esempio, rimprovera al figlio chef, Elio Caramma, di spendere troppo.“Siamo indebitati persi – dice al telefono – non è possibile, non si può fare, non esiste stipendio che possa garantire queste cose. La nostra situazione economica è arrivata al limite totale, non è possibile più, completamente! Ci sono sempre nuove cose! Voi non potete farmi spendere 12, 13, 14 mila euro al mese, noi non li abbiamo questi introiti”.
Per rimediare alla crisi economica della famiglia, secondo le ipotesi dell’accusa, la Saguto avrebbe preso denaro dall’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara. Soldi che le sono stati portati direttamente a casa in un trolley. I finanzieri l’avrebbero beccati con le mani nella marmellata grazie a pedinamenti e intercettazioni. Al telefono il giudice chiedeva il rientro di scoperti per migliaia di euro avanzate da Banca Nuova e America Express ai coniugi Caramarra.
FONTE: psagroup.it

sabato 24 ottobre 2015

Scontro tra bus e camion, almeno 43 morti in Francia


L’incidente nei pressi di Libourne, 50 km a ovest di Bordeaux. Soltanto 8 superstiti

Per la Francia è la più grande tragedia stradale dal 1982. Quarantatre persone sono morte questa mattina nello scontro frontale tra un pullman turistico e un tir a Puisseguin, nel dipartimento della Gironda, su una curva descritta da molti abitanti della zona come particolarmente stretta e pericolosa, a est di Bordeaux. La collisione, sulla strada provinciale D17, è avvenuta alle 7:30 del mattino. Dopo l’impatto i due veicoli hanno preso fuoco. La maggior parte delle vittime sono persone anziane, iscritte un club per la terza età, che si trovavano a bordo del pullman per un’escursione turistica. Sarebbero dovuti rientrare a casa questa sera. Otto feriti, di cui quattro gravi.  

Contrariamente a quanto emerso in un primo tempo, l’autista del bus - sui cui viaggiavano 48 persone - non è morto. Stando a una testimonianza raccolta da radio Europe 1, avrebbe dato prova di un «comportamento eroico», mettendo «a rischio la propria vita» per trarre in salvo i passeggeri tra le fiamme. «E’ molto scioccato - racconta Philippe Flipot, il medico generalista di Puisseguin che lo ha visitato - Mi ha detto di essersi improvvisamente ritrovato davanti a un tir uscito di traiettoria, a portafoglio, non ha potuto evitarlo. E però è riuscito ad aprire le porte, permettendo cosi’ ad alcuni passeggeri di mettersi in salvo».  

Dalla Grecia, dove si trova per una visita ufficiale, il presidente Hollande ha assicurato che «il governo è totalmente mobilitato» per rispondere a questa «immensa tragedia». «Faremo piena luce sulle circostanze. Tutti i servizi sono sul posto per fornire i soccorsi necessari e accompagnare le famiglie. Rivolgo ai familiari delle vittime le mie sincere condoglianze e assicuro la solidarietà di tutta la nazione». Il premier Manuel Valls, il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, e il segretario di Stato ai Trasporti, Alain Vidaliès, sono giunti sul posto in tarda mattinata. «Siamo colpiti dal cordoglio», «bisogna organizzare l’accoglienza dei feriti e purtroppo dei corpi», ha detto da parte sua Xavier Sublett, il sindaco di Puisseguin, annunciando l’allestimento di una camera ardente.  

Sul posto è stato dispiegato un imponente dispositivo di soccorso con polizia, gendarmi e almeno 70 vigili del fuoco. Attivati anche un numero verde e una cellula di sostegno psicologico. Il pullman era partito questa mattina intorno alle sette da Petit-Palais-et-Cornemps, un villaggio di 643 abitanti a pochi chilometri dal luogo dell’impatto, e si stava recando nelle Landes. «Doveva essere un’escursione turistica di un giorno. Era anche prevista una visita a una fabbrica di prosciutti e il tradizionale pranzo sul posto», ha testimoniato in tv Francois Decause, presidente del club escursionistico di Petit-Palais, aggiungendo: «Con mia moglie siamo sotto choc, non sappiamo che fare, persone che conoscevamo benissimo, amici, si trovano a bordo». In Francia, l’ultima tragedia stradale di questa portata risale a 33 anni fa, nel 1982, quando 53 persone, di cui 44 bambini, persero la vita nell’incidente di Beaune.  

FONTE: Paolo Levi (lastampa.it) 

lunedì 12 ottobre 2015

Poste, al via storica privatizzazione da 3,4 miliardi. A fine mese in Borsa (con 8 mila assunzioni)


Lanciata l’offerta pubblica di vendita, obiettivo negoziare l'entrata a Piazza Affari il 27 ottobre. Il Tesoro venderà il 38,2% del capitale. Confermato il piano di 8.000 assunzioni

Poste Italiane ha lanciato lunedì l’offerta pubblica di vendita, con l’obiettivo di approdare in Borsa l’ultima settimana di ottobre dopo aver raccolto sul mercato tra i 2,7 e i 3,4 miliardi di euro (che potrebbero salire a 3-3,7 miliardi se il governo eserciterà tutta la «greenshoe» prevista). «Ipotizziamo l’inizio delle negoziazioni i primi giorni della settimana del 26-27 ottobre», ha spiegato l’amministratore delegato Francesco Caio. L’offerta si chiuderà il 22 ottobre per retail e istituzionali. «È un’Ipo che ha valenza finanziaria ed economica ma anche di politica industriale, perché contribuisce ad ammodernare il paese e a garantire un futuro sostenibile per chi lavora in Posta», ha aggiunto.Caio ha inoltre confermato il piano di 8.000 assunzioni già annunciate.

Il ministero dell’Economia: «Una Ipo storica»

Quella di Poste Italiane - la più grande Ipo del 2015 in Europa dopo quella della spagnola Aena - è la privatizzazione bandiera del governo di Matteo Renzi. «Storica», l’ha definita oggi il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia Fabrizio Pagani, sottolineando che è la prima di dimensioni paragonabili a quelle dell’ondata di privatizzazioni degli anni 90. «Quella che decenni fa era l'azienda conservatrice più corporativa e succube della politica, risponderà agli azionisti e al mercato. Anche questo è cambiare verso», ha commentato il presidente del consiglio, Matteo Renzi.

Il Tesoro venderà quasi il 40% del gruppo

Per portare le Poste in Borsa il Tesoro venderà fino al 38,2% del capitale, valorizzando la società fino a un massimo di 9,7 miliardi di euro; ogni azione sarà offerta a un prezzo compreso tra 6 e 7,5 euro. Il 30% dei 453 milioni di titoli è destinato al pubblico, mentre il restante 70% andrà a investitori istituzionali. Circa 14,9 milioni di azioni saranno riservate ai 143 mila dipendenti.

Dividendi pari all’80% degli utili per due anni

Poste Italiane si presenta a Piazza Affari con 15,9 miliardi di ricavi e 435 milioni di euro di utile al 30 giugno, dati in crescita che «danno segnali incoraggianti su un andamento che sarà sicuramente positivo», ha spiegato il direttore finanziario, Luigi Ferraris. L’annuncio di un payout di almeno l’80% degli utili per gli esercizi 2015 e 2016 sembra voler incentivare la sottoscrizione dell’offerta soprattutto da parte del pubblico retail e dei dipendenti (a cui è riservato il 30% dell’Ipo) e assicurare il successo di quest’operazione. «La politica (dei dividendi) è limitata nel tempo perché abbiamo un piano industriale che cambia nel tempo», ha spiegato Caio. «Abbiamo dato indicazioni sui dividendi dei primi due anni, poi daremo appuntamento al mercato per discuterne (...) anche in relazione alle opportunità di investimento che avremo». Negli anni passati la politica dei dividendi non ha seguito una politica precisa: in riferimento al 2012 sono stati distribuiti 250 milioni di dividendi su un utile di 1,032 miliardi, per il 2013 500 milioni su 1,005 miliardi e per il 2014 si è attinto alle riserve, distribuendo 250 milioni di cedole su un utile di 212 milioni.

I rischi: procedure dell’Ue

Tuttavia Poste Italiane dovrà fare i conti con la ristrutturazione della divisione postale in perdita e con tutta una serie di rischi evidenziati nel prospetto, da quelli regolamentari relativi alle compensazioni per il servizio universale alle vertenze di lavoro e all’andamento dei tassi di interesse. Nel prospetto informativo si segnala infatti il rischio che la Commissione Europea possa aprire una procedura di infrazione contro l’Italia in relazione al piano di consegna della posta a giorni alterni in alcuni comuni (autorizzato dall’Agcom), le cui conseguenze non sono prevedibili. O i rischi relativi al riconoscimento degli importi dovuti per la prestazione del servizio universale rispetto alla normativa sugli aiuti di stato, rischi che però secondo il management di Poste sarebbero ridotti dal momento che il 7 ottobre scorso la Ue ha rilasciato una comfort letter che «anticipa il prevedibile esito finale positivo».

FONTE: corriere.it

lunedì 5 ottobre 2015

Istat: "L'economia italiana si rafforza". Tesoro: "Entrate in crescita di 5,9 mld"

Istat: "L'economia italiana si rafforza". Tesoro: "Entrate in crescita di 5,9 mld"

La nota trimestrale dell'Istituto di statistica sottolinea il recupero sui versanti del lavoro e dei consumi. La ripresa si trasmette anche al Fisco, con il gettito in aumento sia dall'Irpef che dall'Iva nei primi otto mesi dell'anno

Migliora l'andamento del gettito fiscale italiano e, con la nota positiva dei consumi, anche le prospettive economiche del Belpaese. E' il dato composito che arriva da Tesoro e Istat. Secondo il Ministero dell'Economia, nel periodo gennaio-agosto 2015 le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 272.253 milioni di euro, con un aumento del 2,2% (+5.880 milioni) rispetto allo stesso periodo del 2014. Al netto dell'impatto delle quote di Bankitalia, che si era registrato lo scorso anno, l'aumento tendenziale è del 3%.

L'andamento economico. La nota mensile dell'Istituto di Statistica dice che "l'economia italiana si rafforza": l'indicatore "ha segnato a luglio un ulteriore aumento" che "conferma il proseguimento della fase espansiva" e suggerisce "una evoluzione positiva anche nei prossimi mesi". Ancora: "L'evoluzione dei prezzi rimane ancora moderata. Il quadro macroeconomico risulta comunque influenzato dal rallentamento del commercio mondiale", che paga la crisi cinese e il rallentamento dei mercati emergenti. A luglio il Pil italiano ha segnato "un ulteriore aumento", anche se di "intensità minore" rispetto ai mesi precedenti, con l'evoluzione dell'economia nel terzo trimestre che "appare connotata da una intonazione positiva".

Un paragrafo ad hoc nella nota è dedicato al recupero dei consumi: "Nel secondo trimestre del 2015, si è registrato un primo significativo segnale di miglioramento della spesa delle famiglie, (+0,4% in termini congiunturali, la variazione più elevata dal terzo trimestre 2010). L'incremento della spesa è stato in parte finanziato attraverso l'aumento del potere d’acquisto (+0,2%) e in parte attraverso un ricorso al risparmio, la cui propensione è scesa nel secondo trimestre di 2 decimi di punto all’8,7%. Nei primi sei mesi del 2015 il potere d’acquisto ha registrato una crescita dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2014". Guardando in prospettiva, "i segnali di miglioramento registrati nei comportamenti di spesa dei consumatori nel primo semestre dell’anno sono attesi proseguire nei prossimi mesi. Le indicazioni provenienti dal clima di fiducia delle famiglie, che rappresenta un indicatore anticipatore dei loro comportamenti, hanno infatti registrato risultati estremamente favorevoli nell'ultimo trimestre".

Il gettito. Nella nota del Tesoro, invece, si spiega che "la crescita delle entrate tributarie, registrata nei primi otto mesi dell'anno compensa ampiamente il venir meno del gettito dell'imposta sostitutiva sui maggiori valori delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia (previsti dalla Legge di stabilità 2014), pari a 1.692 milioni di euro, e dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni d'impresa e delle partecipazioni (sempre da Legge di stabilità 2014), pari a 236 milioni di euro, i cui versamenti erano stati previsti per il solo anno 2014". Ai fini di un confronto omogeneo "neutralizzando queste entrate straordinarie del 2014, le entrate tributarie erariali presentano una crescita tendenziale del +3,0% (+7.808 milioni di euro)".

Il miglioramento del quadro economico si evince dall'andamento di singole voci quali l'Irpef e l'Iva. Cresce l'incasso Irpef, infatti, del 3,8% (+4.103 milioni), per effetto principalmente dall'andamento positivo delle ritenute di lavoro dipendente (+3.456 milioni). Continua anche il trend positivo dell'Ires (+2,3%) e dell'Iva (+3,1%). I maggiori versamenti in autoliquidazione dei mesi di luglio (+20,8%, pari a +805 milioni) e agosto (+9,1%, pari a +147 milioni), spiega il Mef, "confermano un quadro
congiunturale in miglioramento rispetto all'anno scorso". All'aumento del gettito Iva, che cresce di 2,16 miliardi, contribuisce il buon andamento della componente interna e lo split payment (+3,8%, pari a 2,36 miliardi) mentre resta in calo il gettito delle importazioni extra Ue.

FONTE: repubblica.it

domenica 4 ottobre 2015

La maledizione di Obama: ora il ritiro entro il 2016 diventa quasi impossibile

Il presidente punta a finire il mandato senza truppe al fronte. Giovedì vertice dell’Alleanza per decidere la nuova strategia

I tempi e i modi del ritiro americano dall’Afghanistan non sono ancora stati decisi in maniera definitiva. Lo hanno detto a fine settembre fonti autorevoli dell’amministrazione Usa, parlando con gli alleati della Nato, in vista della riunione ministeriale dell’Alleanza in programma l’8 ottobre. A questo incontro parteciperà il capo del Pentagono Carter, che visiterà pure l’Italia il 5 e 6 ottobre, e approfitterà dell’appuntamento di Bruxelles per discutere anche l’impegno futuro nel paese asiatico ormai in guerra da 14 anni.  

Il presidente Obama ha espresso la volontà di completare il ritiro entro la fine del suo mandato, cioé nel dicembre del 2016, ma il tragico errore commesso con l’ospedale di Medici Senza Frontiere dimostra perché questo obiettivo potrebbe diventare impossibile. Gli aerei americani, infatti, stavano bombardando per aiutare le forze armate afghane a riprendere Kunduz, la città più grande mai riconquistata finora dai talebani. La causa dell’incidente, dunque, prova quanto sia reale il rischio di ripetere l’errore commesso in Iraq, dove il ritiro affrettato delle forze Usa ha consentito all’Isis di riempire lo spazio lasciato vuoto dal governo sciita di Baghdad. Nello stesso tempo, però, l’incidente aumenterà le pressioni a favore del disimpegno americano, complicando anche le relazioni col nuovo presidente Ghani, che si era nuovamente schierato con Washington dopo i tentennamenti finali del suo predecessore Karzai, e aveva chiesto e ottenuto di ritardare il ritiro della coalizione internazionale guidata dagli Usa. 
Il programma in bilico
Secondo il calendario previsto dalla Casa Bianca, le truppe americane dovevano scendere dai 32.000 uomini del 2014 ai 9.800 di oggi, riducendosi ancora della metà entro la fine del 2015. Il numero poi si doveva azzerare con la conclusione del mandato presidenziale. A marzo, proprio su richiesta di Ghani, Obama aveva rallentato il ritiro, e anche l’Italia aveva risposto in maniera positiva continuando il proprio impegno nella zona di Herat.  
La richiesta di Ghani aveva due motivi: primo, evitare che la partenza della coalizione aprisse le porte dell’Afghanistan alla riconquista da parte degli estremisti, che avevano ospitato gli organizzatori degli attentati dell’11 settembre 2001; secondo, dare credibilità ai tentativi di fare un accordo di pace con i talebani, che erano già in corso segretamente nei paesi del Golfo. 
La strategia talebana
Il recente annuncio della morte del Mullah Omar ha cambiato in buona parte le carte in tavola, spingendo la fazione più intransigente del gruppo a disconoscere le trattative per la convivenza col governo. Nello stesso tempo, il ritiro annunciato della coalizione ha convinto gli stessi estremisti che non c’è motivo per negoziare una soluzione politica: basta aspettare e sopravvivere fino alla fine del 2016, per poi lanciare una controffensiva tipo quella dello Stato Islamico, e riprendersi tutto l’Afghanistan scacciando il governo di Ghani. Quindi le operazioni militari sono diventate più intense e sfrontate, sotto la guida del nuovo leader Mullah Akhtar Mansour, e col sospettato aiuto dell’Iran e dei servizi deviati pakistani. 
L’assalto riuscito contro Kunduz è la dimostrazione di questa nuova strategia, e quindi era diventato indispensabile riprenderla, per evitare che i talebani prendessero il coraggio di lanciare operazioni simili anche contro altre province tipo Helmand, Kandahar o Nangarhar. Perciò le forze speciali americane sono tornate a combattere in questa città, oltre ad assistere i militari afghani e guidare i bombardamenti dell’Air Force, come quello tragicamente sbagliato sull’ospedale. Ora il problema è decidere come procedere: continuare il ritiro, esponendosi al rischio che i talebani riprendano tutto l’Afghanistan, oppure proseguire l’intervento, col pericolo di altri incidenti che infiammeranno la popolazione civile? 
Cambio di rotta
Il dilemma è stato spiegato bene al Wall Street Journal dal «chief executive» Abdullah Abdullah, che aveva visitato il giornale proprio il giorno prima della tragedia di Kunduz: «Io sono personalmente assolutamente convinto, e sono sicuro che il presidente Ghani sia della stessa opinione, che il ritiro pianificato al momento per il 2016 sia un grande rischio per noi, e per i risultati ottenuti dagli afghani e americani negli ultimi 14 anni. Nelle nostre discussioni, concordiamo tutti che è assolutamente importante avere una presenza oltre il 2016, affinché le nostre forze armate siano in grado di controllare la situazione». Dal 2001 ad oggi gli Usa hanno speso 700 miliardi di dollari in Afghanistan, e hanno perso 2.300 soldati, più oltre 20.000 feriti. Gli afghani hanno perso 13.000 militari solo negli ultimi 3 anni, più le vittime civili dei vari «danni collaterali» come quello di Kunduz. Eppure non è finita, al punto che il ritiro sta tornando in discussione anche con gli alleati europei. 

FONTE: lastampa.it



domenica 27 settembre 2015

Isis, la Francia annuncia: iniziati i raid aerei in Siria. New York Times: 30mila nuovi 'foreign fighters'

Parigi, 27 settembre 2015 - Isis, la Francia annuncia i primi raid. Questa mattina infatti L'Eliseo ha ufficialmente comunicato di aver condotto i primi attacchi aerei in Siria contro lo stato islamico. L'azione, spiega Pairig, è avvenuta in coordinamento con la coalizione internazionale. A renderlo noto è il quotidiano francese Le Monde. Gli obiettivi dei raid, seguiti alla decisione di estendere l'azione francese militare francese già in corso nel vicino Iraq, sono stati individuati negli ultimi 15 giorni. L'operazione contro "la minaccia terroristica" rappresentata dallo Stato islamico, si legge in una breve nota, è stata coordinata insieme ai partner nella regione.
NY TIMES: 30MILA FOREIGN FIGHTER - Intanto il New York Times aggiorna sui nuovi affiliati all'Isis: secondo il NYT sono "almeno 30.000" i foreign fighters in Siria e Iraq che sono andati a combattere nelle file dell' Isis. Il NYT spiega che a rivelarlo sono fonti di intelligence Usa, puntualmente citate dal giornale. In 12 mesi il loro numero "è raddoppiato" stimano i responsabili, affermando che i reclutamenti "sono in costante crescita, con quasi 1.000 nuovi combattenti al mese". Almeno 250 gli americani.
FONTE: quotidiano.net